Il Solstizio di dicembre, inaugurato dall’energia iniziante di Capricornus, ha rivelato ancora una volta, nel succedersi dei cicli annuali, la necessità della costruzione di un Nuovo Tempio per accogliere lo Spirito eterno, consapevoli che “il vecchio Tempio è in rovina”. (1)
I Costruttori, guidati ora dalla piena luce di Aquarius, si apprestano all’Opera erigendo il nuovo Tempio secondo Regola d’arte.
“Qui e dovunque”, colleghiamo il luogo dell’opera alle regioni estreme dello Spazio, affinché il Tempio cresca e sia come una stella.
Segniamo scie, le scie di fuoco che lo uniscono alle costellazioni, poiché il nostro lavoro celebra la comunità nascente.
Raggi da noi alle stelle — Raggi dalle stelle a noi. Apriamo canali all’energia stellare, che scenda e scorra in tutte le parti dell’Opera.
Quale sarà il nostro Canone, la misura fondamentale? Quale suprema unità di misura regolerà il nostro lavoro?
“Che questo Canone sia l’Infinito. Che questo Canone sia il Punto”. (2)
Prendendo spunto da questo testo vediamo che sono posti quali canoni, ovvero come Principi regolatori del pensare e dell’agire, l’Infinito e il Punto, termini che alla nostra mente concreta appaiono disgiunti, opposti tra loro, irriducibilmente opposti.
L’Insegnamento ha fatto dell’Infinito non solo un punto di forza delle sue argomentazioni, ma uno dei pilastri che reggono il Tempio umano e cosmico, la sintesi di tutte le qualità e le potenze dell’Essere, la meta più elevata alla quale le nostre coscienze possono giungere, il principio causale, normativo e basilare che sottostà allo Spazio e alla sua Manifestazione.
L’Infinito possiamo figurarcelo come l’Eterno presente ove non albergano grandezze né distanze, ove molteplici correnti energetiche, inseparate, si intrecciano e si attraggono creando sentieri radianti (direzioni) sui quali si dispongono le Idee dei Creatori cosmici e ove si plasmano incessantemente le trame del Reale. Lo Spazio, altra immagine dell’Infinito, è intriso di Vita, che nell’Infinito si rivela, e incide nello spazio interiore di ciascuna coscienza, che non è altro che spazio infinito, i punti di Luce, ovvero l’Infinito in azione, di cui è sostanziato.
“Vale la pena di parlare dell’Infinito, se è irraggiungibile? Ma esiste; e tutto ciò che è grande, anche se invisibile, costringe a pensare alle vie che vi adducono. Meditiamo quindi sin d’ora sulle vie dell’Infinito; poiché esiste, ed è terrificante se non è conosciuto. Anche durante la vita terrena lo si può avvicinare, temprando lo spirito ad accettare l’insondabile. Molto ci rimane ignoto, eppure superiamo l’ignoranza. Se anche non comprendiamo il significato dell’Infinito, pure ci rendiamo conto che è inevitabile e che merita, quindi, adeguata attenzione. Come altrimenti imporre la giusta commensura ai pensieri e alle azioni?”. (3)
I Maestri sollecitano ad affermare nelle coscienze la Verità dell’Infinito, a non temere, mai demordere, sempre elevandosi alle Vette, combattendo mentre si immagina il futuro, ostinati a penetrare nel mistero dell’Infinito con la forza dell’intuizione sorretti da una “primavera dell’amore” che fa ardere i cuori con la stessa potenza del Fuoco spaziale.
Anche la conoscenza, tanto cara all’uomo, non si arena di fronte a questa vastità ma, al contrario, “Quali nuove vie si aprono, per la comunione con l’Infinito! Cercate questi tesori: sono la garanzia del vostro progresso. A che serve una conoscenza che mena a cancelli chiusi, con l’insegna: “Altro non si sa”? Un sapere così costretto è una tomba. Scandagliamo dunque l’Infinito! La limitazione della coscienza è la morte dello spirito.” (4)
“L’Infinito è conquistabile. Nulla vieta o impedisce di penetrare nelle sue regioni, anche lontanissime, poiché sono in realtà le più prossime; e ciò dicasi anche a proposito delle profondità e delle alture. Dove non esiste distanza non occorre muovere. Dove non esistono separazioni non s’incontrano muri o porte chiuse.” (5)
Ecco dunque che l’Infinito assume la valenza di Canone primario per ogni passo che l’uomo, e l’Umanità, compie sulla strada verso l’Uno, un Canone apparentemente poco “maneggiabile” eppure inscritto nel “codice genetico spirituale” umano, un Canone che rivela la sua potenza quando si rinuncia al piccolo sé per aprirsi allo sguardo penetrante del Sé superiore.
“Il sacrificio di sé attira il potere dello spazio e s’inscrive nella costruzione dell’Universo. È proprio il sacrificio di sé che guida la luce dello spirito nell’Infinito” (6) perché “Solo chi si getta verso l’Infinito può capire la bellezza dell’Essere”. (7)
Coscienza, Essere ed Infinito sono dunque una corona splendente di realizzazione ed evoluzione che ci spinge ad agire in conformità alle Leggi Cosmiche, con lo sguardo puntato al Cielo e al suo Modello, che di questi canoni è intessuto.
Come dunque conciliare l’Infinito col Punto, altro Canone per la nostra avanzata?
Possiamo partire dalla considerazione che “l’Infinito spaziale è l’espansione del Punto” (8) e “Un punto è lo Spazio intero, infinitamente più ricco e complesso di quello comunemente inteso, o malinteso” (9). Per dirla in altri termini quell’infinito nucleo di onnipresenti possibilità che è l’Uno conquista lo Spazio/Infinito attraverso gli innumerevoli semi/punti di Vita che lo costellano.
Ogni Punto, elemento base dello Spazio/Infinito, è pertanto al centro dell’Infinito e da quel sito può liberamente governare l’avanzata, ogni Punto è immagine di quell’Uno da cui irradia Vita e che è il Canone di ogni possibile esistenza.
“L’Uno e l’Infinito sono ed esistono”. Nel mondo del divenire, ossia dell’esistere, l’Uno assume tutte le forme, l’Infinito nessuna, ossia riveste la Forma assoluta. Ciò induce quell’errore intellettuale di intendere l’Unità quale un tutto (Universo) e l’Infinito come un nulla. Così si separano fra loro i due aspetti dell’Unità assoluta”. (10)
Uno/Punto ed Infinito sono dunque la Realtà, l’Assoluto che si manifesta secondo modalità che, di volta in volta, chiamiamo Essere o divenire, causa ed effetto, passato e futuro, continuo e discontinuo; modalità che noi, dal nostro punto di vista duale, dobbiamo ammettere ed usare per comprendere razionalmente, secondo opposizioni e polarità; delle Realtà che invece sono intimamente “sintetiche” e non oppositive e alle quali giungiamo tramite “conoscenza diretta”.
Così se le Origini del Reale sono l’Uno e l’Infinito anche noi, come parti di un tutto più grande, partecipiamo, appunto, della loro natura; se l’Uno e l’Infinito sono l’Assoluto, anche noi siamo Uno e Infinito, anche noi siamo, in essenza, privi di quegli opposti che invece quotidianamente siamo costretti a maneggiare quali strumenti di conoscenza e di evoluzione. Ma si penetra, e si ritorna, all’Uno tramite l’Infinito, così come si conquista l’Infinito di Uno in Uno, di punto in punto, ricopiando in noi le luci del manto della Madre del Mondo.
Nell’Infinito infatti tutti i punti sono in mutuo contatto, non esiste separazione, non vige distanza né incomunicabilità, “Se si tiene conto dell’Infinito si deve ammettere che non esistono quantità. Grande e piccolo, lontano e vicino, molto e poco sono illusioni. Tutto è infinito: non esistono separazioni nella realtà senza confini”. (11)
Ogni punto ha in sé, “in potenza”, la forza del Fuoco creativo che diverrà “in atto” nel momento “magico” dell’Iniziazione quando Infinito ed Uno si rivelano per ciò che sono, i due eterni volti dell’Essere Assoluto, le modalità di espressione dell’Unità, l’Unica Realtà.
“Uno e Infinito sono i limiti e la totalità sia del mondo creato, sia del sottile. (…) L’Unità e l’Infinito raccolgono tutto in sé: sia l’uno sia l’altro sono la misura delle cose. Ne segue che ogni cosa è una e infinita”. (12)
Questi due Canoni, impressi in ogni essere vivente, rappresentano dunque i due limiti (ma in realtà l’unico Canone) entro i quali è contenuta la Manifestazione cosmica e, di conseguenza, sono i principi sui quali può erigersi, senza tema di errare, la costruzione del Tempio dell’Umanità.
Invano l’uomo, nel suo peregrinare verso la casa del Padre, ne cerca la dimora e questo cercare si rivela illusorio poiché “Non si trova il Maestro, non si trovano l’Infinito, la Vita, lo Spazio perché sono onnipresenti”. (13)
Come dire, Noi siamo Quello e Quello siamo Noi.
Note
Questo articolo è pubblicato per celebrare la congiunzione eliocentrica tra Mercurio, Maestro d’Armonia e Bellezza (Quarto Raggio), e Venere, Maestro della Mente e della Costruzione aurea (Quinto Raggio).
- 1- Enzio Savoini, Ricostruire il santuario della vita umana, testo inedito, 1976
- 2- Ibidem
- 3- Collezione Agni Yoga. Infinito I, Introduzione
- 4- Collezione Agni Yoga. Infinito I, § 9
- 5- Enzio Savoini, Dispense del 3° Settennio. Espandere la coscienza, scritto inedito, settembre 2002
- 6- Collezione Agni Yoga. Infinito II, § 13
- 7- Collezione Agni Yoga. Infinito II, § 140
- 8- Enzio Savoini, Dispense del 3° Settennio. Neocristianesimo, scritto inedito, febbraio 2001
- 9- Primo Vertice, Il Sistema solare nello spazio, ed. Nuova era, 2018, p. 78
- 10- Enzio Savoini, Dispense del 3° Settennio, Reale e Irreale, scritto inedito, giugno 2002
- 11- Enzio Savoini, Dispense del 3° Settennio. Teoria della luce I e II, scritto inedito, settembre-novembre 2001
- 12- Enzio Savoini, Dispense del 3° Settennio, Reale e Irreale, scritto inedito, giugno 2002
- 13- Enzio Savoini, Dispense del 3° Settennio. Neocristianesimo, scritto inedito, febbraio 2001