Plenilunio Capricornus

La data dei pleniluni coincide con l’allineamento Luna-Terra-Sole in uno o altro degli assi zodiacali. Essa viene intesa qui quale possibilità per l’umanità di disporre, in modo intensificato, di energie qualificate dalle Fonti stellari intercettate da tale Direzione infinita.  Il tentativo è quello di fondere il valore psicogeometrico dei Segni del Cielo con quello dato dalla sapienza astrologica (soprattutto basandoci sull’opera: A.A. Bailey, “Il Trattato dei Sette Raggi”, vol. III, Astrologia Esoterica, Collezione Lucis).

Il 28.12.2012 Plenilunio in Capricornus

Allineamento Terra-Luna-Vulcano-Sole sull’asse Cancer-Capricornus

verso la costellazione del Drago.

In questo Primo plenilunio dell’anno la Terra-Luna in qualità di Umanità invocante si trova in Cancer, ‘la porta per la quale passiamo quando imprigioniamo la vita nella forma’[1], orientata a Sole-Vulcano in Capricornus, ‘la porta attraverso cui noi finalmente passiamo quando non ci identifichiamo più con l’aspetto formale dell’esistenza, bensì con lo spirito’[2], quale Fonte celeste evocante principalmente il Settimo Raggio, l’energia dell’Ordine e dell’Organizzazione, e che riceve le energie direttamente dalla costellazione del Drago, simbolo di potere ancestrale e infine di Saggezza suprema.

Capricornus è una delle costellazioni più antiche che siano state definite, forse la più antica, nonostante le sue piccole dimensioni e la sua debole luminosità. Disegni di un capricorno o simili sono stati trovati su tavolette babilonesi di tremila anni fa. Uno dei possibili motivi è che a quel tempo, il solstizio d’inverno dell’emisfero boreale accadeva mentre il Sole si trovava nel Capricorno.

“Ogni uomo deve ricordare che il destino dell’umanità è incomparabile e che dipende, in gran parte, dalla sua volontà di collaborare nel compito trascendente. Deve ricordare che la legge è, ed è sempre stata, la lotta; e che nulla ha perso della sua violenza per il fatto di essere stata trasportata dal piano materiale al piano spirituale. Deve ricordare che la sua propria di- gnità e la sua nobiltà di essere umano devono emergere dai suoi sforzi di liberare se stesso dalla schiavitù e di obbedire alle sue più profonde aspirazioni. Soprattutto non deve mai dimenticare che la scintilla divina è in lui, in lui soltanto, e che è libero sia di disprezzarla, di ucciderla, sia di avvicinarsi sempre più a Dio, mostrando il suo ardente desiderio di lavorare con Lui e per Lui.”

Le Comte du Noüy.[3]

 


[1], 2, 3 Tratto da A. A. Bailey, “Le fatiche di Ercole”, Collezione Lucis

 

 

Aggiungi ai preferiti : permalink.

Lascia un commento