Correlazione

Glossario – Correlazione

 

Etimo secondo TPS

 

Dal latino medioevale correlatio, profonda corrispondenza, composto dal prefisso cum– con, e dal sostantivo relatio, il portare di nuovo o ripetutamente, resoconto, rapporto.

La radice del prefisso “con” non è stata ancora individuata con certezza: deriverebbe per alcuni linguisti dall’indoeuropea *SAM-, esprimendo l’azione [a] del legarsi [s], testimoniata dal sanscrito sam/saka, “simile”, dal greco ama, syn e dall’osco kom, “insieme”; per altri, in modo meno convincente, dalla radice *SAK-, che indica il concetto del seguire, accompagnare.

Il sostantivo relatio deriva dalla forma supina, relatum, del verbo referre, ricondurre, riferire, risuonare, composto dal prefisso re-, che ha il valore di “ritorno indietro, ripetizione”, e da fero, portare, generare, narrare. Secondo comune opinione dei linguisti, la radice di riferimento è l’indoeuropea *BHAR-, che esprime l’idea di portare: sanscrito bharati, greco phero, portare. Secondo F. Rendich nella radice di riferimento bhṛ/bhar, sono da individuare due componenti: “portare [hṛ] con energia [b]”: “portare, sopportare, sostenere” (Dizionario Etimologico comparato delle lingue classiche indoeuropee. Indoeuropeo- Sanscrito-Greco-Latino, Palombi Editori, 2010,  p. 276). Il verbo latino ferre ha una gamma vastissima di significati (ad es. fertilis, fertile e fors, fortuna, sorte), per l’ampiezza dell’idea del “portare”, e alcuni di questi sono confluiti nel termine italiano “relazione”, la cui matrice latina è invece assai meno variegata.

 

Correlazione significa mutua interazione

 

Nel Lambdoma Sintesi  la definizione è: La Correlazione è la mutua interazione (3.2)


Treccani

 

correlazióne s. f. [dal lat. mediev. correlatioonis, comp. di con– e relatioonis «relazione»]. – Relazione reciproca, intima corrispondenza tra due termini, tra due (o anche tra più) elementi: fatti che sono in c.; idee che hanno (o non hanno nessuna) c. tra loro; mettere in c. due avvenimenti; stabilire una c. tra un nuovo indizio e quelli già raccolti.

Con accezioni specifiche:

  1. In biologia, principio della c. delle forme, principio secondo cui le parti che costituiscono un organismo vivente sono legate in modo che nessuna di esse può cambiare senza che tutte le altre si modifichino, poco o molto.
  2. In fonologia, c. di fonemi, opposizione di due o più fonemi correlativi.
  3. In geometria, sinon. di reciprocità, cioè corrispondenza tra enti, come caso particolare della proiettività (una importante correlazione nel piano è la polarità rispetto ad una conica).
  4. In grammatica, il rapporto a distanza che si stabilisce tra elementi sintattici correlativi (v. correlativo); c. dei tempi, espressione con cui è talora tradotta la locuz. lat. dei grammatici consecutio temporum (v.).
  5. In neurologia, combinazione che, nei centri sensoriali spinali o encefalici, avviene tra impulsi centripeti, i quali si integrano a vicenda in modo da provocare appropriate reazioni motorie.
  6. In statistica, c. tra due variabili (empiriche), situazione per cui una di esse tende a variare con approssimazione più o meno grande in funzione dell’altra (e coefficiente di c. è detto l’indice statistico che misura il grado di associazione tra le due variabili).

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Wikipedia

Entanglement quantistico o correlazione quantistica

 

L’entanglement quantistico, o correlazione quantistica, è un fenomeno quantistico, non riducibile alla meccanica classica, per cui, in determinate condizioni, due o più sistemi fisici rappresentano sottosistemi di un sistema più ampio il cui stato quantico non è descrivibile singolarmente, ma solo come sovrapposizione di più stati. Da ciò consegue che la misura di un’osservabile di un sistema (sottosistema) determini simultaneamente il valore anche per gli altri.

Poiché risulta possibile dal punto di vista sperimentale che tali sistemi (sottosistemi) si trovino spazialmente separati, l’entanglement implica in modo controintuitivo la presenza di correlazioni a distanza, teoricamente senza alcun limite, tra le loro quantità fisiche, determinando il carattere non locale della teoria.

Il termine entanglement (letteralmente, in inglese, “groviglio”, “intreccio”) fu introdotto da Erwin Schrödinger in una recensione del famoso articolo sul paradosso EPR[1], che nel 1935 rivelò a livello teorico il fenomeno.

Descrizione

Secondo la meccanica quantistica è possibile realizzare un insieme costituito da due particelle caratterizzato da determinati valori globali di alcune osservabili. Ciò comporta che il valore misurato per una particella di una proprietà definita dell’insieme influenzi istantaneamente il corrispondente valore dell’altra, che risulterà tale da mantenere il valore globale iniziale. Ciò rimane vero anche nel caso che le due particelle si trovino distanziate, senza alcun limite spaziale. È opportuno precisare che il processo di misura relativo alla singola particella è soggetto alle regole quantistiche di probabilità.

Si possono ottenere in pratica due particelle che, secondo la teoria, dovrebbero possedere tale caratteristica, facendole interagire opportunamente o acquisendole da un processo naturale che le origini nel medesimo istante (ad esempio un singolo decadimento radioattivo), in modo che siano descritte da uno stato quantico globale definito, pur mantenendo singolarmente carattere indefinito fino all’esecuzione di una misura.

L’entanglement è una delle proprietà della meccanica quantistica che portarono Einstein e altri a metterne in discussione i princìpi. Nel 1935 lo stesso Einstein, Boris Podolsky e Nathan Rosen, formularono il celebre “paradosso EPR” (dalle iniziali dei tre scienziati), che metteva in evidenza, appunto come paradossale, il fenomeno dell’entanglement. Esso nacque dall’assunzione di tre ipotesi: principio di realtà, principio di località e completezza della meccanica quantistica. Perché il paradosso venisse risolto era necessario che cadesse una delle tre ipotesi, ma considerando le prime due sicuramente vere, in quanto evidenti, gli autori giunsero alla conclusione che la meccanica quantistica è incompleta (contiene cioè variabili nascoste). In realtà vi era un errore di fondo, evidenziato nel 1964 da Bell con la dimostrazione, nell’ambito di una teoria delle variabili nascoste che riproduca le previsioni della meccanica quantistica, dell’incompatibilità tra i principi di località e di realtà. L’interpretazione maggiormente condivisa della meccanica quantistica (interpretazione di Copenaghen) contempla ad un tempo aspetti locali (teoria quantistica dei campi) e non locali (come appunto l’entanglement) rifiutando il principio di realtà, mentre, ad esempio, l’interpretazione di Bohm, che è una tipica teoria delle variabili nascoste, afferma il principio di realtà, escludendo quello di località.

In ogni caso la meccanica quantistica si è dimostrata in grado di produrre corrette previsioni sperimentali fino ad una precisione mai raggiunta prima e le correlazioni associate al fenomeno dell’entanglement quantistico sono state effettivamente osservate. All’inizio degli anni ’80 Alain Aspect e altri hanno svolto una serie di esperimenti particolarmente accurati che hanno provato che le correlazioni misurate seguono le previsioni della meccanica quantistica. Successivamente (1998) Zeilinger e altri hanno migliorato tali esperimenti confermando risultati in accordo con le previsioni teoriche.

L’entanglement quantistico è alla base di tecnologie emergenti come i computer quantistici e la crittografia quantistica e ha permesso esperimenti relativi al teletrasporto quantistico, su cui si appuntano le speranze di nuove tecnologie. Sebbene non si possa trasmettere informazione attraverso il solo entanglement, l’utilizzo di un canale di comunicazione classico in congiunzione con uno stato entangled permette il teletrasporto di uno stato quantistico, che sarebbe altrimenti impossibile poiché richiederebbe un’infinita quantità di informazione per essere determinato. All’atto pratico, come conseguenza del teorema di no-cloning quantistico, questa ricca informazione non può comunque essere letta integralmente, ma può tuttavia essere impiegata nei calcoli.

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