Il Seme del Proposito

Nel primo articolo di questa pagina avevamo definito il Proposito come “il magnete che condiziona e colora un campo”.

Ogni proposito, come un seme, estrae dal campo gli elementi necessari alla sua crescita e deve quindi essere posto, nella giusta fase del ciclo, nel terreno adatto. Inoltre, esso necessita di essere irrorato e, perché possa beneficiare dell’acqua di vita proveniente dall’Alto, deve essere commensurato allo scopo universale: il Bene comune.

Occorre poi che sia mantenuto fisso e sia costantemente amato, custodito e reiterato, poiché è quella stella polare a cui ogni progetto ed ogni azione deve riferirsi. Come un faro nella notte esso guida pellegrini e naviganti, rassicura e orienta i cuori, rende possibile ritrovare immediatamente la tensione alla Meta anche quando tutto pare portare altrove, anche quando non si vede dove si stanno posando i passi.

faro - stella polare

Così come il Proposito divino, ogni proposito minore sta al centro dell’infinità dello Spazio, condizionandone una porzione commensurata alla sua potenza. Lo scambio fra il proposito e il campo determina, nel ciclo, il verificarsi di possibilità ed il fiorire di iniziative evolutive.

Il proposito che dirige e colora queste pagine mira all’individuazione dei fondamenti di una nuova Cultura/Civiltà. E’ un tema pressante per l’umanità che si trova in un momento di trapasso fra il vecchio mondo che sta rovinando e quello nuovo di cui ancora non si vedono i contorni e che però, consapevolmente o meno, viene invocato da tutti sotto la forte spinta della necessità. Siamo quindi nella giusta fase del ciclo ed il terreno è pronto a ricevere il seme.

L’obiettivo immediato è allora quello di saturare un livello di coscienza causante, che attragga i cuori e le menti di coloro che sentono di volersi consacrare al Bene dell’umanità, mettendo coerentemente in comune le loro energie e le loro visioni per costruire una forma pensiero variegata, ordinata e potente, che possa divenire una pietra miliare del nuovo che avanza e che necessita di essere riconosciuto e portato alla luce non tanto da singoli, pur illuminati, così come fin qui è stato, ma attraverso lo sforzo congiunto di coloro che si sentono atomi consapevoli dell’umanità ed intendono assumersene la responsabilità.

Il Proposito, secondo la nostra sintesi etimosofica, è il fondamento primigenio ed è, dicevamo, assimilabile alla Vita. Esso, così come il primo settore della Manifestazione, il Governo, si esprime e si consegue tramite la Volontà, l’energia che ne nutre il germe infuocato.

Viene detto dall’Insegnamento del Maestro Tibetano che l’uomo conosce un poco l’Intelligenza divina attraverso l’attività intelligente della sostanza e che lentamente sta imparando qualcosa dell’Amore, per ora espresso come desiderio di giusti rapporti umani e di giuste condizioni per ciò che non è umano. Non altrettanto è, per il momento, della Volontà, che è normalmente conosciuta come una concentrazione del desiderio. In effetti, il volere umano, individuale o collettivo, che potrebbe fungere da interprete, da rivelatore e anche da strumento di contatto con le Fonti maggiori, è sostanzialmente dedicato all’egoismo, ed è cieco ai reami superiori dell’espressione divina.

Sono passati più di settant’anni da quando vennero date queste indicazioni e nel frattempo le qualità del ciclo sono cambiate. Forse oggi comincia ad essere possibile percepire un riverbero di quella volontà che proviene dalle coscienze superiori, da quel Governo planetario ipotizzato in queste pagine che guida i destini del mondo ed al quale intendiamo, per quanto possibile, conformarci, compiendo appunto un atto di volontà.

L’umanità, in questa frazione di ciclo, si è dotata di mezzi che rendono il mondo molto più “piccolo”: lo si può girare in poche ore e tutti possono collegarsi alla rete di internet, riflesso del mentale umano, e scambiare i propri pensieri con immediatezza. L’egoismo non è stato sradicato, però molti uomini di buona volontà e discepoli si impegnano in ogni settore in attività rivolte al Bene comune, materiale o spirituale, rispondendo al richiamo dell’energia d’Amore. Per ora questo attivismo porta, nella maggior parte dei casi, ad essere così impegnati nel progettare, realizzare e difendere le proprie opere e visioni, da non riuscire a sentire l’impellenza dell’Opera maggiore nella quale tutto può confluire in modo coordinato, e dunque superiore; più economico, e dunque più potente. Per poterlo fare occorre essere disposti a quel sacrificio di sé che apre la porta all’attivazione della Volontà e che per alcuni non è lontano.

Il primo passo è pertanto quello di rafforzare i nostri cuori alla luce potente del Proposito e bussare alle porte di coloro che comprendono la bellezza e l’urgenza di un progetto generale che sia portato avanti a nome dell’Umanità una, chiamata a costruire un Tempio nuovo.

Talvolta, un piccolo manipolo di uomini ben determinati, unimiranti, organizzati e dimentichi di sé può contribuire in modo decisivo ad orientare le sorti del mondo.

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