Educare alla Bellezza 2°

Il settore dell’Educazione è illuminato da Sole-Vulcano che attualmente si trova nella 2^ qualità di Gemini, segno che inonda d’amore per lo Spazio il nostro Sistema solare.

È impossibile arrestare la forza ridesta della nuova coscienza o della comprensione fra le masse. Ogni ritardo causerà solo una maggiore rovina. Ma noi siamo sia i distruttori che i creatori, perciò costruiamo ardentemente i bastioni della cultura, la conoscenza dell’Etica Vivente e la Bellezza. Conoscenza e Bellezza sono il fondamento e l’apice dell’evoluzione cosmica. *

Riprendendo l’argomento dello studio della Bellezza in ambito educativo, si ripete la domanda:” Si può parlare oggi di educazione alla Bellezza? La bellezza può ancora salvare il mondo?”.

L’uomo è costituito dai corpi fisico, astrale, mentale inferiore e mentale superiore e l’Educazione è la scienza che cerca di collegare queste parti integranti per mettere l’essere umano in rapporto con l’ambiente e con quel Tutto più grande in cui egli deve svolgere la sua parte: per cui essa è “l’arte di costruire ponti”.

Infatti l’opera educativa deve necessariamente tendere al raggiungimento di gradi via via superiori e ogni aspetto che si manifesta deve essere ritenuto come l’espressione di quello immediatamente superiore.

Quasi nessuno riflette sul fatto che l’educazione riguarda essenzialmente la sostanza interiore dell’uomo e il suo carattere, e concerne la pratica di instillare le basi dell’etica nella coscienza del bambino, possibilmente fin dai primissimi anni.**

L’educazione deve dare spazio alla Creatività, deve essere un’opportunità per giungere alla conoscenza di sé e delle proprie aspirazioni; deve mirare all’espansione del senso della Bellezza e dell’estetica in modo da fare anche della propria vita un’opera d’arte.

Un’educazione che proponga il senso dell’Unità della vita e dove ognuno risponda al Tutto di ogni pensiero, parola, azione; che diffonda i principi dell’innocuità e della non violenza; che richiami alla vigilanza su pensieri e sentimenti che vanno costantemente raffinati per migliorare la qualità della vita; un’educazione, insomma, che sia sempre e comunque capace di far scorgere la Bellezza e di potenziare la capacità di Amare.

Come abbiamo visto, nell’excursus storico dell’articolo precedente, compito del filosofo è quello di condurre gli altri cittadini alla conoscenza del fondamento educativo, che è garanzia di armonia anche nella vita della polis.

Il cammino educativo si concretizza nella paidéia che costituisce il fine stesso dell’educazione perché trasmette quei valori e quelle conoscenze che distinguono l’uomo greco dal barbaro, che invece non conosce le regole di armonia, perfezione e chiarezza che sono proprie del cittadino della polis.

L’ideale di perfezione culturale ed etica, proprio del mondo greco, sarà la base per costruire l’ideale romano di Humanitas, che assume valore universale e diventa conoscenza della natura umana per mezzo dell’Arte, con le commedie di Plauto, Stazio e Terenzio che, mettendo in luce i difetti dell’uomo, facevano sì che ogni spettatore imparasse a riconoscerli per liberarsene attraverso il divertimento.

In Cicerone l’humanitas è unita al dovere, al decoro e all’onestà e l’opera d’arte in generale assume valore morale, in quanto le gesta degli eroi, rappresentate da pittori, scultori, poeti o autori di teatro, educheranno gli spettatori a realizzare il bene attraverso il bello.

Negli autori dell’età imperiale il tema della virtù come fine della conoscenza è dominante, soprattutto nella scuola stoica. Seneca, nelle Epistulae, delega all’immagine e, quindi alle arti figurative, il compito di guidare verso la sapientia. Il sapiente, secondo Seneca, è colui che ha compreso che il vero bene non è da ricercare all’esterno ma nella propria interiorità, vero centro di libertà.

La ricerca di uno stabile principio, su cui fondare la molteplicità del reale, trova soluzione nella sintesi tra cultura greco-romana e messaggio cristiano che si diffonde in tutto il mondo romano. Nasce così un orizzonte di riferimento completamente nuovo, nel quale l’uomo assume valore assoluto perché figlio di Dio, e il creato è da ammirare perché porta in sé l’impronta del Creatore.

In questo scenario la bellezza assume un significato gnoseologico e pedagogico, come passaggio obbligato per condurre all’Uno, al Vero e al Bene. Le immagini sacre, pur adottando modelli e forme classiche, rimandano alla bellezza del Figlio di Dio fatto uomo e risvegliano la spiritualità in coloro che le ammirano.

Il richiamo al Cristo, come realizzazione piena di ogni bellezza, accompagna tutta la riflessione estetica cristiana perché i cristiani capirono che, oltre alla bellezza manifestata dalla natura, c’è quella divina manifestata in Cristo, che diviene l’archetipo di ogni bellezza.

L’educazione deve soddisfare la necessità dello spirito umano. Deve aiutare gli individui a sviluppare una filosofia personale ed un senso dei valori convincente, a coltivare il gusto per la letteratura, la musica e le arti, a divenire capaci di analizzare i problemi e giungere a conclusioni assennate.(J.Dewey)

Bisognerebbe raggiungere quella sintesi complessiva che il Marxismo e la neoscolastica desideravano, ma con modi di collaborazione liberamente scelti caldeggiati da Dewey. Questa visione generale del mondo renderà possibile una civiltà planetaria integrando qualsiasi verità, trans temporale e trans-spaziale, sull’uomo e sull’universo scegliendole nelle varie culture regionali. Questi principi universali diventeranno le norme per l’Educazione nella Nuova Era, descritta e auspicata dal maestro Tibetano.

La Bellezza non è puramente estetica o fisica, semplicemente una questione di gusto, ma ha anche un valore morale dal quale l’uomo non può prescindere.

Come abbiamo visto già gli antichi greci parlavano di bello e buono considerando questa formula come l’ideale di perfezione umana a cui tendere, in cui il bello viene associato alla morale e viceversa. Fin dalle origini della società europea la Bellezza, lungi dall’essere un ornamento o una moda, ha a che fare direttamente con una dimensione est-etica, intrinsecamente legata a quella politica e culturale.

Infatti l’abbiamo imparato dai greci che ogni essere, anche se diverso, possiede tre caratteristiche trascendentali sempre presenti, mentre situazione, spazio e tempo sono marginali: ogni essere è unum, verum et bonum, cioé gode di un’unità interna che lo mantiene nell’esistenza; si mostra come è, quindi è vero; svolge bene il suo compito insieme agli altri, quindi è buono.

Il grande romanziere russo Dostoevskij, nonostante i suoi romanzi entrino nelle zone più oscure e perverse dell’animo umano, era alla continua ricerca della bellezza tanto che almeno una volta all’anno andava a vedere la bellissima Madonna Sistina di Raffaello e rimaneva per molto tempo in contemplazione di quella stupenda immagine.

La frase che lo scrittore fa pronunciare al principe Miškin nell’Idiota “ La bellezza salverà il mondo” appare premonitrice in una realtà che sembra preferire il brutto al bello.

Nel romanzo I fratelli Karamazov un ateo, Ipolit, domanda al principe Mynski “in che modo la bellezza salverebbe il mondo?” Il principe non dice nulla ma va da un giovane di diciott’anni che sta agonizzando. Lì rimane pieno di compassione e amore finché quello muore. Con questo voleva dire: è la bellezza che ci porta all’amore condiviso con il dolore; il mondo sarà salvo oggi e sempre fin quando ci sarà questo gesto. E come ci manca, oggi!

Se il bello è collegato al buono, il brutto non può che essere connesso al male e sicuramente la società moderna nel corso degli anni ha portato avanti un processo che valorizza il brutto quotidiano che va dall’alimentazione all’arte e non è un caso che la bruttezza generalizzata abbia dato vita a grandi ingiustizie morali e politiche, nei confronti degli altri esseri umani e del Pianeta.

Per uscire da questo labirinto dove, man mano che andiamo avanti, assistiamo a situazioni sempre più degradate e degradanti, si deve fare appello alla Bellezza, nel senso est-etico descritto in precedenza. Ma, parafrasando il romanzo di Dostoevskij, quale bellezza salverà il mondo?

Forse dobbiamo rivolgerci alla Natura che ci indica costantemente il cammino, indipendentemente dagli scenari umani, ci mostra un percorso armonioso ed organico, all’interno di una dimensione est-etica con forti ripercussioni sociali, dove il bello e il buono si relazionano in maniera indissolubile, proprio come il modello della società greca classica.

Forse dobbiamo rivolgerci al Cielo, guardare quell’infinita Bellezza e imparare da essa perché:

L’Infinito è la fonte del grande Silenzio, come si è appreso in precedenza, ma è anche la vera causa della bellezza. Non c’è, infatti, vera beltà senza rispetto delle regole dell’armonia, che appunto escludono dai calcoli sia il relativo che il finito. Quando queste imperfezioni concettuali sono espurgate e scompaiono dalla coscienza appare il prodigio della bellezza autentica e si rivelano i mondi superiori. La bellezza parla a chiunque perché è universale e profuma di Infinito ***

Al centro del processo educativo deve essere posto l’essere umano, che fin dalla nascita è pronto per l’esperienza della crescita spirituale verso la pienezza della propria natura. In questo orizzonte si inserisce l’educazione alla Bellezza, che conferisce valore alla conoscenza e alla volontà.

Infatti solo nell’intelletto esercitato alla conoscenza della verità e nella volontà che tende al bene è possibile crescere e far crescere la comunità umana. In quest’ottica risulta incomprensibile una Bellezza slegata dal Tutto, per cui si spera con fervore che l’uomo possa ritrovare se stesso riscoprendo ciò che di bello esiste sulla Terra e nel Cielo.

 

 

*Helena Roerich, Lettere 1°, pag.25- Ed.Cintamani

**Helena Roerich, Lettere 2°, pag.277-Ed.Cintamani

***Enzio Savoini-Scritti inediti-Commenti a Infinito, pag.48

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Una risposta a Educare alla Bellezza 2°

  1. L’articolo ben evidenzia l importanza dell educare alla bellezza, ma non manca la difficoltà di procedere verso essa. Mi viene cosi spontanea una domanda: Come si vive sopra il Caos per poi avere la possibilità di vedere la bellezza, anche quella collaterale (come cita un recente film “Collateral Beauty”, per poi educarsi ed educare ad essa?
    Freud diceva che l’essere umano prima si era ritrovato scalzato dal centro del mondo a causa di Copernico, poi aveva perso la posizione di privilegio rispetto al resto dei viventi a causa di Darwin, infine a causa della sua psicanalisi si ritrovava ora non più nemmeno “padrone in casa propria”.
    In mezzo alla condizione moderna molto più caotica rispetto alla condizione vissuta nel passato, l’uomo moderno è alla ricerca di “un centro di gravità permanente”.
    In questa ricerca può essere aiutato da Kant. In un celebre passo della “Critica della ragion pura” presenta tre domande formulate in prima persona che a mio avviso racchiudono le questioni fondamentali che ogni essere umano dovrebbe porre a se stesso:” Che cosa posso sapere? Che cosa debbo fare? Che cosa mi è lecito sperare?. L’uso della prima persona segnala che non sono in gioco disquisizione accademiche, ma questa esistenza qui ed ora, nella sua solitudine e nella sua capacità di relazione con gli altri, alla quale trovare la prospettiva giusta per ottenere forma, sapore, senso. Questo ci riporta a coltivare l’arte di vivere che riconduce all antica memori platonica di poter sempre educare il gusto del bello, del vero e del buono.

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