La Stella solare

LA STELLA SOLARE*

“I sette Luminari compongono una stella a sei punte, qui chiamata, per semplicità, stella solare. Di essa si è già fatto cenno in una memoria precedente,[1] alla quale si rimanda …

L’intero studio riguarda la stella solare, i suoi due triangoli, i moti, i ritmi e le orbite dei suoi vertici.

LA PRECISIONE DEI CALCOLI

Le considerazioni qui esposte non richiedono molti calcoli, e nessuno di quei pochi è complicato: ma è bene toccare l’argomento della loro precisione, che ha implicazioni profonde; nell’uso comune il concetto ha assunto poi significato e importanza deformati.

Quando si cita un qualsiasi calcolo di natura astronomica è consueto attribuirgli valore di grande, se non totale, precisione, sapendo che la traslazione nello spazio siderale non incontra attrito e dunque non subisce freno o ritardo. D’altro canto è vero che le immense distanze di cui si deve tenere conto, assieme ad altri fattori di incertezza, riportano in gioco inevitabili imprecisioni e consigliano affermazioni più prudenti; è vero inoltre che per lo stesso motivo la cronometria astronomica è in realtà tutt’altro che esente da inesattezze e che necessita di continui controlli e correzioni strumentali – tuttavia la mentalità corrente attribuisce all’astronomia la palma della maggior precisione di calcolo, e non senza qualche ragione.

A proposito di calcoli è generale e radicata la convinzione che il reame delle misure esatte è il mondo fisico, tanto che la scienza in genere si astiene dal misurare oggetti intangibili, come ad esempio la tensione di un qualsiasi sentimento, mentre con disinvoltura misura potenziali elettrici, che sono entità fisiche ma altrettanto elusive, proprio e soprattutto perché soggiace al pregiudizio che tutto ciò che esula dal mondo concreto non sia suscettibile di misura.

Una tale convinzione viene proiettata globalmente nel mondo dell’aformale, dell’impercettibile, di ciò che i sensi non rivelano, il quale in genere viene pensato, quand’anche se ne ammetta l’esistenza, come il regno vero e proprio del vago, dell’impreciso, dell’indefinito, dell’opinabile.

Qui si parte invece dalla posizione contraria, ossia che lo spirituale sia il dominio esclusivo dell’esattezza, della precisione assoluta e senza errori e dove pertanto non sussiste imprecisione né compromesso. Secondo questa visione il mondo concreto (dalle forme pensiero alle emozioni ai fenomeni fisici), per le illusioni causate dalle false percezioni intellettuali, psichiche e sensoriali è il campo dove l’imprecisione è regola e l’incertezza sovrana.

Un simile ribaltamento di posizione è necessario per eliminare perniciose assunzioni mentali, del tutto ingiustificate, mai dimostrate e persino sprovviste di base logica.

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Le cifre qui assunte come dati di partenza, ovvero i periodi di rivoluzione dei Luminari, non coincidono con quelle fornite dalla scienza. Le differenze sono elencate nella tabella seguente:

Come si vede, le differenze dai dati ufficiali sono minime, circa dell’uno per cento e, quel che più conta, sono tutte dello stesso ordine di grandezza.

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Si potrebbe dissertare a lungo sui dati scientifici. Per la ragione suddetta non possono essere esatti, ma solo approssimati “quanto basta”. Ma ne esiste una seconda, di diversa natura e di pari importanza, che riguarda la valutazione dei cicli astronomici.

La legge spirituale e geometrica che governa il moto evolutivo è la spirale. Se i cicli avessero inizio e fine coincidenti non si potrebbe parlare di progresso d’alcun genere, e quindi neppure esisterebbero delle forme viventi. Per la legge della spirale la vita manifesta è sempre nuova in ogni fase o battuta di qualunque ciclo e ciò si dimostra proprio nel fatto (che la scienza lo sappia o no) che inizio e fine coincidono sempre nel mondo aformale, cioè dell’esatto, del Fuoco, e mai in quello delle apparenze, concrete o sottili che siano, in quanto soggette a mutamenti e progressi.

Lo scostamento fra inizio e fine, nei fenomeni d’ogni genere, è un parametro variabile con il livello di coscienza dell’ente che per suo tramite si manifesta, e ne segnala il maggiore o minore passo evolutivo, a sua volta variabile secondo la fase dello sviluppo. Il moto evolutivo, infatti, può e deve essere accelerato. Un passo di progresso costante o uniforme non è sufficiente per evitare la stasi e quindi la morte.

Simili affermazioni portano lontano e meritano di essere approfondite di molto: riguardano una legge primaria, non ancora riconosciuta dalla scienza ufficiale. Qui però è opportuno limitare lo studio al caso in questione e riconoscere che i dati astronomici non sono del tutto credibili, fra l’altro, anche perché ignorano del tutto la legge della spirale. È possibile che una parte di quelle che appaiono imprecisioni sia dovuta alla sua azione.

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Lo scostamento dei dati segnalato nella tabella precedente non è un semplice arrotondamento arbitrario, fatto allo scopo di agevolare i calcoli, che del resto qui sono pochi e tutti elementari. La ragione è molto diversa, e si pone in evidenza:

I parametri qui assunti come base di calcolo dei cicli e dei ritmi solari sono tutti proporzionali fra loro, ovvero hanno base armonica.

Chi ha un concetto chiaro del potere creativo del suono capirà facilmente la grande importanza della correlazione in atto fra i moti dei Luminari; essa, come si è visto, richiede per essere notata solo una lieve correzione dei dati ufficiali astronomici, di per sé già imperfetti.

Ecco una serie che raggruppa tutti i rapporti sonori fra i periodi di rivoluzione dei sette Luminari, sulla base dei dati assunti nella tabella precedente. Essi sono indicati secondo la notazione musicale in uso e disposti per frequenze crescenti:

Un primo commento a questo risultato[2] è che l’insieme del Siste- ma solare – limitato ai suoi centri maggiori e per quanto riguarda i loro periodi di rivoluzione – è in assetto armonico alquanto simile a una scala musicale. Emerge la visione di un ordinamento (che Keplero intuì e cercò), di natura creativa perché connesso alle leggi del suono e dunque dell’armonia e della bellezza.

IL RESPIRO DEI LUMINARI

Questo argomento è già stato trattato in altra occasione (Commento a INFINITO 2, par. 1-2),[3] ma qui è nel suo ambito specifico e pare giusto riesaminarlo. Il tutto si appoggia su una proposizione del Maestro dell’Agni Yoga:

Ogni rotazione del pianeta accumula energia. 

(INFINITO 2, par. 1)

Questa frase riveste primaria importanza per comprendere benel’economia energetica del Sistema solare. Nello Spazio circolano infinite correnti d’energia, di vario potenziale, qualità e livello. Ogni Luminare, seguendo la sua orbita, ne incrocia i flussi, tutti regolati dal magnetismo cosmico, che è amore divino. Inoltre, ruotando attorno al proprio asse polare, esso espone l’intera sua superficie alle radiazioni solari, in modo alterno ma perfettamente equilibrato. Questo moto ne determina il ciclo giornaliero, unità minima di ritmo, ma fondamentale per l’evoluzione di tutte le sue creature.

Questi moti e alternanze gli consentono di estrarre dallo Spazio solare l’energia qualificata di cui si alimentano, ciascuna a suo modo e misura, quelle sue forme di vita. Se il pianeta arrestasse la propria rotazione esse perirebbero con lui.

Se ne deducono queste considerazioni:

1)  Il moto rotatorio è per il pianeta ciò che il respiro è per l’uomo e tante altre forme viventi.

2)  La vera causa della presa d’energia dallo Spazio consentita dalla rotazione è l’alternarsi ciclico, mutevole ma regolare della luce e dell’ombra, ossia del positivo e del negativo. Il pianeta “respira” perché vi si ricambiano armonicamente, come in un pendolo, le due polarità spaziali.

3)  I corpi celesti privi di rotazione autonoma sono morti, veri cadaveri in disfacimento, ed è inutile congettura che possano ospitare forme di vita. La Luna ne è l’esempio più evidente. La sua rotazione non è autonoma, ma trascinata da quella della Terra attorno alla propria orbita. La Luna è morta.

 

4)  Il fatto che anche il Sole, posto al centro del Sistema, abbia moto di rotazione, garantisce possibilità di vita a tutte le forme parimenti ruotanti della sua comunità. Inoltre, ciò ne rivela la dipendenza da un altro Centro stellare maggiore, per ora non ben definito dalla scienza. Anche il Sole espone la propria superficie a una Luce superiore in modo alterno e regolare. Il Sole respira.

5)  Respirando, i pianeti traggono dallo Spazio solare le energie ivi correnti: quelle appunto che il Sole a sua volta, tratte da un ambiente più vasto ed elevato, concentra e diffonde.

I Luminari sono certamente dei Centri, portatori ciascuno di innumerevoli centri minori, e da quanto precede si deduce che qualsiasi centro, in quanto tale e qualsiasi ne sia la posizione gerarchica, deve:

a)  ruotare su sé stesso in modo regolare e stabile.

b)  Rivolvere attorno a un centro maggiore.

c)  In assenza di uno di questi due moti quel centro, non in grado di alimentarsi, non potrebbe più accogliere, ospitare ed elaborare la vita, e morirebbe, estinguendosi.

Un Centro ruota solo se è acceso, ossia vivo e pulsante. Il moto di rotazione (che in realtà procede a spirale) è una caratteristica del Fuoco.


* Estratti da: E. Savoini,“Il Sistema solare nello Spazio”, Casa Ed. Nuova Era (le immagini sono a cura della redazione di TPS)
[1]Dal Libro dei Rituali pag. 63: “Con il nome di stella solare si intende il complesso di energie, ritmi, qualità, geometrie e proprietà astrologiche costituito dai sette pianeti sacri del sistema solare”, menzionati poco sopra. Questo testo è attualmente inedito. Comunque sia le notizie a cui si fa riferimento vengono ripetute anche in questa memoria, sebbene in forma meno sistematica, e nulla manca che possa pregiudicare la comprensione del testo. [N.d.R.]
[2]La musica delle sfere non è un racconto mitico o una visione filosofica. Trae origine dal fatto che ogni rapporto esprime un intervallo sonoro. Pertanto, la relazione tra i vari periodi di rivoluzione dei pianeti è letteralmente una musica. Ad esempio, tra Urano e Nettuno c’è un rapporto di 1/2 (84/168), che corrisponde ad un intervallo di ottava o DO. La tabella è ricavata computando tutti i rapporti che si ingenerano tra i sette Luminari sacri (le frazioni esprimono lunghezze). Nel dettaglio:
Urano/Nettuno: 1/2 = DO; Venere/Urano: 5/21 = DO#; Venere/Giove: 5/6 = MIb o RE#; Giove/Saturno e Mercurio/Venere: 2/5 = MI; Mercurio/Urano: 1/21 = FA; Saturno/Urano: 5/14 = FA# (o SOLb); Venere/Saturno e Mercu-rio/Giove: 1/48 = SOL; Giove/Urano: 1/7 = LA# (o SIb); Mercurio/Saturno: 1/15 = SI. Nel testo compare un Lab di cui non si sa spiegare l’origine, mentre è saltato il Re# o Mib del rapporto Venere/Giove che è 5/6. [N.d.R.]
[3Primo Vertice, Commento a Infinito Parte I e II, Casa editrice Nuova Era, Roma 2003.
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