Sintesi

Glossario – Sintesi

 

Etimo secondo TPS

 

Dal latino tardo synthesis, traslato dal greco synthesis, composizione, derivato dal verbo suntithemi , mettere insieme, composto dalla preposizione syn, con, insieme, e da tithemi,  porre,  dalla radice indoeuropea *DHA-. È la stessa radice della parola “teca”, “tema” (argomento che si pone). In latino alla radice *DHA-/*DHE- si rifanno molti vocaboli: facio, “fare”, ma più anticamente “porre”. In Italiano sono moltissimi i vocaboli con questa radice: basti pensare ai composti di “fare”. Inglese to do.

Rendich, concordando su “dhā” quale radice di riferimento, vi individua le componenti [hā ] “far sorgere”, [d] “la luce”: accendere il fuoco”, “porre sul terreno il fuoco sacro”, “mettere”, “stabilire”: il sanscrito dhāman è la posizione del fuoco sacro, la legge; il greco themis è il costume, la legge; il latino fas è la legge divina (F. Rendich, DEC, p. 183).

 

Sintesi indica l’essenza ignea della comunione

 

Nel Lambdoma Generatore la definizione è: La Sintesi è il trionfo dell’Uno (6.6)


Treccani

 

sìnteṡi s. f. [dal lat. tardo synthĕsis, gr. σύνϑεσις «composizione», der. di συντίϑημι «mettere insieme» (comp. di σύν «con, insieme» e τίϑημι «porre»)]. – In generale, composizione, combinazione di parti o elementi che ha per scopo o per risultato di formare un tutto (in contrapp. ad analisi). Con accezioni proprie nella varie discipline e tecniche:

1. Nel linguaggio filos., ogni procedimento o atto conoscitivo, che, partendo da elementi semplici e parziali, giunge a una rappresentazione o a una conoscenza complessa e unitaria. In partic.:

1.a. In Aristotele, l’attività dell’intelletto che unisce i pensieri nella proposizione, congiungendo un soggetto a un predicato mediante la copula.

1.b. In Kant, ogni forma di unificazione del molteplice operata dalla coscienza (come, per es., quella dell’intelletto che unisce mediante le categorie la molteplicità dei dati spazio-temporali): s. empirica, intellettuale.

1.c. Nel pensiero idealistico post-kantiano, il momento conclusivo del processo dialettico, in cui si risolve la contraddizione della tesi e della antitesi in una superiore unità.

1.d. Nel neoidealismo italiano (Croce, Gentile), l’attività propria dello spirito con cui esso ordina, organizza, crea il proprio mondo.

2. Nel linguaggio com., l’operazione intellettuale con cui di una materia, di un’argomentazione, di un insieme logico o anche di un complesso di fatti si raccolgono i concetti o gli elementi essenziali; quindi, genericam., compendio, esposizione riassuntiva, e sim.: fare, dare la s. di un sistema, di una teoria scientifica, del pensiero di un filosofo; dire, esporre, esprimere in s.; in s., le cose stanno così. In usi fig., riunione di elementi concreti o astratti in un unico complesso; somma di elementi essenziali: quella potente s. pittorica che è il «Giudizio universale» di Michelangelo; la patria era allora la s. di tutti i più nobili ideali; con riferimento a persona, in espressioni più o meno iperboliche: considerava sua madre la s. di tutte le virtù, suo padre invece la s. di tutti i vizî.

3. In chimica, procedimento di formazione di un composto dagli elementi componenti (s. dagli elementi) o da composti più semplici; in chimica inorganica generalm. il termine è usato per le sintesi dagli elementi, mentre negli altri casi si usano i termini preparazione o, nell’industria, produzione, fabbricazione; in chimica organica la sintesi si realizza generalm. da altri composti, che possono essere relativamente semplici (s. totale, che in genere richiede molti passaggi) o con caratteristiche strutturali vicine a quelle della sostanza desiderata (s. parziale). Si possono sintetizzare sia composti già esistenti in natura, sia composti nuovi. Alcune sintesi si possono effettuare con l’intervento di enzimi (s. enzimatiche) in vitro, analogam. alle s. enzimatiche che avvengono in vivo (biosintesi); anche per scopi industriali si usano talora enzimi di origine animale, vegetale o microbica, oppure colture microbiche (s. microbiologiche); sintesi particolari possono venire realizzate con tecniche di ingegneria genetica.

4. In geologia, processo di rifusione, assimilazione e mescolamento di rocce varie che danno origine a un nuovo magma.

5. In fisica e nella tecnica, s. armonica, costruzione di una grandezza periodica non sinusoidale attraverso la sovrapposizione di più grandezze sinusoidali (v. armonico, n. 4): per es., in elettronica, s. di un segnale, la generazione di un segnale mediante la combinazione di opportune componenti armoniche; s. di frequenza, la generazione di segnali sinusoidali di frequenza variabile e di elevata stabilità e definizione, realizzata dai sintetizzatori (v.) e impiegata nei moderni sintonizzatori (detti appunto a s. di frequenza) radio e video per la ricerca e l’aggancio delle stazioni emittenti. S. di apertura, in radioastronomia, tecnica basata sull’elaborazione computerizzata dei segnali di due antenne, mobili su una vasta area, con la quale si può ricostruire un’informazione equivalente a quella data da un’antenna di apertura pari all’area spazzata (v. radiotelescopio). Nella tecnica, fase del progetto degli elementi di un sistema volta ad assicurare all’insieme le prefissate caratteristiche: si parla così di s. di una rete elettrica, di s. di un sistema di controllo, ecc. Si parla poi di s. parziale quando alcuni degli elementi sono prefissati e gli altri debbono essere determinati di conseguenza, e, invece, di s. totale allorché l’intero sistema deve essere studiato e sviluppato nelle sue varie parti simultaneamente come un tutto unico. S. d’immagine, nella trasmissione delle immagini, procedimento di ricomposizione dell’immagine trasmessa, effettuato nel luogo di ricezione e consistente nella successiva e ordinata riproduzione degli elementi in cui l’immagine stessa era stata scomposta dagli organi di analisi del complesso trasmittente. Nella teoria della percezione e nella tecnica della riproduzione (fotografica, tipografica) dei colori, s. additiva e s. sottrattiva, l’effetto della combinazione rispettivam. per somma o per sottrazione di luci colorate: in partic., la sintesi additiva di luci dei tre colori primarî additivi (il rosso, il verde e il blu) con diverse intensità dà luogo a quasi tutti i colori percepibili (tale effetto è sfruttato, per es., nella televisione a colori), analogamente alla sottrazione combinata dalla luce bianca di componenti cromatiche tramite strati filtranti di diversa densità dei tre colori primarî sottrattivi (il giallo, il magenta e il ciano), come avviene nella fotografia e nella stampa tipografica a colori.

6. In matematica, nella risoluzione di un problema, spec. se di carattere geometrico (per es., una costruzione), si usava distinguere fra analisi, in cui si esaminano le proprietà e le reciproche relazioni degli enti dati e di quelli da determinare (supponendo il problema già risolto, cioè senza distinguere fra gli uni e gli altri), e sintesi, in cui si riordinano le proprietà trovate per ottenere la soluzione del problema.

7. In chirurgia, la riunione di due lembi, parti o segmenti di tessuto o di organo, separati, sezionati o dislocati o, nel caso delle ossa, fratturati: le parti riunite sono per lo più fissate mediante sutura (con catgut, seta, ecc.), o, trattandosi di ossa, mediante avvitamento o altri provvedimenti.

8. In farmacologia e tossicologia, reazione di s., particolare fase dei processi di metabolizzazione mediante la quale negli organismi si giunge all’inattivazione e alla escrezione di sostanze estranee in essi introdotte.

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Analisi e sintesi

Il concetto di analisi, metodo filosofico della conoscenza, nella filosofia europea, da Cartesio in poi, è spesso (ma non necessariamente) collegato a quello di sintesi. Laddove i due concetti siano posti in relazione fra loro, essi designano due momenti complementari e contrapposti della riflessione.

Aristotele

I due termini si ravvisano in realtà già nella filosofia aristotelica, con un significato diverso: l’analisi in questo caso consisteva nello scomporre il ragionamento nei sillogismi, questi nelle varie figure e queste nelle proposizioni; la sintesi era il rapporto che univa il soggetto al predicato nella proposizione e l’atto stesso del pensiero che operava sinteticamente.

Cartesio

Per Cartesio l’analisi e la sintesi effettuano una operazione di scomposizione e composizione che riguarda la conoscenza: l’analisi permette di identificare gli effetti dipendenti dalle loro cause, mentre la sintesi procede ripercorrendo e restaurando i rapporti identificati dall’analisi: in termini più generali l’analisi consiste nel dividere il problema conoscitivo nelle sue parti componenti più semplici, con l’avvertenza di non procedere troppo con la scomposizione per non perdere il senso complessivo del problema (il che accadrebbe se lo si frantumasse in parti troppo piccole); la sintesi consiste nel rimettere assieme le parti analizzate identificando in questo modo la giusta struttura e composizione del problema da risolvere. In Cartesio l’analisi procede con fini euristici mentre alla sintesi è affidata l’esposizione.

Logica di Port-Royal

Nel 1662 con il titolo di La Logique ou l’art de penser, contenant outres les règles communes, plusieurs observations nouvelles, propres à former le jugement. Antoine Arnauld e Pierre Nicole, due fra i principali esponenti del giansenismo, pubblicarono un trattato di logica che si caratterizzava, per l’inserimento, oltre ai consueti capitoli dedicati al concetto, al giudizio e al ragionamento, di un quarto capitolo, dedicato al metodo, rifacentesi al pensiero di Cartesio e all’opera L’arte della persuasione di Blaise Pascal.

La logica di Port-Royal si caratterizza, contro ogni nominalismo, per un orientamento funzionalista: tema principale infatti non sono i nomi o i segni, ma le modalità con cui la mente opera i collegamenti fra i vari nomi. In questo senso va inteso il riferimento all’arte di pensare: la logica infatti non è qui intesa dal punto di vista formale, come costruzione pura di ragionamenti deduttivi, ma come un metodo per condurre la mente alla conoscenza di idee chiare e distinte, quindi alla scoperta e all’invenzione: questo sarà reso possibile identificando il metodo sintetico come un procedimento dimostrativo tipico del metodo assiomatico.

Kant

Nel 1764 nell’opera Indagine sulla distinzione dei principi della teologia naturale e della morale Kant interpretò analisi e sintesi come un metodo utilizzato per operare su i concetti: in particolare il metodo sintetico viene usato nelle matematiche producendo concetti tramite definizioni che accorpano in modo arbitrario concetti più semplici, mentre il metodo analitico, usato in filosofia, cerca confusamente, tramite la divisione, di cogliere le caratteristiche principali di un concetto già posseduto.

Nei Prolegomeni il metodo analitico inizia da un dato e lo analizza per scoprire le basi della sua possibilità, il metodo sintetico mette assieme, procedendo in maniera opposta, i principi del dato per verificarne la possibilità.

Sarebbe errato riportare questa divisione tra i due metodi complementari alla distinzione kantiana tra giudizi analitici e sintetici poiché ad esempio il metodo analitico può servirsi di giudizi sintetici e viceversa.

Kant usa il termine sintetico anche a proposito dell’attività unificatrice, raggruppante, dell’intelletto e della ragione e se ne serve anche per indicare come sintetico il prodotto di quella attività: così, per esempio, definisce l’esperienza come «la sintesi secondo concetti dell’oggetto dei fenomeni in generale»: le categorie, gli a priori, dell’intelletto, infatti unificano il contenuto dei dati fenomenici stabilendo tra loro dei rapporti come ad esempio quello di causa-effetto.

Idealismo e spiritualismo

Il concetto di sintesi fu molto utilizzato dalle correnti idealistiche e spiritualistiche che se ne servirono per indicare un’attività unificatrice razionale o spirituale.

Sul valore conoscitivo dell’analisi, come metodo capace di identificare gli elementi che costituiscono l’oggetto sottoposto all’analisi, gli idealisti si divisero: per Schelling ciò che conta è l’apprensione immediata dell’oggetto tramite l’intuizione, mentre per Hegel l’analisi è una tappa fondamentale del percorso dialettico razionale che coglierà nella sintesi l’oggetto nella sua unità e totalità, conservando la complessità evidenziata dall’analisi.

Pensiero contemporaneo

Il concetto di analisi nel panorama culturale odierno è mantenuto in nuove scuole filosofiche ed esperienze culturali come la psicoanalisi che applica il metodo analitico a fenomeni psichici complessi riportandoli a principi fondamentali più semplici. Di Martin Heidegger è la denominazione di analitica esistenziale rivolta a scoprire le strutture essenziali della condizione umana nel mondo. L’analisi intenzionale di Husserl esamina i contenuti della coscienza per individuare i procedimenti con cui essa si organizza.

La filosofia analitica è un indirizzo filosofico del XX secolo diffuso in Europa e nel mondo anglosassone che vuole dare alla filosofia dignità scientifica analizzando un settore specifico dell’esperienza o una descrizione particolare della realtà, evidenziandone gli elementi costitutivi e facendo vedere come essi rimandino ad elementi primitivi più semplici o almeno meno problematici.

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