Educare alla consapevolezza

 

Consigliate di educare il pensiero e coltivare l’osservazione. Il cuore non può compiere la propria missione se anziché pensieri si albergano voli di mosche, se invece di osservare si vive come una talpa. In tale compagnia non si va certo lontano! Questo è proprio il tempo di approfondire le tendenze mentali, altrimenti le moltitudini umane non sapranno utilizzare i tesori ricevuti. […] Le scuole dovrebbero riservare lezioni all’educazione del pensiero, in cui sviluppare la capacità di osservare…”. (Collana Agni Yoga, Cuore, §22)

 

Questo è uno dei momenti migliori per parlare di Educazione della Nuova Cultura, in quanto Sole-Vulcano si trova nella 2^ qualità di Virgo, di secondo e sesto Raggio, e Virgo è uno dei segni più importanti dello zodiaco perché esprime lo scopo complessivo dell’evoluzione: proteggere, nutrire e infine rivelare la realtà spirituale nascosta, ossia quel processo di intensa esperienza che permette di scoprire e “riportare alla luce” il segreto della vita.

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L’Educazione comprende tutte le discipline, le arti, gli insegnamenti che da sempre si rivolgono allo sviluppo della coscienza umana e sarà la base della nuova Cultura per una nuova Civiltà purché in essa si attui un profondo cambiamento che permetta di progredire verso l’autogoverno consapevole e la disposizione alla vita  di gruppo.

‘Pensiero’ viene dal latino ‘pensare’ : pesare con cura, ponderare, giudicare, valutare con attenzione”.

Il pensiero  non è solo la conoscenza di qualcosa, ma implica anche  il giudizio  e il suo inserimento in uno schema mentale organizzato, che diventa un modello di interpretazione della realtà.

Educare al pensiero significa insegnare a mettere ordine nelle situazioni della realtà e nelle idee, che devono essere chiare e precise.

 Educ.Nell’età evolutiva le conoscenze si formano in modo graduale:  prima sono esperienze concrete, poi diventano semi-concrete come le immagini figurate, poi diventano immagini mentali e solo alla fine idee astratte.

Per capire che cosa è un albero un bambino piccolo lo deve toccare, vedere; in una fase successiva lo può comprendere tramite una figura disegnata;  poi sarà capace di rappresentarsi l’immagine mentale dell’albero e solo alla fine alla parola albero corrisponderà l’idea e il concetto senza più bisogno di immagini.

Queste conoscenze in ogni fase vengono ordinate tra di loro e costituiscono un insieme organico. Per mettere in ordine le idee, il bambino si serve di una capacità operativa, cioè della capacità di fare delle operazioni mentali con i contenuti che ha appreso: comincerà a confrontare due cose per capire se sono  diverse o uguali nella forma e nel colore.

Tutto questo lavoro di collegamento alla fine formerà una struttura operativa mentale, cioè una organizzazione di idee,  dotata di schemi e di metodi di elaborazione, ordinata in modo chiaro e preciso e il soggetto che l’ha raggiunta sarà quindi capace di organizzare e di dare ordine anche agli elementi nuovi od esterni della realtà.

Quindi far capire una cosa a un bambino non significa spiegargliela e aspettare che la sappia ripetere, ma significa attivare il meccanismo delle operazioni mentali con le sue fasi e i suoi passaggi che, come dice Piaget, sono quelli già iscritti naturalmente nella psiche.

Usando questo sistema alla fine il bambino non avrà imparato solo una parola o un concetto, ma avrà acquisito un metodo, un modo di  comprendere.

Educare al pensiero significa aiutare il bambino ad acquisire un modo di pensare autonomo, libero e responsabile.

Obiettivo dell’educazione dovrebbe essere quello di sviluppare una continuità di consapevolezza interiore  e richiamare sul piano fisico gli aspetti e gli attributi dell’anima, per mezzo del suo triplice meccanismo.

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 Si deve iniziare a far sì che la vita di ogni individuo sia governata da un proposito spirituale   cosciente che lo orienti verso la volontà di bene, la volontà di bellezza e la volontà di servire.

In secondo luogo si deve stimolare l’amore sviluppando l’auto-coscienza in modo che l’individuo riconosca che la propria anima fa parte di un insieme maggiore e quindi si unisca agli interessi, attività e obiettivi del gruppo, divenendone cosciente.

Il maestro Tibetano afferma che lo scopo principale dell’educare deve essere sempre l’amore: amore di sé (auto-coscienza), amore per chi ci circonda (coscienza di gruppo) ed infine amore per il Tutto (coscienza divina).

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Quando la mente è usata in modo corretto l’intelligenza e la natura creativa dell’uomo si sviluppano mostrando tutto quel mondo di simboli che riempiono le nostre vite di interesse, di concetti, di idee, di bellezza, tramite la parola scritta o pronunciata e le arti creative.

 

Ogni vera educazione ha per scopo la giusta direzione di questa tendenza già sviluppata.

Sue mete e suoi obiettivi sono la natura delle idee e il modo di intuirle giungendo così al mondo degli attributi, che sono quattro e il primo, di cui l’educazione dovrebbe occuparsi, è quello dell’armonia raggiunta tramite conflitto, che conduce alla capacità di creare e alla consapevolezza dell’armonia e della bellezza.

Si tratta di quella spinta istintiva, di quell’insoddisfazione che sprona l’individuo a cercare, a progredire e ad evolversi, per cui l’educatore deve prendere in considerazione quell’inquietudine  per poterla interpretare insieme ai suoi allievi e far sì che essi comprendano se stessi e lavorino con maggiore intelligenza.

C’è poi l’attributo della conoscenza concreta che permette all’uomo di dar vita alle proprie idee e contribuire al benessere del tutto.

La nuova educazione dovrebbe prodigarsi per condurre il bambino a osservare e a discriminare senza errori per prendere decisioni consapevoli e sagge in modo da dominare la propria natura inferiore e comprendere lo scopo che si nasconde nel mistero della vita.

Gli educatori, inoltre, dovrebbero analizzare con attenzione l’idealismo innato di ogni bambino, la sua devozione, a un personaggio, a un oggetto o a un ideale, che nasce proprio da quell’inquietudine unita alla capacità valutativa che lo porterà, se ben indirizzato, alla scelta dell’ideale più alto possibile per l’uomo, cioè lo scopo ultimo dell’anima.

Allora e solo allora nell’educare si sposterà l’attenzione da ciò che non è importante a ciò che invece lo è.

Anche l’ordine, in fondo, è una capacità innata nel bambino che segue naturalmente rituali scanditi dal proprio orologio interiore e si potrebbe incanalare nel modo giusto, con un ritmo stabile e ordinato lavorando con questo istinto per farlo diventare più creativamente costruttivo.

Quindi la nuova educazione non dovrà occuparsi più degli aspetti più bassi della mente e delle indagini del mondo fisico, ma di quel patrimonio istintuale e segreto che si trova in ogni essere umano.

Si dovrebbe lavorare  con energie in un mondo d’energia perché esse sono  qualificate da attributi distintivi che differenziano un individuo da un altro, una forma dalle miriadi di forme che compongono la forma di Dio (Bhagavad Gita, XI), essendo consapevoli che ogni bimbo è la rappresentazione microcosmica del Macrocosmo.

L’educatore dovrà capovolgere la situazione attuale e stimolare l’intelligenza del bambino.

Quando  domanda il perché delle cose, bisognerebbe lasciare a lui la responsabilità della risposta  pur aiutandolo a trovare la soluzione nella sua mente.

 La sua intelligenza esplorativa dovrebbe essere sempre pilotata dall’insegnante a cercare nell’interno, anziché porre domande all’esterno in attesa di risposte precostituite da imparare a memoria.

 Albert Einstein nella prima delle sue otto lezioni di vita dice:

Segui la tua intuizione:

“La mente intuitiva è un dono sacro. La mente razionale è un fedele servo.

Noi abbiamo creato una società che onora il servo e ha dimenticato il dono.”

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