Opera d’Arte 2

L’energia di Sagittarius, l’Arciere celeste, che ci vivifica in questo periodo dell’anno dal punto di vista eliocentrico, sprona le coscienze a raggiungere quell’obiettivo verso il quale il cuore e la mente sono orientati, non è certo la meta definitiva ma uno dei tanti passaggi che ci permettono di raggiungere posizioni sempre più inclusive: uniti al Modello celeste, in questo ciclo annuale, ci avviamo verso questo orizzonte magnetico sapendo che siamo l’Arciere, la freccia e la Meta stessa.

 Vedere con gli occhi del cuore; udire con le orecchie del cuore il fragore del mondo; penetrare il futuro con la comprensione del cuore: ricordare gli accumuli del passato mediante il cuore; così bisogna avanzare, con impeto, sulla via dell’ascesa. La capacità creativa ha in sé una potenzialità ignea, ed è intrisa del sacro fuoco del cuore: Pertanto sulla via della Gerarchia, del grande Servizio e della Comunione la sintesi è la via luminosa del cuore. Come irradiare raggi manifesti se la fiamma non è accesa nel cuore? E’ precisamente la qualità magnetica che è inerente al cuore. La creatività suprema è pervasa da questa grande legge. Quindi ogni vittoria, tutte le fusioni, ogni grande unificazione cosmica si conseguono tramite la fiamma del cuore: Con quale mezzo si pongono le basi delle grandi imprese? In verità solo con il cuore. Così gli archi di coscienza sono fusi assieme dalla sua fiamma *

L’ultima congiunzione, in questo anno 5.4, di Mercurio con la terra ci porta verso la Quarta dimensione, il luogo in cui si raggiunge l’armonia tramite il conflitto che, per l’umanità, è la linea di minor resistenza, perché si apprende e si ottiene proprio vivendo nel conflitto e noi italiani ben lo sappiamo perché la nostra nazione ha il Quarto Raggio di personalità che, specialmente in questo periodo storico, ci fa immergere nel bel mezzo della battaglia in tutti i campi.

La cittadinanza mondiale, quale espressione di buona volontà e comprensione, dovrebbe essere la meta di tutte le persone in cammino e, se si decide di mirare a questo, è assolutamente necessario conformarsi al Modello superiore cercando di comprendere, con l’intelligenza cardiaca, che tutto è uno e che, per questo, il Modello è impresso in ognuno di noi e in tutto ciò che si trova nell’Universo.

…………….. come si consegue la coscienza della quarta dimensione? Come la si realizza?
Con il distacco, con il risveglio del cuore, con lo sviluppo dell’intuizione. Lo si consegue sorvegliando i processi mentali, che non contengano l’accettazione inconscia della limitatezza o della separazione. L’infinito esiste; gli uomini credono di averlo escluso dalla coscienza, ma non è possibile spegnere la vita. La si può solo ostacolare, erigendo barriere mentali, ed è nel pensiero e con il pensiero che le si demolisce. **

Per riprendere l’argomento del precedente articolo, ci chiediamo:la vita è un dato puramente biografico e biologico, oppure è anche e soprattutto una decisione, una scelta che rinnoviamo ogni giorno, un esercizio di libertà, spesso molto gravoso e doloroso?
Se fosse un mestiere basterebbe impararlo bene per rendere la vita relativamente soddisfacente: quando si parla di mestiere, ci sono sempre delle tecniche per apprenderlo e poi non si deve fare altro che andare avanti per forza d’abitudine, con il pilota automatico inserito. Ad ogni problema corrisponde una soluzione che ognuno ha memorizzato nella propria mente.

Ma la vita è molto più di un mestiere, è qualcosa di molto più complesso, di più imprevedibile, di più creativo e anche di più impegnativo. I manuali e gli schemi vanno bene finché si deve svolgere semplicemente un mestiere….. ma quando si deve realizzare un’opera d’arte tutto ciò non è più sufficiente: quella di vivere è anche e soprattutto un’arte, un’arte che nessun maestro ci può insegnare, ma che dobbiamo imparare da noi stessi, sbagliando e riprovando, giorno dopo giorno.

Certo è importante, importantissimo, l’esempio che si riceve dagli altri che si prendono a modelli di vita, ma niente e nessuno potrà mai sostituire la pratica quotidiana dell’arte di vivere, Arrivati a questo punto, sorge però un problema: se vivere è un’arte, come la si può apprendere? L’arte non è forse qualcosa di innato, non è forse qualcosa che si possiede dalla nascita, oppure non si possiederà mai?

La parola arte ha acquistato il significato di creazione del genio individuale solo in un secondo momento, ma in origine essa indicava semplicemente una cosa ben fatta, una cosa uscita dalla mano dell’uomo ed è in questo senso che parliamo di un’arte del vivere.
Alcuni pensano, con relativi danni, che vivere significhi provare forti emozioni, rischiare, spingersi oltre, insomma vivere pericolosamente ma non è così perché una vita degna di essere vissuta comprende sì anche una forte sensibilità e una capacità di rischiare per qualcosa che vale, ma certamente non si riduce a questo.

La serietà e la profondità hanno poco a che fare con ciò che è vistoso, appariscente, chiassoso, perché sono fatte di raccoglimento, di riflessione, di interiorità: il che è ben diverso dall’introspezione esasperata e inconcludente.
Si ritiene che l’uomo moderno sia, in generale, affetto da un eccesso d’introspezione e di autoanalisi, da quanto se ne deduce nello scorrere velocemente la letteratura dell’ultimo secolo e mezzo, partendo da Dostoevskij in Ricordi del sottosuolo fino ai personaggi stravolti di Svevo, Pirandello, Kafka, Joyce fino ad arrivare ai giorni nostri. Peraltro ci si rende conto che l’introspezione e l’autoanalisi non sono mai, di per sé, eccessive ma lo diventano quando vengono impostate secondo una prospettiva sbagliata; quando si usano danneggiando altre cose della vita quotidiana oppure quando sfuggono di mano a colui che le esercita, diventando un gioco fine a se stesso, un narcisismo incontrollato e un profondo auto-disprezzo.

Secondo il modo di vedere della nostra cultura, infarcita di freudismo, lo status normale dell’uomo dovrebbe essere la nevrosi…..ma non è più probabile che l’uomo si arrenda troppo presto a queste presunte forze distruttive interiori che egli stesso alimenta, accettando di diventare un burattino debole e confuso?
La malattia mentale la fa da regina laddove mancano i fondamenti autentici della vita, l’amore per la vita stessa, la fiducia nelle sue risorse, la ferma convinzione della sua accogliente bontà; quando le persone rinunciano a praticare la sana arte del vivere, fatta di stupore, entusiasmo, generosità, e si consegnano a miseri surrogati di tali emozioni, allora giunge la nevrosi.
Il segreto sta nell’impostare la propria vita in senso costruttivo, non nichilista, non casuale, ma ben determinato, in base a un piano preciso, essendo persuasi che non siamo qui per caso né per sbaglio, ma perché chiamati a svolgere un compito e che tanto vale svolgerlo nella maniera migliore possibile.
Nessuno può essere liberato dalle proprie catene se è convinto che l’esistenza non sia altro che un carcere nel quale ognuno vaga senza averne coscienza, andando sempre a sbattere contro invisibili barriere.

La vita è un’arte: l’arte delle cose fatte bene, con coscienza, con amore, con dedizione; l’arte delle cose di cui ci si prende cura, perché si ritiene che abbiano un valore e si vuol contribuire ad accrescerlo, a renderlo ancora più significativo. Nel mondo moderno si tende sempre a cercare una scorciatoia, uno stratagemma per bruciare i tempi e diminuire la fatica. Invece bisogna avere ben chiaro che non esistono scorciatoie, né alcun modo di evitare sacrifici e fatiche, se si vuol realizzare una vita ben spesa

Nella vita non si finisce mai d’imparare e la vera saggezza sta nell’essere pronti a cambiare la propria strategia se necessario, tenendo stabili i principi di base che non sono negoziabili, perché sviluppati con umiltà e pazienza, ai quali dobbiamo essere capaci di rimanere fedeli, costi quel che costi.

Spetta a noi, ispirandoci al Modello, divenire modello per seminare ed esprimere quella bellezza armonica con i nostri pensieri, le nostre azioni, i nostri desideri, che devono essere coerenti fra loro e conformi al proposito universale per commensurare la nuova Civiltà ai ritmi del Cielo. La comprensione amorevole, applicata con intelligenza, dovrebbe distinguere i gruppi più saggi, oltre al tentativo di connettere il mondo del significato a quello esteriore, a beneficio delle moltitudini..In ultima analisi il quarto Raggio insegna l’arte di vivere in modo da ottenere una sintesi di bellezza. Non c’è bellezza senza unità, che non incorpori un idealismo, e senza lo sviluppo simmetrico che ne deriva. Questo Raggio non è il Raggio dell’arte, come sovente si pretende, ma è l’energia che produce la bellezza delle forme viventi, che incarnano le idee e gli ideali che cercano espressione. ***

Il nostro Modello è il Cielo, così come noi, quarto Regno di natura, siamo il modello dei Regni inferiori: Esso si rivolge con lo stesso linguaggio di armonia e bellezza alle stelle, ai pianeti, agli uomini, alle piante e alle pietre, facendoci comprendere che la cosa più importante è l’amore: perché solo con l’amore la vita s’illumina, diventa un’opera d’arte e tutti i sacrifici e tutti i dolori, che in essa incontriamo, acquistano un senso e un valore preciso.

E poiché la natura umana è fatta per l’amore e non per l’odio, dobbiamo amare se vogliamo andare nella direzione della vita e non voltarle le spalle, magari inseguendo chissà quali miraggi. A volte le forze ci mancheranno, ci verrà meno il coraggio: ebbene, quello sarà il momento di chiedere aiuto all’Amore, dal quale veniamo ed al quale dobbiamo fare ritorno……..

Quando i calcoli divengono complessi e l’infinito scompare alla vista torna alla mente il principio più semplice: da cuore a cuore; ecco la legge della fratellanza, della comunità, dell’amicizia. ****

 


*Collana Agni Yoga-Cuore, Ed. Cintamani
** Enzio Savoini-Scritti inediti-Diario 1988-pag.5
*** A. Bailey -Il destino delle Nazioni, pag.142- Ed Nuova Era -1971
**** Collana Agni Yoga-Comunità§275, Ed. Cintamani

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