Fuoco

Glossario – Fuoco

 

Etimo secondo TPS

 

 Dal latino focus, focolare, fuoco, dalla radice indoeuropea *BHAS-, che esprime l’idea di luce, di splendore. Hanno lo stesso etimo il sanscrito bhās, splendere, raggio di luce; il greco phàos, luce; l’italiano face. Alla consonante b, che apparve in epoca tarda per sostituire la consonante v venne all’origine attribuito il significato di “energia”, “energia luminosa”, “energia vitale”, concetti sintetizzati nel termine greco bios (DEC, p. 257). Il focolare presso i Romani, circondato dagli altari degli dei familiari, era il luogo sacro della casa. Per denotare il fuoco che brucia i Latini usavano il termine ignis, sanscrito agni, fuoco. Agni è il Dio del fuoco, che in origine impersonava il bagliore del lampo, è la folgore sprigionata tra le nubi. Per F. Rendich, agni deriva dalla radice indoeuropea *AG- che esprime l’idea del moto tortuoso a zig-zag, con riferimento al lampo che guizza tra le nuvole (Op. cit. pp. 61-62). Anche il termine latino angelus, angelo, è derivato dalla stessa radice: il moto della Fiamma. In italiano si conserva ad es. nel termine “agire”, che esprime pertanto un potente impulso igneo. Russo agon’, fuoco.

 

 Fuoco è l’energia della Vita

 

Nel Lambdoma Generatore la definizione è: Il Fuoco è la Vita che genera e moltiplica se stessa (3.1)


Treccani

 

Filosofia

Sulla linea speculativa della scuola ionica, ricercante l’unico principio materiale delle cose, il pitagorico Ippaso di Metaponto (5° sec. a.C.) pose il f. come primo principio di tutte le cose, mentre Eraclito di Efeso lo assunse come simbolo materiale dell’universale contrasto di tutte le cose, della discorde armonia che è la legge suprema della realtà. Un altro pitagorico, Filolao di Crotone, propose un ardito sistema cosmico, ponendo al centro dell’universo non la Terra ma il f. centrale, la divinità Hestia, focolare o altare del mondo, trono di Zeus che plasma e ordina la materia e ne fa il mondo. Mentre i predetti pitagorici avevano posto il f. come unico principio del cosmo, Empedocle di Agrigento l’assunse come una delle quattro ‘radici’ di tutto (terra, acqua, aria, f.), che rimasero per molti secoli i tipici elementi delle cose; e Democrito di Abdera, fra gli infiniti elementi originari delle cose, da lui detti atomi, ammise quelli di f., piccoli e di forma sferica, che, per il loro moto rapidissimo, darebbero luogo al calore. A quest’ultima teoria si richiamò poi Galileo, quando diede ai corpuscoli responsabili dei fenomeni termici il nome di ‘ignicoli’. Gli stoici, riprendendo taluni aspetti della tradizione eraclitea, videro l’eterna legge del divenire tipicamente espressa dall’elemento che per eccellenza trasforma e si trasforma, il f., e identificarono con esso la divina religione cosmica: tutte le cose derivano dal f. e nel f. ritornano quando, compiuto il ciclo del loro sviluppo al termine di ogni anno cosmico, la ‘conflagrazione’ (ἐκπύρωσις) universale riassorbe nel f. originario tutto ciò che da esso si è generato e che da esso dovrà nuovamente generarsi (legge dell’eterno ritorno).

Religione

L’importanza che il f. ha per la vita umana e in particolare quella che ha avuto nelle civiltà arcaiche e antiche spiega anche il posto che esso occupa in quasi tutte le religioni del mondo, sia nella mitologia sia nel culto. Tra gli innumerevoli miti dell’origine del f., spicca quello del furto, il cui esempio classico è il mito di Prometeo, che si ritrova in varie forme presso popoli primitivi di tutti i continenti. I temi del furto, della ricerca o dell’invenzione sempre più o meno fortunosa del f. accennano a una sostanziale problematica del padroneggiamento di esso da parte dell’uomo e a una perenne enigmaticità del suo prodursi e manifestarsi, che ne provocano l’immediata collocazione nella sfera del sacro. La presenza del f. quale realtà divina si articola in una vastissima gamma di funzioni: il f. sacrificale trasmette alle divinità le offerte degli uomini; ma ha una parte importante anche nei riti di purificazione, nei riti funerari (cremazione), e in riti cosiddetti di passaggio, in cui, per instaurare un rinnovamento delle condizioni (per es., nelle feste di capodanno o dopo un caso di morte), si spengono i f. e se ne accendono di nuovi; in questi casi, come pure in altri complessi rituali, l’accensione del f. avviene mediante i procedimenti arcaici della frizione o percussione.

In alcune religioni esistono divinità particolarmente connesse con il fuoco. In Agni, nella religione vedica, prevale l’aspetto del f. sacrificale; Efesto, nella religione greca, impersona vari aspetti del f. tra cui anche il suo uso nel lavoro dei fabbri e vasai. Anche al focolare della casa o della comunità si connettono preoccupazioni religiose (per es., culto di Vesta). Adoratori del f. erano ritenuti nell’antichità i Persiani per la singolare importanza che il f. aveva nei loro culti

Nella Bibbia, oltre che termine di paragone (della collera umana e divina, delle sofferenze ecc.), il f. è preso come simbolo, soprattutto della maestà o presenza di Dio (il roveto ardente, Esodo 3, 1-5; la colonna di f. nel deserto, Esodo 13, 21-22; nel Nuovo Testamento, le lingue di f. della Pentecoste, Atti 2, 3) o della compiacenza e accettazione del sacrificio. Il f. bruciava continuamente sul grande ‘altare del f.’ nel cortile esteriore del tempio di Gerusalemme. D’altra parte il f. è purificatore e distruttore, perciò esso monda (purgatorio) e punisce (inferno).

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Il fuoco è l’effetto di una combustione in cui si ha la manifestazione di un bagliore brillante (detto “fiamma”) in concomitanza con il rilascio di una grande quantità di calore e di gas come conseguenza della combustione, che consiste in una reazione di ossidazione esotermica irreversibile, durante la quale un combustibile si converte in prodotti gassosi (in genere anidride carbonica e monossido di carbonio).

Quando il fuoco si propaga in maniera incontrollata provocando danno a cose o persone si parla di “incendio”.

Etimologia

Il termine “fuoco” deriva dal termine latino focus che indicava in origine il focolare e a mano a mano sostituì, specie nell’ambito popolare, il termine ignis che possedeva il vero significato di fuoco. Secondo le ricostruzioni linguistiche sembra sia collegato al verbo latino foveo e al greco φῶς, phṑs, ossia «luce».

Storia

Il sito archeologico di Zhoukoudian dove sono stati ritrovati resti di cenere prodotti dall’opera dell’Homo erectus.

 

Controllare il fuoco allo scopo di produrre luce e calore è stata una delle prime grandi conoscenze apprese dal genere umano, e molto probabilmente quella più utile nella lotta per la sopravvivenza intrapresa dai primi ominidi. L’abilità nel controllare il fuoco è una delle principali caratteristiche che distinguono l’uomo dagli altri animali. La capacità del fuoco di generare luce e calore ha reso possibili migrazioni verso climi più freddi e ha dato agli uomini la possibilità di cuocere il cibo. I segnali prodotti con il fuoco – così come quelli ottenuti con il relativo fumo – costituirono un primitivo utilizzo del fuoco come mezzo di comunicazione. L’utilizzo del fuoco per la cottura dell’argilla nei tempi antichi ha portato all’invenzione della Ceramica: in alcuni siti archeologici della Repubblica Ceca sono stati trovati reperti in argilla cotta risalenti a circa 26.000 anni fa. Il fuoco inoltre ha reso possibile lo sviluppo della metallurgia.

Il controllo del fuoco prevede tre tappe: conservazione del fuoco, trasporto del fuoco, produzione del fuoco. Si suppone che il passaggio da una tappa all’altra abbia richiesto alcune decine di migliaia di anni. L’esperienza diretta nella conservazione, trasporto e produzione del fuoco suggerisce che questi importanti momenti nella storia dell’umanità siano avvenuti grazie all’intuizione, e non alla casualità.

Non si conosce con esattezza il periodo in cui l’uomo abbia iniziato a controllare il fuoco. Una testimonianza certa si trova in una caverna a Zhoukoudian (in Cina) dove sono presenti resti di combustione da parte di Homo erectus risalenti a circa 400.000 anni fa. Allo stesso periodo risalgono altre testimonianze di uso del fuoco in un sito archeologico in Torralba (Spagna).

Fin dai tempi dell’introduzione dell’agricoltura basata su grano, nel Neolitico, gli uomini di tutto il mondo hanno usato il fuoco come uno strumento fondamentale nell’amministrazione del territorio. Ad esempio le immense praterie nel Nord America sono il risultato delle pratiche degli indiani d’America di appiccare il fuoco alle foreste allo scopo di favorire il pascolo dei bisonti. In maniera analoga gli aborigeni dell’Australia fino all’Ottocento svolgevano pratiche di deforestazione allo scopo di favorire la caccia di selvaggina.

Elementi essenziali

Il triangolo del fuoco

 

Sebbene la reazione di combustione da cui ha origine il fuoco sia “autoalimentata” (cioè utilizza il calore svolto dalla reazione stessa per procedere) perché tale reazione abbia inizio è necessario una fonte di innesco, che può essere costituito ad esempio da un fiammifero o accendino. Una volta che la reazione di combustione ha inizio, l’azione dell’innesco non è più necessaria in quanto il combustibile bruciando fornisce l’energia necessaria al proseguimento della reazione, che continua finché tutto il combustibile non è stato consumato. L’innesco, assieme al combustibile e al comburente (in genere ossigeno) costituiscono il cosiddetto “triangolo del fuoco” e sono gli elementi necessari perché una reazione di combustione abbia luogo.

Effetti associati al fuoco

Gli elementi caratteristici del fuoco sono le fiamme, il rilascio di calore e dei gas prodotti dalla combustione. A tali effetti possono aggiungersi altri effetti secondari, che si realizzano solo in presenza di determinate condizioni.

Uno di tali effetti è il fumo, che ha luogo quando parte dei prodotti della combustione formano delle particelle solide finissime che vengono trascinate dai gas prodotti dalla combustione.

Inoltre se la reazione di combustione avviene in maniera improvvisa può avere luogo un’esplosione: in tal caso oltre alle fiamme e al rilascio di calore si hanno improvvise e pericolose variazioni di pressione che costituiscono la cosiddetta “onda d’urto”, che si propaga nell’aria ad elevata velocità.

Ruolo in ecologia

Il fuoco svolge in ecologia un ruolo importante negli ecosistemi in cui si ha scarsità di piogge e in cui la vegetazione sia costituita da arbusti o erbe, in quanto riesce a decomporre in maniera rapida i vegetali, rifornendo il terreno di sostanze nutritive che non sono altrimenti disponibili in assenza di acqua.

In seguito ad un incendio, le piante mostrano una risposta differente: alcune di esse, chiamate pirofite hanno ritmi di moltiplicazione e riproduzione più veloci in concomitanza degli incendi; a tale scopo le pirofite sono andate incontro nel corso della loro evoluzione ad una serie di adattamenti, tra cui ad esempio lo sviluppo di una spesso strato di sughero come protezione dalle fiamme; altre specie, chiamate antrofite prediligono le aree incendiate per la loro crescita.

Applicazioni

Le applicazioni del fuoco sono numerose. Oltre al suo uso come fonte di energia, il fuoco è usato per svariati scopi, ad esempio per la cottura di cibi in cucina, come fonte di riscaldamento, come fonte luminosa, per lavorare alcuni materiali (ad esempio cottura della ceramica e fusione dei metalli), come arma bellica (armi incendiarie), in spettacoli di intrattenimento di vario genere (giocoleria col fuoco, spettacoli di mangiafuoco, fuochi d’artificio), come tecnica di deforestazione, per inviare segnalazioni e nelle operazioni di cremazione dei defunti.

Il fuoco nella cultura

«Il fuoco attrae l’uomo che vi si identifica.»  (Elias Canetti)

L’importanza che il fuoco rivestiva nella vita delle civiltà antiche e di quelle più arcaiche pare la spiegazione più ragionevole per l’enorme diffusione di miti che ne riguardano l’origine. Le problematiche dovute alla sua conservazione, la sua capacità di prodursi spontaneamente e l’apparente vita propria di cui è dotato possono altresì dare ragione della sua collocazione nell’ambito del sacro e dei conseguenti fenomeni di culto del fuoco. Il fuoco è un elemento chiave in molti riti di passaggio, celebrazioni o feste che marcano il momento di passaggio dell’individuo, della comunità umana o del mondo da una condizione all’altra.

Mitologia

Secondo i miti più antichi, il fuoco ha origine divina, non umana. Per questo gli uomini hanno dovuto in qualche modo “rubare” il fuoco agli déi. Vengono riportate numerose varianti del furto del fuoco, in culture molto distanti e diverse fra loro. Questo furto viene di solito perpetrato ai danni degli dei da un essere divino o semidivino, talvolta anche con intenti malefici come nel caso di Azazel nel Libro di Enoch. Altri famosi miti riguardanti il furto del fuoco, per citare i più noti, riguardano Prometeo nella mitologia greca, Mātariśvan nel Ṛgveda.

Sacralità e riti

Il fuoco è un elemento chiave in moltissimi riti e funzioni cultuali, nelle più diverse regioni del mondo. Basti pensare ai riti funerari, diffusi in molte parti del globo, in cui vige l’usanza di cremare i morti, o ai riti del Sacrificio, dove si bruciano le offerte confidando nella capacità del fuoco di divenire elemento mediatore nella comunicazione tra l’uomo e il divino. In molte culture il fuoco riveste anche una funzione importante in molti riti di passaggio e di purificazione.

Culto e religioni

In alcune religioni esistono specifiche divinità strettamente collegate al culto del fuoco.

Incensiere dedicato al dio del fuoco Quetzalpapalotl (200-700 a.D., Teotihuacán, Messico)

Lampada a olio utilizzata durante una cerimonia induista

Candele votive in una chiesa cattolica nelle Bermuda

Usanze popolari

Feste del fuoco in Europa

Sono numerose le feste del fuoco in Europa: fuochi di quaresima, fuochi pasquali, fuochi di Beltane, fuochi di mezza estate o di San Giovanni, fuochi di Sant’Antonio abate, nei pressi di Napoli, fuochi della vigilia di Ognissanti, fuochi del solstizio d’inverno. Esse rappresentano spesso un richiamo ai movimenti del sole in quanto coincidono con i due punti di mutamento del suo corso attraverso il cielo, quando esso raggiunge rispettivamente la sua più alta e la sua più bassa elevazione meridiana in occasione del solstizio di estate e di inverno. Tali feste hanno anche però una valenza purificatoria.

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Wikipedia2 – Fuoco (elemento)

 

Il fuoco è un elemento che ha assunto spesso un’importanza simbolica per numerose religioni e tradizioni culturali, oltre ad essere stato fondamentale per lo sviluppo della civiltà. Ha dato origine a varie forme di pensiero nel corso della storia.

Simbolo alchemico del fuoco

Proprietà alchemiche

Il fuoco è il primo dei quattro elementi fondamentali secondo le cosmogonie occidentali e le tradizioni sapienziali dell’antichità. Era comunemente ritenuto sinonimo di energia, grinta e passione, oltre a possedere le seguenti proprietà:

  • l’attributo del secco e del caldo, che lo contrappongono all’acqua umida e fredda;
  • il punto cardinale Sud;
  • il genere maschile.

 

L’etere primordiale del calore è assimilabile ad cerchio con un punto centrale.

In alchimia il fuoco è associato al numero 1, in quanto simbolo dell’Unità da cui hanno avuto origine gli altri tre elementi per successive condensazioni: esprime perciò attività, creatività, ed espansività, incarnando il polo positivo (+). Identificabile con tutto ciò che arde e riscalda, anche metaforicamente, il fuoco consentiva secondo gli alchimisti di dare luogo allo zolfo dei filosofi se abbinato all’aria, oppure al sale se abbinato alla terra.

L’essere elementale invocato nelle trasmutazioni alchemiche del fuoco è la Salamandra, che opera nel corrispettivo etereo di questo elemento: l’etere-calore, ossia la sostanza primigenia che avrebbe dato origine al fuoco e successivamente al mondo. Anche se per l’antroposofia di Steiner la prima epoca di sviluppo in cui si manifestò l’etere-calore è Saturno, l’astrologia attribuisce tradizionalmente al Sole l’origine delle caratteristiche ignee.

Come aria, acqua e terra, il fuoco è infatti uno dei quattro elementi in cui è suddiviso lo Zodiaco; i segni di fuoco, in particolare, comprendono Ariete, Leone e Sagittario. Al pari dell’aria, inoltre, è considerato un elemento leggero in quanto tendente verso l’alto e composto di poca materia.

Negli arcani minori dei Tarocchi il fuoco corrisponde al seme di bastoni.

Tradizione greca e romana

Secondo la mitologia greca, Prometeo rubò il fuoco agli dèi per donarlo agli umani bisognosi di aiuto, trasmettendone in loro la potenza; fu per questo punito dagli dèi che lo incatenarono a una montagna mentre un’aquila gli divorava il fegato.

Gli antichi greci distinsero inoltre la forza distruttiva del fuoco (aidelon) generalmente associata al dio Ade, dalle sue potenzialità creative, associate a Efesto. Anche la dea Ecate aveva relazioni col fuoco, ed era chiamata in modi diversi: Pyrphoros (portatrice di fuoco), Pyripnon (soffiatrice di fuoco), Daidoukhos (tedofora) e Phosphoros (portatrice di luce).

Un tetraedro, solido platonico che rappresenta il fuoco

I filosofi greci individuarono nel fuoco uno degli archè (o origine) del cosmo, cioè una delle diverse soluzioni proposte dai presocratici per cercare di ricondurre a un’unica sostanza i mutamenti della natura. In particolare Eraclito sosteneva che il mondo aveva avuto origine dal fuoco, da lui inteso come forza primigenia che regola la legge degli opposti contrari. È probabile tuttavia che Eraclito utilizzasse l’immagine del fuoco più come metafora per indicare l’eterno divenire del Lògos.

Con Empedocle di Agrigento (495 – 435 a.C.), il fuoco divenne uno dei quattro elementi classici della filosofia greca, insieme alla terra, all’aria, e all’acqua. Empedocle li chiamava “radici”.

Platone (427-347 a.C.) accolse nella sua filosofia la dottrina dei quattro elementi di Empedocle. Nel Timeo, il suo grande dialogo cosmologico, il solido platonico associato al fuoco è il tetraedro, che è formato da quattro triangoli equilateri. Questo solido rende il fuoco l’elemento con il minor numero di lati, che Platone considerava appropriato alla sua natura, poiché il calore del fuoco si sente forte e lancinante come fosse formato da tanti piccoli tetraedri.

Allievo di Platone fu Aristotele (384 – 322 a.C.), il quale ha fornito una diversa spiegazione per i quattro elementi, basata su coppie complementari. Egli li dispose concentricamente intorno al centro dell’universo, a formare la sfera sublunare. Secondo Aristotele, il fuoco è sia caldo che secco, e fra le sfere elementali occupa un posto intermedio fra la terra e l’aria. Ai suoi antipodi sta l’acqua.

Tradizione indù

Presso la religione induista, dio del fuoco è Agni, termine che in sanscrito sta per “fuoco”, affine al latino ignis. Agni è una delle più importanti divinità vediche. La sua principale manifestazione è «il fuoco che brucia sull’altare dei sacrifici»; brucia i demoni che minacciano di distruggere tali sacrifici ed è un mediatore tra gli dei e gli umani; da lui i sacerdoti comprendono molto sulla vita dell’aldilà. In questa divinità persiste anche la concezione di “fuoco universale” che nell’uomo si individua nel calore della digestione (infatti, secondo l’Ayurveda, Agni è il fuoco vitale, che anima tutti i processi biologici, e rappresenta il metabolismo digestivo) e nel moto animico della collera e del “bruciante pensiero”.

Nella tradizione indiana il fuoco è anche legato al Surya o Sole, e a Mangala o Marte, e simboleggia la direzione sud-est.

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