Dialogo

Glossario – Dialogo

 

Etimo secondo TPS

 

Dal latino dialogus, traslato dal greco dialogos, dialogo, derivato dal verbo dialègomani, conversare, composto dalla preposizione dià, attraverso, per mezzo di, e da logos, parola, rapporto.

Radice indoeuropea *LAG-/*LEG- che esprime l’idea di adunare, raccogliere scegliendo, collegare. Sanscrito lagati, legarsi a, attaccare. Greco lego, raccolgo, parlo (nel senso di raccogliere, adunare i suoni e scegliere le parole). Latino lego, raccolgo, leggo (nel senso di raccogliere con gli occhi), lex, legge, re-ligio, religione.

Rendich nella radice indoeuropea “lag” individua le componenti [l] “moto che trattiene”, [ag] “in ogni direzione”: “legare”, “collegare”, “raccogliere”, “parlare a voce alta”: sanscrito lag, aderire, legarsi a, seguire (Dizionario etimologico comparato delle lingue classiche indoeuropee. Indoeuropeo-Sanscrito-Greco-Latino, Palombi Editori, 2010, pp. 371-372). La consonante “l” sarebbe una variante fonetica della consonante “r”, simile alla radice fondamentale per la lingua ariana *AR- , di cui ha conservato il significato di “muovere verso” (Op. cit. p. 369).

 

Dialogo significa colloquio, il cogliere il rapporto con il Tutto.


Treccani

 

 s.m. [dal lat. dialŏgus, gr. διάλογος, der. di διαλέγομαι «conversare, discorrere»] (pl. –ghi).

1.a. Discorso, colloquio fra due o più persone: prendere parte al d.; ebbero un d. animato; ho udito alcune battute del d. fra i due; fig., fare un d. con sé stesso, con i proprî pensieri. Per estens., nel linguaggio polit. e giornalistico, incontro tra forze politiche diverse, discussione più o meno concorde o che miri a un’intesa: il d. fra Oriente e Occidente; aprire un d. fra partiti contrapposti; in senso più ampio, discussione aperta, di persone disposte a ragionare con spirito democratico: mio padre non accetta il d.; tra noi manca il d., ognuno resta della sua opinione.

1.b. La parte di uno scritto e, più spesso, di un’opera scenica, narrativa, o di un film, in cui sono introdotti a parlare due o più personaggi: il d. del primo atto è molto fiacco; fare uso frequente, o sobrio, del d. (in opere di genere narrativo). In partic.: d. drammatico o diretto, quello nel quale, evitando indicazioni narrative, si riportano direttamente le parole degli interlocutori i cui nomi sono scritti all’inizio di ogni battuta (come è appunto nei lavori teatrali); d. narrato, quello riferito da un’altra persona o dall’autore stesso con opportune parole introduttive.

2. Componimento o trattato in cui, invece della forma espositiva o narrativa, è usata la forma dialogica: i d. di Platone, di Giordano Bruno; il «D. sopra i due massimi sistemi del mondo», di Galilei.

3. In musica:

3.a. Componimento per due o più voci accompagnate, tendenzialmente drammatico (talvolta eseguito sulle scene), su testo religioso o profano, in forme varie, coltivato specialmente nel sec. 17°.

3.b. Componimento per due o più strumenti, in stile concertante, in forme varie, anch’esso coltivato spec. nel sec. 17°.

Leggi la definizione direttamente sul dizionario


Wikipedia

 

Il termine dialogo (dal greco dià, “attraverso” e logos, “discorso”) indica il confronto verbale tra due o più persone, mezzo utile per esprimere sentimenti diversi e discutere idee non necessariamente contrapposte.

Come pratica sociale, modello ideologico e forma letteraria, il dialogo appare caratteristico di società a larga facilità di comunicazione. Al tempo stesso, il dialogo è forma espressiva funzionale a culture prevalentemente orali, e la sua stessa utilizzazione come scrittura è una traccia manifesta di una situazione di oralità.

In generale, il dialogo è fenomeno tipico della cultura cittadina; in questa prospettiva si contrappone al racconto monologo, prodotto di culture di tipo contadino-popolare o comunque a sociologia poco sviluppata.

Leggi la definizione direttamente su Wikipedia

Lascia un commento