Lo Spazio vive, respira e vibra

In questo momento in cui il Signore dell’Amore, Giove, si congiunge eliocentricamente con Venere, la Mente costruttrice del Sistema solare, celebriamo l’Armonia delle Sfere vibranti nello Spazio, Entità viva e intelligente.

Riportiamo alcuni passi del testo “Seminari sull’Armonica”, scritto inedito che riporta i seminari tenuti da E.Savoini nel 1997 sul testo “Armonica” di H. Kaiser, liberamente commentato. Ci invitano a riflettere sullo Spazio (in questo articolo) e sul Tempo (nell’articolo successivo che verrà pubblicato a novembre).

“Nell’armonia senza limiti sta tutta l’opera creativa dell’universo.”   (Infinito I , § 269)

LUNGHEZZE DI CORDA – LUNGHEZZE D’ONDA

Le lunghezze di corda manifestano l’aspetto spazio del processo sonoro.  Il monocordo (1) le rappresenta nel modo più semplice ed evidente. Ma ogni strumento musicale fa uso di un proprio aspetto spaziale: la lunghezza della colonna di aria nel flauto  e negli strumenti a fiato in genere; lo spessore delle campane, e così via. Si può dire che per gli strumenti musicali l’aspetto spaziale sia premessa inevitabile. I suoni acuti richiedono corde, colonne d’aria, mezzi oscillanti più corti; i suoni bassi, più lunghi.

Parliamo in generale di “lunghezze di corda” per denotare questo aspetto del suono perché le leggi acustiche spaziali si indagano nel miglior modo a mezzo di lunghezze di corda; in seguito pertanto riserberemo questa espressione per indicare l’aspetto spazio dei teoremi armonici.

In Fisica, questo stesso aspetto di un qualsiasi processo di oscillazione va sotto il nome comune di “lunghezza d’onda”.  Accanto a quelle acustiche esistono moltissime altre onde: le ottiche, le elettromagnetiche, le radio, le telluriche, le onde del moto acqueo, eccetera. Tutte si misurano con mezzi spaziali, e per quanto è possibile rilevarle, rientrano nella stessa categoria delle acustiche.

Le frequenze (cioè il numero di oscillazioni), che discuteremo nel prossimo paragrafo e che hanno carattere temporale, sono evidentemente coordinate al ritmo; le lunghezze di corda invece, non impressionano subito per il ritmo, per il movimento, ma per l’evidenza, la forma, la figura. Basta però rappresentare graficamente un qualsiasi genere di onde per ricavarne, anche visibilmente, una netta sensazione di ritmo.

Questa  “figurazione” del ritmo conferisce al fenomeno della “lunghezza di corda”, nell’ambito della Armonica, un significato speciale.

Osservazioni di questo genere hanno poco senso per la Fisica, che cerca al contrario di livellare fra lunghezza d’onda e frequenza, mediante formule comuni e reciproche per entrambi gli “aspetti”, e che permettono di passare dall’uno all’altro. Che questa reciprocità sia della massima importanza anche in Armonica, vedremo presto. Ma per la Fisica ha solo un valore di calcolo, e tutto dipende semplicemente se il fenomeno viene osservato sotto l’uno o l’altro dei due aspetti: spazio o tempo.

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“Quando lo spirito assimila per millenni le forze del Magnete diviene esso stesso armonia suprema.”(Inf.  I, § 142)

 NUMERO DI OSCILLAZIONI – FREQUENZA

Il numero delle oscillazioni – chiamato frequenza in Fisica – manifesta l’aspetto tempo del processo acustico. Non si tratta più della lunghezza della corda, o della colonna d’aria, o delle dimensioni della campana, ma del loro oscillare nell’unità di tempo.

Le oscillazioni di un suono sono regolari, cioè si succedono, a parità di tono, sempre con lo stesso intervallo temporale, o, il che fa lo stesso, con il medesimo ritmo. Suoni acuti hanno frequenze maggiori (più veloci); suoni gravi hanno frequenze minori (più lente).

L’unita fisica per le frequenze è chiamata Hertz  ed è pari a 1 oscillazione al secondo. Non la useremo, perché nell’esporre i vari teoremi basta menzionare semplicemente la frequenza.

Per quanto riguarda la rappresentazione sperimentale delle frequenze acustiche, il problema è molto più complesso che per le lunghezze, che mediante il monocordo si palesano con tanta semplicità. E’ chiaro che non è facile la misura diretta delle oscillazioni nell’unità di tempo, poiché già per i suoni mediani sono così rapide che l’occhio non le può valutare. Esistono oggi vari metodi indiretti, specialmente elettronici, che consentono una misura approssimata dell’acutezza di un suono; sono tutti alquanto costosi e complessi. Ma in Armonica non sono necessari, poiché, come vedremo, le frequenze acustiche sono reciproche (cioè in  rapporto  inverso,  come  2/3  e  3/2)  delle  lunghezze  d’onda,  e  pertanto,  con  una semplice inversione”, se ne può sempre trovare la corrispondente lunghezza al monocordo.

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“Come un’onda magnetica raccoglie correnti diverse, così lo spirito armonizzato ha la capacità di riunire quei flussi che guidano all’eterno potere dell’Essere.” (Infinito I, § 157)

Considerazioni Ektipiche

Questi brevi commenti, di natura esplorativa, vogliono con la loro somma preparare la ripresa di un’Armonia superiore, che a poco a poco esce dal profondo e si dispiega. Già le virtù del Cielo la riportano in terra: ma prima deve scendere nel cuore dell’uomo, che lega questa a quello.

Ali lievi e delicate sorreggono questi voli incerti e timidi. Ma chi segue questo commento si prepari a compierne altri, ben più elevati e coraggiosi, per altri pianeti e costellazioni. Egli stesso dovrà volare, adorando.

Questo dunque non è un sapere acquisito, esposto in formule. E’ un’indagine spaziale che non pretende di comporre un sistema. Ha però direzione, ritmo, energia.

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“Il Respiro cosmico della Madre del Mondo pervade ogni cosa. In verità tutto ne è impregnato …. la vita muove e respira di quel Soffio.”        (Infinito. I, § 10)

 

Lo Spazio vive, respira e vibra.

 Dunque qualsiasi lunghezza, fisica o no, vibra di per sé; qualsiasi regione, circoscritta o no, è pulsante.

Ecco le regioni del firmamento; quelle terrestri; quelle umane. Ecco le figure della geometria; le forme della mente e tutti gli impulsi minori. Tutto ciò è pulsante e vibrante.

In un qualsiasi punto dello Spazio sono latenti tutte le infinite possibilità.

Una forma qualsiasi di Spazio è come un “risuonatore che, se adatta allo scopo, ne esalta certe frequenze particolari, per gli effetti voluti dal suo costruttore.

“Una forma qualsiasi di Spazio”. E’ l’introduzione di un concetto nuovo e semplificatore. Esiste Spazio, pervaso di Fuoco. Sensorialmente percepiamo forme di forme, cioè tipi e classi di forme. Ma queste non sono altro che forme di Spazio, che pure le contiene. Per complessa che sia una forma, per numerosi che ne siano gli ingredienti di vario genere, è sempre riducibile a una congregazione di forme di Spazio. Le sue caratteristiche esaltano lo Spazio, sia racchiuso che esterno. Fra queste due regioni, dentro e fuori, si stabilisce un rapporto.

E’ vero che qualsiasi separazione è illusoria, e quindi le forme sono creatrici di incantesimo. Ma questa illusione è pur sempre il Cosmo, campo infinito della nostra esperienza.

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Osservando le leggi della vibrazione (ossia del variare ciclico dell’energia), l’uomo può fabbricare oggetti, strumenti e pensieri adatti a selezionare le frequenze volute. I limiti di questa prodigiosa facoltà sono solo quelli imposti dalle sue illusioni. Con un gesto può evocare le forze o le umanità dei mondi lontani; con un pensiero, esaltare frequenze superiori e introdurle come soluzioni nell’ambiente; con un oggetto piccolo, come un vaso, o grande come un tempio, porre in stato di risonanza vibrazioni potentissime anche se inaudibili. Con allineamenti geografici, comporre vaste armonie fra Cielo e Terra, e avviare civiltà luminose. In ciò procede come la Natura, che dall’interno erige forme che la chiudono e l’aprono.

Se poi l’opera sua è armonica, e ricerca le consonanze celesti, accende fuochi nello Spazio e collabora con il Cosmo. La bellezza è una forma non di Spazio, ma di Fuoco. Così Spazio e Fuoco, uniti, riproducono nella coscienza il Senso (cioè il Tao) che li ha generati.

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 Ne consegue l’importanza della purità dello Spazio. Non basta comporre figure secondo regole armoniche, per ricavare bellezza e fuoco. Quest’operazione deve essere la somma di molte altre, precedenti, seguenti, simultanee. Non basta copiare la bella opera altrui per costruire in modo celeste. Bisogna che tutti i gesti, i pensieri, gli impulsi, i moventi siano concordi, fra sé e con il fine universale. In questo caso, sicuramente, l’opera nata dalle mani dell’uomo, che sia minuscola, che sia monumentale, è durevole, e agisce nello Spazio con il potere costruttivo del suo fuoco. In questo caso, divinamente, il suo autore si presenta in epoche future con l’autorità del messaggero; prepara, coltiva, compone forme di gioia destinate a tempi opportuni.

Non ci sono limiti all’armonia: altrimenti, disegnato un rettangolo 1 : ½,  tutto sarebbe compiuto. Le forme di Spazio che escono dall’uomo sono frutto di un processo, in atto, che proviene da un lontano passato e transita nel presente, ma è rivolto al futuro. Egli esprime, con le forme, quel che ha; ma può variare il suo contenuto se unisce la sua vita a quella del Cosmo.

“Lo spazio contiene i fili che connettono le anime e causano attrazione” (Infinito I, § 58).  

“Quando se ne è inteso l’appello, lo Spazio assume infinita bellezza.” (Infinito I, § 98)

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(1) Antico strumento formato da una sola corda tesa sopra una cassa di risonanza, usato specialmente in acustica. (N.d.R.)
op. cit:  Infinito I, collana Agni Yoga, ed. Nuova Era
Le immagini sono a cura della redazione
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