Non sempre è chiaro a tutti quanto il canone intervenga a condizionare e qualificare la nostra vita. Tutti i nostri atti, pensieri, valutazioni, si riferiscono sempre a un preciso modello interpretativo, ossia a un canone di riferimento con il quale ci si mette in una relazione di paragone.
Ogni misurazione usa il parametro del metro, è quello il suo canone. Ogni scelta e ogni opinione si compie seguendo un canone, ossia un giudizio di valore, di opportunità, ecc. che utilizza un riferimento per definirsi, costantemente, anche nella più semplice quotidianità: ad esempio una persona è alta o bassa secondo un canone assunto come norma; un abito è adatto o meno secondo i canoni della moda vigente; una persona è giusta o ingiusta secondo i canoni morali di riferimento… e così via.
Il canone governa la nostra vita, sempre, ad ogni passo. E quindi il canone che scegliamo non è affatto questione da poco, e purtroppo non sempre siamo attenti a valutare quali canoni stiamo usando e se davvero ci paiono condivisibili. Scegliere un canone ristretto, rigido e a-critico, o anche strumentale ed economicamente condizionato, ha comportato e comporta tuttora nella storia umana eventi disastrosi: razzismo, guerre di religione, genocidi, ma anche semplici conflitti tra gruppi e tra persone, ciascuno guidato da una sua opinione a volte condivisa da molti, ma non per questo “migliore” . Non possiamo più accettare che la quantità (o maggioranza) abbia predominio sulla qualità, creando canoni di giudizio – e di azioni conseguenti – ritenuti assoluti e validi a priori.
Ma abbiamo sempre bisogno di un canone, diversamente ogni azione sarebbe caotica, inconcludente e infine impossibile; non potremmo gestire scambi, creare sedi educative, dare scopo e senso a qualcosa; e neppure risolvere conflitti, realizzare opere, vivere in comunità, organizzare o ordinare alcunché.
Quale canone scegliere, dunque, per indirizzare la nostra vita? Nella costruzione di una qualsiasi opera – eterna o quotidiana che sia – come è possibile crearne uno che possa non risentire di parzialità, contingenze, superficialità e illusorietà? Che possa realizzare qualcosa di immutabile e per sempre valido, com’è sempre nelle umane aspirazioni?
“Amici! Ponete quattro pietre a base delle vostre azioni:
Prima: Venerazione per la Gerarchia. Seconda: Realizzazione dell’unità. Terza: Commensura. Quarta: Applicazione del canone: “Per il tuo Dio”.
Ad affermare la Prima, evocate tutto il vostro amore. Richiamate dall’infanzia i sorrisi migliori, i raggi del sole più fulgenti, il primo canto degli uccelli sotto la finestra.
Per la Seconda, cingete l’armatura del giorno, afferrate le armi dell’azione e rinnovate le capacità percettive con un sorso d’acqua fresca.
Per la Terza, scegliete nel luogo ove lavorate la linea verticale più lunga, quale scala dimensionale del Piano. Applicatele mentalmente ogni scontento, irritazione e fatica e, così paragonando non troverete il minimo posto per gli umori illusori.
Per la Quarta, raffiguratevi l’infinità dell’universo stellare. In verità, il Nostro Padre ha molte dimore; quale escludere? Ricordando il canone, immaginate di uscire dal chiuso alla luce. Così vi verrà quanto vi occorre. Incidete sulla prima pietra una Colomba; sulla seconda un Guerriero; sulla terza un Pilastro; sulla quarta il Sole.” (vedi: Le quattro Pietre)
(Foglie del Giardino di Morya II – §235 – coll. Agni Yoga, ed. Nuova Era)
Come i Mastri costruttori dei tempi gloriosi, impegnati a edificare Templi sacri:
“Colleghiamo il luogo dell’opera alle regioni estreme dello Spazio, affinché il Tempio cresca e sia come una Stella.
Tracciamo le vie, scie di fuoco che lo uniscono alle Costellazioni, poiché il nostro lavoro celebra la Comunità nascente.
Raggi da noi alle Stelle – Raggi dalle Stelle a noi.
Apriamo canali all’energia stellare, che scenda e scorra in tutte le parti dell’opera.
Quale sarà il nostro Canone, la misura fondamentale?
Quale suprema unità di misura regolerà il nostro lavoro?
“Che questo canone sia l’Infinito,
che questo canone sia il Punto”.
(La costruzione del Tempio, Aquarius . scritti inediti di Anonimo)
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