La Legge cosmica della Fratellanza universale (2° parte)

I primi tre capitoli di questo lavoro sono stati pubblicati con lo stesso titolo (vedi)

4 – “L’animal santo, sacro e venerabile”

L’uomo è un’unità attorno ad un nucleo centrale, l’Ego, che lo regola in tutte le sue operazioni, anche se la sua coscienza ne è consapevole solo in minima parte. Tale schema si ripete in tutto l’universo e per ogni forma creata, secondo la nota formula di Ermete Trismegisto “Come sopra così sotto”.

Le modalità variano secondo il piano in cui tale legge opera e secondo la formula gerarchica. In natura il centro di ogni forma appare subordinato a quello che lo sovrasta immediatamente: l’attività di ogni atomo viene regolata secondo i superiori fini evolutivi della molecola, quella della molecola da quelli della cellula, quella della cellula da quelli del tessuto, quella del tessuto da quelli dell’organo di cui esso è parte, quella dell’organo da quelli dell’organismo più grande cui esso appartiene.

Analogamente, in una superiore visione di Ordine finalistico, gli interessi dell’uomo devono essere subordinati a quelli dell’umanità, quelli dell’umanità terrestre a quelli dell’intero sistema solare, questi alle superiori Finalità dell’“Uomo cosmico”, e così via fino a grandezze per noi inconcepibili.

In ogni organismo i singoli elementi tendono ad un unico fine, quello di renderlo partecipe della vita in misura sempre maggiore. Pertanto la vita che opera in essi è tanto più piena quanto ciascun elemento esprime le proprie potenzialità al massimo di Ordine e di Armonia.

Ciò vale soprattutto per l’essere umano che, se composto da elementi purificati e armonizzati  su ogni piano (fisico, emotivo, mentale),  potrà perseguire con mezzi più idonei le più alte finalità evolutive. Ogni singolo uomo dovrà pertanto tendere al miglioramento dei suoi strumenti per poter realizzare frammenti di unità sempre più ampi e complessi; quando evade tale compito sopraggiungono nella sua esistenza sentimenti di incompiutezza, di disordine, di mancanza di Senso.

Nella Prassi derivante da tale Visione, ogni nostra azione sarà subordinata agli interessi dell’umanità terrestre, perché ciò fa parte delle leggi che governano la Manifestazione.

Fin dal suo primo apparire sul nostro pianetal’uomo ha mirato a realizzare questa unità, iniziamente in modo inconsapevole, poiché ancora trascinato ciecamente dalle forze evolutive, poi in modo sempre più consapevole e illuminato. Ha creato gruppi umani sempre più ampi e organizzati, dalle prime comunità preistoriche a gruppi etnici sempre più numerosi fino alle moderne nazioni che tendono ad avvicinarsi ed unificarsi (patti economici e di cooperazione, ONU, Stati Uniti d’America, federazioni di stati, Comunità europea, immigrazioni massicce, contaminazioni di culture, credenze, sincretismi religiosi ecc.) fino a prospettare, in qualche visione più avanzata e ancora “utopistica”,  un unico Organismo mondiale.

La Fratellanza e l’Unità appaiono sempre più fatti naturali, ovvie inevitabili, e sempre meno ideali religiosi o filosofici; questa più chiara consapevolezza appare essere un aspetto evolutivo anche dei tempi che siamo chiamati a vivere.

Nostro compito è la creazione di nuclei di vera Fratellanza, vivi e operativi, che preludano a unità sempre più vaste e siano il riflesso sui piani visibili della Fratellanza operante sui piani invisibili che guida l’evoluzione del Pianeta.

Siamo tutti particelle di un Corpo la cui evoluzione richiede l’avanzamento delle sue stesse parti; purificando, armonizzando ed evolvendo noi stessi partecipiamo a questo Sacro Lavoro – unico al di là della diversità delle forme e delle modalità –  che si svolge nell’Universo.

Nella concezione iniziatica di Giordano Bruno l’intera Manifestazione è un unico essere vivente, che egli definiva “l’animal santo, sacro e venerabile”. 

Siamo noi gli educatori, i curatori, i custodi del nostro Pianeta. Spetta a noi “saturare lo spazio” di Pensieri di Luce e  “seminare la terra” di azioni e opere di bene:

“… Il seminatore non conta i semi che getta, poiché non ha da mietere. Ma chi lavora con più gioia? Il seminatore, non colui che deve curvarsi a raccogliere. Egli lancia i semi con un largo gesto della destra. Il vento ne porta via molti; ma il seminatore canta, perché il campo, per lui, non è vuoto. Se ne andrà lasciandolo coperto di germogli. Non importa chi altri verrà a cogliere la messe, o a custodire i nuovi grani. La semina è compito che spetta ai più fidati”. (Collana Agni Yoga, testo Agni Yoga § 290)

 

4 – Dall’Ombra all’Unità

 

Per essere in armonia e vivere nell’Unità è necessario riconoscere l’Ombra, ovvero il lato oscuro presente in ognuno, e  integrarla:

“Ognuno di noi è seguito da un’ombra. Meno questa è incorporata nella vita conscia dell’individuo, tanto più è nera e densa”. (G. Jung)

Il mancato riconoscimento dell’Ombra determina distorsioni e proiezioni che deformano aspetto e senso della realtà. E’ da essa che si originano indifferenza e antipatia immotivata, incapacità di avvicinarsi con empatia e sincera apertura al cuore dell’altro,  relazioni inappropriate e immature basate su bisogni irrisolti e dipendenza, intrise di possessività ed egocentrismo, e a volte perfino paradossalmente percepite come “evolutive”.

L’Ombra è il luogo infernale dei mostri della coscienza ma è anche il sottosuolo da cui può aver origine il nostro divenire, da cui ogni possono originarsi consapevolezza e luce, da cui può spiccare il volo l’Uomo nuovo. Chi ha affrontato e si è nutrito delle potenzialità della propria parte oscura ha maggiore intelligenza, maggiore comprensione e maggiore energia, afferma Robert Bly (“Il piccolo libro dell’ombra”) .

E’ necessario pertanto, in questo lavoro volto all’Unità dell’interiore, accogliere l’Ombra, darle voce, riconoscendone le potenzialità ancora latenti.

Riconoscendo infine che non vi è nessuna separazione tra “dentro” e “fuori” e che è interna la fonte del reale, non dovremo più proiettare l’Ombra, i “sotterranei dell’anima”, in ciò che vediamo e in ciò che creiamo:

 “Tu sei ciò tutto che vedi, tutto ciò che crei” (Libro tibetano dei morti”, antico testo del buddismo tibetano)

Sono le nostre coscienze che producono Vita e morte, infimo e Sublime, precarietà ed eternità. Pertanto, costantemente focalizzati su questa verità, possiamo liberarci dall’irrealtà di ciò che appare e radicarci nella solidità dell’interiore.

Scopriremo, al termine di questo percorso, che non è che una tappa del ben più lungo Sentiero evolutivo, che non hanno realtà piacere e dolore, amicizia e inimicizia, salute e malattia, ma che soltanto il Sé-non-duale è reale.

“Di fatto tu sei il mondo intero, un mondo in miniatura. Se il tuo essere è addormentato, soffri inutilmente a causa di incubi; se il tuo essere è risvegliato, sei ricolmo di benedizioni immense e di estasi immense, qualcosa che solo pochissimi esseri umani al mondo hanno conosciuto”. (Osho, I Sentieri dell’anima)

Quando l’Ombra viene conosciuta anche nei suoi aspetti più demoniaci e conturbanti, e poi, con lungo e assiduo lavoro interiore,  interiorizzata, purificata e resa trasparente, perdiamo parte della nostra oscurità, della nostra tristezza e della sensazione di irrisolutezza e insoddisfazione che caratterizza tanta parte delle nostre vite. Diventiamo più leggeri, creativi, amabili, luminosi, e la nostra Speranza si accresce.

Comprendiamo anche, spesso di colpo e dolorosamente, che per tanto tempo le nostre parti oscure, rinnegate e rimosse, hanno contribuito a formare l’inconscio collettivo, da cui ha origine ogni orrore, ogni guerra, ogni indifferenza, ogni odio, ogni inconsapevole contributo all’infelicità presente sul Pianeta.

Comprendiamo che dolore e gioia hanno causa e origine nell’interiore e che ogni sensazione o visione interna viene riprodotta nell’esteriore e determina ciò che chiamiamo realtà.

Comprendiamo che contesti di vita che producono sofferenza, l’imbattersi in comportamenti distruttivi e malvagi, in colpevoli omissioni e mancanza di cooperazione ci richiamano al nostro Compito di curarci della nostra Ombra, i cui effetti vediamo riprodotti nella concretezza dell’ambiente  in cui si svolgono le nostre piccole vite.

Prendendoci tale “sacra responsabilità” della catarsi per noi stessi, potremo interrompere anche le catene di inconsapevolezza e di violenza che legano la nostra Umanità, al cui grido di dolore non possiamo più rimanere indifferenti, pena la perdita di senso delle nostre vite:

“Butta fuori tutto ma non buttare niente su chiunque; questa è violenza. Buttalo nel vuoto. […]

Tutto quello che getti lì verrà assorbito. E non ti rimanda indietro niente. L’azione semplicemente si conclude. Non viene creata nessuna catena. Fai le cose in modo che non creino nessun futuro attraverso di esse. Una catarsi è necessaria ed è necessario ogni giorno a meno che tu non ti sia illuminato, allora non raccogli più nulla. Ora tu raccogli, raccogli polvere. Buttala fuori ogni giorno”. (Vedanta: Sette Passi Verso la Libertà)

 

6 – La Scienza e l’Uno

 

 

Gli antichi Egizi, definivano Nun o Nunet  la sostanza maschile e/o femminile che forma e permea la materia, esistente da prima che venisse creato il mondo.

L’Avatamsakasutra, testo della tradizione del Buddhismo Mahāyāna affermava 2500 anni fa:

“Si dice che nel cielo di Indra esiste una rete di perle disposta in modo tale che se, se ne osserva una, si vedono tutte le altre riflesse in essa. Nello stesso modo, ogni oggetto nel mondo non è semplicemente se stesso ma contiene ogni altro oggetto, e in effetti è ogni altra cosa.

Nel V secolo d.C. Origene, teologo padre della Chiesa, riteneva che  l’anima non fosse stata creata da Dio ma fosse  parte stessa di Dio; ogni anima è pertanto il Divino stesso.

Nel XVI secolo Giordano Bruno considerava Dio unità dell’esistente e immanente nella materia.

Albert Einstein affermava:

“La vita e la morte confluiscono in uno e non c’è né evoluzione né destino,  soltanto essere”.

E inoltre:

Un essere umano è parte dell’intero che chiamiamo Universo, una parte limitata nel tempo e nello spazio. Ha esperienza di sé, dei suoi pensieri e sentimenti, come fosse separato dal resto, una sorta di illusione ottica della sua coscienza. Questa illusione è per noi come una prigione, che ci limita ai nostri desideri personali e all’affetto per poche persone che ci sono vicine. Il nostro compito deve essere liberarci da questa prigione, ampliando la nostra cerchia di compassione per includere ogni creatura vivente e l’intera natura nella sua bellezza”.

La scienza contemporanea si è impegnata a sperimentare l’Unità del tutto.

Il fisico Giuliana Conforto parla di un “Campo Elettrodebole”, ovvero un unico supercampo che comprende tutto l’esistente.

Ken Wilber e  Stanislav Grof, psicologi transpersonali, affermano con sicurezza che il dualismo “dentro-fuori” è illusorio e che pertanto la sensazione “io sono qui dentro/ il resto del mondo è  fuori”, ci tiene in una stato individualistico che distorce la nostra percezione della realtà.

Il fisico Alain Aspect, direttore francese del CNRS (Centre National de la Recherche Scientifique), nel 1982 ha effettuato esperimenti in tal senso: alcuni elettroni, particelle subatomiche, dislocati in luoghi lontani decine e decine di chilometri l’uno dall’altro, hanno dimostrato di comunicare istantaneamente, indipendentemente dalla distanza che li separava. A tal proposito, secondo David Bohm, fisico dell’Università di Londra, amico di Einstein, le particelle subatomiche riescono a comunicare a distanza poiché la loro separazione è illusoria, essendo esse, ad un livello più profondo e sottile di realtà, parti di una stessa unica entità.

Il fisico Vittorio Marchi ritiene che ogni essere umano sente se stesso come un iceberg che si percepisce come un blocco di ghiaccio isolato nell’oceano pur essendo, in realtà, parte del mare in cui è immerso. Ad una percezione più sottile ogni individuo, con la propria energia, il proprio corpo di materia, la propria identità è parte del mare dell’esistente, anche se la sua energia è ad uno stato vibrazionale più denso di quello della energia più sottile che lo permea e circonda. Non vedendo il Tutto in cui siamo immersi, ci immaginiamo diversi e divisi, mentre in realtà siamo tutti particelle dello stesso mare di energia e vibrazione. Possiamo accedere solo ad una parte dello spettro delle frequenze; così non percepiamo, ad es., i raggi ultravioletti, i raggi x. Nel nostro limitato “spettro” o “campo visivo” riusciamo a percepire altri individui-iceberg a noi affini ma non il campo unico della cui sostanza siamo fatti e a cui apparteniamo, poiché il nostro livello vibratorio è più basso.

Pertanto, essendo “tutto uno”, ogni parte del nostro corpo è in stretta connessione con le altre e ciascun individuo è anche l’altro: “fuori”  non c’è il nemico, né lo straniero, né, paradossalmente,  esiste realmente il dualismo maestro/allievo.

Possiamo facilmente osservare che nel Cosmo (etimologicamente “ordine”) ogni elemento risponde a norme di Ritmo, Simmetria, Reciprocità, Armonia. La Vita tutta una potente Unità all’interno della quale opera il Karma, ovvero la grande Legge di causa-effetto che origina dalla verità che “tutto è uno” e che nell’Uni-verso tutto si riverbera, risuona ed è connesso.

La consapevolezza di tale Unità dilata la nostra percezione a dimensioni prima impensabili, ignote all’individuo rinchiuso nella limitata convinzione della propria piccolezza e “inutilità”: macrocosmo e microcosmo si intrecciano in una sfera superiore di incredibilmente ampie Dignità e Responsabilità.

 

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Nota: Questo scritto viene pubblicato in occasione della congiunzione eliocentrica  fra Mercurio, il Luminare del 4° Raggio dell’Armonia e dell’intuizione e Giove, Signore del 2° Raggio, dell’Amore e Saggezza, che si verifica oggi nel segno di Scorpio, segno del Discepolo trionfante che supera le prove e le battaglie rivelando l’Armonia e l’unione universali.

 

 

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