Corrispondenza

Glossario – Corrispondenza

 

Etimo secondo TPS

 

Sostantivo che nasce dal verbo corrispondere, derivante dal latino medioevale correspondere, composto dal prefisso cum, che indica compagnia e unione, e dal verbo della lingua classica respondere, rispondere.

Respondere è composto dalla particella re-, “di nuovo”, ad indicare azione ripetuta, e da spondere, “promettere solennemente davanti alla divinità”, “giurare”, “garantire”, “presagire”, dalla radice indoeuropea *SPEND- che esprime l’idea di libazione agli dei – versando sull’altare e assaggiando un liquido, vino o miele o latte ecc. – e di voto solenne.

Hanno lo stesso etimo le parole “sposo” e, in particolare, “spondeo” (latino spondeus e greco spoudéios), il verso usato nelle melodie del canto rituale che accompagnava le sacre libazioni. Ha lo stesso etimo la parola latina responsum, che indicava la “risposta di un oracolo”: era la comunicazione divina all’uomo capace di rivolgersi sacralmente, di “rispondere” all’Alto, indicando che il nucleo della “responsabilità” è il dialogo tra mondo celeste e umano.

 

Corrispondenza indica consonanza al Principio

 

Nel Lambdoma Modello  la definizione è: La Corrispondenza è l’equivalenza qualitativa (3.4)


Treccani

 

corrispondènza s. f. [der. di corrispondere]. –

1.a. Il corrispondere, il corrispondersi, come rapporto reciproco fra elementi diversi; quindi convenienza, proporzione, simmetria, o conformità: la c. fra le varie parti dell’opera è perfetta; manca la c. tra l’esterno e l’interno dell’edificio; non c’è c. tra quanto lui afferma e la verità dei fatti; somiglianze e arcane c. che prima evocavano le cose e poi le facevano sempre accadere (Sandro Veronesi). Anche, più genericam., il corrispondersi, di parti d’un fabbricato o di un’abitazione che si trovano di fronte o si affacciano l’una sull’altra: sulla parete di fondo, in c. con la porta d’ingresso, abbiamo messo un grande specchio.

1.b. In matematica, e in partic. nella teoria degli insiemi, relazione che associa ad ogni elemento dell’insieme A uno o più elementi di un insieme B. In partic.: c. univoca, quando a un elemento di A corrisponde un solo elemento di B (per es., per i due insiemi dei proprietarî di automobili e delle targhe di queste, a una data epoca a ciascuna targa corrisponde un solo proprietario), in contrapp. a c. plurivoca, che si ha quando a un elemento di B corrispondono più elementi di A (per es., per i due insiemi anzidetti, a ciascun proprietario possono corrispondere più targhe); c. biunivoca, quando anche l’insieme B è in corrispondenza univoca con l’insieme A (per es., per i due insiemi delle targhe automobilistiche e del numero distintivo del motore delle relative automobili, a una data epoca a ciascuna targa corrisponde un solo numero di motore e, viceversa, a ogni numero di motore corrisponde una sola targa).

1.c. In fisica, principio di c., quello che asserisce che le leggi della meccanica quantistica assumono la stessa forma delle leggi della fisica classica quando entrano in gioco transizioni tra stati caratterizzati da numeri quantici aventi valori molto elevati e poco diversi tra loro.

2. Contraccambio di sentimenti, di affetti: amore che ha c., che non trova c. (da parte della persona amata); celeste è questa C. d’amorosi sensi (Foscolo).

3.a. Carteggio, scambio di lettere fra persone: c. epistolare; c. ufficiale, privata, regolare, saltuaria; essere in c., tenersi, mettersi in c. con qualcuno; corso per c., istituzione scolastica che impartisce l’istruzione per mezzo di corrispondenza epistolare; vendite per c., in cui il cliente richiede mediante lettera d’ordinazione la merce offertagli dal fornitore attraverso spedizione di cataloghi e altri stampati informativi.

3.b. Con sign. concr., il complesso delle lettere in partenza o in arrivo: leggere, firmare, riordinare la c.; c. privata, c. d’ufficio; c. in arrivo, in partenza.

3.c. raro. Rapporto, relazione in genere tra persone: un disperato, che tiene corrispondenza co’ disperati più furiosi (Manzoni).

4.a. Relazione sugli avvenimenti di una città, di uno stato, che una persona appositamente incaricata (il «corrispondente») invia al suo giornale o ente radiotelevisivo.

4.b. Ufficio di c., quello che un giornale, un’agenzia giornalistica, ecc. tiene in città diverse da quella in cui ha la propria sede, nelle varie capitali o nei principali centri stranieri: l’ufficio di c. romano di «Der Spiegel»; l’ufficio di c. londinese del «Corriere della sera».

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Corrispondentismo

La verità impugna allegoricamente uno specchio ed un serpente (1896). Olin Levi Warner, Library of Congress Thomas Jefferson Building, Washington

Si può definire teoria corrispondentista della verità una teoria gnoseologica nella quale si sostiene che la mente rifletta, senza sostanziali modificazioni, ciò che esiste in sé fuori di noi. Aristotele si può considerare il filosofo più importante di quest’orientamento di pensiero, perché la mente umana, secondo il filosofo greco, deve, al termine di un processo di astrazione, pervenire alla comprensione della sostanza come forma, cioè di ciò che una determinata realtà deve necessariamente essere.

Tommaso d’Aquino, che nel Medioevo riprese la gnoseologia dello stagirita, parlava di adaequatio rei et intellectus (corrispondenza tra realtà e intelletto), pur attenuando il corrispondentismo con l’osservazione che «cognitum est in cognoscente per modum cognoscentis» («il conosciuto si presenta in chi conosce attraverso modalità particolari di chi conosce»).

«La concezione della verità come corrispondenza (adaequatio) oltre che da Tommaso d’Aquino è condivisa da tutti coloro che hanno una concezione realistica della conoscenza, sia nella versione platonica (Platone, Agostino, Popper), sia in quella aristotelica (Aristotele, Tommaso d’Aquino, Tarski), oppure una concezione fenomenistica (Kant).»
(B. Mondin, Manuale di filosofia sistematica: Cosmologia. Epistemologia, vol. I, pag. 263, Bologna, ESD, 1999)

La teoria della verità come «corrispondenza ai fatti» ha assunto fondamentale rilevanza all’interno del razionalismo critico di Karl Popper, che riconosce ad Alfred Tarski il merito di averla riabilitata.

«Chiamiamo “vera” un’asserzione se essa coincide con i fatti o corrisponde ai fatti o se le cose sono tali quali l’asserzione le presenta; e il concetto cosiddetto assoluto o oggettivo della verità, che ognuno di noi continuamente usa. Uno dei più importanti risultati della logica moderna consiste nell’aver riabilitato con pieno successo questo concetto assoluto di verità. […] Vorrei indicare nella riabilitazione del concetto di verità da parte del logico e matematico Alfred Tarski il risultato filosoficamente più importante della logica matematica moderna.»
(K. Popper, Sulla logica delle scienze sociali, in AA.VV., Dialettica e positivismo in sociologia, Einaudi, Torino 1972)

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