L’ “Azione imperfetta” – parte 1°

1. L’Ideale e la prassi

stone balancing

 

A livello teorico molti, in quest’era di risveglio, avvertono più o meno chiaramente la necessità dell’Unità e di azioni di unità, di equilibri sempre più complessi e di omeostasi sempre più elevate; è ampio il movimento in tal senso. Tuttavia, quando si invita e si prova a passare all’azione, si avvertono anche fortemente le immaturità e le indisponibilità delle personalità dei singoli e dei gruppi, che oppongono comportamenti difensivi, egoici, timorosi, gregari, evasivi.

Certamente la collaborazione coordinata dei Gruppi spirituali dovrà essere fortemente radicata sul piano più sottile e causante per poter passare ad azioni comuni di più ampio raggio e di maggior efficacia concreta. Il canto corale di ciascun Gruppo si ispirerà quanto più possibile alla comune Matrice, alla quale si mirerà affinchè tale canto possa integrarsi in quello universale.

Per poter operare in Verità e Unità, i piccoli gruppi dovranno pertanto sentire e praticare l’integrazione in una più ampia coscienza, evitando separativismi, chiusure ed esclusivismi:

“Questo ci rende possibile distruggere qualsiasi annebbiamento possiamo aver costruito intorno al concetto di coscienza di gruppo. Dobbiamo capire che la coscienza di gruppo non è confinata al rapporto di un piccolo gruppo. L’individuo che ha raggiunto la coscienza di gruppo può essere oppure no un membro della specifica vita ed affari di una specifica unità di piccolo gruppo”.
(Lucille Cedercrans, Saggezza applicata II)

 

E’ certamente più facile proporre, teorizzare o invocare l’Unità che viverla; quando aspiranti e discepoli ne parlano è per lo più per “evocarla”, ben consapevoli che ne siamo lontani. Ma, come si sa, il pensiero ripetuto crea onde di risonanza che influenzano le masse critiche e gli esseri umani meno dormienti, e alla lunga si possono ottenere risultati. Basti pensare a quanto tempo e quante lotte sono stati necessari per alcune conquiste sociali “di unità” (libertà dalla schiavitù, parità tra uomo e donna, parità tra le razze, libertà religiosa, scuola per tutti, ecc.).

La civiltà procede lentamente, le idee evolutive nascono in gruppi ristretti più avanzati e poi si allargano con il crescere della coscienza; le “anime pronte” e i pionieri dell’Evoluzione procedono con coraggio, sperimentando per prove ed errori. Sanno che ogni cosa, come accade nell’arte dello ‘stonebalancing’, tende permanentemente a omeostasi ed assestamenti sempre superiori, pur se talvolta l’opera dell’uomo non è evidente né nei processi né nei risultati.Spesso sembra di non vedere alcun progresso ma se osserviamo i mutamenti sulla lunga distanza ci rediamo conto delle realizzazioni, ottenute con l’impegnoe il sacrificio dei pionieri, ai quali avanzamento, innovazione e ricerca di nuovi più elevati equilibri appaiono come l’unica via fruttuosa possibile, logica e ovvia.

Agli albori del Cristianesimo si affermava che “Il sangue dei martiri è seme”(Tertulliano, Apologeticus, 50); in ogni tempo la dedizione e il sacrificio degli innovatori, spesso all’apparenza fallimentari o infruttuosi, hanno segnato nella Realtà dei piani sottili la traccia, luminosa e generativa di Futuro, per coloro che sarebbero seguiti.

A proposito della necessità di concretizzare la Realtà intravista così si esprime Lucille Cedercrans, ispirata dal Maestro Rakoczi, conosciuto anche come Saint Germain:

“È soltanto attraverso la propria attività nello strumento fisico, con lo scopo mantenuto in mente, che egli può oggettivare ciò che è soggettivo. È necessario intraprendere l’azione indicata dal vostro scopo e dal vostro obiettivo all’interno dello strumento fisico per poterlo manifestare.
(L. Cedercrans, Saggezza applicata, I)
“È necessario che il discepolo (e questo si riferisce all’individuo come al gruppo) stabilisca il giusto rapporto orientato al servizio all’interno della struttura economica e sociale in cui si trova o è focalizzato.(L. Cedercrans, Saggezza applicata II)

 

2. Il fare è la soglia

puzzle-inchiostro-scomodo

 

L’ “azione imperfetta” (etimologicamente “non portata a compimento”) muove e comm-muove; richiama la buona volontà di chi la osserva; ispira al miglioramento, invita a superare i propri limiti, è generativa di eventi, solleva il mondo.

Nei Gruppi l’azione promuove nuova Cooperazione, ne smuove gli immobilismi radicati nel narcisismo o nel gregarismo e contribuisce a diradare annebbiamenti e illusioni di crescita con il richiamo alla concretezza della realtà che il fare richiede.

L’Evoluzione consiste nella concretizzazione sul piano fisico degli Archetipi divini, che l’uomo recepisce come Ideali; è questo il Compito dei “Nuovi Servitori del Mondo”, che agiscono nel segno dell’azione cooperativa:

” … Il Nuovo Gruppo di Servitori del Mondo [….]  annovera soltanto servitori di ogni nazione impegnati a scoprire gli uomini di buona volontà: E’ necessario trovarli ed insegnare loro la dottrina della non separatività, educarli ai principi della cooperazione ed alle caratteristiche del nuovo ordine sociale, destinato a produrre notevoli cambiamenti. Anno per anno dovrà crescere l’opera attiva, dovranno diffondersi gli insegnamenti della buona volontà universale, che si trasformi, da bel sentimento, in pratica applicazione in tutte le questioni della vita quotidiana, in ogni paese del mondo“.
(Alice A. Bailey, Psicologia esoterica II,  pagine 644÷661 edizione inglese)

 

L’eventuale “fallimento” sarà inteso come sperimentazione ed esercizio, come prova di coraggio e volontà, come una tappa di un Cammino sacro, comunque significativo, che non potrà, alla fine, che condurre alla Realizzazione.

L’individuo, che lo voglia o no, è generatore di eventi; la differenza tra eventi/azioni evolutive o involutive è nell’alveo della maggiore o minore coscienza nel quale essi hanno origine; poiché “la consapevolezza crea baratri” non solo – com’è esperienza di molti – nelle relazioni tra gli individui ma anche riguardo alla qualità degli eventi, agli stati d’animo con i quali essi vengono percepiti, alla loro efficacia e agli effetti prodotti.

Potremmo sintetizzare in tappe il percorso di un’“azione consapevolmente evolutiva”:

  • dare direzione e focalizzare chiaramente il fine;
  • agire comunque con fiducia e al massimo delle proprie capacità;
  • avvertire in profondità che “la meta è il percorso”;
  • dare totalmente se stessi attivando le proprie ‘qualità di luce’;
  • sentire costantemente il legame con il Gruppo;
  • considerare che “il fare è la soglia” che va varcata per non rimanere nello stato del teorizzare, sicuramente indispensabile all’inizio del percorso ma che alla lunga può essere avvertito nel profondo come uno sterile e narcisistico “parlarsi addosso”.

Come in ogni azione umana produttiva, l’azione efficace nella manifestazione richiede:

-programmazione;
– intesa con il Gruppo;
– Cooperazione:

“…l’attività di servizio programmata del discepolo è sua responsabilità, in cooperazione con i suoi fratelli di gruppo. Un Maestro può dare suggerimenti, o anche chiedere volontari per particolari incarichi, ma in ultima analisi è il discepolo stesso a dover scegliere la propria attività di servizio”.
(L. Cedercrans, Saggezza applicata, I)

Taggato , , . Aggiungi ai preferiti : permalink.

4 risposte a L’ “Azione imperfetta” – parte 1°

  1. Pingback:L’Azione imperfetta – parte terza – TPS Blog – Area italiana

  2. Pingback:L’Azione imperfetta – parte 2° | TPS Blog – Area italiana

  3. gabriela dice:

    scusate,si sono tagliate e sovrapposte le parole. le ultime righe dicono:creano la grande opera musicale.Cosi stanno cambiando le nostre società, a noi il compito di seminare, questi pensieri, prestando anche attenzione alle possibilità applicative.

  4. gabriela dice:

    E’ commovente per chi ha una certa età ricordare gli inizi della manifestazione degli ideali di unione, fratellanza. Ricordo che negli anni 70, il temine francofono “èquipe”, gettava aria di novità. Nel mondo del lavoro, dei servizi, nelle fabbriche più avanzate, prendeva sempre più spazio, questo stesso concetto.
    Questi nuovi concetti, che calavano nella praticità ordinaria di tutti i giorni, apriva nuovi modi di essere , di lavorare, addirittura sostenuti da leggi e regolamenti programmatori aziendali. Questa dimensione non era più appannaggio dei buddisti, con la loro ben chiara interdipendenza, ne solo dai cristiani più avanzati. La rivoluzione sociale, apriva le porte alle comuni, che portavano i giovani a sperimentare le vita comunitaria.In poco tempo, si sono imposti nella cultura generale i termini di web, rete, ecc
    Ora tecnologicamente la popolazione mondiale è appunto interconnessa. Stà imparando a lavorare in comunione, con tutte le fatiche ed i problemi menzionati nell articolo.
    Noi abbiamo ricevuto dall insegnamento dell armonica, una struttura capace di impostare un lavoro di gruppo convergente verso uno stesso scopo.Penso però alla necessità prima di qualsiasi connessione, di realizzare l’individuazione.Tutte le correnti di psicologia affermano che ” non può esserci una relazione se prima non abbiamo realizzato l’individuazione”
    L’analogia di una orchestra ci mostra come può essere possibile creare un concerto, solo quando ogni strumento è funzionante, capace, di suonare da solo. Solo successivamente impara a coordinarsi con tutti gli altri strumenti, leggendo lo stesso spartito ma differenziato in modo specifico. Questa analogia si presterebbe a molte considerazioni,offrendoci molti spunti.
    Questo accade e deve accadere in ogni singola reazione, dalla coppia all’amicale, alla genitoriale, fino ad arrivare ai gruppi.
    Ci è caro il concetto: ” l’unità nella differenza”
    L’arcobaleno non sarebbe ciò che è se non avesse tanti colori.
    Credo cosi che anche i gruppi debbano riconoscere la loro specificità, sapendola applicare. Usando le differenze, non per dimostrare il proprio primato,o supremazia, ma per poter meglio collocarsi con chiarezza ed ordine all’interno di quella meravigliosa tavolozza che è il lavoro del gruppo e tra i gruppi. Ognuno al proprio posto, come le note su un rigo musicale, riconoscente dell’esistenza di tutte le altre note, che con la loro, appunto “differenza” creano la grande oà, realizzare come le società stiano cambiando,sopratutto in termini di collapera musicale.

Lascia un commento