Le parole della Meta 5.4

Nell’ambito dell’etimosofia, questo è il primo articolo [1] dell’anno 5.4 e dunque, come siamo soliti fare in analoghe occasioni, esploriamo le parole che ne designano la Meta “Nuove Basi della Cultura. Arte. Mondo delle immagini”, allo scopo di penetrarne l’essenza e di contribuire a vivere questo ciclo annuale in modo più consapevole.

Iniziamo dal primo sostantivo, “base”, il cui significato appare scontato, e che invece già sorprende, poiché esprime all’origine il concetto di movimento. Deriva infatti dal latino basis, base, piede, zoccolo, mutuato dal greco basis, che significava passo, movimento ritmico, originando dal verbo baino, camminare. La radice indoeuropea del termine è *GA-, che esprime l’idea del muoversi: sanscrito gamati, andare e venire; inglese go e tedesco gehen, andare. Secondo F. Rendich la radice ga/gam indica in particolare l’“effetto dell’azione [a] di muovere in ogni direzione [g]”, dove quest’ultimo suono esprime il moto guizzante del fuoco, il lampo. [2]

L’aggettivo “nuovo” deriva dal latino novus, secondo Rendich dalla radice indoeuropea (g)nas, che si scompone in “legato [s] al moto [g] delle acque [na]”, “provenire dalle acque”, “nascere”: si vedano il sanscrito jan e il latino nasci, nascere [3]. È dunque una parola dal nucleo potentissimo, oggi impolverata e impoverita dall’abuso dell’applicazione a oggetti, che la snatura: in realtà, in questo contesto, ci chiama a una vera e propria rinascita della vita comune.

A suo tempo esaminammo la parola “cultura”, e scoprimmo che il suo etimo adamantino ha molte sfaccettature – coltivare, culto, volta celeste, polo – che tutte riconducono alla cultura del cielo.

Sinteticamente, la lettura etimosofica di queste prime parole annuncia la nascita di una cultura che segue i passi ritmici del Cielo.

E com’è che questo Mondo prende vita e trasmette di necessità la vita che ha in sé? Ci viene indicato: “Arte. Mondo delle immagini”.

Il termine “arte” è già trattato nel glossario e il suo significato, designando uno dei Settori della Manifestazione, è espresso ciclicamente seguendo i ritmi celesti consonanti.

Per il temine “mondo” rimandiamo all’analisi etimologica contenuta nel documento Genesi delle Idee. Lambdoma Spazio, in cui è definito “sfera di esistenza” e affrontiamo la parola “immagine”, molto evocativa, perché subito vengono in mente i versetti della Genesi, 1, 26-27: “E Dio disse: ‘Facciamo l’uomo a nostra immagine, secondo nostra somiglianza: domini sui pesci del mare e sugli uccelli del cielo, sul bestiame, su tutti gli animali selvatici e su tutti i rettili che strisciano sulla terra.’ Dio creò l’uomo a sua immagine; a immagine di Dio lo creò […]”.

È peraltro necessario “ritradurre” il linguaggio della tradizione, proprio perché possa continuare a parlarci nel volgere ciclico del tempo, esplorandone l’anima eterna. Il termine deriva da imago, che nella lingua latina aveva assunto una vasta gamma di significati, destinati in parte a perdersi nell’italiano: immagine, ritratto, similitudine, idea, rappresentazione mentale, sogno, eco, riflesso di uno specchio, spettro. Origina dallo stesso etimo del verbo imitare, dal latino imitari, che nasce in realtà da *mimitari, dall’identica radice delle parole greche mimetés, mimos, “imitatore”, mimèomai, imitare; si tratta di termini derivanti dal raddoppiamento della radice indoeuropea *MA-, che esprime essenzialmente l’idea di misura, rapporto. Scopriamo così che è lo stesso etimo della parola modello, la quarta direzione primaria di lavoro e il centro del nostro Progetto comune di Ordine planetario.

A proposito della relazione tra Modello e Immagine, accenniamo solo, in questo contesto, a quanto pensava Platone che, nel Sofista, distingueva tra una mimesis icastica, o “arte della rappresentazione”, che produce un’immagine fedele al proprio modello, al primato dell’Idea – rappresentazione è letteralmente “l’atto di essere di nuovo presente” – e una mimesis fantastica, o “arte dell’apparenza”, che invece produce un tipo di immagine che si allontana dal modello di riferimento. [4]

Tutte le parole di questa Meta ci parlano dunque del Modello celeste cui rivolgere sempre lo sguardo, fuori di noi e dentro di noi. Quante volte ce lo siamo detto e ripetuto, ma il riscoprirlo anche attraverso il linguaggio, di meta in meta, accende la comprensione della bellezza di relazioni sempre più ampie.

Poiché siamo proprio nel centro del settennio colorato dalla quinta energia creativa (2015 – 2021), dedicato alla manifestazione,  è necessario mettere a fuoco la Meta 5.4 anche nel contesto del Lambdoma specifico “”Nuova Cultura/Nuova Civiltà”, in cui è così indicata: Esprimere l’Arte di vivere.

In queste pagine sono già state pubblicate molte riflessioni dedicate a questo tema, e altre seguiranno in particolare quest’anno, auspicando l’intervento dei lettori. Qui ci limitiamo a esplorare la sua interpretazione etimosofica, che rivela l’essenzialità dell’imitazione del Modello celeste. “Esprimere” deriva dal latino exprimere, premere fuori, spingere in alto, modellare, esprimere. composto dal prefisso ex, “fuori di”, “da” con l’idea di origine, e dal verbo premere – da una radice latina prem variante di una indoeuropea che indica il “passaggio”, il “muovere” [ṛ/er] “con atto purificatorio [p]” – per cui letteralmente significa “spremere, far uscire esercitando pressione”: estrarre l’essenza.

Ci sono state date molte indicazioni per vivere il ciclo annuale governato dall’energia del Vortice 5.4 nel modo più consono, per provocare quel ritorno alla vita reale e all’espressione delle nostre potenzialità più belle, per orientarle alla nascita di una Cultura finalizzata al Bene comune. Ne scegliamo una per tutte, rivolta al Funzionario che, nell’ambito di un Gruppo ordinato secondo le leggi dell’Armonica, quale siamo, svolge il ruolo corrispondente: preparare, operando da cuore a cuore, la coscienza dei compagni all’idea base della costruzione mentale. Cerchi dunque per prima cosa, di inserire in sé e negli altri, la visione dell’Angelo solare costruttore, che in meditazione profonda, senza disperdere le forze, comunica con il suo riflesso e ne dirige il lavoro. [5]

Siamo chiamati a vivere l’avventura di essere artefici di un mondo terreno consono al Modello celeste, prefigurandolo tramite l’immaginazione creativa di tutti coloro che s’impegnano a costruirlo nello Spazio sottile, continuando a porre attenzione amorevole a ciò che avviene nell’altro nostro campo di battaglia, quello concreto.

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[1] Oggi, come succede ad intervalli di circa tre mesi, avviene la congiunzione eliocentrica tra Mercurio e Nettuno, associata all’armonia del linguaggio

[2] Dizionario Etimologico comparato delle lingue classiche indoeuropee. Indoeuropeo-Sanscrito-Greco-Latino, Palombi Editori, 2010, p. 65

[3] Op. cit., p. 212

[4] Opere complete. Sofista, ed. Laterza, 1971, §§ XLVIII – XLIX

[5] Enzio Savoini, Le Mete Lontane, Secondo Volume della Collana Semi di nuova cultura, Ed. Nuova Era, 2017, p. 132

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