L’essenza sonora dell’organizzazione

Oggi, per questo cruciale anno 5.5 della Tavola del Piano che stiamo vivendo, giungiamo alla conclusione dell’analisi etimosofica svolta, soffermandoci sull’ultimo dei sette Principi fondanti [1] della “Nuova Cultura/Nuova Civiltà”, che ci offrono i cardini per prefigurare la visione di un mondo nuovo.

Il settimo Principio afferma: Base e scopo dell’Organizzare è l’Unità.

L’etimo di “organizzazione”, definita quale coordinamento di unità di lavoro, è già reperibile su queste pagine, ma l’occasione odierna ci consente un approfondimento che va oltre la stringatezza del glossario, offrendoci nuovi spunti di riflessione.

Il sostantivo, derivato dal verbo “organizzare”, che a sua volta trae origine da “organo”, scaturisce, attraverso il latino organum, dal greco organon, strumento di lavoro, organo, risultando quindi connesso al verbo greco ergo, “lavorare”. Secondo la comune interpretazione filologica, quest’ultimo deriva dalla radice indoeuropea *WERG-/* VARG-, che esprime l’idea di spingere, muovere, agire. Il linguista F. Rendich, se pur ritiene che l’antica radice originaria sia vṛj, composta da tre elementi sonori, “muovere [] staccando [v] in avanti [j]”, concorda comunque sulla fondamentale idea espressa: il lavorare, l’agire, lo svolgere un’attività [2]. Il Linguista aggiunge però un’indicazione del tutto nuova, osservando che tale radice è strettamente connessa con ūrj, che esprime l’idea di “muovere [r] con forza [ū] dritto in avanti [j]”, “sollecitare”, “celebrare un rito dedicato a un dio”: testimoniano questi significati il sanscrito ūrj, “forza”, il greco orgiazo, “celebrare le cerimonie misteriche”, il latino urgeo, con il valore intransitivo di “essere urgente” e transitivo di “incalzare” [3].

L’ambito semantico della parola “organizzazione” si arricchisce dunque di un significato più ampio, rivelando sfaccettature inaspettate: il suo nucleo esprime non solo l’idea della spinta propulsiva e del lavoro coordinato, ma anche quella del rito sacro e dell’urgenza!

Noi già sappiamo che l’energia e la forza dell’organizzare sono connesse al settimo Raggio, dell’Ordine e Magia cerimoniale, ma è quasi stupefacente – almeno per noi, un po’ innamorati del potere della parola – scoprire echi nuovi nella radice di un termine che sembrava già etimologicamente indagato e compreso, e che invece, attraverso la rianalisi delle sue componenti sonore, tramite  i significati della cerimonia misterica e dell’urgenza, esprime profondamente, in modo primigenio, l’idea del ritmo, dell’iniziazione, e della “necessità di non perdere le date” o del “giusto momento”.

Scopriamo ora l’etimo del numero “sette”: deriva dalla radice indoeuropea *SAP-, che secondo Rendich è composta da due elementi sonori: “legarsi” [sa] a ciò che è puro [p], “rispettare”, “onorare”. Scrive il Linguista: «Il senso era “legarsi a ciò che è puro” e, per estensione, a “ciò che è sacro”. Nel senso di “legame con il sacro” (cfr. apas “atto sacro”) la radice arrivò al sanscrito in cui, nella forma śap, significò “dichiarare su ciò che è sacro”, “giurare” […]». Aggiunge pure che questa radice è connessa a sac, che esprime l’idea del “moto che collega tutt’intorno”, e a saj, che esprime quella di “muoversi con colui che sta in testa”. Nuovamente un po’ stupefatti, ci rendiamo conto che la sonorità del “sette” custodisce il senso del sacro e il diretto collegamento con “colui che sta in testa”, vale a dire l’uno!

Nel settimo Principio che consideriamo, a fronte del concetto di “organizzazione” sta quello di “unità”, che nel glossario è definita “il Principio supremo”. Ricordiamo, in questo contesto, che «[…] ll nome eka, uno, è composto dalla radice indoeuropea i “andare”, di cui il verbo eeti, è la forma forte, e dal sostantivo ka, che significava “acqua”, “luce”, “felicità”. Il suo significato originario era quindi “il moto [e] delle Acque luminose [ka] portatrici di felicità [ka]. Nella cosmogonia vedica eka rappresenta pertanto la sintesi delle sostanze primordiali che costituiscono l’universo. […]». Notiamo quindi che l’ambito semantico dell’uno ci proietta di slancio nell’idea del moto e del cosmo, cioè dell’universo, che letteralmente significa “volto tutt’intero nella stessa direzione”.

Vengono in mente queste parole della Collezione Agni Yoga [5]: […] Dopo le piccole cose della vita quotidiana, volgetevi alle manifestazioni del grande Moto. Levatevi in volo, liberandovi dalla Terra. Portate la realizzazione del grande fiume sul vostro banco di lavoro e date ali alla vostra fatica. Come potreste raggiungere altrimenti una tecnica perfetta nell’opera? Saturi del tremito delle possibilità darete ritmo al lavoro. Da ogni seme germinato coscientemente un filo d’argento sale ai mondi lontani. Il pensiero perfora gli strati dell’atmosfera e tesse il velo.

Come spiegare che senza l’unità dei mondi la vita sulla crosta terrestre sarebbe assurda! […]

Sta dunque a noi, singolarmente e in gruppo, coscienti della sacralità della Vita, alimentare nella mente e nel cuore il riconoscimento di poter essere un’unità di lavoro dell’Umanità Una, organizzata secondo le sette energie di Raggio e al passo con i ritmi del cielo, così accordandosi con l’eterno Moto dell’Universo.

 

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[*] Oggi, come succede ad intervalli di circa tre mesi, avviene la congiunzione eliocentrica tra Mercurio e Nettuno, associata all’armonia del linguaggio.

[1] I sette Principi, tratti dalla raccolta inedita di Enzio Savoini, Semi 1994 e approfonditi nelle sezioni di questo blog, sono:

  1. Base e scopo del governare è la Libertà
  2. Base dell’educare è l’Amore
  3. Base del progettare è la Luce
  4. Scopo dell’esprimere è la Bellezza
  5. Base del Lavorare è la Gioia
  6. Scopo e oggetto del comunicare è la Verità
  7. Base e scopo dell’Organizzare è l’Unità

Negli scorsi articoli etimosofici ci siamo soffermati rispettivamente sul 1° e 5°, 2° e 4° , 3° e 6° Principio.

[2] F. Rendich, Dizionario Etimologico comparato delle lingue classiche indoeuropee. Indoeuropeo- Sanscrito-Greco-Latino, Palombi Editori, 2010, p. 415

[3] Op. cit., p. 349

[4] Op. cit., pp. 459, 453, 454

[5] Comunità § 135

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