Quarta via

Abbiamo messo in evidenza l’origine della spirale meravigliosa di cui ci occupammo sotto l’insegna “Trasmutazione”. Essa non principia dallo zero (come la nostra formazione cartesiana ci farebbe supporre) bensì dal punto mediano tra i primi due termini della successione aurea, su cui sviluppammo la geometria; si direbbe che dal rapporto di queste due origini, geometrizzate in quadrati di lato 1, scaturisca la scintilla dell’Essere proteso a percorrere, voluta dopo voluta, la via della trasmutazione; in realtà il numero zero è una convenzione matematica, non un principio nell’Universo che è unicamente Essere con infiniti abiti formali, non solo fisici.

Una serie di vincoli ben radicati nella cultura umana, limita alquanto l’orizzonte disponibile all’impresa del conoscere, occorre quindi andare oltre, riconoscendoli ed esercitando il pensiero a superarli; sono spesso strumenti mentali elaborati per un certo scopo in un certo contesto che, con l’uso, acquistano valore generale; lo “Zero” è uno di questi, come lo è il “Vuoto” concetto utile a descrivere lo stato della manifestazione fisica priva di forme/oggetti/particelle/quanti, ma non certo lo “Spazio” come insieme di qualità in mutua relazione; ben oltre la somma o la differenza di quantità. La nostra spirale, a cui ci ha introdotti l’intervallo d’ottava, si sviluppa nel Creato continuo che non è mai vuoto ma costituito da campi vibratori dei quali il suono (con la sua efficace attitudine ad illustrare il tutto) è sul livello più denso, l’ultimo di quarantanove nella tabella “evoluzione di un Logos solare” già presentata in “Trasmutazione II”. Va detto che la microfisica attuale accenna a riconoscere una “matrice” della realtà fisica lungo la linea di confine cangiante e frastagliata che va dagli oggetti elementari (i quanti) alle energie vibranti più sottili, come il pensiero nei suoi vari gradi di intensità e densità.

La trasmutazione avviene per risonanza (corrispondenza) tra livelli: la voluta inferiore può tendersi sino a risuonare con la superiore acquisendone le proprietà, come dimostrato dalla legge sonora; possiamo intuire il sacrificio dell’Ente rappresentato dall’unisono (1/1) che si dissocia in ottava (1/2) dando origine, in essa, alla loro progenie, la cui vera casa non è il cristallo di un luogo, di un tempo, di una circostanza, ma il divenire della coscienza nelle volute della trasmutazione, ed in esse ogni tappa sarà un nuovo unisono ed una nuova ottava con la loro progenie.

… L’intera costruzione cosmica è così fondata sulla trasmutazione, e l’attività creativa universale si trasmuta perpetuamente. (Infinito II § 483)

Conoscenza! Afferma tre volte il Maestro dell’Agni yoga, ed aggiunge: essa è in verità la sola salvezza… Espandere la coscienza vuol dire, insomma, cooperare all’evoluzione (Infinito II § 428); la conoscenza alimenta il fuoco del rapporto, l’intervallo, tra spirito e sostanza e dobbiamo ritenere che non vi siano limiti umani all’impresa, come indica la tabella già citata.

Certo quest’impresa riguarda l’umanità intera e vi sono, nella sua storia, tracce riconoscibili di ambiti d’apprendimento finalizzati a trasmutare la coscienza; maestosi fiumi di sapere finalizzati ad incrementare la qualità dell’Essere.

Nel 1899 fu stampato un libro sorprendente per l’epoca, la sua forma è resa greve dai molti anni trascorsi, ma ancora rimane intatta la brillante determinazione dell’autore nel trasmettere il senso della continuità degli insegnamenti che caratterizzarono la cultura occidentale dagli albori della storia al fiorire del cristianesimo; in termini più moderni potremmo dire che egli ravvisò, sottostante o meglio soprastante a questi corsi di sapere, l’esistenza di un progetto e volle renderci partecipi; lasciamo alle sue parole, nella prefazione, il tratteggio dello schizzo sommario:

Rama non ci mostra che le vicinanze del tempio; Krishna ed Ermete ce ne danno le chiavi; Mosè, Orfeo e Pitagora ce ne mostrano l’interno, e Gesù Cristo rappresenta per noi il santuario.” Così Edoardo Schurè in “I grandi iniziati” (Laterza 1986).

Ricordiamo che Rama fu il mitico fondatore della civiltà indoeuropea, egli accese il suo lume nelle foreste del nord indi, si volse a sudest promuovendo un flusso migratorio che fu un vero percorso di fondazione; Krishna impersona i frutti spirituali che diede all’Asia quella migrazione; Ermete svolse (anche per noi che citammo più volte il suo motto smeraldino) il tema della scienza dei principi che fu la segreta religione, all’ombra di piramidi e sfingi; Mosè portò tra le carovane del deserto i segreti appresi alla corte del faraone, guidando al compimento il suo popolo riottoso ma fedele; Orfeo abbracciava l’universo con la sua lira a sette corde, forse nume tutelare di tutti noi che nel XXI secolo pratichiamo indegnamente l’Armonica; Pitagora, dice il nostro autore, attraversò la sua vita come una nave a vele spiegate nella tempesta, fecondando con il suo sapere eclettico e le sue comunità iniziatiche anche la penisola italiana, ed infine Platone, ultimo erede dei misteri d’Eleusi e fondatore dell’Accademia d’Atene, palestra di pensiero che riverberò nei secoli la sua influenza, per giungere a rinascere nella Firenze rinascimentale; venne nominato “Il Pensatore” e possiamo ritenere che il suo pensiero cardiaco fosse l’adeguata preparazione all’avvento, tre secoli dopo, del Cristo. Molti tra costoro furono perseguitati e se ne potrebbero anche aggiungere altri, ignoti o appartenenti a differenti culture e tradizioni; percorrere la spirale evolutiva e mostrare al prossimo la via, desta varie e crudeli opposizioni.

Ma non si creda che lo sviluppo del progetto sia concluso o interrotto, il futuro Schurè, tra qualche secolo o millennio, avrà molto da scrivere al proposito di quest’epoca e noi contemporanei abbiamo la grande responsabilità di accogliere in cuor nostro e coadiuvare una congiura della luce che si va palesando…

Proseguendo nella nostra analogia con i fiumi, consideriamo che il loro corso si adagia sul suolo terrestre, adattandosi ad esso placidamente o modificandolo con impeto là dove l’orografia lo richiede, creando anse e piccoli corsi sussidiari che spesso ritornano nell’alveo principale, oppure danno origine a zone umide intricate, nelle quali l’esploratore può perdere la direzione. Da una di queste reti d’acqua secondarie e tormentate riprendiamo il filo del nostro racconto.

Al tempo in cui ebbe inizio la prima guerra mondiale, nella Russia della rivoluzione, che vedeva infrangersi il vecchio ordine sociale, tra molte incertezze, disagi ed episodi sanguinosi, G.J. Gurdjeff promulgò il suo insegnamento; fu nominato quarta via” Così distinguendolo da altre vie tradizionali che richiedono per essere praticate una certa misura di ritiro dal mondo. Su questa è proprio la vita vissuta la dove essa ci sorprende, con le sue qualità discordanti, fonte di attrattive e ripulse, a fornire il carburante per progredire nella messa a fuoco dei meccanismi interiori della personalità, ponendo le mani su quell’intreccio inestricabile di emozione e pensiero (kama-manas) di cui siamo sudditi. Questo insegnamento comprendeva molti miraggi e falsi scopima irruppe nel tessuto culturale europeo lasciando, in numerosi ambiti, orme profonde. P. D. Ouspenski, già scrittore e filosofo incontrò la quarta via in Russia al ritorno da un lungo viaggio in Oriente alla ricerca del “miracoloso; ci ha lasciato la testimonianza viva e circostanziata di quella esperienza, iniziata, paradossalmente dopo tanto peregrinare, nella sua Mosca e proseguita in luoghi più remoti della Russia, incalzati lui Gurdjeff ed un gruppo di discepoli dai moti rivoluzionari, poi in Francia ed in Inghilterra; il suo racconto permette di cogliere un punto saliente dell’insegnamento: l’accensione di una luce nuova a rischiarare i processi mentali consueti, osservandoli da attore esterno, il primo passo per sciogliere molti grovigli, consentendo allo sguardo di volgersi oltre: l’applicazione del processo della conoscenza a partire da un livello elementare ed accessibile a chiunque lo desiderasse seriamente.

Nel libro di Ouspenski (Frammenti di un insegnamento sconosciuto, Astrolabio 1974) sono presenti anche gli assunti teorici della quarta via, qui basti ricordare quello di una sostanza universale unica, manifestantesi, con frequenze di vibrazione variabili, dall’atomo al sole, all’universo, secondo una legge connessa alla organizzazione musicale dell’intervallo d’ottava. Gurdjeff fu personaggio controverso ma riuscì a suscitare, in modo incisivo, l’interesse di parte dell’intellighenzia europea della prima metà del novecento; alla sua cerchia parigina convennero scrittori e musicisti che misero in scena l’insegnamento della quarta via, arricchendolo.

Intanto il grande corso della conoscenza scorreva maestoso nel suo alveo principale, in quegli anni, già arricchiti dai libri della Teosofia di E. P. Blavatsky, anch’essa russa, pubblicati alla fine del diciannovesimo secolo, sorsero successivamente (prima metà del XX secolo) l’insegnamento dell’Agni yoga, lo yoga del fuoco, i cui testi furono resi disponibili da un’altra russa E. Roerich, e l’insegnamento del Maestro Tibetano reso pubblico da A. A. Bailey a cavallo tra Nord America ed Inghilterra. Ormai alle soglie della seconda metà del ventesimo secolo le nuove forze della congiura luminosa erano schierate a fronte dell’imminente catastrofe della guerra mondiale, preparando il futuro, oltre l’eclissi della dignità umana.

La monumentale opera del Maestro Tibetano precisa ed amplia i temi che già furono della Teosofia. Riteniamo che l’Armonica, della cui origine moderna dicemmo a suo tempo, si ponga come chiave interpretativa della sua teoria dei “Sette Raggi” (espressa nei cinque volumi della teoria omonima); in accordo con il fatto, lo diciamo ancora una volta, che le leggi dell’Universo si manifestano simili nell’infimo come nel supremo. Citiamo ancora il “Trattato del Fuoco cosmico” denso di indicazioni sull’essenza ignea del Cosmo, in colleganza non dichiarata con lo Yoga del Fuoco centrato sull’agire della energia psichica: il Fuoco nella sfera d’espressione umana.

Il Tibetano, nei suoi testi trattò numerosi temi; tra essi dobbiamo ricordare una riforma dell’Astrologia, che collega su basi solide l’orizzonte terrestre a quello universale, poi altri vennero, in anni più recenti, ampliando ed integrando questi temi, lasciando traccia anche nelle pagine e nei ritmi di questo blog. Va ancora detto che l’intera opera del Maestro Tibetano è percorsa dall’intenzione di promuovere un migliore atteggiamento umano nei confronti della Morte che, anche oggi, in epoca di così detta razionalità scientifica, non è ancora considerata, per ogni creatura, come la soglia di un passaggio di stato necessario, come lo sono tutti mutamenti di stato che avvengono in natura (ad esempio il piccolo miracolo della sublimazione della neve in vapor d’acqua) ma, a seconda delle inclinazioni, una fine oscura e definitiva oppure un mesto “eterno riposo” con varie altre varianti intermedie, tutte coperte da un paravento culturale che fa reputare sconvenienti i riferimenti diretti ad essa.

Ed in tema di continuità degli insegnamenti vengono alla mente, a questo proposito, le parole di Francesco d’Assisi, che da vero realista osò così pregare nel suo cantico: “…Lodato sii mio Signore per la nostra sorella morte corporale, dalla quale nessun essere umano può scappare…”.

Anche lo yoga del Fuoco tratta delle sfere d’esperienza che spettano all’uomo spirituale, ben oltre la sua vita terrena, alla quale ciclicamente egli ritorna calcando altri tratti del sentiero della trasmutazione.

Insomma un nuovo modello dell’Universo ed in esso dell’uomo e della sua casa; il misericordioso sforzo dei grandi Esseri di donare all’umanità ciò di cui ha più bisogno e che invoca segretamente, quando i veli dell’apparenza si sollevano per uno colpo di vento.

Ma ascoltiamo, e serbiamo in cuor nostro, come il Maestro dell’Agni Yoga declina, su una voluta alta della spirale meravigliosa, il tema del contrasto ad emozioni e pensieri negativi, che fu tra le scintille primarie del fuoco sulla quarta via. (Foglie del Giardino di Moria – Appello §371)

Ascoltate!

Voglio che veniate a Me gioiosi e radianti

al tempo della grande Tenebra.

È vero:

vi ho confidato molto,

vi ho dato tempi e moniti,

vi ho dato la possibilità di vincere,

vi ho rivelato i segreti delle Nostre Decisioni.

Potete vincere, ed essere illuminati,

ma dateMi le vostre offerte.

Se temete,

dateMi la vostra paura.

Se dubitate,

dateMi i vostri dubbi.

Se siete adirati,

dateMi la vostra collera.

Se mi offrirete oggetti triviali,

accetterò anche quei giocattoli polverosi

e li riplasmerò nella Mia Torre.

In verità, se vorrete ancora usare nella vita i vostri doni,

non dimenticate quanto è indegno chi riprende

ciò che ha donato.

Ho dunque accettato la vostra paura, e i dubbi

e la collera — tutto ciò spetta a Me.

A voi consegno il sentiero che porta alla Luce.

Voglio infatti che veniate a Me gioiosi e radianti

al tempo della grande Tenebra,

prima della nuova Alba.

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