Ascoltare il ritmo spaziale

“Le energie dello Spazio ci giungono sulle onde dei ritmi cosmici. La percezione sensitiva, lo studio e l’osservazione di queste pulsazioni, e infine l’azione concorde (armonica) con essi, cioè la corrispondenza accurata introdotta nella vita fra i cicli dell’uomo e dell’universo, distruggono le forze che impediscono la libera comunione con lo Spazio e il Fuoco. Tutto ciò, in brevi parole, significa astrologia vivente e vissuta. Questa scienza è davvero inevitabile sulla via dell’uomo!

Se è vero, com’è vero, che in una forma musicale ciò che più conta non è la melodia, né la tonalità, né la strumentazione, ma il ritmo, cui si deve l’efficacia creativa dell’opera, e che per così dire la sorregge su ali sicure e invisibili, e ne predetermina tutte le “date” future, quale dev’essere il valore e l’importanza di un ritmo cosmico, o solare! Se la percezione del suono riconduce alla psiche, il ritmo riporta allo spirito. Esso è un ente più sottile che il suono: ne è l’anima stessa; e nulla si scopre di più alto, che sia ancora esprimibile in pensieri e parole.

Non ravvisiamo che sia il caso, né che siano i tempi, di moderare la spinta allo studio del ritmo, nonostante le evidenti distorsioni odierne e i pericoli che comportano. Se il ciclo di questa manifestazione è ormai, come si crede, nella fase che corrisponde al suo solstizio invernale, cioè nel settore più oscuro e denso, è ben questa l’ora più propizia per indagare e secondare i segni del grande ritorno della luce, e con piccole azioni avviare grandi inizi.

E’ l’epoca sacra del cuore e dello Spazio.

Per il medico d’oggi, il cuore umano non è che una pompa. Ma chi può dire che la sua pulsazione sia una inconcludente cadenza meccanica? E’ invece un variabilissimo ritmo, che specchia esatto e fedele i mutevoli rapporti tra l’uomo e il cosmo. Moltissimi sanno e sperimentano che i moti del cuore variano misteriosamente e di continuo. La considerazione di questa evidenza basta a “smontare” quella pompa per sempre. Al suo posto vediamo un organo psico-fisico ritmico e siffatto, che adegua gli altri organi alle variabili condizioni dell’energia ambientale, e nello stesso tempo le rivela, che si possano interpretare, e provvedere, se è il caso, con acconce “misure”.

Del resto, se il ritmo è di tale sublime valore nel Cosmo, il più adatto a studiarlo non può che essere l’organo umano più ritmico e sensibile. Per questa indagine non è adeguato il cervello. La continua vigilanza e interpretazione dei mutevolissimi ritmi cardiaci, con le sottili sensazioni che li accompagnano, deve in qualche modo favorire la comprensione dei rapporti che ci legano allo Spazio infinito. La stessa forma del cuore, che racchiude uno spazio mutevole percorso da continue correnti, varie da istante a istante, deve essere fondamentale nel Cosmo.

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L’uomo occidentale moderno ha scoperto molte energie fisiche e come trasformarle l’una nell’altra con i mezzi più vari. Ma non ha ancora ricuperato l’idea, grandiosa e semplice, che tutte le energie, fisiche e no, sono forme o aspetti assunti da una sola Energia, cui ben si conviene il nome Fuoco. Lo sapevano gli antichi, che ne conoscevano anche il ciclo fondamentale. Ecco un famoso simbolo che lo rappresenta:

Dopo un breve, elementare studio dell’orizzonte, si conclude che l’uomo vive chiuso in questo ciclo che lo condiziona in tutti gli atti e qualità.

Studio elementare dell’orizzonte

A levante sorge il sole, che tramonta a occidente. Il suo corso nel cielo divide lo spazio in due parti, sud e nord. Così le direzioni dello spazio hanno qualità e condizioni energetiche diverse, che tutti sanno:

Questo ciclo di energia è l’anno solare ed è anche il giorno. Anno e giorno ripropongono dunque lo stesso, identico ritmo. Questa è una prima considerazione che corrode alquanto l’idea di tempo.

Esistono poi cicli solari maggiori, in ciascuno dei quali sono reperibili le quattro direzioni cardinali, con le qualità corrispondenti.

Secondo le variazioni energetiche, il ciclo può essere così rappresentato:

A Sud lo Spazio è positivo, a Nord, negativo.

Queste condizioni si equilibrano due volte in ogni ciclo, a levante e a occidente. Si tratta però di equilibri ben diversi per natura! A levante lo spazio è ricco di futuro, è primaverile: la forza positiva è crescente. Il ponente è presagio della notte: il suo equilibrio energetico tende al negativo.

Perciò il suo simbolo è  -/+    poiché  il  –  prevale.

Ogni uomo in ogni luogo (anche ai poli) può convalidare queste elementari affermazioni, e riconoscere che esiste un ciclo ritmico di energia, cui si  può dare il nome di giorno, di anno, di anno platonico, secondo i moti considerati.

Inoltre, questo ciclo è binario, giorno e notte, veglia e sonno, e lo si può considerare anche suddiviso in quattro fasi.

E’ importante notare che questo variare delle qualità dell’orizzonte è tanto reale, che ovunque si può materializzare il proprio meridiano, che è l’asse dei solstizi, e di conseguenza la linea degli equinozi, ad esso perpendicolare. Su queste osservazioni, tanto elementari, poggia l’astronomia intera, e a nostro parere, anche l’astrologia.

Naturalmente questo ciclo non è che relativo. Se l’osservatore si astrae dal proprio orizzonte, riconosce che il sole emette energia di qualità costante, cioè ignara, per così dire, delle direzioni cardinali terrestri, e tale insomma, che non è né primavera, né inverno.

 

Il ciclo fondamentale è quindi effetto, e dimostrazione, di un rapporto. Come un prisma scinde la luce solare nei suoi sette colori componenti, così la presenza di un orizzonte scompone l’energia nelle sue qualità fondamentali. Inoltre, a queste assomma le sue proprie caratteristiche, varie da luogo a  luogo, e da un pianeta all’altro.

Il sole, infine, è a sua volta in rapporto con altri grandi centri dello Spazio, e quindi l’energia che emette non è costante, come supposto poc’anzi, ma certamente pulsa con un ritmo superiore, di analoga figurazione ma di potenza e qualità diverse. Così la sua energia muta di continuo, ma ordinatamente, e irradia nel sistema i frutti dei suoi rapporti celesti.

Come preludio di questo breve studio dell’orizzonte, si è detto che l’uomo è prigioniero del ritmo dell’energia: e le si può verificare in mille modi.

Ma è giusto, concludendolo, ricordare che in lui vive anche la speranza di poterne evadere; e che proprio l’Armonia lo conduce a quelle porte per cui passa dal divenire all’essere.

I primi uomini che – chiamati cosmonauti – sono usciti dal campo gravitazionale terrestre, hanno visto il sole nascere e tramontare più volte in ventiquattro ore. Hanno così vissuto 4, 5, o 6 “giorni” in uno solo. Anche questa esperienza disgrega il concetto di tempo qual è oggi inteso. In vero, il giorno, o l’anno, non sono misure di tempo, ma piuttosto unità o quanti di energia del grande ritmo solare. Quei pochi uomini sono a tutti gli effetti più “vecchi” di quattro, cinque, sei giorni; ma ciò vale a dire che hanno avuto a disposizione più cieli per sperimentare, amare e intendere.

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Non si può parlare di ritmo senza rifarsi al ciclo fondamentale dell’energia primaria, che ovunque l’universo ripropone alla nostra attenzione. L’unità ritmica o il battito di quell’energia si compone di fasi differenziate, che si possono rappresentare, in via provvisoria, con i termini di primavera, estate, autunno, inverno, o altri connessi. In tutto ciò che vive si deve poter scoprire questo ciclo; in tutte le funzioni degli organismi; in tutte le modificazioni cosmiche.

E’ importante riconoscere che in ogni essere vivente esiste un ritmo, ed una unità ritmica, con multipli e sottomultipli, cioè con ottave, quinte, terze, e così via. Ma ancora più essenziale è riconoscere che nella stessa unità di ritmo si distinguono le stesse fasi, o qualità, che sono proprie dell’orizzonte.

Noi insistiamo sul concetto di orizzonte, sia come simbolo, che come evidenza. In esso l’ambiente cosmico confluisce con il terrestre e l’umano, e vi si deposita una superiore conoscenza. Le sue qualità energetiche variabilissime sono rigorosamente ritmiche, e si è tentati di assimilarlo al cuore dell’uomo. In tal caso, se ciò fosse, lo studio dell’uno favorirebbe quello dell’altro, mutuamente. E’ questa comunque un’ipotesi che pare degna di essere considerata: cuore e orizzonte in mutuo, ritmico scambio di energia. E’ certamente vero che ogni altro organo del corpo umano ha funzioni proprie, con cicli diurni e stagionali. Ma sono dipendenti dal cuore; il quale, così visto, è l’organo, o meglio la funzione che trasforma l’interno nell’esterno, e viceversa. Infine, se queste ipotesi o altre consimili sono accettate, ne deriva che ogni ciclo ha necessariamente un centro, senza il quale non esisterebbe, come ogni circonferenza. Questo però ha un valore psico-spirituale, come tutto lo Spazio, tale che determina il diametro, i raggi, o la curvatura della sua forma esterna.

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Tutto ciò è preliminare all’armonia vivente. Poiché, se è vero, ne discende l’assoluta necessità di conformare l’azione al ciclo, il che è appunto una scienza armonica applicata alla vita. Compiere azioni giuste nel “tempo” giusto; suddividere l’azione nelle sue qualità fondamentali – inizio, culmine, raccolto, preparazione – e conformarle ai cicli esterni, solari e cosmici. Dare ritmo alle azioni, e adeguarle al tempo e al luogo.

Sono concetti che avranno lungo e luminoso avvenire nella storia dell’umanità, e contengono un’etica vivente, che in sé assomma la venerazione per il bello, la religiosa osservanza delle leggi dell’universo, l’uso scientifico del ritmo armonico. Essi compaiono scritti in queste e altre pagine, perché l’ora è conforme; ma vivono sempre nel cuore di ciascuno, che li emana nello Spazio.” *


* Estratti dal testo inedito di Armonica (1980) di E. Savoini, traduzione commentata dell’opera “Lehrbuch der Harmonie” (ed. Occident Verlag – Zurich, 1950) di H. Kaiser.

Questo articolo esce in corrispondenza della congiunzione eliocentrica tra i Luminari e princìpi di Giove e Venere, i quali congiunti insegnano la maestria costruttiva delle energie spaziali.

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