Elemento

Glossario – Elemento

 

Etimo secondo TPS

 

Dal latino elementum, “elemento”, “lettera dell’alfabeto”, “principio”, dalla radice indoeuropea *AR-/*AL-/*ER-/*EL-, che indica “movimento verso”.  È radice così importante da dare nome al popolo indoeuropeo o “ariano” – “che si muove verso l’unione”. A tale radice si è aggiunta la desinenza -mentum come in firmamentum. La parola, essendo la sostantivazione di una radice, esprime un potente significato di “principio” originario.

Si nota inoltre l’affinità con il termine “alimento”, il principio che nutre e fa crescere.

 

 Elemento significa principio sostanziale

 

Nel Lambdoma Modello la definizione è: L’Elemento è il principio sostanziale (5.1)


Treccani

 

eleménto s. m. [dal lat. elementum (di origine incerta), con cui i Latini rendevano i varî significati del gr. στοιχεῖον «principio, rudimento, lettera dell’alfabeto»]. –

1. Nel sign. più ampio, si dicono elementi le sostanze semplici di cui sono formati i corpi. Nella concezione del filosofo greco Empedocle e degli antichi naturalisti, gli elementi, intesi come i principî da cui tutte le cose derivano, erano quattro: il fuoco, l’aria, l’acqua e la terra. Una traccia di questa concezione è rimasta nell’uso linguistico: a) nelle locuz. poetiche il liquido e., l’infido e., per indicare il mare (e meno com. il mobile e., l’aria, il vorace e., il fuoco); b) nel sign. di ambiente, mezzo in cui vivono determinate categorie di animali, e che è indispensabile alla loro vita: i pesci vivono nell’acqua che è il loro e.; di qui i modi fig. essere, trovarsi, sentirsi nel proprio e., cioè nelle condizioni, nell’ambiente, tra cose o persone che meglio si adattano al proprio carattere, alle proprie esigenze, ai proprî gusti (e al contr. essere, sentirsi fuori del proprio elemento); c) nelle espressioni: la furia degli e., lo scatenarsi degli e. e sim., con cui si accenna soprattutto al cielo e al mare sconvolti da gravi perturbamenti atmosferici; d) nell’uso dell’espressione fig. quinto e., a proposito di cose o persone indispensabili alla vita di un individuo, al funzionamento di una società e sim. (in quanto nella fisica antica il quinto e., o etere, era principio di vita e di moto): l’amore è per l’uomo il quinto e.; e si narra che il papa Bonifacio VIII, osservando una volta come le maggiori potenze fossero tutte rappresentate presso di lui da ambasciatori fiorentini, esclamasse che i Fiorentini erano il quinto elemento dell’universo.

2. In chimica, sostanza pura in cui tutti gli atomi costituenti, presi singolarmente, hanno uguale il numero e la disposizione degli elettroni, ma possono differire per la massa (proprietà denominata isotopia). Gli elementi sono i costituenti di tutte le sostanze conosciute; sono noti finora oltre 100 tipi (di cui una ventina instabili perché, in diversa misura, radioattivi), ordinati in base al numero atomico in una tabella, detta sistema periodico degli e., dalla quale risulta evidente la natura periodica della maggior parte delle loro proprietà fisiche e chimiche, funzioni della loro configurazione elettronica. Gli elementi chimici più abbondanti sulla superficie terrestre sono, nell’ordine: ossigeno (49,20%), silicio (25,67%), alluminio, ferro, calcio, sodio, potassio, magnesio, idrogeno, titanio, cloro, fosforo, manganese, carbonio, zolfo, bario, azoto, che nel loro insieme costituiscono il 99,52%, mentre tutti gli altri rappresentano in totale soltanto lo 0,48%.

3.a. Ciascuna delle parti strutturali, o funzionalmente unitarie, o comunque considerate indivisibili in parti più semplici, che entrano in modo essenziale nella costituzione di qualche cosa: gli e. architettonici di un edificio; gli e. di una pila; gli e. di un termosifone; scomporre un meccanismo, un congegno nei suoi elementi.

3.b. In linguistica, qualsiasi parte di una frase o di una parola che attraverso l’analisi si può isolare dalle altre: e. vocalico, consonantico, radicale, sintattico, grammaticale; scomporre una proposizione, un periodo nei suoi e.; e. compositivo; primo, secondo e. di una parola composta; ant. o letter. l’uso assol. di elemento nel sign. di lettera dell’alfabeto.

3.c. Con riferimento alla metrica classica, termine usato dai moderni metricisti per indicare la sede dello schema metrico occupata da una lunga (e. lungo), da una breve (e. breve), da una lunga o una breve (e. ancipite), o da una lunga o da due brevi.

3.d. In economia, ogni componente di un fondo complesso di beni posseduti o di un insieme di ricchezze erogate, consumate o ricevute. In partic.: e. complementare, ogni mezzo o condizione per l’acquisto di beni futuri, come, per es., l’avviamento, il brevetto, il diritto d’autore, le spese d’impianto; e. patrimoniale, ogni componente attivo o passivo del patrimonio di un’azienda; e. del capitale, ogni componente del capitale di un’impresa; e. di costo, ogni spesa, consumo o perdita subìta per acquisire, produrre e vendere un bene o per rendere un servizio; e. di ricavo, ogni entrata o profitto conseguiti direttamente o indirettamente con la vendita di un bene o con la resa di un servizio.

3.e. In matematica, oltre al sign. generico di ente appartenente a un dato insieme (gli e. di un gruppo, di un anello, di un corpo, ecc.), ha spesso sign. affine a «infinitesimo», come in e. d’arco (tratto infinitesimo di curva) e, analogam., e. di superficie, e. di volume, ecc.

4. Con senso più astratto, ciascuno dei fattori, delle qualità, dei dati, dei requisiti necessarî a qualche cosa: elementi di giudizio, dati e notizie su cui si fonda il giudizio; nella gnoseologia, elementi della conoscenza, i concetti e i giudizî. Altri es.: la persuasione è uno degli e. della certezza; hai in mano tutti gli e. per capire (o per sfruttare) la situazione; la sua buona fede è già un e. positivo a suo favore. In cristallografia, elementi di simmetria, gli assi, i piani e il centro di simmetria, che, nel loro insieme, servono a definire le proprietà fisiche di un solido cristallino.

5. Per estens., persona, individuo (in quanto fa parte della società o di una particolare società, di un corpo e sim.); e. pacifici, sovversivi; quel ragazzo è uno dei migliori e. della scuola; il nuovo contabile mi è parso un ottimo elemento; talvolta anche con valore spreg., per indicare un tipo di cui non fidarsi, un tipaccio: nel quartiere girano elementi poco raccomandabili, o una persona un po’ stravagante: che elemento!

6. Al plur., i principî, i primi rudimenti, le nozioni fondamentali di uno studio, di una scienza, di un’arte: elementi di calcolo, di algebra, di chimica, di musica, di pittura, di stilistica e metrica, di grammatica; insegnare, ricevere, studiare, sapere, ignorare i primi elementi.

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Elemento – in filosofia, componente primo di un insieme composto

 

Il concetto di elemento (in greco, στοιχεῖον, stoicheion; al plurale, στοιχεία, stoicheia) indica, a partire dalla filosofia greca antica, un componente primo, minimo, cioè non ulteriormente riducibile o analizzabile, di un insieme composto.

Come testimoniato da Diogene Laerzio (III, 24), Platone (428-348 a.C.) è stato il primo ad utilizzare il termine in senso cosmologico (Teeteto, 203 c), riprendendo ed espandendo il significato comune ai suoi tempi di ‘lettere dell’alfabeto’. Mentre la sillaba so del nome Socrate può essere conosciuta dai suoi elementi s e o, questi ultimi elementi non possono essere ulteriormente analizzati.

«Infatti, dal canto mio, mi è sembrato di sentire alcuni dire che i primi elementi (στοιχεία), per così dire, di cui siamo composti noi e le altre cose, non hanno spiegazione.» (Platone, Teeteto, 201e)

Nel Timeo (360 a.C. ca.), Socrate ricorda che acqua, aria, terra e fuoco sono intesi come “elementi” (stoicheia) dell’universo, per quanto in nessun modo essi possono essere associati alla classe delle “sillabe”.

È stato però Aristotele (384-322 a.C.) il primo a dare una esauriente analisi del concetto.

«Per elemento s’intende il componente primo di una cosa qualsiasi in quanto sia di una specie irriducibile a una specie diversa: in tal senso, per es., gli elementi delle parole sono gli elementi di cui le parole consistono e nelle quali da ultime si dividono perchè non possono a loro volta essere divisi in parti di specie differente. Se si divide un elemento, le sue parti sono della stessa specie e, per esempio, una parte di acqua è acqua, mentre la parte di una sillaba non è una sillaba.» (Libro Quinto della Metafisica, 3, 1014a 30)

Aristotele illustra anche il significato di στοιχεῖον come porzione fondamentale di una dottrina: alcune dimostrazioni, per la loro centralità, ricorrono in altre dimostrazioni. In questo senso, il celebre trattato matematico di Euclide (300 a.C. ca.) si intitolerà Elementi (Στοιχεῖα).

Infine, Aristotele osserva come si indichino metaforicamente con il termine στοιχεία anche le entità universali, semplici e indivisibili. Gli Stoici, invece, distinsero tra principî, ingenerati e incorruttibili, ed elementi, distrutti dall’ecpirosi (la conflagrazione che, secondo la fisica stoica, distrugge periodicamente l’universo).

Il riferimento a “quattro elementi” (fuoco, aria, acqua e terra) è comune a tutte le cosmogonie. Tanto l’Oriente quanto l’Occidente hanno concepito una stretta connessione tra il microcosmo umano e il macrocosmo naturale. Dall’equilibrio degli elementi dipendeva la vita della specie umana e la sopravvivenza del cosmo: l’universo ordinato, sorto dal caos, era governato da personificazioni divinizzate dei quattro elementi. L’uso del termine stoicheion in riferimento ai quattro elementi si deve, nella filosofia greca antica, ad Aristotele e agli Stoici, che in seguito ne diffondono l’uso tradizionale da Ario Didimo (I secolo a.C.-I secolo d.C.) a Stobeo (V secolo d.C.).

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Elemento – in alchimia, costituente dell’universo

 

Tiziano, Concerto campestre, 1509, Parigi, Museo del Louvre. La donna alla fonte è una personificazione dell’Acqua. Il suonatore di liuto rappresenta il Fuoco. L’uomo con i capelli scompigliati dal vento simboleggia l’Aria. La donna di spalle raffigura la Terra.

Quattro elementi

Il riferimento a quattro elementi (acqua, aria, terra e fuoco) è comune a tutte le cosmogonie.

Tanto l’Oriente quanto l’Occidente hanno concepito una stretta connessione tra il microcosmo umano e il macrocosmo naturale. Dall’equilibrio degli elementi dipendeva la vita della specie umana e la sopravvivenza del cosmo: l’universo ordinato, sorto dal caos, era governato da personificazioni divinizzate dei quattro elementi.

Tiziano, Concerto campestre, 1509, Parigi, Museo del Louvre. La donna alla fonte è una personificazione dell’Acqua. Il suonatore di liuto rappresenta il Fuoco. L’uomo con i capelli scompigliati dal vento simboleggia l’Aria. La donna di spalle raffigura la Terra.

 

Storia del concetto in Occidente

 

«Uno dei sette sapienti, Talete di Mileto, indicò nell’acqua il principio di ogni cosa, Eraclito nel fuoco, i sacerdoti magi nell’acqua e nel fuoco, Euripide…nell’aria e nella terra. Pitagora in verità, Empedocle, Epicarmo e altri filosofi della natura sostennero che gli elementi primordiali sono quattro, aria fuoco terra acqua.»

Nella tradizione ellenica gli elementi sono quattro: il fuoco , la terra , l’aria   , e l’acqua .

Rappresentano nella filosofia greca, nell’aritmetica, nella geometria, nella medicina, nella psicologia, nell’alchimia, nella chimica, nell’astrologia e nella religione i regni del cosmo, in cui tutte le cose esistono e consistono.

Empedocle

Platone sembra che si riferisca agli elementi con il termine stoicheia, rifacendosi alla loro origine presocratica. Essi infatti si trovano già elencati dal filosofo ionico Anassimene di Mileto (VI secolo a.C.) e poi da Empedocle (ca. 450 a.C.), il primo a proporre quattro elementi che chiama rizòmata (rizoma al plurale) “radici” di tutte le cose, immutabili ed eterne.

«Empedocle occupa un posto a parte nella storia della filosofia presocratica. Se si prescinde da quella figura poco conosciuta e per qualche verso mitica che è Pitagora, egli appare in effetti il primo autore dell’Antichità a voler riunire contemporaneamente in un solo e medesimo sistema concezioni filosofiche e credenze religiose. [….] nessun pensatore prima di lui aveva inserito all’interno di un quadro filosofico questa corrente di idee mistiche delle quali si troverà più tardi l’eco nelle iscrizioni funerarie dell’Italia meridionale e nei dialoghi di Platone: per Empedocle, infatti, come per gli anonimi autori delle iscrizioni funerarie, l’uomo, essendo di origine divina, non raggiungerà la vera felicità che dopo la morte, quando si riunirà alla compagnia degli dèi.»

Afferma Empedocle:

«Conosci innanzitutto la quadruplice radice. Di tutte le cose: Zeus è il fuoco luminoso, Era madre della vita, e poi Idoneo, Nesti infine, alle cui sorgenti i mortali bevono»

Secondo una interpretazione Empedocle indicherebbe Zeus, il dio della luce celeste come il Fuoco, Era, la sposa di Zeus è l’Aria, Edoneo (Ade), il dio degli inferi, la Terra e infine Nesti (Persefone), l’Acqua. Secondo altri interpreti i quattro elementi designerebbero divinità diverse: il fuoco (Ade), l’aria (Zeus), la terra (Era) e l’acqua (Nesti-Persefone).

L’unione di tali radici determina la nascita delle cose e la loro separazione, la morte. Si tratta perciò di apparenti nascite e apparenti morti, dal momento che l’Essere (le radici) non si crea e non si distrugge, ma è soltanto in continua trasformazione.

L’aggregazione e la disgregazione delle radici sono determinate dalle due forze cosmiche e divine Amore e Discordia (o Odio), secondo un processo ciclico eterno. In una prima fase, tutti gli elementi e le due forze cosmiche sono riunite in un Tutto omogeneo, nello Sfero, il regno dove predomina l’Amore. Ad un certo punto, sotto l’azione della Discordia, inizia una progressiva separazione delle radici. L’azione della Discordia, non è ancora distruttiva, dal momento che le si oppone la forza dell’Amore, in un equilibrio variabile che determina la nascita e la morte delle cose, e con esse quindi il nostro mondo. Quando poi la Discordia prende il sopravvento sull’Amore, e ne annulla l’influenza, si giunge al Caos, dove regna la Discordia e dove è la dissoluzione di tutta la materia. A tal punto il ciclo continua grazie ad un nuovo intervento dell’Amore che riporta il mondo alla condizione intermedia in cui le due forze cosmiche si trovano in nuovo equilibrio che dà nuovamente vita al mondo. Infine, quando l’Amore si impone ancora totalmente sulla Discordia si ritorna alla condizione iniziale dello Sfero. Da qui il ciclo ricomincia.

Il processo che porta alla formazione del mondo è quindi una progressiva aggregazione delle radici. Tale unione, lungi dall’avere un benché minimo carattere finalistico, è assolutamente casuale. E tale casualità si evidenzia a proposito degli esseri viventi. All’inizio infatti le radici si uniscono a formare arti e membra separati, che solo in seguito si uniranno, sempre casualmente tra di loro. Nascono così mostri di ogni specie (come ad esempio il Minotauro), che, dice Empedocle quasi anticipando Charles Darwin, sono scomparsi solo perché una selezione naturale favorisce alcune forme di vita rispetto ad altre, meglio organizzate e perciò più adatte alla sopravvivenza.

Le quattro radici sono anche alla base della gnoseologia di Empedocle. Egli infatti sostenne che i processi della percezione sensibile (modificata dagli oggetti esterni) e della conoscenza razionale fossero possibili solo in quanto esisteva una identità di struttura fisica e metafisica tra il soggetto conoscente, ossia l’uomo, e l’oggetto conosciuto, ossia gli enti della natura. Sia l’uomo che gli enti erano formati da analoghe mescolanze quantitative delle quattro radici ed erano mossi dalle medesime forze attrattive e repulsive. Questa omogeneità rendeva possibile il processo della conoscenza umana, che si basava dunque sul criterio del simile, tesi esattamente opposta a quella di Anassagora: l’uomo conosceva le cose perché esse erano simili a lui. Infatti così affermò Empedocle: «noi conosciamo la terra con la terra, l’acqua con l’acqua, il fuoco con il fuoco, l’amore con l’amore e l’odio con l’odio».

A questi quattro elementi Aristotele ne aggiungerà un quinto (la quintessenza medioevale) che egli chiamerà etere e che costituisce la materia delle sfere celesti.

La tetraktys pitagorica

Per Pitagora (575 a.C. circa – 495 a.C. circa) la successione aritmetica dei primi quattro numeri naturali, geometricamente disposti secondo un triangolo equilatero di lato quattro, ossia in modo da formare una piramide, aveva anche un significato simbolico: a ogni livello della tetraktys corrisponde uno dei quattro elementi.

 

Rappresentazione della tetraktys a piramide.

  • 1º livello. Il punto superiore: l’Unità fondamentale, la compiutezza, la totalità, il Fuoco
  • 2º livello. I due punti: la dualità, gli opposti complementari, il femminile e il maschile, l’Aria
  • 3º livello. I tre punti: la misura dello spazio e del tempo, la dinamica della vita, la creazione, l’Acqua
  • 4º livello. I quattro punti: la materialità, gli elementi strutturali, la Terra

 

 

La medicina e la psicologia ippocratiche

I quattro elementi della filosofia antica, base per lo sviluppo della teoria umorale.

I quattro elementi della filosofia antica, base per lo sviluppo della teoria umorale.

Ippocrate di Coo (460 a.C. circa – prima del 377 a.C.) elaborò la teoria umorale, che rappresenta nell’Occidente il più antico tentativo di fornire un’eziologia per le malattie e una classificazione per i tipi psicologici e somatici.

Secondo Empedocle, ogni radice possiede una coppia di attributi: il fuoco è caldo e secco; l’acqua fredda e umida; la terra fredda e secca; l’aria calda e umida. Ippocrate tentò di applicare tale teoria alla natura umana definendo l’esistenza di quattro umori base, ossia bile nera, bile gialla, flegma e sangue (umore rosso):

  •  – il fuoco corrisponderebbe alla bile gialla;
  • – la terra alla bile nera (o melancolia, in greco Melàine Chole);
  • – l’aria al sangue;
  • – l’acqua al flegma.

Il buon funzionamento dell’organismo dipenderebbe dall’equilibrio degli elementi, mentre il prevalere dell’uno o dell’altro causerebbe la malattia.

A questi elementi e umori corrispondono quattro temperamenti, pertanto la teoria ippocratica è anche una teoria della personalità. La predisposizione all’eccesso di uno dei quattro umori definirebbe un carattere psicologico e insieme una costituzione fisica:

  • –    il malinconico, con eccesso di bile nera, è magro, debole, pallido, avaro, triste;
  • –    il collerico, con eccesso di bile gialla, è magro, asciutto, di bel colore, irascibile, permaloso, furbo, generoso e superbo;
  • –    il flemmatico, con eccesso di flegma, è grasso, lento, pigro e sciocco;
  • –    il tipo sanguigno, con eccesso di sangue, è rubicondo, gioviale, allegro, goloso e dedito ad una sessualità giocosa.

La quintessenza

L’etere (in greco antico αἰθήρ, confluito in latino come aether), sinonimo di “quintessenza” (dal latino medievale quinta essentia, a sua volta calco dal greco pémpton stoichêion, ‘quinto elemento’), era un elemento che, secondo Aristotele, si andava a sommare agli altri quattro già noti: il fuoco, l’acqua, la terra, l’aria.

Secondo gli alchimisti, l’etere sarebbe il composto principale della pietra filosofale.

La storia dell’etere inizia con Aristotele, secondo il quale era l’essenza del mondo celeste, diversa dalle quattro essenze (o elementi) di cui si riteneva composto il mondo terrestre: terra, aria, fuoco e acqua. Aristotele credeva che l’etere fosse eterno, immutabile, senza peso e trasparente. Proprio per l’eternità e l’immutabilità dell’etere, il cosmo era un luogo immutabile, in contrapposizione alla Terra, luogo di cambiamento.

Lo stesso concetto venne espresso alcuni secoli più tardi da Luca Pacioli, neoplatonico del XVI secolo, che coinvolge anche le strutture matematiche e geometriche: secondo

La raffigurazione dei quattro elementi (da sinistra) terra, acqua, aria e fuoco, con le sfere alla base rappresentanti i simboli dell’alchimia.

il Pacioli, infatti, il cielo, il quinto elemento, aveva la forma di un dodecaedro, struttura perfetta secondo lo studioso.

«Successivamente gli alchimisti medievali indicarono con l’etere o quintessenza la forza vitale dei corpi, una sorta di elisir di lunga vita: Quella cosa che muta i metalli in oro possiede altre virtù straordinarie: come, ad esempio, conservare la salute umana integra sino alla morte e di non lasciar passare la morte (se non dopo due o trecento anni). Anzi, chi la sapesse usare potrebbe rendersi immortale. Questo lapis non è certamente nient’altro che seme di vita, gheriglio e quintessenza dell’intero universo, da cui gli animali, le piante, i metalli e gli stessi elementi traggono sostanza.» (Jan Amos Komensky, da Labirinto del mondo e paradiso del cuore del 1631)

Tra il XIV e il XVIII secolo, i chimici supposero che la quintessenza non fosse altro se non un elisir ottenuto dalla quinta distillazione degli elementi; da questa ultima accezione la quintessenza ha anche assunto un significato più ampio di caratteristica fondamentale di una sostanza o, più in generale, di una branca del sapere.

La chimica

Secondo Odifreddi,

«[i] quattro elementi concreti: cioè terra, acqua, aria e fuoco, […] oggi noi [li] associamo rispettivamente agli stati solido, liquido e gassoso della materia, e all’energia che permette di trasmutare uno nell’altro (ad esempio, il ghiaccio in acqua, e l’acqua in vapore).»

La fisica

I quattro elementi in fisica sono associati agli stati solido (terra), liquido (acqua), gassoso (aria) e plasma (fuoco), quest’ultimo definito il “quarto stato” della materia, estende il concetto di fuoco, considerato gas ionizzato della categoria dei plasmi terrestri, come anche i fulmini e le aurore, nell’universo costituisce più del 99% della materia conosciuta: il plasma è infatti la sostanza di cui sono composte tutte le stelle e le nebulose.

L’astrologia

Nell’astrologia occidentale i segni sono divisi in:

  • –    segni di fuoco (Ariete, Leone, Sagittario)
  • –    segni di terra (Toro, Vergine, Capricorno)
  • –    segni d’aria (Gemelli, Bilancia, Aquario)
  • –    segni d’acqua (Cancro, Scorpione, Pesci)

 

Pensiero religioso

La rappresentazione simbolica del microcosmo e del macrocosmo si ritrova nell’antico segno del pentacolo che combina cioè in un unico segno tutta la creazione, ovvero l’insieme di processi su cui si basa il cosmo. Le cinque punte del pentagramma interno simboleggiano i cinque elementi metafisici dell’acqua, dell’aria, del fuoco, della terra e dello spirito. Questi cinque elementi sintetizzerebbero i gruppi in cui si organizzano tutte le forze elementali, spiritiche e divine dell’universo.

Il rapporto tra i vari elementi rappresentati all’interno del pentacolo è ritenuto una riproduzione in miniatura dei processi su cui si basa il cosmo. Questo processo inizia dall’elemento dello spirito, il quale si manifesta dando origine a tutto ciò che esiste. La creazione si verifica partendo dalla divinità e scendendo verso la punta in basso a destra, simboleggiante l’acqua, ovvero la fonte primaria e sostentatrice della vita sulla Terra. Dall’acqua ebbero origine le primissime forme elementari di vita, le quali poi evolsero con il passare dei millenni staccandosi dall’elemento primordiale. Dall’acqua il processo creativo risale verso l’aria, la quale rappresenta le forme di vita sufficientemente evolute da potersi organizzare da sole, prendendo coscienza del proprio sé. Questi esseri, dalla loro innocenza originaria, si evolvono e si organizzano moralmente e tecnologicamente, procedendo lungo la linea orizzontale verso la terra a destra. La terra simboleggia il massimo grado di evoluzione che un’epoca può supportare, quando questo diviene troppo ingente avvengono delle ricadute, sotto vari punti di vista, ma innanzitutto sotto il profilo spirituale. L’essere si allontana dallo spirito, degradando verso il basso, il fuoco, simboleggiante l’apice della degenerazione. In seguito alla depressione avviene però sempre una ripresa, un ritorno alle origini, in questo caso allo spirito, l’essere umano riscopre la spiritualità.

Ebraismo

Nella tradizione ebraica è ampia la letteratura sui quattro elementi di cui se ne riportano tanto la simbologia tanto le corrispondenze nella Creazione. Ricordando anche il testo di El’azar da Worms Il segreto dell’Opera della Creazione, oltre allo Zohar, il testo più importante che ne tratta l’argomentazione secondo l’interpretazione mistica ebraica è il Sefer Yetzirah, la cui sapienza risale ad Avraham: questo testo argomenta il confronto tra le Sefirot, i quattro elementi, le lettere ebraiche, i pianeti, i segni zodiacali, i mesi e le parti del corpo umano.

Se ne discute anche in altri testi di Qabbalah ed è tra i principali oggetti di studio del percorso esoterico ebraico definito Ma’asseh Bereshit, lo Studio dell’Opera della Creazione.

Si ritiene che il mondo sia stato creato con la Torah le cui parole sono formate da lettere ebraiche che, permutate, sono il riferimento della Sapienza divina da cui sorse la parola di Dio al fine di creare ogni cosa esistente. Derivando dal significato delle lettere la loro corrispondenza con le creature e le create è così possibile avvicinarsi alla sapienza della Qabbalah che permette di cogliere il significato segreto proprio di esse.

Lo Zohar afferma che i quattro elementi fuoco, acqua, aria e terra corrispondono ai quattro metalli: oro, rame, argento e ferro; un’ulteriore corrispondenza è quella del Nord, del Sud, dell’Est e dell’Ovest. Dopo averne descritto i rapporti, lo Zohar continua l’esposizione ammettendo che, come si contano così 12 elementi, si possono contare 12 pietre preziose corrispondenti alle dodici tribù d’Israele, cosa confermata poi dalle fattezze degli Urim e Tummim.

Importante anche il confronto con i quattro venti.

I quattro elementi, uniti nel corpo vivente, con la morte si separano. Con lo studio della Torah l’uomo si eleva al di sopra dei quattro elementi dominandoli anche nel proprio corpo e talvolta, in questo, si collega alle quattro figure metaforiche della Merkavah.

Cristianesimo

Il profeta Elia, di José de Ribera

Secondo il primo libro dei Re, Elia sul monte Oreb

            « […] entrò in una caverna per passarvi la notte, quand’ecco il Signore gli disse: «Che fai qui, Elia?». […] Gli fu detto: «Esci e fermati sul monte alla presenza del Signore». Ecco, il Signore passò. Ci fu un vento impetuoso e gagliardo da spaccare i monti e spezzare le rocce davanti al Signore, ma il Signore non era nel vento. Dopo il vento ci fu un terremoto, ma il Signore non era nel terremoto. Dopo il terremoto ci fu un fuoco, ma il Signore non era nel fuoco. Dopo il fuoco ci fu il mormorio di un vento leggero. »   (1 Re 19, 9.11-12)

Per l’esegesi biblica di Carlo Maria Martini,

«Al versetto [11 e 12 ] abbiamo i quattro segni: vento, terremoto, fuoco, mormorio di un vento leggero. Non si dice che il Signore fosse in quest’ultimo ma si nega che fosse nei primi tre. È un passo ricchissimo di simboli che rimandano a tante altre pagine bibliche, un passo oscuro perché non riusciamo bene a capirlo: Jahvé era o non era nel mormorio di un vento leggero? E perché altrove, nella Scrittura, Dio è nel fuoco mentre qui non lo è?»

Sempre per Martini,

«Anche nel Nuovo Testamento troviamo i primi tre segni del racconto di Elia: “rombo, come di vento che si abbatte gagliardo”, “lingue come di fuoco”, “quando ebbero terminato la preghiera, il luogo in cui erano radunati tremò, e tutti furono pieni di Spirito santo”. Il vento, il fuoco, il terremoto sono simboli ben noti in tutta la Scrittura; hanno significato la presenza del Signore sul Sinai, nel cammino del deserto, e sono stati ripresi dai Salmi. Non troviamo però il vento leggero.»

Ciò significa che, tanto per l’ebraismo quanto per il cristianesimo, è dubbio che le manifestazioni relative almeno ai primi tre dei quattro elementi costituiscano una teofania, sia per Mosè ed Elia sul Sinai/Oreb sia per la Pentecoste.

 

Pensiero orientale

 

Pensiero hinduista

Il pancha mahabhuta, o “cinque grandi elementi”, nell’Hinduismo sono:

  • –    khsiti o bhumi (terra)
  • –    ap o jala (acqua)
  • –    agni o tejas (fuoco)
  • –   marut o pavan (aria o vento)
  • –    byom o akasha (etere).

Gli hindu credono che dio usò l’aakasha per creare i restanti quattro elementi, e che la conoscenza dell’uomo sia nell’archivio akashiko.

Pensiero del buddhismo antico

Nella letteratura Pali, i mahabhuta (“grandi elementi”) o catudhatu (“quattro elementi”) sono terra, acqua, fuoco e aria. Nel primo buddhismo, erano alla base per la comprensione della sofferenza, e per la liberazione dell’uomo dalla sofferenza.

Gli insegnamenti del Buddha riguardanti i quattro elementi li raggruppano come base delle reali sensazioni, più che un pensieri filosofici. Gli elementi erano quindi intensi come “caratteristiche” o “proprietà” di varie sensazioni:

  • –    la coesione era una proprietà dell’acqua.
  • –    la solidità e l’inerzia erano proprietà della terra.
  • –    l’espansione e la vibrazione erano proprietà dell’aria.
  • –    il calore era una proprietà del fuoco.

I suoi insegnamenti dicono che ogni cosa è composta da otto tipi di ‘kalapas’, il cui gruppo principale è composto dai quattro elementi, mentre il gruppo secondario è composto da colore, odore, gusto e alimento, derivati dai primi quattro elementi.

Gli insegnamenti del Buddha precedono quelli dei quattro elementi nella filosofia greca. Questo può essere spiegato perché furono inviati 60 arhat nel mondo conosciuto al tempo per diffondere i suoi insegnamenti.

Pensiero giapponese

Il pensiero tradizione giapponese usa cinque elementi chiamati 五大 (go dai, letteralmente “cinque grandi”). Gli elementi sono:

  • –    terra, che rappresenta le cose solide
  • –    acqua, che rappresenta le cose liquide
  • –    fuoco, che rappresenta le cose distrutte
  • –    aria, che rappresenta le cose mobili
  • –    vuoto, che rappresenta le cose che non sono nella vita quotidiana.

Pensiero cinese

Alcuni ritengono che anche la Filosofia Tradizionale Cinese contenga degli elementi come quelli della filosofia Greca Classica. In realtà il termine Wuxing viene reso erroneamente come Cinque Elementi nella lingua italiana come bene ci spiega Anne Cheng:

«La traduzione convenzionalmente adottata di wuxing con “Cinque Elementi” presenta innanzitutto l’inconveniente di non rendere conto dell’aspetto dinamico della parola xing 行 (“camminare”, “andare”, “agire”). Inoltre non vi è qui nulla in comune con i quattro elementi o radici costitutivi dell’universo – fuoco, acqua, terra, aria – individuati da Empedocle nel V secolo a.C., ma sembrano essere originariamente concepiti in una prospettiva essenzialmente funzionale, più come processi che come sostanze.»  (Anne Cheng, Storia del pensiero cinese)

L’origine di queste cinque forze attive o facoltà dinamiche si perde nella preistoria cinese ed è difficilmente ricostruibile. La prima descrizione delle caratteristiche dei Wuxing la troviamo nello Shujing (Classico della Storia):

«L’acqua consiste nel bagnare e nello scorrere in basso; il fuoco consiste nel bruciare e nell’andare in alto; il legno consiste nell’essere curvo o diritto; il metallo consiste nel piegarsi e nel modificarsi; la terra consiste nel provvedere alla semina e al raccolto. Ciò che bagna e scorre in basso produce il salato, ciò che brucia e va in alto produce l’amaro; ciò che è curvo o diritto produce l’acido; ciò che si piega e si modifica produce l’acre; ciò che provvede alla semina e al raccolto produce il dolce.»  (Shu-ching, Il grande progetto)

Questi Cinque Agenti sono in relazione tra di loro e danno vita a molte altre serie di cinque combinazioni complementari ai Wuxing stessi:i punti cardinali ed il centro, le note musicali, i colori, i cereali, le sensazioni, ecc. Sempre nello Shijing, nella sezione detta “Grande Norma” si fanno seguire ai Wuxing Cinque Funzioni:

«Poi è quella delle Cinque Funzioni. La prima è il comportamento personale; la seconda è la parola; la terza la visione; la quarta l’udito; la quinta il pensiero. Il comportamento personale deve essere decoroso, la parola ordinata; la visione chiara; l’udito distinto; il pensiero profondo. il decoro dà solennità, e l’ordine dà regolarità, la chiarezza dà intelligenza, la distinzione dà deliberazione; la profondità dà saggezza.» (Shu-ching, La grande norma)

I cinque pianeti maggiori del nostro sistema sono associati e prendono il modo degli elementi: Venere è oro, Giove è legno, Mercurio è acqua, Marte è fuoco e Saturno è terra. In aggiunta, la luna rappresenta lo Yin e il sole lo Yang.

Lo Yin, Yang e i cinque elementi sono temi ricorrenti dello I Ching, il più antico testo classico cinese, che descrive la cosmologia e filosofia cinese.

 

Rappresentazione dei due cicli

La dottrina delle cinque fasi descrive due cicli di equilibrio, uno generativo e creativo (生, shēng), e l’altro dominante e distruttivo (克, kè).

Generativo

  • – il legno alimenta il fuoco
  • – il fuoco crea la terra (cenere)
  • – la terra genera il metallo
  • – il metallo raccoglie l’acqua
  • – l’acqua nutre il legno

 

Distruttivo

  • – il legno divide la terra
  • – la terra assorbe l’acqua
  • – l’acqua spegne il fuoco
  • – il fuoco scioglie il metallo
  • – il metallo abbatte il legno

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