Un piano è la struttura attraverso cui si realizza l’intendo di un’opera. E’ anche un ente spaziale, il luogo qualificato dalle entità che vi abitano e vi agiscono. Ad esempio il “piano di fuga” realizza l’intendo dell’allontanarsi, Il “piano di casa” ospita l’alloggio in cui vivo.
Essere comunità si può pianificare attraverso i suoi necessari passaggi, e il piano comune è quanto si propongono di realizzare coloro che vi aderiscono.
Una comunità è un ente formato da componenti che operano sullo stesso piano. E’ anche il frutto di un piano comune. Esiste in quanto insieme di entità analoghe (ad esempio la comunità degli uomini), sempre evoca l’idea di possibili armonie e convergenze, proprio perché basata su comunanze che esistono a prescindere da ogni costrutto artificioso.
“Siamo tutti nella stessa barca” potrebbe essere meglio detto come “siamo tutti nello stesso piano”, apparteniamo cioè a un Piano comune e un Piano comune – divino – ci riguarda e ci chiama alla sue conseguenti realizzazioni. (1)
E’ proprio dell’essere umano progredire e avanzare, sia in coscienza che in opere, inventando sistemi e strutturandoli in precipitazioni: questa è la nostra natura di co-creatori che si esprime per impulso tanto naturale quanto inarrestabile. La nostra stessa esistenza individuale è un progetto che si dipana negli anni seguendo un suo piano, le cui linee si leggono meglio a conclusione, ma spesso si intravvedono in corso d’opera, mosse dalla spinta che nasce dal richiamo della meta, dello scopo di ogni esistenza.
Un piano ha quindi una meta, la cui natura è richiamare a sé.
In questi giorni il Cielo (2) ci offre uno stimolo particolare ad occuparci di quanto concerne il pianificare, e illumina di comprensione specifica le architetture delle opere. L’opera massima che la situazione celeste focalizza, concerne la possibilità di far precipitare nelle menti umane maggiori conoscenze e consapevolezze per la costruzione della comunità dei cuori, cioè di quello stato di coscienza che rende consapevoli della sostanziale unitarietà e connessione di tutti gli uomini e di tutte le cose.
La comunità umana esiste quindi a prescindere, seppure essa ospiti dissidi e lotte intestine, disarmonie e pesanti sofferenze. Assistiamo ogni giorno allo scatenarsi dell’aggressione e della crudeltà di uomini verso altri uomini, e l’attuale comunità ci pare un luogo di efferatezze più che di quella armonia e convergenza che il termine “comunità” vorrebbe implicare.
Possiamo notare tuttavia che l’approssimarsi della Nuova Era sta portando all’attenzione umana proprio il fatto stesso di essere comunità, di essere interdipendenti e inter-influenti in modo massimo, e anzi sempre più massiccio con l’aumentare delle comunicazioni e degli scambi ravvicinati. Precipita, nelle coscienze, la consapevolezza di appartenere a un unico piano e di non poterne più ignorare le implicazioni e le conseguenze. Per reazione, la divisione in razze ed etnie in contrasto l’una con l’altra pare aumentare a dismisura, perché sempre le forze della conservazione si oppongono alle linee di tendenza del futuro e alle nuove acquisizioni. Ma la conoscenza della legge di azione/reazione, in atto in ogni cosa, può ben indicarci – tramite queste divisioni – l’approssimarsi sempre più accelerato di unioni maggiori, che saranno indubbiamente realizzate, seppure con fatica e sofferenza e in tempi non prevedibili a misura individuale.
In questa luce che rischiara le linee del Piano, si accresce la speranza di affermazione del Bene Comune come realtà naturale e semplice: non più ideale utopistico, ma effettiva sostanza e discriminante di ogni scelta. Una volta distrutti gli ostacoli che vi si frappongono e una volta trovata la forza e riconosciuta la necessità, sarà evidente come unica possibilità di salvezza da uno stato ormai totalmente disfunzionale.
E’ tempo pertanto per coloro che aspirano, portatori della speranza concretizzata, di collaborare al dispiegarsi delle energie pianificatrici che costruiscono il futuro luminoso della Nuova Era. Ciascuno secondo la propria coscienza, nell’essere prima che nel fare.
“È avvenuto un miracolo – tu rendi servigi importanti per la manifestazione della vita futura. Le difficoltà del compito non sono maggiori di quelle per levigare un diamante.
La volontà ostile sarà deviata verso il bene, come un corso d’acqua al mulino.
Ma quante dighe deve costruire il mugnaio per deviare la corrente!
La mano dev’essere forte, e l’occhio vedere, per percepire possibilità nuove.
Vale il lavoro fatto con le proprie mani.
Con il lavoro ti apri le Porte del Paese cui aneli.
Tutto è possibile, ma ricorda che il predestinato si palesa a tempo debito.
Chi aspira consegue. Impara dalle manifestazioni della vita.
Ti mandiamo volti di persone ed eventi;
E tutti ti rivelano il piano predisposto della mirabile evoluzione umana.
Ho un talismano per tutti. Chi proclama la Bellezza sarà salvato.”
(Foglie del Giardino di Morya – Appello § 199)
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Tema basilare del Sentiero è quello dei Gruppi e delle Comunità della Nuova Era.
Nei Gruppi vige la “Legge del Progresso di Gruppo”, talvolta chiamata Legge dell’Elevazione” poichè l’elevazione di un componente contribuisce all’innalzamento del Gruppo; il conseguimento di ciascuno diventa il conseguimento di tutti.
Tale legge è qualificata dal Settimo Raggio, ed è propria della Nuova Era; infatti le energie dell’Acquario sospingono verso formazioni di gruppo, verso la Cooperazione nel Servizio.
Afferma il Maestro Tibetano: “Nell’Acquario l’Uomo si desta alla Bellezza della Vita di Gruppo, dell’interesse di Gruppo e della sua responsabilità individuale verso il gruppo, cominciando a vivere e a prodigarsi nel servizio dell’umanità”.
In questa aspirazione e in questo Compito sono la tensione e il senso del Lavoro del discepolo del nostro tempo.