Educazione e Liturgia

In questo particolare momento in cui il vecchio modo di vivere si riduce rapidamente e incomincia a sparire tra le ceneri di separatività, egoismi, rivalità e scarsa, se non nulla, cura della casa e del bene comune, l’Era di Aquarius si sta propagando nello Spazio per manifestare il mondo nuovo.

Questo anno 5.7, è l’ultimo del quinto settennio del Piano, e la sua Meta recita: “Liturgia creativa del Gruppo e del Lavoro”. Grazie alla settima Qualità le forme prendono vita in ogni parte dell’Universo secondo una legge esatta, con amore e in bellezza, unendo lo Spirito alla Sostanza, la Vita allo Spazio, agendo dall’interno e dall’esterno con magia cerimoniale.

Poiché tutta la manifestazione ha valore di simbolo e possiede una sua liturgia, quando interviene la settima Energia, che ha potere di sintesi, ogni cosa diventa il simbolo stesso, cioè quello che simboleggia.

L’Universo, il massimo dei Sistemi, “ha una sua liturgia” che risulta evidente dal suo splendido ordinamento, e lo stesso può dirsi del Sistema solare e del planetario. È certamente ben fatto ormeggiare di proposito i ritmi di qualunque attività umana a quelli, maestosi e solenni, dello Spazio gerarchico solare che li ospita e li nutre. *

Se ogni cosa possiede una sua liturgia, non si può limitarne il senso e l’uso solo ed esclusivamente al culto ma qualunque essere, che abbia a disposizione una gerarchia di organi dedicati a determinate funzioni, vive, di fatto, una sua liturgia.

In sintesi, dunque, come egregiamente spiegato nell’articolo ‘La Liturgia e il sorriso della solennità’, liturgia significa servizio offerto alla comunità, con fervore, ritmo e solenne sacralità. La comunità può essere quella di un atomo, di un gruppo, di un insieme di gruppi, del pianeta, del sistema solare, dell’universo.

In campo educativo si può parlare di liturgia? Essa può essere fonte di educazione?

Due sono le premesse indispensabili affinché ciò possa avvenire, la prima è la disponibilità verso l’atto liturgico e la seconda è la comprensione della vera natura della liturgia.

Liturgia è parola che non ha solo il significato ristretto al campo clericale o religioso che oggi le si riconosce, ma quello, ben più vasto, che riguarda l’insieme delle operazioni di una società umana, necessarie alla sua vita e alle sue attività. Così l’intendevano i Greci, che la coniarono. **

Tra i compiti affidati all’educatore c’è l’attenzione al bene degli individui e ciò implica l’onere di educare al gusto dell’autentica bellezza della vita, come prospettiva pedagogica e culturale, aperta verso ogni religione e cultura, ai non credenti, agli agnostici e a quanti cercano il Divino.

Chi educa deve essere attento alle persone, facendosene carico con amore e cura costante, perché fioriscano tutte le loro potenzialità, in quanto educare richiede la premura che siano formate in ciascuno l’intelligenza, la volontà e la capacità di amare, affinché ogni individuo abbia il coraggio di decisioni definitive.

Ci sono alcuni elementi importanti che ben si armonizzano con l’azione educativa propria della liturgia. Si parla di umanesimo integrale e trascendente, di formazione completa dell’individuo, in tutte le sue dimensioni.

Si può, quindi affermare che l’intero processo educativo è liturgico quando riesce ad imprimere qualcosa di buono e duraturo, quando lascia un segno importante.

Gli atti simbolici che si compiono danno subito il senso di ciò che si vuol fare apprendere e queste azioni, ad esempio, possono includere la potenzialità educativa di relazionarsi con l’altro e percepire il bisogno di una comunità pronta ad accogliere.

Prendendo spunto da quelli che sono alcuni nodi critici della vita attuale, fondata sul consumismo, la liturgia può rappresentare una grande risorsa.

La figura emergente nella postmodernità è quella del consumatore perché il passaggio, progressivo e inevitabile, dalla prima alla seconda fase della società moderna, è stato quello di un mondo guidato prima dalla filosofia del lavoro e poi dalla piacevolezza del consumo, portandoci da una società di produttori ad una società di consumatori.

La liturgia ha una logica differente perché ci introduce in un corso evolutivo dove l’accoglienza diviene un dono in quanto non si produce nulla, in termini economici, ma viene offerto un senso alla nostra esistenza.

Essa può essere paragonata ai giochi dei bimbi che sono apparentemente senza uno scopo: il bambino sviluppa le sue potenzialità estendendo la sua vita semplicemente con gesti, parole e azioni disinteressati, che lo accompagnano gradualmente a crescere e a divenire consapevole della sua giovane esistenza e del suo essere.

Nella nostra società un altro cosiddetto valore, oltre al consumismo sfrenato, è quello della libertà contro ogni obbligo e limitazione: quello che conta veramente oggi è essere e rimanere liberi senza limiti, purtroppo spesso a scapito della libertà altrui, eppure, benché la società dovrebbe essere incaricata a tutelare ad ogni costo la libertà del singolo, sappiamo bene che appena emerge qualcuno di veramente libero (come Gesù Cristo o altri iniziati attivi anche sulla scena pubblica) la società benpensante si rivolta per eliminarlo.

Come dice A. Sala, il culto della libera scelta, avvalorato dal sistema consumistico, annienta la possibilità di soddisfarsi perché serve sempre più “libertà” di quanta se ne abbia. La libertà è sempre un principio e si esprime soltanto nel fatto di riproporsi sempre daccapo come principio.

 

Con la comprensione e l’accettazione dei ritmi e dei cicli e, quindi, della ritualità insita in essi, possiamo dire che la liturgia educa le emozioni perché non pertiene il livello sul quale esse si esprimono, ma agisce su di esse. Mentre ci vengono proposti i nuovi riti come la religione del corpo, il culto della personalità, la voglia di successo, gli spazi quotidiani vengono invasi dalle feste, dai giochi, dai passatempi per il consumo emozionale e gli individui diventano sempre di più autocentrati.

La liturgia, al contrario, educa ad un corretto rapporto con le emozioni, protegge dalle variazioni di umore dei singoli rendendo tutti più disponibili a corrispondere alle leggi e all’ordine universale.

È saggio accettare la liturgia come un bene inevitabile, osservandone i dettami con scrupolosa attenzione, specie in organismi come il Sistema e le sue Stelle, che si propongono proprio di restituire ritmo e valore alla vita umana. L’Universo ha una sua liturgia, che risulta evidente dal suo splendido ordinamento, e lo stesso vale anche per il sistema solare e per il planetario: sicuramente è ben fatto ancorare di proposito i cicli di qualunque attività umana a quelli, maggiori e solenni, dell’ambiente spaziale e gerarchico che li ospita e li nutre. ***

La liturgia educa al dialogo perché ogni vera comunità respinge colui che ha fini egoistici e accoglie chi dimentica sé stesso per essere con gli altri, chi sacrifica volontariamente alla comunità una parte della propria autonomia e indipendenza.

In secondo luogo si esige da lui che accolga come proprio un più ampio contenuto di vita e precisamente quello della comunità, che vi dispieghi le sue energie, che lo porti nella coscienza e lo valorizzi.

Lo stadio della coscienza di gruppo riguarda la costruzione di forme maggiori, composte di forme minori: l’individuo sposta l’attenzione dalla propria piccola vita al centro maggiore così da poter collaborare secondo il grado del suo sviluppo evolutivo.

Tutto ciò mette in evidenza come la liturgia educhi al dialogo con i fratelli, insegni ad uscire da sé stessi per aprirsi agli altri, indichi la strada per instaurare relazioni giuste e corrette che orientino al di là di sé stessi pur conservando tutto di sé.

L’esigenza della vita comune è sentita allora più insistente come la necessità di dilatare l’intimità dei propri sentimenti, ammettendovi altre persone, riconoscendosi e sentendosi tutt’uno con esse in un’unità superiore.

La liturgia invita a fare un passo verso l’altro, ad aprirsi al dono che è l’altro, contribuisce a sviluppare un atteggiamento accogliente nel seguire il suo ritmo, nell’accogliere la sua voce nell’ascolto, nell’essere orientati verso la stessa direzione e non centrati in sé stessi.

La liturgia educa, quindi, anche all’ascolto e al silenzio, in quanto il nostro parlare è spesso superficiale e inopportuno e, in una società caratterizzata sempre più dalla velocità e dal rumore, si è distratti da troppi stimoli, da ambienti “pieni di opportunità” e ciò crea, specialmente nei giovanissimi, disorientamento e perdita della sensibilità, togliendo la capacità di vedere lontano e sentire in profondità.

Dobbiamo imparare a scoprire che il silenzio è parte integrante del mondo dei suoni, pur nel suo essere non-suono, che non è assenza o non-vita, ma è presenza e vita che genera l’ascolto delle ragioni e dei sentimenti altrui, generando relazioni arricchenti ed efficaci di convivenza collaborativa e fraterna.

Tutto ciò porta gradatamente l’individuo a rendersi conto che fa parte di un Tutto più grande e dalla coscienza di gruppo egli può compiere un salto maggiore che gli permetterà di incominciare a intravedere frammenti del Piano e del Proposito così da poter collaborare, nei limiti che il suo sviluppo evolutivo consente.

Dall’egoistico periodo atomico scaturisce un altro stadio: quello della coerenza di gruppo. Comprende la costruzione di forme e di specie finché ne risulti qualcosa di coerente e di individualizzato in se stesso come un tutto, ma composto di molte individualità e forme minori. Nel caso dell’essere umano corrisponde al risveglio del senso della responsabilità ed al riconoscimento del suo posto nel gruppo. Questo richiede la capacità di riconoscere una vita più grande di lui stesso, sia essa chiamata Dio o semplicemente ritenuta come la vita del gruppo al quale un uomo appartiene come unità, quella della grande Identità della quale ognuno di noi è parte .****

La liturgia educa alla bellezza poiché essa stessa è bellezza. È intessuta dei linguaggi dell’arte, che organizzano la sensibilità in ordine al bello e ogni gesto, parola, oggetto della quotidianità possono essere trasfigurati proprio perché in essi avviene l’incontro con il Divino, in essi vi è lo spazio del Suo agire.

Quindi nell’alternanza tra gesto, parola, silenzio siamo educati al bello, all’equilibrio, all’ordine, alla nobile semplicità.

Certamente oggi tutto ciò diventa molto più difficile, dal momento che viene meno l’arte come interpretazione dell’esistenza e, come dice il teologo Romano Guardini: «Si sa ormai solo imparare e impiegare l’imparato. Scompare ciò che si fonda sulla capacità artistica: la forza immaginifica della lingua, l’espressività dell’atteggiamento del corpo, l’abbigliamento e l’abitazione vigorosamente caratterizzati, l’abitazione di gusto, i modi educati in società, il gioco, la danza. È venuta meno l’arte come interpretazione dell’esistenza ed elevazione della vita, come scuola di contemplazione e di saggezza. In una parola non c’è più la formazione culturale viva, la modellazione della corporeità da parte dello spirito e il rivelarsi dello spirito nel corpo».

Dalla maestosa scuola della Comunità solare possiamo comprendere l’arte della Liturgia creativa del gruppo e del lavoro e praticarla nella comunità della Terra per offrire un servizio che attesti la sacralità dell’arte di vivere, in modo da insegnare a prendere la propria vita nelle proprie mani e farla diventare straordinaria e meravigliosa……

Arte di vivere: ecco la grande idea. L’uomo è chiamato a fare della sua esistenza oggettiva un’opera d’arte, nella libertà più aperta e ampia. E poiché sgorga dal centro, essa coinvolge ogni altra azione ed è presente e attiva in tutti gli approcci. La vera scienza (oggi ancora ignota) non è estranea all’Arte; né lo sono la filosofia, la religione, e neppure la politica e l’economia, e nemmeno l’amore, che tutto comprende e rivela ed è il compagno più fedele dell’uomo artista. *****

 


* Enzio Savoini, Le Mete lontane, Casa Ed. Nuova Era, 2017, p. 137

** Ibidem, p. 137.

*** Ibidem, pag. 137.

**** Alice A. Bailey, La coscienza dell’atomo, pag. 9, Collezione Lucis.

***** Enzio Savoini, Le Mete lontane, Ed. Nuova Era, pag. 95.

 

 

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3 risposte a Educazione e Liturgia

  1. Bianca V. dice:

    Grazie Anna della tua riflessione, così attuale e carica di senso.
    Chi è sul Sentiero evolutivo, sente in profondità “ottimisticamente” che, nonostante aspetti disgregativi e regressivi aa volte emergenti, nella Nuova Era ormai prossima le masse umane supereranno la civiltà pragmatica e materialistica odierna così che la mente, allineata con l’anima, potrà percepire parti sempre più ampie del Piano di evoluzione e collaborare alla sua esecuzione formando e perfezionando i suoi strumenti.

    L’educazione ad un più elevato senso della Cultura e ai Retti rapporti inizia per l’umanità dalla capacità di sintonizzare le energie per un lavoro costruttivo attraverso l’uso della qualità della Buona Volontà; si potenziano in tal modo le abilità della Cooperazione, caratteristica di ogni civiltà progrediente.

    Altre qualità essenziali appaiono ad uno stadio successivo:

    – la capacità di collegare con discriminazione gli effetti al Mondo delle Cause;

    – l’Amore-intelligente, individuale e di gruppo, che prescindendo da epidermiche sensazioni di “simpatia”, si rivolge impersonalmente all’anima;

    – l’Intuizione, che apre alla visione delle opportunità non realizzate e ne permette la creazione.

    “Vi sarà quindi chiaro che la meta globale del lavoro presente e futuro è di accompagnare l’umanità al punto in cui – occultamente parlando – “entri nella luce”. L’impulso a progredire, oggi così facilmente percettibile, è volto a educare l’umanità alla conoscenza, a trasmutare questa in saggezza mediante la comprensione e quindi ottenere la “piena illuminazione.
    L’illuminazione è lo scopo principale dell’Educazione.”
    (A. A. Bailey, L’Educazione nella Nuova Era)

  2. Michela Giacomazzi dice:

    Vi ringrazio di Cuore per il Lavoro di informazione e condivisione che state svolgendo.
    C5C Michela

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