Congiunzione Terra – Castore e Polluce

A bordo della nostra Nave planetaria – ciascuno dal proprio posto affinché ogni vela e ogni cavo  prendano vita – solchiamo il Cielo toccando le “altissime profondità” celesti: con molti occhi ed un solo Cuore, il Sole, il Cuore del Sistema in cui ci muoviamo e siamo. Da tale visione eliocentrica, lo sguardo dell’Uomo amplia il suo orizzonte fissando sul piano di commensura dell’eclittica, quale raggio sulla pellicola fotografica, la rete di luce dai colori scintillanti intrecciata con le Stelle. Con lo sguardo che traguarda l’infinito, ricordiamo le date delle direzioni Terra-Sole-Stelle: un tempo sacro alla manifestazione di vortici di energia che sommuovono ogni atomo della sostanza planetaria ed ogni coscienza, sacro all’incessante attività dell’amor che move il sole e le altre stelle.

In evidenza questo mese:

tra il 10 e il 12 gennaio, nel Segno di Capricornus e campo stellare del Sagittario, il Sole vede la Terra allinearsi (sullo stesso meridiano eliocentrico, o piano perpendicolare all’eclittica) alle fulgide stelle Castore e Polluce dei Gemelli, simbolo della duplice natura dell’uomo, il fratello mortale e quello immortale, il minore e il Maggiore; sede della dualità, “il Magnete”, la “Testa del Cristo cosmico” e “Dimora di Sirio” per la Tradizione esoterica.

Contempliamo nel cuore che ogni corpo celeste, come ogni uomo, ha la sua nota dominante, il suo suono, colore, numero: reali manifestazioni della Vita che lo anima, lo informa di sé, trasmettendogli il suo Piano in modo ordinato, in modo che la potente legge dell’Amore universale lo traduca in strutture meravigliose.

Ecco come l’Uomo, nel corso dei secoli, udì il suono emesso dai due asterismi e come la proiezione della Loro luce ha informato le coscienze:

Castor,colui che atterra” e Pollux, il “molto illustre”, sono rispettivamente α e β Geminorum, la stella bianca binaria che vela in realtà un sistema multiplo (6 stelle) e la stella gigante giallo-arancione, che segnano la testa dell’asterismo. L’evidenza astronomica esprime il rapporto tra le duplici forze dei Fratelli cosmici, il mistero dell’aurea polarità, della dualità risolta in una sintesi fluida: lo splendore di Castore pare stia impallidendo e non abbia più la brillantezza di alcuni secoli fa, mentre Polluce, il fratello immortale, diviene sempre più brillante, eclissando il fratello. A tal proposito è evocativo ricordare le parole che il Battista pronunciò guardando il Cristo:

“Bisogna che egli cresca ed io diminuisca” (Giovanni III, 30). Abbiamo così una costellazione che mantiene costantemente davanti agli occhi dell’uomo il pensiero della potenza crescente della vita spirituale e della diminuzione del potere del sé personale.

L’asterismo venne anticamente rappresentato negli zodiaci come due gemelli senza alcuna attribuzione, oppure come Ercole ed Apollo: Polluce come Apollo, “il Dio Sole”, ha nelle mani una lira e una freccia, mentre Castore come Ercole, “colui che viene a lavorare”, tiene un bastone o una falce.

La leggenda dei fratelli inseparabili narra solitamente l’avvento di un’epoca, di un nuovo periodo, di una nuova era[1]: “i due figli dal cuore prode” di Leda, vivono e muoiono a turno, rappresentando il Giorno e la Notte; vennero identificati, dalla mitologia greco-romana, con i Dioscuri, ovvero “i figli di Zeus”. Nell’iconografia sumera, la costellazione era chiamata “Triade di Stelle”, poiché la si rappresentava come una falce di Luna supina tra due astri, Castore e Polluce, appunto. Nell’antico zodiaco di Denderah, in Egitto, questo segno è chiamato “il luogo di Colui che viene”, così il pensiero di un Essere spirituale che emerge ci viene tenuto presente. È rappresentato da due figure, l’una maschile e l’altra femminile: gli egizi videro in queste due stelle l’antico dio solare Horo, e i suoi occhi erano considerati il sole e la luna.[2] In India, le due brillanti stelle venivano chiamate Aswini[3], i “Cavalieri”, o Mithuna (il ragazzo e la ragazza);  segnavano il quinto Nakshatra del calendario lunare, Punarvasu, i Due Buoni, che era sotto l’egida della dea del Cielo Aditi, l’Infinità, la Luce generatrice di tutti gli dei, uomini, animali, la grande madre che aveva partorito i dodici dei-sole, gli Aditya, ognuno dei quali rappresentava un mese dell’anno. In Cina, si parla di Castore e Polluce come dei due “dèi della porta”.

Infine, cosa dire dell’influsso delle due brillanti Stelle, splendenti a Nord del “Sole dei soli”, Sirio, “il primario del nostro Sole”?

Castore deve la sua immortalità a Polluce, Polluce si sacrifica a Castore: l’equilibrio degli Elementi gemelli è alla base della Vita. Il loro rapporto magnetico assicura il dinamismo dell’evoluzione: è la Festa del Magnete dell’evoluzione.


[1] Tra il 6000 e il 4000 a.C. erano i Gemelli a cominciare l’anno: il Sole all’equinozio di primavera attraversava Castore e Polluce; nei testi antichi erano rappresentati arcaicamente come due capre o due gazzelle, simbolo della Luna piena e della Luna nuova. L’immagine sarebbe stata ispirata dal mese equinoziale di sivan, il primo dell’anno babilonese, consacrato al padre degli dei, il dio Sin, le cui due ipostasi erano la Luna piena e la Luna nuova: i “Gemelli”. (A.Cattabiani, Planetario, Oscar Saggi Mondadori, pag. 87)

[2] “Nei testi delle piramidi si narra del combattimento cosmico tra Horo e Set, nel corso del quale Set riuscì a strappare un occhio al suo avversario: Horo riuscì a ritrovarlo e, dopo averlo purificato, lo chiamò Udiat, Colui che è in Buona Salute. Questo simbolo, molto usato in svariati culti, è stato tradotto nell’occhio di Dio racchiuso in un triangolo”. (G.M.Sesti, Le Dimore del Cielo, Novecento, pag. 350)

[3] “ASWINI (Sanscrito) – O Aswinau, duale; o ancora, AswiniKumārau, sono le divinità più misteriose ed occulte. Letteralmente, esse sono i “Cavalieri”, i “divini aurighi”, poiché corrono su di un cocchio dorato tirato da cavalli o uccelli o animali, e ‘posseggono molte forme’. Sono due divinità Vediche, i due figli gemelli del sole e del cielo, che diventano la ninfa Aswini. Nel simbolismo mitologico sono ‘gli splendidi messaggeri di Ushas, l’alba’, che sono ‘sempre giovani e belli, luminosi, agili, veloci come falchi’, che ‘preparano la via alla brillante alba a quelli che hanno pazientemente atteso durante la notte’. Sono anche chiamati i “medici di Swarga” (o Devachan), in quanto curano ogni pena, ogni sofferenza e tutte le malattie. […] Essi sono i ‘nati dall’oceano’ (ossia nati dallo spazio) o Abdhijan, ‘coronati con i loti’ o Pushkara-srajam, ecc. Yaska, il commentatore nei Nirukta, pensa che ‘gli Aswini rappresentino il passaggio dalle tenebre alla luce’ cosmicamente e noi possiamo aggiungere, anche metafisicamente. Ma Muir e Goldstücker sono propensi nel vedere in loro antichi ‘cavalieri di grande rinomanza’, […] simili ai Ribhu, ‘originalmente famosi mortali (ma a volte anche non famosi) che col passare del tempo avevano avuto accesso alla compagnia degli dei’; e mostrano un carattere negativo, ‘risultato della miscela della luce con la tenebra’, semplicemente perché questi gemelli nella filosofia esoterica sono i Kumāra-Ego, i ‘Princìpi’ che si reincarnano durante questo Manvantara [ciclo]. ” (H. P. Blavatsky, Il Glossario Teosofico, Collana Cintamani, 1998).

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