L’atto cerimoniale del Cielo e della Terra

Ogni anno, nel corso dei quattro articoli di etimosofia programmati, siamo soliti dedicare il primo all’esame delle parole della Meta annuale, e l’ultimo*, che si pubblica oggi, all’essenza del lavoro compiuto; inoltre, la ricorrenza odierna è particolarmente significativa, perché conclude il nostro impegno sulla parola non solo in relazione al ciclo annuale, contrassegnato dalla “Liturgia creativa del gruppo e del lavoro”, ma in rapporto a tutto il Quinto Settennio della Tavola del Piano, improntato dalla meta “Nuova Cultura/Nuova Civiltà”.

Avevamo visto insieme che, etimologicamente, liturgia significa “operato offerto” – èrgon – alla “comunità” – leiton – con fervore, ritmo e solenne sacralità. Il dono che l’energia di quest’anno ci sta trasmettendo è l’opportunità di vivere in modo particolarmente intenso il lavoro di gruppo quale impegno sempre più consapevole nell’esprimere la partecipazione interiore ai rituali del Cielo. È vero che fin dagli esordi la semina di pensieri indirizzati a una nuova cultura si è ispirata alle energie e ai ritmi delle Entità superiori, ma è altrettanto vero che abbiamo avvertito con un’intensità e una gioia nuova la sintonia con il cerimoniale del Cielo.

Nel momento in cui intuiamo di poter definire ora la liturgia quale “cerimoniale” celeste, siamo spinti a domandarci qual è l’etimo di questo termine, che siamo soliti mettere in relazione, in forma di aggettivo, all’ordine e magia del settimo Raggio.

“Cerimoniale”, aggettivo e sostantivo, deriva dal latino tardo caerimonialis, originato da caerimonia, che significava “sacralità”, “venerazione”, “rito”. La radice di riferimento è dibattuta, poiché per alcuni linguisti sarebbe sconosciuta, forse di origine etrusca; secondo altri, il riferimento sarebbe la radice indoeuropea *KAR-, che esprime l’idea del fare, del creare. Il linguista Franco Rendich concorda con questa interpretazione, e specifica che la radice di riferimento è kṛ, la quale esprime l’idea di “eseguire [ṛ/ar/ra] un movimento nello spazio [k]”, “fare”, “compiere”, “creare”: si vedano il sanscrito kṛ, fare, compiere un sacrificio; kratu, intelligenza, volontà, intuizione, potere, forza. Si notino anche il greco kraino, compiere, Kronos, il “Creatore”, il nome del dio figlio di Urano – il Cielo stellato – e di Gea – la Terra – destinato ad essere padre di Zeus. Si veda anche l’iraniano kar/Kardan, fare, compiere un lavoro. In latino si sono sviluppate da questo etimo le seguenti parole: creare, Ceres, Cerere, nome della divinità delle messi. [1]

Rileviamo ancora che in queste pagine, nella “Genesi delle Idee, nel Lambdoma “Manifestazione”, si è definita la creazione quale “l’ideazione dei Costruttori divini” [2].

Sintetizzando la riflessione sull’essenza del lavoro di quest’anno, abbiamo ora scoperto insieme che la parola “cerimonia”, che ad una impressione superficiale può apparire un po’ paludata, guizza di vita, ed enuclea il concetto insito nella meta, che a livello etimologico non era stato ancora rilevato, di liturgia creativa: “conformare il lavoro comune alla liturgia celeste” significa costruire, in gruppo ordinato secondo il modello sistemico solare, un tempio di pensieri spaziali risonanti e creativi, traendo dall’Alto “le forze, i ritmi e le Regole” [3].

Notiamo ancora che l’etimo di “tempio” e di “tempo” è la stessa: derivano dalla radice indoeuropea *TAM-, che esprime l’idea di dividere, di scandire. Secondo Rendich la radice “tam” esprime l’idea di “misura [m] del moto tra due punti [t]”, per cui il tempo venne considerato un frammento di luce, e il tempio uno spazio consacrato (letteralmente “ritagliato”) per gli dei [4]. E davvero possiamo pensare alla risonanza tra l’ideazione causante dei Costruttori divini e la semina di pensieri co-creativi dell’umanità, diretti allo scopo del Bene comune, amorevoli e luminosi, nel rigore sorridente di un cerimoniale vissuto insieme tra Cielo e Terra.

Ne consegue che la costruzione di questo tempio spazio temporale, immateriale ma armonico e vibrante, nel momento in cui riflette la liturgia celeste, sarà sempre commensurata alla fase evolutiva generale e alle pulsazioni cicliche delle Entità creatrici superiori.

Un brano dell’Agni Yoga [5] ci incoraggia:

Creato e creatore sono la stessa, identica, grande forza spaziale, e l’impulso creativo li attira l’uno all’altro. Quello spirito che arricchisce lo Spazio con le sue creature si prepara dei compagni, e questi segnalano quel confine della vita oltre cui può iniziare un nuovo cammino. […] il creatore che conforma il passo con la corrente cosmica, consapevolmente muove con essa, e non alla soglia di una dimora tende, ma ai mondi lontani. […]

Da ultimo, il tocco magico di questo settimo anno ci regala un appuntamento speciale, che sentiamo bello onorare, in modo sintetico e associato al linguaggio: nella data odierna si commemora San Francesco. È il tripudio delle energie che sprizzano dalla congiunzione tra il IV Raggio di Mercurio, dell’Armonia tramite conflitto, connesso alla mantrika shakti o potenza sacra delle parole, con il VI Raggio di Nettuno che presiede all’Idealismo e alla comunione, amplificata della ricorrenza che celebra il Patrono del nostro Paese, al quale l’Insegnamento teosofico assegna il VI Raggio a livello di anima e il IV a livello di personalità [6].

Così facendo, gettiamo per risonanza anche un ponte verso il futuro, considerato che la vetta iniziatica del 2025, quarto anno del prossimo Sesto settennio della Tavola del Piano, segnata dalla meta “Religiosità e comunione intelligente dell’Arte”, ci attrae con le stesse energie di Raggio, 6.4: diventare più consapevoli della vocazione italiana ci spinge ad essere più responsabili e più gioiosi.

Un’ultima riflessione: il Cantico delle Creature di Francesco può essere vissuto come la fiamma di una torcia che illumina le nostre espressioni, sia linguistiche sia artistiche sia spirituali. Si tratta del testo più antico della letteratura italiana di cui si conosca l’autore, scritto in una prosa ritmica, all’origine accompagnato da una musica, andata perduta, composta dallo stesso Francesco: una lauda o canzone sacra in volgare. Ma anche se la melodia non è stata tramandata, le terzine e le duine di cui è composto il salmo danno l’impressione di una danza e sono esse stesse autentica poesia e musica, che canta la fratellanza tra tutti i regni di natura, gli elementi del Cielo e della Terra, la vita e la morte. È una struttura musicale ardente che ci è stata consegnata alle origini della nostra lingua comune e che oggi risulta nel suo contenuto ancora futura.

L’esordio è Altissimu, onnipotente, bon Signore […], in cui la prima parola custodisce nella sillaba iniziale al, variante di ar, che esprime l’idea del moto per unire, la radice originale del popolo indoeuropeo o ariano. Ma ciò che più conta è l’afflato che spinge a guardare in alto verso il Cielo, seguendo la direzione della fiamma, come ci indica un passo dell’Agni Yoga [7]:

In verità, il Fuoco non può stare fermo. Quando parliamo della spirale dell’ascesa, abbiamo in mente una struttura ignea. Il moto non può esaurirsi, poiché ciò sarebbe incompatibile con il Fuoco dello spazio. Al Fuoco gli uomini attribuiscono molte proprietà, ma la più eminente passa loro inosservata. La capacità di guidare è la base di quel fulgido elemento. Ricordate che la fiamma punta sempre verso l’alto, e non verso il basso. Nello stesso modo chi aderisce al Mondo del Fuoco non può scendere: se si osserva una caduta è perché il Fuoco del cuore si smorza. Tenete dunque davanti agli occhi esempi radianti di Fuoco! Sono come Torce mediante le quali salire in bellezza dalla Terra al Mondo del Fuoco. […]

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[*] Oggi, come succede ad intervalli di circa tre mesi, avviene la congiunzione eliocentrica tra Mercurio e Nettuno, associata all’armonia del linguaggio
[1] Franco Rendich, Dizionario Etimologico comparato delle lingue classiche indoeuropee. Indoeuropeo- Sanscrito-Greco-Latino, Palombi Editori, 2010, pp. 36-37
[2] Creazione è al Vortice 3.5
[3] Nel testo di Enzio Savoini Primo Vertice, Un nuovo modello di spazio, Nuova Era, 2016, p. 248, il Seme corrispondente all’anno 5.7 recita:
Costruisco la nuova Città, fondata sul Lavoro comune. Traggo dal Cielo le forze, i ritmi e le Regole, e tutto incorporo nelle strutture. Questa nuova Città è la più antica, che è la più nuova.
Ecco perché il progetto è perfetto
[4] Franco Rendich, Op. cit., p.122
[5] Infinito I, § 63
[6] A. Bailey, Il destino delle Nazioni, prima ed. inglese 1949, § 50
[7] Mondo del Fuoco II, § 467
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