Il settimo anno del quinto settennio

Nella discontinuità atemporale e magica del solstizio celebriamo la fine dell’anno solare connotato dalla Meta 5.6 del Piano (Costruzione degli Ideali) ed il contemporaneo inizio di quello qualificato dalla Meta 5.7 (Liturgia del Gruppo e del lavoro) che concluderà il settennio della Manifestazione, il quinto, dedicato alla nuova Cultura e Civiltà.

L’anno che termina è stato segnato da eventi celesti estremamente significativi, di cui abbiamo parlato diffusamente in queste pagine.

Oltre a quelli legati all’opera di distruzione delle vecchie forme, causati dalla congiunzione di Plutone e Saturno in Capricornus, particolare importanza, nel senso del ‘nuovo che avanza’, assume la congiunzione di Giove e Saturno (i Costruttori del Piano solare) in Aquarius, avvenuta eliocentricamente, ovvero sul piano delle cause, il 2 novembre e che proprio oggi trova il suo compimento nel mondo degli effetti, con la congiunzione geocentrica dei due Luminari.

Tale interludio di “precipitazione” è stato vissuto intensamente da molti discepoli del mondo come un tempo di attesa e sta sfociando ora in un gesto luminoso ed unificante nel quale gli “Arcieri dell’armata della Luce” di ogni ordine e grado volgono al Cielo i loro cuori ardenti per fissare la direzione e scoccare la freccia del loro impegno  verso le supreme fonti stellari reggitrici del nostro universo locale, così celebrando la veniente era di Aquarius, presagio, per l’Umanità dolente, di Unificazione, di Ordine, di Iniziazione di Gruppo, di Collaborazione con la Gerarchia, di Fratellanza universale.

Incipit Vita nova!

Oggi, mentre la nostra superbia da ‘padroni del mondo’ viene incrinata da un microscopico virus che mette in discussione le nostre fragili certezze ed evidenzia le nostre carenze a tutti i livelli, sappiamo che nulla sarà più come prima.

Le flebili voci che si sono levate pressoché inascoltate in questi ultimi anni relativamente alla possibilità di pensare in modo ecologico, ovvero basandoci sulla consapevolezza di essere un organo del pianeta, un suo regno di natura e quindi parte integrante di esso, del Sistema solare e dell’Universo intero, cominciano ad essere, per necessità, prese in considerazione.

In realtà, questa percezione di unitarietà è già presente nel nostro pensiero dal momento che siamo tutti in rete e possiamo comunicare in tempo reale con chiunque si colleghi nel mondo: siamo già qui e dovunque.

Dal punto di vista della coscienza, inoltre, la familiarità con questo modo di rapportarci fra noi attraverso legami luminosi che s’intersecano ed avvolgono la Terra, ci aiuta ad accettare, e quindi comprendere, che esiste un tessuto eterico universale nel quale si accendono tutti i rapporti fra le entità spaziali, di cui quello solare, planetario, umano sono parte: siamo quindi in contatto con ogni Ente cosmico attraverso una serie di riduttori di tensione.

Ugualmente, l’interdipendenza delle nazioni è ormai evidente a tutti; ogni comportamento, decisione politica o finanzia vengano assunti in qualsiasi sperduta regione del mondo hanno ripercussioni sull’intero sistema.

Di conseguenza, anche nei diversi campi dell’attività umana sentiamo che non è più pensabile risolvere i problemi nazionali considerandoli separatamente ma occorre assumere una visione globale, mettendo insieme le menti migliori per allestire un Piano/Progetto che possa essere idoneo a migliorare in senso evolutivo il modo di vivere dell’Umanità sulla Terra e quindi del pianeta stesso. Tutto è interconnesso, tutto è Uno.

Come spesso accade quindi, non ci rendiamo conto di vivere già i prodromi del futuro e continuiamo a ragionare, per inerzia, per incapacità o per interessi immediati, basandoci su vecchi parametri.

D’altra parte, non è facile rivoluzionare il modo comune di pensare poiché ciò presuppone un ampliamento significativo della coscienza generale ma, come dice l’Agni Yoga, “i nuovi verranno” e verosimilmente sono già tra noi: sono coloro che si solleveranno e costruiranno il Tempio nuovo, basandosi sui tracciati degli antichi Costruttori ma utilizzando nuove energie, nuove luci, nuove visioni, nuovi materiali.

Oggi coloro che hanno la capacità di osservare con distacco gli eventi del mondo e “pensare con grazia al futuro” sono molto pochi relativamente alla popolazione globale ma sono fari che illuminano il cammino e tracciano vie di luce. Si stanno interiormente collegando fra loro in modo sempre più consapevole: sono i pensatori illuminati, i discepoli del mondo che si assumono la responsabilità di orientare e sostenere il lavoro delle donne e degli uomini di buona volontà e le persone ‘giuste’ che sanno ascoltare la voce del cuore.

Una gran parte dell’Umanità invece è più che mai confusa, impaurita, impoverita ed è facile preda delle forze avverse, che ostacolano l’evoluzione seminando pensieri e sentimenti negativi, separatività, egoismo, rancori, odio.

“[…] L’evoluzione è promossa da una piccola minoranza. Uguale proporzione sta fra il manifesto e il caos. Ciononostante, il progresso cosmico non si arresta. Si vede dunque che sebbene la ricostruzione della vita sia sostenuta dai pochi, il lavoro prosegue. Si dica pertanto che pochi seguono il cammino evolutivo, ma la loro energia luminosa è sufficiente.
Diceva il Pensatore: “Sono pochi quelli che portano il peso. La quantità non conta”. (Collana Agni Yoga, Sovramundano § 645)

Il rafforzarsi delle forze evolutive che si stanno ordinando rapidamente per scendere in campo suscita naturalmente la reazione di quelle oscure: molto è in gioco, sono tempi terribili e gloriosi che richiedono chiare assunzioni di responsabilità. Il periodo della preparazione è terminato ed è il momento di passare all’azione. La Gerarchia e l’Umanità si stanno avvicinando per preparare il campo al Maestro che viene.

Nei cuori si accendono luci di speranza, squarci di nuove visioni e rinnovati ideali, propiziati dalle energie e dalle prove che l’anno 5.6 ci ha donato e di cui siamo grati.

Stiamo ora varcando la soglia della Meta 5.7 del Piano: Liturgia del Gruppo e del Lavoro che, chiudendo il settennio, si ricollega alla prima, 5.1, che recita: I Misteri al centro propulsivo della Nuova Cultura. La liturgia è infatti l’esteriorizzazione ritmica ed ordinata dei Misteri, a proposito dei quali, nel commento alla Meta 5.1 (Le Mete Lontane, E. Savoini, Ed. Nuova Era) si dice che:

[…] I Misteri, quando attivi, assumono parvenze, rituali e ritmi adatti al popolo e all’epoca
[…] I Misteri servono un duplice scopo: elevano le coscienze pronte e meritevoli conferendo loro continuità e potenza
[…] Risultato della presenza dei Misteri è lo stabilirsi di un Ordine, organico e possente, fra le coscienze.
[…] L’origine dei Misteri è sempre una sola, poiché l’Uno è il Mistero e permane inviolato. La loro presenza agisce prima nel singolo uomo, poi, per suo tramite, si diffonde nella società. Ricompaiono in segreto in un cuore, dal quale traboccano in molti altri.

Non siamo noi oggi, discepoli e uomini di buona volontà, a poter accendere il fuoco dei Misteri, ma il grande Maestro di cui attendiamo la venuta. Tuttavia, lavorando per il Suo ritorno, portiamo materiale atto ad alimentare quel fuoco e, quando tutto sarà pronto ed il ciclo lo consentirà, la scintilla sarà scoccata e ciò che è predestinato si manifesterà. Nel frattempo, facciamo come se, in modo da farci trovare pronti al momento giusto.

Così scrutiamo il Cielo e ne studiamo cicli e ritmi, imitandoli, attestandoli nelle nostre vite e costruendo quel Cuore comune che custodirà tale fuoco e lo lascerà traboccare come “acqua di Vita versata agli assetati”.

L’impatto del contatto con la Gerarchia che si produrrà a partire dal 2025 sarà di tale potenza che potrà determinare una iniziazione della coscienza dell’Umanità ed il sorgere di una nuova Cultura/Civiltà umana, a proposito della quale il Maestro Tibetano dice:

(…) La cultura in ogni dato periodo non è che il riflesso della capacità creativa e del grado di espansione di coscienza dei suoi iniziati, i quali sanno di esserlo e di essere in diretto rapporto con la Gerarchia.  

La civiltà è il riflesso nelle moltitudini umane di un particolare influsso ciclico che conduce ad una iniziazione. La cultura è esotericamente connessa con coloro i quali, in ogni civiltà, penetrano in modo specifico, esatto e cosciente, mediante sforzo volontario, nelle sfere interiori d’attività di pensiero che chiamiamo mondo creativo. La civiltà esterna è dovuta a quelle sfere. (A.A. Bailey, Ritorno del Cristo, 111, 129) 

L’anno che stiamo inaugurando con gioia e trepidazione per i destini del mondo, sarà un ciclo di sintesi, di sacralità, di attività ordinata, di rigore, di esattezza e di contatto sempre più stretto col Cielo.

Nel testo già citato “Le Mete Lontane” vien detto, a proposito di questo Vortice, che il suo profumo è la Solennità che “È l’atto spontaneo del cuore che riconosce il rapporto con la Vita e le sue leggi luminose. È simile a un sorriso, più che a un cipiglio; esprime la gioia calma e serena. È, insomma, il modo di essere e vivere della natura, mai triviale ma sempre maestosa e grande, anche nelle sue più umili azioni. […] Sarà questo dunque un passo decisivo per il successo dell’Opera”.

La Solennità presuppone impegno, tensione, unione col superiore. È un’armatura che difende dalla banalità e dall’ignoranza ed è un baluardo contro le forze delle tenebre.

“La vera solennità si genera nella massima tensione. Non è riposo, non è soddisfazione, non è la fine, ma proprio l’inizio; è proprio la decisione, il progresso sulla via della Luce. Le difficoltà sono inevitabili, sono come le ruote dell’impegno. E sono inevitabili anche certe terribili oppressioni, altrimenti l’esplosione sarebbe debole. Forse che la gioia viene generata dalla vanità? Questa produce avidità, mentre quella sta nella vittoria dello spirito, che afferma i principi immutabili. Mentre si innalza la Bandiera della Pace è bene essere pervasi di solennità”. (Collezione Agni Yoga, Cuore § 71, Ed. Nuova Era)

Nel silenzio solenne del Cuore, raccogliamo allora le forze. Lasciamo traboccare con amore dal vaso comune la sintesi del lavoro compiuto e, con un atto di Volontà, rivolgendoci al sole del futuro, rinnoviamo ancora una volta i nostri voti, imprimendo nello Spazio le linee luminose del ciclo che viene.

“La conoscenza del passato e del futuro vi circonda.
Benedetto chi impara a conoscere il futuro nelle sue linee cangianti.
Con l’amore conoscerete i confini della nuova struttura della vita.
Percepire il futuro è un miracolo che giunge senza preavviso, senza tuonare di cannoni.
Ma la campana chiamerà i pellegrini persi nella foresta”

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2 risposte a Il settimo anno del quinto settennio

  1. Raffaele dice:

    Grazie Marinella per i contenuti di questo articolo, utili al tempo che stiamo attraversando.

  2. Cynthia Gangi dice:

    Grazie Marinella, sempre nel mio Cuore.

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