Colore e Psiche – I fenomeni luminosi – Cap. 2

PREMESSA

Questo lavoro nasce a complemento  dell’articolo “I fenomeni luminosi – Dal colore alla Luce”  pubblicato il 12 dicembre 2018. In quell’articolo gli argomenti COLORE e LUCE venivano esposti e analizzati dal punto di vista della scienza.

In questo scritto invece si vuole indagare e completare il discorso dal punto di vita della psicologia e delle scienze umane.

Per quanto lo permetta il limitato spazio a disposizione si intende qui offrire una panoramica della importanza del COLORE nell’ambito della cultura umana e specificatamente delle analisi che psicologi e antropologi  hanno svolto su una qualità fenomenica degli oggetti e del mondo stesso.

Tutti i ricercatori che hanno studiato l’UOMO si sono dovuti comunque misurare con l’aspetto cromatico del mondo. Questo a conferma che il COLORE non è cosa “altra” dall’uomo, ma lo coinvolge profondamente. Lo permea nel profondo della sua psiche.

Questo scritto è suddiviso in NOTE ciascuna delle quali è nata come spunto analogico da temi trattati in precise slide del suddetto articolo “DAL COLORE ALLA LUCE”.

Per comodità di lettura sono riportati (in carattere corsivo e in colore blu)  i paragrafi dell’ articolo citato cui si fa riferimento.

NOTA 1 – relativa alla slide N°4 dell’articolo sopra menzionato “DAL COLORE ALLA LUCE”

Paragrafi a cui si fa riferimento:

Il COLORE attira la nostra attenzione, ci affascina e ci emoziona …

Ma è stato così da sempre? Abbiamo validi motivi per ritenere che il rapporto uomo-colore in passato fosse completamente differente dal nostro.

Ancora oggigiorno molte popolazioni primitive hanno solo due vocaboli nel loro linguaggio per indicare il colore: “chiaro” e “scuro”. E se approfondiamo l’indagine anche i Greci individuavano i colori in una gamma che aveva come estremi “chiaro” e “scuro”cioè bianco e nero: privilegiavano la luminosità e trascuravano la tinta.

Gli effetti del colore, però, sono soprattutto psichici, emotivi. Questo è uno dei punti nodali che anima la ricerca sul simbolismo dei colori: l’esperienza del colore non è solo fisico-percettiva, ma è una complessa esperienza psichica. Il colore scandisce il superamento dell’originaria indifferenziazione psichica, rispecchia le vicende evolutive dell’uomo che si presenta come organismo sempre più complesso, dunque progressivamente più differenziato. In questo senso i colori parlano del modo di essere umani e sono simboli delle trasformazioni umane.

La connessione fra colore e vita psichica è intuizione antica. Le tipologie ippocratiche identificavano con i colori i quattro umori che alimentano l’organismo umano e che improntano corrispondenti temperamenti, assegnando il nero al melanconico, il giallo al collerico/biliare, il rosso al sanguigno e il bianco al flemmatico/linfatico.

Anche la medicina cinese assegna specifici colori agli organi che regolano la circolazione energetica nell’organismo e che determinano la globale conformazione psico-fisica dell’individuo. In particolare, associa il verde al fegato, il rosso al cuore, il giallo alla colecisti, il bianco al polmone e il nero alla vescica.

Sia pure con maggiore flessibilità, anche Jung ipotizzò una correlazione fra i suoi “tipi psicologici” e i colori, suggerendo un’affinità del “tipo pensiero” con il colore blu, del “tipo sentimento” con il rosso, del “tipo sensazione” con il verde, e del “tipo intuizione” con il giallo.

Proseguendo nel tentativo millenario di attribuire profili tipologici relativamente fissi alla diversità degli individui, Max Lüscher sviluppò una tipologia espressamente incentrata sui colori, individuando un “tipo blu”, un “tipo verde”, un “tipo rosso” e un “tipo giallo”. Queste tinte giocano un ruolo di spicco nelle preferenze cromatiche delle persone e costituiscono contemporaneamente una sorta di sotterraneo filo conduttore che dà unione e coerenza a una varietà di tratti sia psichici, sia fisici, sia comportamentali.

Nel linguaggio psicologico i tratti fisiognomici sono qualità intrinseche dell’oggetto, che innescano percezioni fisiche, risposte emotive, contenuti associativi e attività ideative e che grazie alle loro proprietà sono alla base del simbolo. Sulle proprietà oggettive e fisiognomiche dei colori si vanno edificando attribuzioni semantiche via via più articolate e complesse, che conservano però un fondamento oggettivo e un valore non arbitrario.

Si ipotizza così che i colori possiedano significati oggettivi e assoluti e non solo soggettivi e relativi. Essi acquisiscono le caratteristiche proprie del simbolo e in particolare:

  • hanno carattere sincretico e non univoco;
  • originano dall’intrinseca espressività dell’oggetto e non dalla convenzione fra osservatori;
  • appartengono al livello inconscio e non a quello conscio;
  • hanno valenza collettiva, universale e non temporale o locale.

Coerentemente con questi assunti, la ricerca simbolica sul significato dei colori insegue somiglianze e affinità attraverso i tempi e le culture, accostando attribuzioni e accezioni assai distanti, instaurando analogie apparentemente arbitrarie, ma sottese da sotterranee connessioni di senso.

Jung sosteneva che il colore possiede un significato più ampio, inconscio, che non è mai stato definito o completamente spiegato. Quando la mente ne esplora il simbolo viene portata in contatto con idee che stanno al di là delle capacità razionali.

Andiamo oltre la visione dei canonici 7 colori, accomunati alle 7 note, ai 7 giorni della settimana, ai 7 chakra…

Non parliamo di Colori, ma di Colore.

I colori sono stati accomunati alle emozioni. In parte questo è vero, ma è solo un piccolo aspetto rispetto a ciò che veramente il Colore è. Ogni cosa è Colore e ogni cosa è Suono.

Se accomunassimo soltanto i colori alle emozioni, sarebbe come affermare che noi siamo solo emozioni… Diverse teorie sono andate oltre questa comune visione… Rudolf Steiner, Vicky Wall, Master Choa Kok Sui, Benoytosh Bhattacharyya e diversi altri hanno cercato di informare il mondo che il Colore è altro.

NOTA 2 – relativa alla slide N°6 dell’articolo sopra menzionato “DAL COLORE ALLA LUCE”

Paragrafi a cui si fa riferimento:

Nel cubo di Rubik le tre tessere segnate con la X ci appaiono di colori diversi: dal marrone all’arancio. Ma se annullo lo sfondo per mezzo di una maschera posso constatare che sono identiche. Queste “illusioni ottiche”  in realtà sono la modalità normale in cui funziona il nostro sistema percettivo. L’aveva ben colto lo scrittore Johann Wolfang GOETHE quando scrisse nel 1810 “La teoria del colore”.

Ma perché succede questo inganno? Perché  lo sfondo altera il colore dell’oggetto? Cosa è il COLORE?

La nostra mente ci fa osservare soltanto ciò che lei riesce a comprendere. Provate ad immaginare tutti i possibili colori. Pensate che siano tutte le sfumature esistenti? No. Sono semplicemente tutte le sfumature che la nostra mente pensa esistano …

Una cromia è solo un punto di vista, uno degli infiniti aspetti di ciò che chiamiamo Colore.

 

NOTA 3 – relativa alla slide N°10 dell’articolo sopra menzionato “DAL COLORE ALLA LUCE”

Paragrafi a cui si fa riferimento:

A ulteriore conferma che culture poco evolute  danno importanza solo alla luminosità e ignorano il colore è determinante la ricerca condotta alla fine degli anni  ’60 dai due antropologi Brent BERLIN e Paul KAY. Costoro dopo aver intervistato popolazioni (arretrate) di più di 90 lingue diverse, concludono che:

Le popolazioni che hanno soltanto tue vocaboli per indicare i colori usano solo: “BIANCO” e “NERO”

Se i vocaboli sono tre il terzo è sempre “ROSSO” (il colore del sangue)

Se i vocaboli sono quattro, allora dopo il rosso compare il “VERDE” e il “GIALLO”, ecc.

Al di là delle critiche che sono state formulate sul metodo dei due antropologi è interessante sottolineare due  importanti risultati di tale ricerca:

1)    – l’uomo riesce a riconoscere un colore solo quando a livello mentale riesce a NOMINARLO. Nel cervello si devono essere create le sinapsi idonee a “inventare” un nuovo vocabolo: bisogna dare un nome ad un concetto nuovo per poterlo padroneggiare.

In questo si può sentire l’eco del libro della Genesi (2:20-21) quando Adamo riceve da Dio il potere di “nominare” le cose. Conoscendo il nome le poteva anche dominare. Era credenza anche dell’antica Grecia che una persona potesse acquisire potere su un’altra persona apprendendone il nome e si poteva invocare il potere di una divinità solo se si conosceva il “vero nome” di quella divinità.

2)– viene confermato che la LUMINOSITÀ, dal punto di vista evolutivo, precede sempre il riconoscimento della tinta.

 

La filogenesi, si ripete nella natura del singolo essere umano, dal concepimento, alla sua manifestazione di persona.

Il linguaggio per il cucciolo d’uomo compare verso i due anni, anche se prima dietro lo stimolo genitoriale ed ambientale, allena la competenza con suoni, lallazioni, ecc.

L’apprendimento del linguaggio, esclusivo al regno umano, è sempre rappresentativo dello sviluppo psico-intellettivo. Il bambino sviluppa la competenza all’espressione seguendo le tappe specifiche che vanno dal funzionamento del pensiero operatorio, concreto, allo sviluppo del pensiero di tipo astratto, simbolico (Jean Piaget).

Sono stati fatti numerosi studi su pazienti che soffrono di disturbi del linguaggio. È emerso che il problema derivante è la difficoltà di astrazione. Tali soggetti potevano riconoscere le parole ma non potevano riconoscere gli oggetti e dare loro un nome. Vediamo i colori perché esistono in noi.

 

 

NOTA 4 – relativa alla slide N°13 dell’articolo sopra menzionato “DAL COLORE ALLA LUCE”

Paragrafi a cui si fa riferimento:

Il grande fisico inglese Isacco NEWTON (1642-1727), appena ventitreenne, compie l’esperimento che lo renderà famoso anche presso il popolino. Da un foro nelle imposte  fa passare un  raggio di sole  attraverso un prisma: sul muro opposto appare l’arcobaleno. Verrà chiamato lo ”spettro” (apparizione) della luce solare.

I colori appaiono disposti in una sequenza ordinata secondo la tinta: non c’è riferimento alla luminosità. Risulta evidente che il COLORE è qualcosa che sta dentro la LUCE prima ancora che sulle cose; inoltre si constata che non c’è il BIANCO né il NERO: questi sono pigmenti per gli artisti, ma per la fisica sono luce o buio. Qui la strada della scienza inizia a divergere dalla strada dell’arte.

“Il movimento ritmico è la seconda sillaba della parola creatrice; la prima è luce e la terza è il colore”. (“Healing and regeneration through color” di Corinne Heline – ricercatrice scrittrice rosacrociana).

Quindi per la tradizione antica dei Rosacroce, la luce è la forza positiva, mascolina della natura. I colori sono luce a diversi tassi vibratori e sono prodotti dalla differenziazione della luce primaria nel suo passare attraverso gli eteri.

La materia è stata definita “luce imbottigliata” e la scienza dichiara che la luce possiede caratteristiche corpuscolari in aggiunta ai suoi attributi ondulatori.L’Arte è il principio creatore di ogni cosa. L’AUM ne è il Suono, il Colore la visione delle Sue infinite Forme

(Da “Nuriel, l’Eco di Dio”).

 

NOTA 5 – relativa alla slide N°14 dell’articolo sopra menzionato “DAL COLORE ALLA LUCE”

Paragrafi a cui si fa riferimento:

Le CONCLUSIONI di NEWTON sono:

  • la luce solare non è “pura”, è composta da raggi colorati; e la luce BIANCA contiene TUTTI i COLORI (fig.1)
  • Il singolo raggio colorato non è ulteriormente scomponibile.
  • Un secondo prisma, capovolto, riunisce i raggi colorati e ricompone la luce bianca (fig.2)
  • Il COLORE è nella LUCE e non nell’oggetto

Analogicamente, l’evoluzione umana prevede prima il cosiddetto processo di individuazione. Questo comporta la realizzazione consequenziale di tutte le tappe evolutive che portano il bambino a procedere dalla simbiosi, cioè dalla fusionalità, prima fisiologica in utero, poi psicologica dopo la nascita, alla realizzazione della propria individualità. Quindi alla propria identità. Questa individuazione, ci permette di realizzare tutti i processi di relazione. In sintesi, solo una persona, strutturata, con un suo io, ben definito, ha accesso alla creazione di relazioni sufficientemente sane e mature. Questo per poter acquisire le competenze per formare una coppia, per la genitorialità, l’amicizia, ogni tipo di relazione, fino alla creazione di rapporti sinergici di gruppi di ogni natura.

La nostra analogia quindi ci porta a comprendere che una volta realizzato il proprio suono, il proprio colore, la propria identità, è possibile creare composizioni armoniche, di varia natura e qualità, con gli altri suoni e colori. Molte sono le immagini che esemplificano questo concetto, tra cui la più bella è l’arcobaleno: unitario, ma formato da molteplici colori  luminosi.

Si dice che l’arcobaleno sia una forma di vita che manifesta il suo essere attraverso i colori e il loro fluttuante movimento

Lavorare, collaborare ad uno stesso scopo/piano, non porta alla dissoluzione della propria unicità, alla scomparsa del proprio colore che ci definisce, ma alla realizzazione di un insieme formato dalle singolarità che collaborano a vari livelli di coscienza e con varie modalità, creando una nuova identità che le “comprende” tutte. Infatti, un gruppo che ha una struttura, che ha uno scopo comune, un campo, un progetto, un modello, un apparato operativo, un valore ed un ordine, non è più solo la somma delle singole parti ma una nuova entità: un Lambdoma.

Si arriverà a comprendere che ognuno è una nota, un colore, un intervallo (musicale), uno strumento di un’unica sinfonia divina. Questo ci porterà  a non prevalere sull’altro, credendosi migliore o speciale rispetto al resto della sinfonia, ma portandoci a realizzare l’essenza del Tutto.

Ecco allora che i colori si fondono tra loro creando nuovi colori.

In questa unione sanno che devono far “morire” il loro aspetto affinché se ne crei uno nuovo. A loro non importa questo. Per loro è semplicemente un atto d’Amore.

NOTA 6 – relativa alla slide N°23 dell’articolo sopra menzionato “DAL COLORE ALLA LUCE”

Paragrafi a cui si fa riferimento:

Per l’uomo la parola LUCE evoca sensazioni, emozioni  … è sinonimo della vita stessa.

Accantoniamo  allora le disquisizioni intellettuali e lasciamoci portare della spontaneità e dalla semplicità. Proviamo a cogliere la QUALITÀ delle cose, quella sentita con il cuore, tralasciando il mondo della QUANTITÀ  indagato dalla mente.

Da sempre la luce ha evocato dimensioni, significati ed effetti positivi. Questo lo possiamo osservare in tutte le discipline, ed è universalmente accettato e condiviso. Siamo tutti abituati alle espressioni che rappresentano la connotazione della luce in quanto benefica, positiva, bella. Basti pensare ai più comuni modi di dire come: un volto, un sorriso luminosi, far luce su un problema, ecc. Le fasi del giorno o le stagioni, hanno sempre avuto nella loro natura intrinseca, il valore della luce, del colore e del calore.

La luce del mattino e della primavera è da sempre corrispondente al risveglio, alla attività, alla vitalità; la luce del tramonto invece corrisponde alla calma, al riposo, al raccoglimento. Questo ci porta a considerarne gli effetti psichici e spirituali.

Enzio Savoini ci ha parlato a lungo dei cicli, della loro importanza anche funzionale. Conoscere i cicli, del giorno, delle stagioni, dell’anno, fino alle ere, offre preziosi strumenti di lavoro con le sue direzioni, a quanti hanno intrapreso un lavoro di ricerca e di Servizio.

L’Arte avrà inizio, quando si inizierà a dipingere Luce”(Bartolomeo Schedoni, pittore del periodo barocco).

NOTA 7 – relativa alla slide N°24 dell’articolo sopra menzionato “DAL COLORE ALLA LUCE”

Paragrafi a cui si fa riferimento:

Indaghiamo le QUALITÀ della LUCE

  1. – LA LUCE NON SI VEDE, MA CI PERMETTE DI VEDERE
  2. – LA LUCE NON HA COLORE, MA DÀ COLORE A TUTTE LE COSE
  3. – LA LUCE NON LA CONOSCIAMO (onda o corpuscolo?), MA CI PERMETTE DI CONOSCERE TUTTE LE COSE

Concludiamo con la sintesi: LA  QUALITÀ  DELLA  LUCE  È  DONARE  QUALITÀ

La qualità della luce è donare qualità”.

Questa affermazione ci riporta alla sua applicazione nella vita ordinaria. Tra le sue molteplici realtà, vogliamo ricordare che la qualità applicata all’amore, alla capacità di amare, svela innumerevoli strumenti e direzioni.

Possiamo dire che l’apprendimento all’amore con tutte le sue declinazioni, coppia, famiglia, amicizia, gruppi, umanità, creato, potrebbe considerarsi il principale compito e destino dell’umanità. Ripercorrendo le tappe evolutive, abbiamo ricordato che il funzionamento del pensiero del bambino è di tipo operatorio, concreto, quindi la sua percezione dell’amore è legata alla quantità. (Se la mamma possiede 10 caramelle e ne dà 5 al fratellino, queste 5 caramelle sono state tolte a lui: questo, favorisce risposte di gelosia, vissuti di deprivazione, tradimento ecc.). Il diventare adulto, comporta l’acquisizione del funzionamento del pensiero, logico, astratto, simbolico. Questo dà l’accesso alla comprensione della qualità. Quindi amare come qualità, implica il valore della condivisione, l’abbandono degli aspetti egotici infantili legati alla paura ed alla perdita. Come la luce, l’amore è qualità, non è sottrazione o addizione ma “partizione dell’unità” (Enzio Savoini).

Vorrei dipingere solo Luce, al di là del Bianco, al di là della Forma e del Colore, dove Arte e Sacralità diventano Uno” – Bartolomeo Schedoni

Conclusione

  • Attraverso la Luce Mi manifesto. Attraverso l’Amore, Vivo.
  • Attraverso la Soavità, Amo. Attraverso il Colore, Sono.
  • Sono Colore, sceso… divenuto visibile agli occhi degli uomini.
  • Sono il Suo Suono e il Suono di ogni Essere e di ogni Dove.
  • Sono il Silenzio che illumina i Cuori del Sapore di Casa.
  • Sono il Servitore di Anime Eterne.
  • Sono il passaggio.
  • Sono la vostra vista attraverso l’Arte, la vostra fraterna mano.
  • Sono Colui che vi accompagna all’inizio della vostra Opera…
  • e vi lascia, osservandone l’immensità.

(Nuriel, L’eco di Dio)

FINE  Cap. 2

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Una risposta a Colore e Psiche – I fenomeni luminosi – Cap. 2

  1. joseph dice:

    preferisco pensare ,in astratto, che prima SI MANIFESTA LA LUCE nella radiazione visibile per darci la tavolozza dei colori fondamentali,poi in quella invisibile per darci lo stimoli ad indagare la radiazione della luce nelle onde dell’infrarosso e dell’ultra violetto.
    Perché la creazione del pensiero avvenga anche nel Mondo invisibile delle Energie dove il colore è assente r dove l’Energia prende forma nel manifestarsi della materia: Einstein dixit.

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