Il Karma e la Compassione universale

 

 

Generalizzando, si potrebbe dire che esistono due modi di comprendere l’avventura umana, intesa sia nel suo aspetto individuale che di gruppo.

Il primo considera la vita un processo dal finale inevitabilmente drammatico, per cui l’uomo (o un gruppo o un popolo) non può far altro che schivare i colpi più grossi, cercare di vivere nel modo più “felice” possibile e attendere la fine con coraggio e dignità.

L’altro modo considera che la vita è teologicamente ordinata, che tale ordine è rispecchiato non solo nelle piccole vite degli uomini ma in tutto l’universo; che ogni individuo e ogni gruppo ha un suo specifico obiettivo da realizzare, che sarà tanto più chiaro quanto più si procede nell’evoluzione, e che – infine – l’uomo, e il gruppo in cui è inserito, può cooperare con la “corrente della Vita”, promuovendo in tal modo il progresso del mondo cui appartiene, e conseguentemente, anche il suo personale progresso.

Tale seconda ipotesi è strettamente collegata con la tematica del karma; essa riguarda tutte le creature della Manifestazione ed è strettamente collegata a quella della reincarnazione. Le vite che si susseguono sono simili ai “giorni” della nostra esistenza terrena, intervallati da “notti”. Come nella vita terrena diventiamo con la maturità sempre più autonomi nelle scelte, sempre meno dipendenti dalle contingenze esterne e sempre più demiurghi del nostro destino, così, nel corso delle nostre vite diventiamo sempre più saggi nella scelta delle esperienze da compiere e abili a guidare la nostra evoluzione. Afferma il drammaturgo inglese J. B. Priestley che tutti noi stiamo vivendo “fiabe di nostra creazione”.

Ne “La Dottrina segreta”, il karma viene così definito:
“Karma è una parola che ha numerosi significati e un termine speciale per quasi ognuno dei suoi aspetti. In quanto sinonimo di peccato, si riferisce ad un’azione compiuta con l’intenzione di soddisfare un desiderio terrestre, un desiderio egoista che non può che nuocere a un’altra persona. Karma è l’azione, la causa; e Karma è anche è anche la Legge di causalità etica, il fatto di un atto compiuto in modo egoista all’inverso della grande Legge d’armonia che è basata sull’altruismo”. (H. P. Blavatsky, La Dottrina segreta, II)

La legge della rinascita, strettamente collegata alla dottrina del karma, appare come l’unica “logica risolutrice” delle apparenti ingiustizie della vita; la convinzione della sua presenza nell’universo intero è di incitamento, rivolto a individui e gruppi umani ad adeguarsi a modelli sempre meno egoistici e separativi. Quando riusciamo a intravedere l’unicità e la continuità della vita, i nostri istinti involuti hanno sempre meno dominio su di noi; ci liberiamo gradualmente da essi e questo affrancamento diviene libertà spirituale.

Diventiamo sempre più compassionevoli, e aspiriamo a che gli altri esseri, che riconosciamo ora come fratelli sul medesimo percorso, siano liberi dalla sofferenza. Le nostre menti e i nostri cuori, diventatati amorevoli, desiderano che “tutti gli esseri siano felici”, perché nessuno può sentirsi felice se vive in mezzo al dolore degli altri.

L’attaccamento e l’odio vengono diluiti nel “crogiolo del cuore”, poiché, per la nostra accresciuta sensibilità e il maggior senso di unità, non tolleriamo il pensiero di poter essere di danno agli altri.

Comprendiamo con sempre maggior chiarezza che ogni evento che si attua in noi è effetto di una causa e, contemporaneamente, diviene causa di un effetto.

Afferma il filosofo francese Bergson:
“Come l’universo nel suo insieme, come ogni essere cosciente considerato a sé, l’organismo vivente è qualcosa che dura. Il suo passato si prolunga compatto nel presente e vi resta attuale ed operante”. (Bergson, Evoluzione Creatrice)

Comprendiamo che il nostro Karma ci è dunque compagno costante; che, finché agiamo contro le Leggi Universali esso è il nostro giusto creditore; che in ogni situazione ciò che ci accade non è originato da fattori oscuri fuori di noi, ma proviene dalle azioni di quelli che fummo.

Comprendiamo che viviamo attualmente gli effetti di cause messe in moto nel passato lontano e recente dall’attività di quella parte della nostra mente inconsapevole dell’unità della Vita.

Comprendiamo che, riconoscendo la nostra parte di responsabilità rispetto alle condizioni di esistenza in cui noi stessi e il nostro mondo ci troviamo, siamo chiamati al cambiamento purificatore: “Purificate il cuore: questa è vera religione” (Buddha).

Con l’avanzamento spirituale, può capitare di contemplare con orrore il nostro passato; irrompe nella coscienza la percezione drammatica degli effetti di nostre “creazioni” sentite come “oscure”, perché poco amorevoli e responsabili.

Ma il pentimento sincero e l’esperienza del dolore accelerano i tempi per la nascita luminosa della Compassione e portano alla con-versione: ovvero all’aspirazione a connettersi alle Verità essenziali e a cooperare al Piano Divino

Possiamo ora contemplare come nel Tutto armonico – in cui, a tutti i livelli, “nulla si crea e nulla si distrugge ma tutto si trasforma” – ogni disarmonia generata dalla violenza e dal disamore, così come ogni azione ispirata alla Fratellanza, ricadano per legge karmica non solo su chi le ha causate ma su tutta la comunità di cui l’individuo fa parte; appare evidente che ciascuno è corresponsabile del destino collettivo. Come in un nucleo familiare, se un individuo commette un atto crudele o dissennato che provoca dolore, tutti i componenti ne pagano indirettamente le conseguenze, allo stesso modo se un individuo compie un atto meritorio tutta la “rete” ne beneficia proprio perché tutto è in connessione.

 

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