Plenilunio in Leo: Costruzione degli Ideali

5.6 – Costruzione degli Ideali
3 Agosto 2020 – 15.58 (GMT)

Plenilunio in Leo: l’Ideale dell’Identità

OFELIA … Signore, noi sappiamo ciò che siamo,
ma non sappiamo ciò che possiamo essere.
(William Shakespeare, Amleto – Atto IV, Scena 5)

Data la limitazione dell’uomo e della sua vita, dato l’immane perimetro del cosmo e la minuscola natura del nostro pianeta, data la vastità dell’universo e la certezza che non è che uno fra innumerevoli (dico innumerevoli) altri universi maggiori e minori, esistono tuttavia nell’uomo e su questo globo un fattore e una qualità per cui tutto ciò può essere visto e realizzato come parte di un tutto, e che consentono all’uomo (sfuggendo, come può, dalla sua autocoscienza umana) di espandere consapevolezza e identità fino a che gli aspetti formali della vita non costituiscano più barriere per il suo spirito che tutto include. (Alice Bailey – Psicologia Esoterica vol. II, 219)

L’individuale diventa l’universale. L’uomo, isolato e separativo, diventa il genere umano in quanto a reazioni e consapevolezza, pur serbando la propria individualità; egli non è più solo un essere umano, accentrato in sé e separato, ma nelle sue reazioni e nella sua consapevolezza diventa il genere umano; pur conservando la sua individualità, non è più solo un essere umano, centrato su se stesso e separativo, ma diventa l’umanità stessa, perdendo l’identità personale nel bene comune, ma conservando la sua Identità spirituale. Dopo aver servito se stesso si dedica al mondo, ma è pur sempre un Figlio di Dio individualizzato fin dopo la terza iniziazione. (Alice Bailey – Astrologia Esoterica, 135/136)

credits: Rafael Araujo

Così, tutte le grandi scuole di meditazione intellettuale (scevra, negli stadi finali, da sentimento ed emozione) conducono allo stesso punto. Dal punto di vista del Buddismo, dell’Induismo, del Sufismo e del Cristianesimo, lo scopo fondamentale è sempre il medesimo: unificazione con la divinità; identica è la trascendenza dei sensi, identica la concentrazione della mente al suo grado più elevato, identica l’evidente incapacità della mente, oltre quel punto, di portare l’aspirante alla meta; vi è lo stesso passaggio allo stato di contemplazione della Realtà, la stessa assimilazione in Dio, la stessa consapevolezza d’identità con Dio e la stessa conseguente illuminazione. Ogni senso di separatività è scomparso. Unione con l’Universo, realizzazione dell’Identità col Tutto; consapevole coscienza del Sé ed assimilazione, in piena coscienza di veglia, con la Natura interiore ed esteriore, questa è la meta precisa di chi cerca la conoscenza. Il sé, il non-sé, ed il loro rapporto sono conosciuti come un fatto unico, privo di differenziazioni. Dio Padre, Dio Figlio e Dio Spirito Santo sono compresi operanti come un’unica Identità, il Tre nell’Uno e l’Uno nel Tre. Questa è la meta cui tendono tutte le scuole ove il mistico trascende non solo il sentimento, ma anche in ultima analisi, il pensiero, unificandosi con il TUTTO. L’individualità rimane sempre nella coscienza, ma tanto s’identifica con l’insieme totale, che ogni senso di separazione scompare. Null’altro resta, se non l’Unità realizzata. (Alice Bailey – Dall’Intelletto all’Intuizione, 194/195)

credits: Ólafur Elíasson

Il neofita parla con facilità di identificarsi con gli altri e tenta ardentemente di riconoscere il suo gruppo per fondersi con esso; tuttavia, nel fare questo, il concetto di dualità è costantemente presente; egli stesso e tutti gli altri sé, egli stesso e il gruppo, egli stesso e l’energia di gruppo che ora può usare. Ma in realtà non è così. Quando è conseguita la vera identità, non c’è alcun senso di questo e di quello; quando la fusione è completa non vi è alcun riconoscimento di attività individuale in seno al gruppo, perché la volontà dell’anima fusa è identica a quella del gruppo ed opera automaticamente. Quando è presente la vera unità, il postulante diventa soltanto un canale per la volontà e l’attività di gruppo, senza nessuno sforzo da parte sua, ma semplicemente per reazione spontanea. (Alice Bailey – I Raggi e le Iniziazioni, 168)

credits: Ólafur Elíasson

Poiché la sostanza mentale individuale è parte integrante della Mente Universale e poiché il principio mentale è inerente a tutte le forme, il senso d’individualità e di autocoscienza è sempre ed eternamente possibile. Negli stati di coscienza più elevati viene tuttavia relegato in una posizione subordinata. Dio, ad esempio, può sempre ed eternamente essere consapevole della realtà costituita dal sé, che governa l’integrità del sistema solare e del rapporto reciproco con gli altri sistemi, ma la coscienza divina e la consapevolezza della Divinità solare non si occupa principalmente della propria identità. Questa, in virtù dell’esperienza e dei periodi mondiali del passato, è ormai sotto la soglia della coscienza divina ed è parte integrante della natura istintiva cosmica, come qualsiasi altro attributo istintivo umano. Il punto focale dell’Attenzione Eterna (se posso usare una espressione così insolita per un concetto in cui le parole sono quasi senza significato!) si trova in sfere di consapevolezza ben oltre la nostra comprensione. Tanto al di là della nostra portata quanto la consapevolezza di un Maestro lo è da quella di una formica o di un topo. È quindi inutile diffondersi sull’argomento. Noi dobbiamo portare a compimento la personalità, ossia la piena registrazione o consapevolezza del Sé in noi dimorante; in seguito dovremo utilizzare quella personalità e infine sacrificarla al bene del gruppo, ciò che determinerà la fusione del Sé nell’unico Sé e la fusione (cosciente e volontaria) dell’anima individuale nella Superanima. ‘Io sono’, è il grido d’ogni essere umano; ‘Io sono Quello’, è il grido d’ogni personalità che realizza la propria identità e usa la propria personalità per esprimere la volontà dell’entità che dimora all’interno, la vera persona. ‘Io sono ciò che sono’, è il grido dell’anima individuale che si perde nel tutto e realizza la sua unità con l’anima o Sé di tutti. (Alice Bailey – Trattato di Magia Bianca, 392/393)

credits: Joma Sipe

 

 

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“La tua focalizzazione determina la tua realtà”
(Guerre Stellari – Episodio I)

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