Ode al Lavoro

Ci sono persone che pur ignorandosi stanno salvando il mondo”.
Così parafrasiamo un verso di una poesia di Jorge Luis Borges dedicata al lavoro degli uomini giusti, mentre Khalil Gibran poeticamente sottolinea “Quando voi lavorate siete un flauto che nel suo cuore volge in musica il mormorio delle ore”. (1)

Il lavoro è quell’energia che sostiene e vivifica il mondo, che tesse tempo e spazio in un prezioso arabesco di consapevolezza, responsabilità, connessione, espressione e realizzazione, commisto a fatica e pazienza, ma anche intriso di luce e di bellezza.
Mentre l’uomo lavora il mondo si svela nelle sue strutture e ne emerge una trama di manifestazioni non solo materiche ma soprattutto di valori e di bellezza. Tramite il lavoro l’uomo può trasformare il caos in ordine, può apporre il suo sigillo di comprensione, può dare nome alle cose affinché il senso della sua esistenza si faccia maggiormente reale e lo guidi alla pienezza.
Un uomo che lavora forgia la materia e la riplasma innervandola di significato; l’Umanità che lavora ridefinisce ogni momento il suo scopo e la sua destinazione, soprattutto in questi momenti in cui il lavoro, manuale o intellettuale, geme sotto il peso di una crisi severa ma gravida di possibilità future.
E così pure un Sistema (altrimenti considerato una composizione salda di elementi, ovvero un Tutto composto da parti secondo una regola e per un fine), trova nel Lavoro il campo della sua espressione soggettiva.

L’anno 5.7 (2), alimentato dalle energie del e del Raggio e dedicato a celebrare la Liturgia creativa del Gruppo e del Lavoro, ben asseconda questo impegno e questa “battaglia costruttiva” giacché “Combattere è come costruire”. (3)
Non a caso l’Insegnamento ci ricorda che: “Non è solo la conoscenza che guida al Mondo superiore, ma anche il lavoro: lavorare infatti è conoscere. Lavorare è pregare” (4);
Non sempre si ha chiara la semplice verità che il lavoro è preghiera, ripeterlo è ben fatto” (5);
Il ritmo del lavoro è l’ornamento del mondo. Il lavoro è una vittoria sulla monotonia quotidiana. Chi lavora con impegno è un benefattore dell’umanità. Un futuro senza lavoratori sarebbe il trionfo del caos. Il lavoro forgia una tenacia invincibile, e giorno per giorno accumula un tesoro. Chi veramente ama il lavoro sa quanto vale la tensione. Si è già detto che lavorare equivale a una preghiera: con il suo ritmo genera l’unione e la qualità migliore, e da quest’ultima nasce la Bellezza. Ma qualsiasi lavoro ha in sé l’idea del Bello. Lavoro, preghiera, bellezza: tre aspetti del grande cristallo dell’Esistenza” (6);
e ancora “Sulla via del lavoro si imparano il ritmo e l’energia. Sulla via è realmente possibile realizzare il moto e l’armonia. Fra compiti immani si colgono le faville dell’ispirazione. Chi lavora, collabora”. (7)

Al concetto di lavoro sono dunque collegati molti altri concetti che consentono di porre le basi per tracciarne le linee portanti: responsabilità, tensione, impegno, collaborazione. E non solo; tutte queste caratteristiche si colorano di bellezza e sacralità, spingono l’attività umana alla ricerca di una qualità superiore di lavoro ove l’impegno non sia solo esteriore ma parta da quell’impulso interiore che sospinge l’uomo a creare nella gioia, facendosi in tal modo co-creatore della Manifestazione.
Un Gruppo ordinato e coeso, un Sistema, opera in questa direzione, orienta tutte le sue energie nell’attivazione di quel modello (seppur parziale) del Piano che consenta la massima tensione delle energie individuali e di gruppo e che faccia convergere ogni sforzo nell’accensione delle linee del futuro comune. Un Sistema lavora per il Bene comune, opera dimentico del sé individuale e di gruppo, mantiene accesa in sé e nell’Umanità la fiaccola ardente dello spirito che si manifesta con il sorriso della gioia, la paga dei Lavoratori.
Affermo che la gioia del lavoro è la fiamma migliore dello spirito. Alla gioia si accompagna un’attività più intensa dei centri. Molti successi si devono alla manifestazione della gioia” (8);
Urusvati conosce l’essenza del lavoro, che Noi affermiamo quale valore universale. Diciamo che è la fonte del ritmo terapeutico. Ripetiamo che è la gioia di chi lavora. Lo poniamo alla base della famiglia e dello stato. Bisogna però aggiungere la sua qualità più notevole: esso infonde gioia non solo in chi l’esegue, ma anche agli altri. Senza dubbio qualunque lavoro procura gioia. Questa può essere modesta o grande. Tutta la gioia universale nasce dal lavoro”. (9)

Pare insolito accostare la gioia al lavoro, laddove milioni di esseri umani sono abbruttiti da un lavoro monotono e sfiancante, malpagati e sfruttati, schiavi dei desideri che sperano di soddisfare lavorando e dai quali sono incatenati in un lavoro che li priva di soddisfazioni e di possibilità di espressione.
L’Insegnamento sottolinea che il lavoro pesa quando le forze sono maldistribuite, quando non c’è comprensione né scopo nel lavoro svolto, quando la coscienza non è in grado di afferrare la sacralità del lavoro né il suo essere velo dell’energia creativa che anima l’uomo e infine quando si lavora solo per riscuotere un compenso, slegando il lavoro dalla sua funzione di creazione collettiva per il bene collettivo.
Eppure quando il lavoro appare nella sua essenza creativa ecco che lo sguardo riesce a penetrare oltre le nebbie dell’insoddisfazione e della mancanza di senso, giacché ogni lavoro reca in sé il germe della propria trasfigurazione: così ogni lavoro è in essenza proposito, educazione, intelligenza progettuale e costruttiva, bellezza, comunione ed ordine.
Se chi dissoda un campo è solo uno schiavo a giornata, non espanderà mai il suo lavoro. Qualunque azione è creativa. Il pensiero materialistico imprigiona alla Terra, ma l’evoluzione contiene in sé il Principio supremo. Si dovrebbero scrivere libri sui vari campi del lavoro umano, in cui le attività servili e limitate fossero raffrontate a quelle libere e creative. E’ necessario dimostrare in modo rigorosamente scientifico quali siano le possibilità di un lavoro qualsiasi, purché rigenerato. Chi è oppresso dalla monotonia quotidiana perde di vista l’orizzonte, e del resto gli occhi tardano ad abituarsi alla luce. Che dunque la scienza con tutti i mezzi contribuisca a espandere gli orizzonti”. (10)

In tal modo ogni Sistema che lavori secondo le linee che innervano l’avanzata umana lavora per lo sviluppo umano, lavora per costruire la Fratellanza: “La via della Fratellanza sta nel pensiero e nel lavoro”, “Chiunque sappia gioire del lavoro quotidiano è sulla via della Fratellanza”, “Le armi vincenti sono il lavoro e la nobiltà del pensiero — questa è la via della Fratellanza”. (11)
Percorrere questa Via significa anche lavorare per l’Infinito e all’infinito:
Gli uomini non fanno fatica a parlare di lavoro instancabile. Ma in ispirito lo temono. Non si saprebbe indicare un solo uomo capace di gioire del lavoro interminabile se ancora non ha ampliata la propria coscienza. Solo chi è Nostro capisce che la vita si fonde con il lavoro da cui ricava la forza per crescere. Si può arrivare a comprendere che il fuoco è inesauribile come l’energia che si ottiene dal lavoro. L’Agni Yoga comincia dall’istante in cui si realizza il lavoro. Le nubi salgono a spegnere il fuoco quando l’energia non basta. La tensione dell’energia non viene dalla mente, e non cresce per comando dall’esterno. Cresce solo dall’interno. Ma solo una coscienza libera sa fare del lavoro una festa dello spirito” (12);
Gli uomini specialmente detestano la monotonia della vita quotidiana; essa è per loro il simbolo della noia e del declino, ma per Noi è invece perfezione e progresso, e apre i cancelli dell’Infinito. È bene imparare ad amarla, perché tempra lo spirito e dà il coraggio di contemplare la catena ininterrotta di millenni di lavoro. Ciò spaventa certuni, ma la coscienza raffinata vi riconosce la fonte di una creatività illimitata”. (13)

Di lavoro in Lavoro (ovvero di servizio in Servizio) l’uomo procede dunque sulla Via dell’evoluzione; dapprima inconsapevole quindi conscio del suo compito di creatore avanza sul sentiero; dapprima solitario e quindi in Gruppo traccia le linee di quel disegno che si chiama Regno dei Cieli e che è chiamato a forgiare con le sue mani, la sua intelligenza, il suo cuore.
Il prototipo dell’Ordine Planetario, Sistema di cuori ardenti che lavora nel cuore dell’Umanità, alimenta instancabile quest’opera creativa e attrae altri cuori al Lavoro senza fine che è la gloria dell’Uno.

“La vera cooperazione è cosa benedetta: lo spazio vi ha un suo ruolo. Come in ogni scarica elettrica lampeggia senza sosta l’Infinito, così il lavoro in comune produce effetti illimitati. Non dite dunque mai che esso è modesto o irrilevante; e non si dovrebbe mai mal giudicare una sola scintilla spaziale. Lo spazio, per la sua qualità, è da venerare come sovramundano. E dunque il lavoro è una fornace di faville sovrannaturali”. (14)


Note

  1. Versi tratti dalle poesie “I giusti” di Jorge Luis Borges e “Il profeta” di Khalil G. Gibran
  2. Il Quinto Settennio (in una matrice sistemica, o tavola del Piano, che comprende 7 Settenni) si è aperto col Solstizio di dicembre del 2014, dando nel contempo avvio all’anno 5.1. Col Solstizio di dicembre 2020 si è avviato l’anno 5.7, dedicato alla Ritualità sacra del Lavoro e del Gruppo, capace di sollecitare ogni coscienza alla realizzazione della Nuova Cultura. Questo articolo, in accordo con i moti ciclici del Cielo che fungono da Modello ad ogni azione culturale e costruttiva, viene pubblicato in occasione della congiunzione tra Saturno e Mercurio, in Aquarius, rispettivamente fonti radianti del 3° e 4° Raggio, Piano e Modello, mattoni primari per costruire qualsivoglia Sistema votato al Servizio planetario.
  3. Enzio Savoini, Rituali ’92, Rito di Scorpio, scritto inedito
  4. Collana Agni Yoga, Aum § 62
  5. Collana Agni Yoga, Sovramundano II § 440
  6. Collana Agni Yoga, Aum § 322
  7. Collana Agni Yoga, Aum § 600
  8. Collana Agni Yoga, Agni Yoga § 459
  9. Collana Agni Yoga, Sovramundano IV § 844
  10. Collana Agni Yoga, Aum § 301
  11. Collana Agni Yoga, Fratellanza § 85, 350, 578
  12. Collana Agni Yoga, Agni Yoga § 347
  13. Collana Agni Yoga, Gerarchia § 176
  14. Collana Agni Yoga, Fratellanza § 548

 

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