Salire verso la Vetta

La direzione Sole/VulcanoMercurioTerra sull’asse zodiacale CancerCapricornus, che oggi (1) vede la sua luce irradiata nello spazio sistemico è la Via maestra che il Quarto Raggio incide in questo momento in Cielo: Mercurio, Maestro dell’Armonia, si pone tra il dirompente fuoco solare da una parte e il ricettivo, nonché invocante, “pianeta azzurro” dall’altra, costruendo con saggezza e bellezza quel ponte capace di unire alto e basso e far percorrere ai Pellegrini la spirale dell’ascesa verso l’Uno.

Nello scorso articolo si è posto l’accento sulla capacità di riflettere, ovvero sulla capacità umana di tendere ad un Modello e di riproporre le sue strutture intime mediante uno “sguardo” penetrante perché intelligente e saggio.

“I Modelli, o le Cause, non hanno forma. Sono Entità reali, eterne, splendenti, infinite. Le costruisce il terzo Signore e dimorano nel Mondo del Fuoco. Sono le radici delle cose esistenti e dei loro rapporti, e la virtù del quarto Raggio le contempla e nel suo seno le rispecchia. Così appaiono le loro immagini, non separate, ancora senza limiti. È impossibile esprimere a fondo tutto ciò a parole, che sono forme, ma il semplice aiuto della mente astratta può far capire che senza la produzione di una immagine (priva di figura) contemplare e esprimere i Modelli non sarebbe possibile all’uomo. Tali immagini sono, per così dire, un passo intermedio e centrale che prepara e consente la successiva produzione di forme”. (2)

Questa capacità riflettente, sommamente rappresentata dall’energia espressa dal Quarto Raggio e da Mercurio, suo veicolo per il nostro Sistema solare, trova il suo perfetto completamento in un’altra capacità che va perseguita e conquistata, la capacità di imitare.
Ed è proprio quando tendiamo ad un Modello (dal greco paradeigma, ovvero ciò che si manifesta dall’alto; per Platone i paradeigmata erano le Essenze eterne, i modelli perfetti sui quali le realtà sensibili si plasmano e giungono in essere) che mettiamo in campo al meglio la nostra capacità imitativa; ed è perseguendo questa capacità che tendiamo a riportare in Terra le strutture celesti.

L’aspetto forse più stimolante dell’imitazione di cui qui si tratta (che non è quella scimmiesca) sta nel ricopiare da modelli in grandissima parte sconosciuti, dei quali in fondo si sa per certa solo l’esistenza reale. L’impresa dapprima sembra impossibile. Poi si comprende che qualunque artista creativo cerca, instancabilmente, di recuperare in sé immagini di modelli non percepiti dai sensi, delle quali riesce, almeno in parte, a produrre figure. Si può persino sostenere che l’Arte stia proprio in questo nobilissimo tentativo umano di superare le limitazioni del proprio stato. È lo stesso anelito che sospinge l’uomo a esplorare il pianeta e il Cosmo, la materia e lo spirito. Proseguendo su questa linea di pensiero si giunge ad affermare che l’imitazione è il metodo per eccellenza per evolvere. Su questa tecnica si potrebbero dire molte cose. Qui si vuole portare al centro dell’attenzione solo una caratteristica costante della sua azione creativa. Imitare, invero, significa creare, per quanto ciò possa sorprendere, all’inizio. Chi imita un modello superiore lo fa per gradi. Ecco il punto. Quando ne ha scoperto un aspetto lo esprime in qualche modo, in sé o nelle sue opere. Poi si distacca e valuta ciò che ha compiuto e lo raffronta con il modello. Se la sua coscienza progredisce egli si accorge che le immagini che ne ha prodotte sono molto lontane da quello, e con pazienza ci riprova. Così, per gradi, si avvicina all’irraggiungibile. Questo è il portento! L’imitazione è continua, i suoi prodotti discontinui. Così si sale verso la Vetta”. (3)

Modello, pertanto, è sinonimo di misura conformante, di canone, di prototipo, esprime il rapporto tra una “matrice” ideale ed una forma che ad essa si adegua; in quanto “misura”, nonché canone ordinante, il Modello consente il progressivo dispiegarsi armonico, bello e perfetto del principio trascendente che in-forma la sua manifestazione.

Il Modello è quindi misura in senso metafisico, giacché esprime la dinamica commensura tra la Vita e lo Spazio, ad opera delle cosiddette gerarchie creative, ovvero l’Ordine di costruttori che innerva l’universo; in senso ideale in quanto governa i rapporti tra entità di diverso potenziale energetico ma informate di uno stesso principio/idea (o insieme di principi) che li dotano di analoghe funzioni e corrispondenti strutture organizzanti e vitali; e in senso fenomenologico in quanto, mediante il riconoscimento dei caratteri ordinatori e strutturanti insiti in un sistema, consente il dispiegarsi di tutte le funzioni adeguate al perfetto funzionamento del “modello riflesso” nella forma.

In ambito dell’esperienza quotidiana sono molteplici le accezioni di modello che riguardano sia la definizione corrente di “esemplare” da riprodurre o imitare, conformandosi ad esso nelle sue caratteristiche estrinseche, sia nell’ambito artistico (oggetti reali o immaginari che l’artista si propone di riprodurre o, nell’artigianato e nell’industria, oggetti replicati, anche in serie, a partire da un prototipo) che in quello scientifico (quella classe di ipotesi schematiche ma organizzate proprie di una scienza che possono essere utilizzate come “modello” teorico per successive verifiche e sperimentazioni, permettendo nel contempo di descrivere i fenomeni che caratterizzano un sistema complesso mediante una forma semplificata ma completa e controllabile).

Nelle scienze, in particolare, il concetto di modello assume particolare rilevanza in quanto consente di operare mediante una struttura logico-astratta (concettuale) mediante la quale inquadrare i fenomeni che sottostanno ad una particolare legge, spiegandone anche il funzionamento; da tempo siamo infatti abituati a parlare in termini di modelli in ambito chimico-fisico (il modello atomico), fisico-matematico (teoria dei modelli), informatico, economico.
In termini psicologici ed etici, e spesso in senso figurato, modello è una persona, un ideale, una teoria che funge da esempio da imitare per le sue qualità, reali o supposte, di perfezione, integrità, verità, bellezza, intelligenza, successo personale. In questa accezione l’accento è posto proprio sulla facoltà umana di imitazione, ovvero sulla capacità di riprodurre in modo originale e anagogico comportamenti e qualità proprie del modello, sia esso la Natura, un atteggiamento o comportamento umano o uno stato di coscienza.

In chiave esoterica possiamo infine considerare Modello quella “misura” che lega, secondo un canone intrinseco, entità differenti per voltaggio energetico e per estensione manifesta ma simili, cioè legate da un “rapporto” di consonanza, per struttura. Il canone inerente è analogo, ovvero ordinato secondo le medesime caratteristiche essenziali, anche se può differire per le evidenze manifeste; l’analogia che lega tali strutture tra loro le pone in un rapporto di commensura, dove il “maggiore” (Macrocosmo) funge da modello per il “minore” (Microcosmo) all’interno di una relazione gerarchica sorretta dalla similarità ed espandibile all’infinito.

Imitare un Modello, pertanto, non si configura come una semplice riproduzione passiva di una struttura preesistente, ma chiama all’opera tutte le nostre facoltà migliori, sollecita attenzione e discriminazione, acuisce l’immaginazione e consolida la razionalità, affina la tensione verso l’alto mentre rende consistente e profonda la nostra compassione verso il basso.

“Non è vero che chi imita rinuncia, con ciò, alle sue individuali capacità creative. Al contrario, sono proprio le sue qualità specifiche che trovano modo di esprimersi ricopiando liberamente il modello. Quest’ultimo è per sua natura infinito, che altrimenti non sarebbe un vero modello, e dunque è suscettibile di infinite maniere, figure o varianti espressive”. (4)

In altre parole imitare è fare “come se”, un atteggiamento che si libera dell’accezione passiva o semplicemente mimetica (5) che i più vorrebbero dargli e si colora invece di un preciso atteggiamento volitivo, di un desiderio di emancipazione interiore che fa tendere ogni sforzo alla conquista di quell’integrità interiore (perfezione, indivisibilità, centratura) che il Modello possiede e, per analogia, ci è possibile possedere.

In una lettera del Maestro Tibetano indirizzata a un allievo, si leggono queste frasi: “Agisci… come se per te non esistessero più annebbiamenti e osserva cosa accadrà. Sforzati sempre di vivere nell’ambito dell’Ashram…e agisci come se quella coscienza fosse la tua. Servi come se tu fossi irremovibile nell’Ashram; (…) Come se sia il tuo movente. Queste due parole, come se, produrranno in te una nuova capacità creativa.” Questa pratica mantiene umili, ma conferisce autorità autentica, poiché immette nella Comunità gerarchica. Il come se è insomma l’espressione sintetica della proporzione aurea fra minore e maggiore”. (6)

““Fate come se”, insegna il Maestro Tibetano, a proposito della condotta degli allievi; il consiglio è libero, ma lascia perplessi se non si sa il “come se “. “Fare come se”, è certamente rivolto alle sfere superiori; la sua direzione punta in alto, e implica di imitare gli stati elevati dell’Essere, dei quali si sa poco o nulla. Così pensa il discepolo che ignora i poteri dei quali dispone ma non sa adoperare. Eppure, in senso generale, gli uccelli hanno imparato a volare, i pesci a vivere nel mare applicando, inconsciamente, quel grande Principio, sorretti dal desiderio”. (7)

Alle soglie di una Nuova Cultura e di una Nuova Civiltà è pertanto necessario ribadire la necessità di un Modello che dia non soltanto senso e scopo al nostro pellegrinaggio terreno (e oltre), ma che sia anche in grado di sollecitare in noi il riconoscimento e l’imitazione, oltre che di magnetizzare il nostro operato secondo le sue direttrici strutturanti. Senza Modelli, e senza la possibilità che questi Modelli vengano “imitati”, non si avrebbe “conoscenza” né “comprensione” della realtà che ci circonda (se non per isolati e sconnessi frammenti di sensazioni, percezioni, emozioni e pensieri, privi però di una struttura coordinata e coordinante); la realtà, infatti, viene organizzata in un insieme coerente ed unitario (e quindi accessibile appieno alla comprensione) dalla forza strutturante e regolatrice del Modello che la adegua, passo a passo, alle potenze creatrici originanti.

Ma chi può giungere alla contemplazione dell’Idea, chi può cogliere il Modello imperituro che vive nel mondo delle Cause perfetto ed incorruttibile?
Chiunque sia “filosofo”, ovvero chiunque guardi alla realtà non solo con occhi e mente concreti, ma soprattutto con occhi e mente sottili, interiori, capaci di penetrare fino al Reale che sostiene e struttura ciò che esiste attraverso la pura contemplazione, cioè attraverso un atto intellettivo che, sorretto dalle capacità analitiche dell’intelletto, dispieghi l’intuizione verso i reami che gli sono propri.
L’amore per la conoscenza, che anima il filosofo in pectore, lo conduce per “similitudine magnetica” a quel mondo, fa da ponte verso livelli di conoscenza, ovvero di Essere e di Vita, più “reali” di quelli indagati coi sensi o con la sola mente concreta, sebbene non tangibili e non verificabili mediante metodi quantitativi e sperimentali.

“Sovente gli uomini si domandano, perplessi, se mai qualcosa esista oltre la coscienza. Certo nella loro comprensione il concetto di coscienza è limitato, perché ammette il solo mondo visibile. La conoscenza resta vincolata e ristretta se non si estendono i confini del visibile. Ma guardiamo oltre le frontiere della conoscenza e del sapere umani; cerchiamo un granello di comprensione cosmica. Com’è bello il grande orizzonte! Com’è potente il pensiero che si affolla nello Spazio! Quali nuove vie si aprono, per la comunione con l’Infinito!”. (8)

Il Mondo delle Idee è infatti il Mondo delle qualità, il Mondo dell’essenza che vivifica dall’interno le forme, il Mondo che ogni filosofo, nel suo pellegrinaggio mondano, prima o poi incontra e riconosce come Mondo della Cause e dei Modelli.
L’imitazione è quindi la strada maestra verso la Vetta, una strada percorsa in molti modi che hanno lasciato altrettanti esempi come “sassolini” per lo smarrito Pollicino…
Tra i tanti ricordiamo forse quello più luminoso ed arduo, che però si mostra anche come quello a cui siamo chiamati in quanto “innamorati” dello Spazio e della sua Luce inerente; è l’imitazione del Cristo, Signore dello Spazio, Luce del mondo.
Imitare il Cristo è copiare in noi le trame del tessuto della volta celeste perché possa rivestire l’Uomo spirituale che è in noi; è lasciarsi magnetizzare dal suo Cuore per lasciarsi attrarre nella sua orbita di Bene; è seguire i suoi passi che, iniziazione dopo iniziazione, ci faranno percorrere la via verso la Resurrezione.

L’opera di Tommaso da Kempis, “L’imitazione del Cristo”, è da gran tempo apprezzata in Oriente non solo per il contenuto, ma per lo stesso significato del titolo. Nel bel mezzo dell’idolatria medioevale per il Cristo, la voce di Tommaso da Kempis si levò in protesta. Dal chiuso di un monastero cattolico essa chiarì l’immagine del Grande Maestro. La parola stessa, “imitazione”, connota un’azione vitale. La formula: imitare il Cristo, è un atto del coraggio innato nello spirito cosciente, che accetta la piena responsabilità di creare. Ecco, il discepolo, di proposito, osa avvicinarsi al Maestro per imitarLo. Un simile esempio versò luce nel folto delle tenebre, e dalla clausura scaturì l’impeto verso il coraggio creativo. Sarebbe stato consono all’abbietta coscienza medioevale dire: “II Culto del Cristo”. Ma lo spirito ascendente osò fare appello all’imitazione”. (9)

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Note

  • 1- Il 21 luglio si celebra la seconda delle tre congiunzioni di quest’anno tra Mercurio (4° Raggio) e Terra (3° raggio non sacro), che volgono concordi l’Occhio interiore allo splendore irradiante di Sole/Vulcano (1° Raggio). Luce ed Armonia risuonano nello Spazio ed alimentano la potenza trasfigurante del Cuore solare, Modello supremo di ogni cuore che pulsa in sintonia con l’Uno. La prima congiunzione è avvenuta il 15 marzo, la prossima sarà l’11 novembre.
  • 2- Primo Vertice, Le Mete lontane, Nuova era, 2016, p. 105
  • 3- Primo Vertice, Le Mete lontane – meta 4.1, ed. Nuova era, 2016
  • 4- Primo Vertice, Le Mete lontane, Nuova era, 2016, p. 97-98
  • 5- Il termine mimetico/a deriva dal greco mimesi che significa propriamente imitazione. Tale termine viene usato con proprietà in ambito filosofico e assume importanza a partire da Platone che lo utilizza per indicare la somiglianza tra le Idee e le loro copie sensibili, dando nel contempo una valutazione poco positiva di alcune arti (poesia, pittura, scultura) che sarebbero di conseguenza “imitazione di imitazione”. In ambito artistico e letterario il termine assume però via via carattere per lo più positivo, indicando una rappresentazione fedele del reale che però non esaurisce la cifra creativa di un artista.
  • 6- E. Savoini, Studio comparato delle due stelle, 2000, scritto inedito
  • 7- E. Savoini, Dispense del 3° Settennio. Seguitemi!, scritto inedito, aprile 2004
  • 8- Collezione Agni Yoga. Infinito I, § 9
  • 9- Collezione Agni Yoga, Agni Yoga 13

 

 

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