Fissazione

Glossario – Fissazione

 

Etimo secondo TPS

 

Sostantivo derivato dal verbo “fissare”, che a sua volta si sviluppa dall’aggettivo “fisso”, dal latino fixus, participio passato del verbo figere, conficcare, trafiggere, fissare lo sguardo, stabilire, fissare saldamente. La radice europea di riferimento è DHIG, che esprime l’idea di pungere: si vedano il lituano dёgti, pungere, il greco thego, aguzzare, il tedesco degen, spada.

 

Fissazione significa stabilizzazione del pensiero

 

Nel Lambdoma Manifestazione la definizione è: La Fissazione è la stabilizzazione dell’Impressione (7.4)


Treccani

fissazióne s. f. [der. di fissare]. –

1. L’atto, l’operazione di fissare, nel senso di stabilire, determinare: f. dell’aliquota di un’imposta; la f. del nuovo tasso di sconto; f. della data di un processo, della data d’inizio degli esami; meno com., la f. dei prezzi all’ingrosso, la f. di un programma o dei punti di un programma, delle condizioni di un accordo, e sim.

2. Operazione o processo con cui si rende stabile, permanente qualcosa (con quest’accezione, e in senso generico, è meno com. di fissaggio). In partic.:

2.a. Nella tecnica microscopica biologica, la prima operazione, necessaria a conservare inalterati i tessuti organici per l’esame microscopico, per mezzo di trattamenti con agenti fisici (congelamento, calore umido o secco) o più spesso chimici (miscele a base di alcol, formalina, ecc.), capaci di denaturare rapidamente le proteine, di precipitarle in stato di gel, e di rendere insolubili gli altri componenti cellulari.

2.b. F. dell’azoto atmosferico, processo che consente di isolare dall’aria e utilizzare tale elemento; in biologia, la fissazione avviene da parte di batterî azotofissatori, che possono trovarsi liberi o vivere in simbiosi con diverse piante; in chimica, può avvenire o per formazione di ossido d’azoto all’arco elettrico o attraverso la sintesi dell’ammoniaca o nella produzione di calciocianamide. c. In sierologia, f. (o deviazione) del complemento: v. complemento, n. 5.

3. fig.

3.a. Riferito all’attività mentale, applicazione intensa ed esclusiva su un determinato oggetto del pensiero. Più spesso, pensiero fisso, ostinato e per lo più morboso, teso alla realizzazione di qualche cosa oppure rivolto su fatti erroneamente interpretati o addirittura inesistenti: gli è venuta la f. del gioco del lotto; ha la f. che tutti gli vogliano male; la tua è proprio una f.; gli prendono a volte certe strane f.; e di pensiero che perseguita, che non dà pace: quella benedetta cambiale è diventata una f. per lui.

3.b. In psicanalisi, legame con uno stadio di sviluppo dell’infanzia (o con un oggetto, una situazione, un’organizzazione libidica di esso), che persiste interferendo negativamente con l’adattamento progressivo alla realtà.

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Fissazione (alchimia)

 

«Qui la vita lunare finisce completamente; lo spirito ascende abilmente in cielo»: illustrazione della fissazione alchemica, con cui l’ermafrodito, dopo la sepoltura, dà luogo a una donna che si libra in alto.

La fissazione (o fixatio) in alchimia è un processo mirante a trasformare una sostanza volatile in una forma generalmente solida, non più condizionata dal fuoco. È definita anche coagulazione.

Descrizione

Questo processo si colloca solitamente nella fase finale della Grande Opera, sintetizzabile nel motto latino «solve et coagula»: dopo il disfacimento della materia primordiale avvenuto tramite scioglimento, si tratta cioè di ricomporla, ordinandola secondo il principio spirituale del Mercurio, da «fissare» o unire con la Terra, realizzando così il matrimonio chimico tra cielo e materia.

La fissazione è una fase sucessiva all’albedo, che prelude alla rubedo; nel Rosarium philosophorum è descritta in particolare come il passaggio attraverso l’ingiallimento o citrinitas, paragonato alla digestione che durante il sonno trasforma il colore dell’urina da bianco in giallo.

Sul piano allegorico consiste nella stabilizzazione dello spirito volatile in un corpo materiale, fissando la propria energia creativa in una realizzazione concreta, attraverso la quale l’autore dell’Opera alchemica giunge a trasmutare se stesso.

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