Il discobolo del pensiero

“L’uomo è […] come un discobolo radiante che lancia pensiero nello spazio.” [1].   In questo anno 5.4 siamo chiamati ad esplorare il mondo del Pensiero, indagandone l’arte costruttiva, e l’immagine del discobolo proposta dall’Agni Yoga ci spinge ad essere più consapevoli della facoltà umana di essere radianti  e incidere lo spazio con traiettorie precise tramite il lancio di forme-pensiero.

Subito è necessario rilevare che nella nuova cultura prefiguriamo non più l’atleta/pensatore isolato il quale lancia il suo “attrezzo” il più lontano possibile in solitudine, bensì un gruppo ordinato in modo armonico che, confidando nella potenza vitale e radiante della costruzione interiore che mira al Bene comune, la lancia nel mondo in modo consono ai ritmi celesti.

Un pensiero che sul piano fisico nasce bello, perché proporzionato al Modello superiore, è concepito dal livello causale della mente astratta, dal Mondo del Fuoco, plasmato tramite l’immaginazione creativa sul piano astrale-mentale, e vitalizzato tramite la visualizzazione sul piano eterico. È su quest’ultimo piano che l’intero processo creativo del pensiero risulta potenziato dalla visualizzazione di figure o simboli viventi.

A questo proposito, è utile aggiungere ora l’analisi etimosofica del termine figura, a quella condotta nello scorso articolo, “Le parole della Meta 5.4”,  che verteva sul concetto di “immagine” intesa quale rapporto armonico con il Modello, di cui esprime la stessa radice semantica.

La parola deriva dal latino figura, dal verbo fìngere, che significava foggiare, modellare, rappresentare e, in senso derivato, simulare. Si nota che il verbo latino ha una quindicina di significati che tutti esprimono sfumature del concetto di “modellare”, “foggiare”, ad eccezione di uno solo che assume il concetto di “simulare”, mentre nel verbo italiano è decisamente prevalente quest’ultimo senso. In latino il sostantivo figura amplia, ulteriormente nobilitandoli, i significati indicati dal verbo, esprimendo anche il concetto di figura geometrica, di figura grammaticale e retorica, di costellazione, che vengono sostanzialmente mantenuti, seppure con qualche modifica, nel sostantivo italiano. Nella nostra lingua “figura” è una rappresentazione sintetica che designa il profilo del corpo, il rigore e l’astrattezza della forma geometrica, la concretezza del modellato nella scultura, il contorno del tracciato nel disegno, la caratterizzazione nel narrare, la qualità simbolica nel mito, la grazia nell’applicazione codificata di una disciplina artistica …

Il cuore unificante dei vari aspetti della parola è la radice indoeuropea *DIH-, che esprime l’idea di “modellare scavando”, togliendo materiale così come opera uno scultore, che in latino era appunto detto fictor. Il termine esprime pertanto il concetto di un’incarnazione –  in sanscrito deh-agata, dalla stessa radice, significa “incarnato” – del Modello ad un livello più denso di quello dell’immagine, chiamando in causa il ruolo della luce – espressa dalla lettera d della radice [2] – nel processo di costruzione.

Nell’arte del pensiero abbiamo dunque gli strumenti per essere sempre più consapevoli delle regole cui attenersi, secondo una scala di rapporti: concepimento o formulazione dell’idea/livello mentale astratto; immagine/livello astrale-mentale; figura/livello eterico.

Poco sopra abbiamo parlato di un pensiero bello: in greco il bello si esprimeva con il termine kalós, che deriva dalla radice indoeuropea *KAL-, composta dalla lettera [ṛ/ar/al,], che esprime l’idea del “giungere”, e dalla lettera [k], che significa “dal moto degli astri”. In estrema sintesi, è tale un pensiero che provenga dall’Alto e, nella manifestazione, sia consono al Modello superiore e ai ritmi celesti.

Un brano dell’Agni Yoga ci incanta così: […] Terminiamo con una leggenda: “Guardiamo le stelle; si dice che da quella chiamata Tushita fu versato il vaso della Saggezza, e che le gocce di quel liquido miracoloso stillarono luminose nello spazio. Ma il Maestro disse: ‘Quelle che brillano così, sono le frecce del pensiero, che perfora la sostanza radiante e crea i mondi’”.

O Pensiero creativo, adorna instancabile lo spazio con i tuoi fiori di Luce! [4]

______________________________________________________________________

­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­* Oggi, come succede ad intervalli di circa tre mesi, avviene la congiunzione eliocentrica tra Mercurio e Nettuno, associata all’armonia del linguaggio.

La data odierna coincide quest’anno con la solennità della Pentecoste, festa mobile. In origine era la ricorrenza ebraica che segnava l’inizio della mietitura e si celebrava 50 giorni – pentecosté (sottint. eméra, giorno) “cinquantesimo (giorno)” – dopo la Pasqua. Nel Cristianesimo, indica la discesa dello Spirito Santo, sotto forma di lingue di fuoco, su Maria e gli apostoli riuniti nel Cenacolo, conferendo loro il dono di comprendere e parlare altre lingue. Rimarchevole che questo “cinquantesimo giorno” si possa leggere come successivo ad un ciclo di 7×7, che pone il sigillo su un pieno compimento ciclico della Resurrezione pasquale.

[1] Collezione Agni Yoga, Sovramundano, Volume I, Editrice Nuova Era, 1995, § 4

[2] Franco Rendich, Dizionario Etimologico comparato delle lingue classiche indoeuropee. Indoeuropeo- Sanscrito-Greco-Latino, Palombi Editori, 2010, pp. 137, 165

[3] Franco Rendich, Dizionario Etimologico comparato delle lingue classiche indoeuropee. Indoeuropeo- Sanscrito-Greco-Latino, Palombi Editori, 2010, p. 31

[4] Collezione Agni Yoga, Volume Agni Yoga, Editrice Nuova Era, § 122

Taggato , . Aggiungi ai preferiti : permalink.

Lascia un commento