Volontà, Amore e Liberazione

 Volontà e Amore

Sul Sentiero, il procedere dipende da continui atti di Volontà e d’Amore. Si avanza poiché si è scelto, con un atto di volontà lucido e forte, di avanzare; si ama poiché è ora manifesto che l’Amore è il motore evolutivo di questo Universo, e pertanto quella di amare appare l’unica modalità che abbia un senso.

Impariamo, allora a:
– educare la personalità egoista, immatura e abitudinaria;
– sottomettere l’io individuale al Bene del Gruppo;
– fare del campo delle nostre relazioni un laboratorio esperienziale di rapporti fraterni;
– identificarci con realtà sempre più ampie e impersonali;
– subordinare ogni altro conseguimento all’adempimento del Piano.

Intravediamo il senso del Servizio universale e comprendiamo infine il forte ammonimento del Vangelo, tanto lontano dal comune sentire emotivo, personalistico e “familistico”:

“Se uno viene a me e non odia suo padre, sua madre, la moglie, i figli, i fratelli, le sorelle e perfino la propria vita, non può essere mio discepolo”. (Luca 14,16).

Il compito di vivere come discepolo nel mondo moderno sembra essere più arduo di quanto poteva esserlo nei secoli passati quando spesso chi si dedicava “allo spirito” si ritirava nell’isolamento, o in monasteri e conventi. Il nuovo aspirante-ricercatore vive tra diversi piani: egli inizia a risvegliarsi alla Realtà della Creazione, che gli era stata finora preclusa dalla sua stessa ignoranza, e, allo stesso tempo, vive la realtà dell’illusione, che impara gradualmente a gestire con nuove e più efficaci modalità di pensiero creativo e di azione lungimirante.

In Oriente la pianta del loto rappresenta una sorta di sintesi della personalità umana: le radici che affondano nel fango rappresentano il corpo fisico, lo stelo che si sviluppa nello strato d’acqua corrisponde al corpo emotivo, il fiore del loto simboleggia il corpo mentale. Il fiore si schiude alla Bellezza e all’Armonia del Creato, nutrendosi di aria e di luce; quando le foglie ingialliscono e cadono nell’acqua, nutrono il limo che prepara la pianta ad una nuova fioritura.

Così, nel ritmo naturale del perenne divenire, l’uomo si innalza dal fango della sua natura di materia alle regioni aeree dello spirito, evolvendo nell’Amore e nella Bellezza in successivi ampliamenti di coscienza.

Sembra che nuove “prove iniziatiche” siano proposte a chi intende agire “nel mondo”, ma senza essere “del mondo”: caos e stress del quotidiano; impossibilità di ancorarsi ai “punti fermi” del passato, poiché evidentemente inadeguati alla nuova realtà e al nuovo sentire; superamento di valori e ideologie ormai cristallizzate; abbandono di religiosità dogmatiche e fideistiche; necessità di “tenere il passo” con sempre nuovi strumenti tecnologici, economici, di comunicazione; esigenze di continui cambiamenti e/o riformulazioni di idee, procedimenti, metodologie, modalità di relazioni.

È alimentando “il Fuoco” che i risvegliati potranno “dare nascita all’Epoca nuova”:

“Certo solo chi è reso forte dalla corazza di Fuoco può adempiere più compiutamente il proprio destino. Il Fuoco non deve mai essere inattivo. Il Fuoco è l’elemento più operoso, più celere, più spaziale e si manifesta quando il pensiero si fa intenso. Non è con il pensiero che l’uomo preserva il pianeta? Il pensiero genera le sostanze più preziose. Paragonate un pensiero grande e aperto con l’insipienza. Affermo che l’uomo può radunare tesori di pensiero che, in ritmo con l’Universo, daranno nascita all’Epoca nuova” (Collana Agni Yoga – Mondo del Fuoco I, § 514)

 

“Sia fatta la Tua Volontà”

 

Solo pochi individui avanzati di ogni Paese e Fede religiosa, avendo raggiunto un certo grado di libertà e decentralizzazione, contribuiscono all’esito della battaglia che l’umanità sta combattendo per la Libertà eterna; la loro unica preghiera è “Sia fatta la Tua Volontà”.

Il progresso dell’umanità dipende, drammaticamente, dalla coscienza dei pochi individui risvegliati, che lavorano per l’evoluzione, avendo compreso che la realtà che viviamo all’esterno di noi stessi (economia, politica, società, spiritualità) non è che la riproduzione dello stato mentale interno collettivo:
“L’arciere è un modello per il saggio. Quando ha mancato il centro del bersaglio, ne cerca la ragione dentro di sé” (Confucio)

Il maggior problema per il ricercatore sul Sentiero, qualunque sia l’insegnamento cui fa riferimento, è di far discendere le idee al livello della realtà vissuta, di far in modo che esse riflettano la loro luce nei sentimenti e nella vita di relazione. Nella prassi del quotidiano, inseguiamo spesso desideri egoici, piccole preoccupazioni ed inquietudini personali, dimostrando di non saper seguire con abbandono la corrente della vita, di non sentire in profondità che “Tutto è per il Bene”.

Il discepolo sul Sentiero non intraprende nulla per profitto personale, non tradisce ciò che ha cominciato e si affida alla Carità:

Ricorda l’insegnamento di Paolo:
“Anche se tu avessi la fede che sposta le montagne e il linguaggio degli angeli, se non hai la Carità, sei come un cembalo rimbombante” (Paolo, Prima Lettera ai Corinti)

Molti gli inceppamenti e le cadute rovinose, dai quali è necessario comunque rialzarsi prontamente per riprendere il cammino, avendone colto la lezione e il messaggio personale o di gruppo.

Ricordiamo il grido doloroso dell’iniziato Paolo, che considera gli aspetti della sua personalità non ancora trasmutati:
“Signore perché faccio sempre quello che non vorrei fare ed invece non faccio quello che dovrei fare?”

Tendenze a reagire secondo schemi inadeguati, predisposizioni dure a morire, “coazioni a ripetere”, stili di vita che riproducono copioni già rappresentati risalgono spesso al passato, della nostra attuale incarnazione o di quelle precedenti. Essi si ripresentano puntualmente, finché non affrontati e purificati, e ci inducono a fare “ciò che non vorremmo”.  Talvolta riusciamo a modificarli, talaltra è necessario che la Vita intervenga con una drammatica azione d’urto che “ci tramortisca”, la quale abbia come effetto quello di accelerare o intensificare il nostro contatto con l’anima.
Ciò finché l’essere umano non sarà più “prigioniero del pianeta“, ovvero dominato dall’ego e dalla ricerca del piacere individuale, ed emergerà l’Uomo Trasfigurato auspicato da Aurobindo, consapevole del suo Destino di Luce.

“Egli (l’Avatar) viene come personalità divina a riempire la coscienza dalle strettoie dell’ego aprendola all’infinito e all’universale, per scioglierla dall’obbligo della nascita e condurla all’essere, per sostituire la personalità egoistica e limitata e per liberarla, per farla uscire all’immortalità”. (Aurobindo, Lo yoga della Bhagavad Gita)

La speranza per tutto il genere umano sta nel successo degli aspiranti e dei discepoli, che intravedono “mondi lontani” e aspirano all’Infinito:

[…] I mondi lontani sono il nostro sentiero. Sono la nostra fonte di luce. Sono le prospettive della possente visione della Madre del Mondo. Lo spirito umano che voglia espandersi finirà per trovarli. Diciamo che l’irraggiungibile può essere raggiunto e la povertà trasmutarsi in ricchezza. (Collana Agni Yoga – Infinito I, § 61)

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Nota: Questo articolo viene pubblicato in concomitanza con la congiunzione di Venere (5° Raggio della mente concreta e conoscenza) con Giove (2° Raggio dell’Amore e Saggezza) nel segno di Taurus (4° Raggio dell’Armonia tramite conflitto)

 

 

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