Zodiaco, Raggi e Onde

“LO ZODIACO.*

Astronomi e astrologi concordano nel chiamare Zodiaco (ossia figure di animali celesti) una fascia della sfera delle stelle fisse, ampia 18 gradi e parallela all’eclittica, entro la quale muovono tutti i pianeti del Sistema solare. Oggi è divisa in dodici parti di uguale ampiezza in corrispondenza di altrettante costellazioni ben note, ma si sa che non fu e probabilmente non sarà sempre così; al tempo dell’antico Egitto, ad esempio, contava solo dieci partizioni: allora la sensibilità umana allo Spazio non consentiva forse una reazione più raffinata.

Ciò fa pensare che eventuali intelligenze non terrestri riconoscano lo stesso Zodiaco, diverso però per suddivisione, oltre che per simboli. Dipende dalla reattività all’ambiente cosmico, che perfezionandosi riconosce nuovi settori.

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Esiste certamente un’analogia fra orizzonte e Zodiaco, tale che quest’ultimo può essere inteso come l’orizzonte del Sistema solare. È infatti irraggiungibile, come qualsiasi orizzonte, perché la sua collocazione non è concreta; eppure è realmente presente, e non si sfugge al suo potere condizionante a meno di evadere dal Sistema. Si può interpretare lo Zodiaco come l’insieme cosmico di tutti gli orizzonti di tutti i pianeti: un’immensa potenza spaziale, e segno di una grandiosa comunione.

Il suo potere appare evidente se si pensa che ogni cuore pulsante è al suo centro, dove vibra quella presenza segreta. Lo Zodiaco è una fascia celeste distinta e significativa per il fatto di essere l’unica regione spaziale comune a tutte le creature, di entrambi gli emisferi di tutti i pianeti.

L’orizzonte ha il proprio centro nell’osservatore, senza il quale non avrebbe esistenza: nello stesso modo lo Zodiaco ha il suo centro nel Sole, che ne è il creatore. Una Stella che con il suo Sistema fosse in un ambito spaziale diverso, e dunque circondato da un altro Zodiaco, nutrirebbe forme di vita differenti dalle solari. Lo Spazio vivente rispecchia, infatti, le proprie mutevoli qualità in tutti i suoi innumerevoli centri, suscitandovi reazioni corrispondenti. Ogni centro, però, modella il suo orizzonte cosmico, ossia il proprio Zodiaco, imprimendovi, per irraggiamento, le proprietà tipiche della sua coscienza in espansione.

Lo scambio reciproco d’energie fra i due valori spaziali assoluti, centro e orizzonte, è continuo, fecondo e decisivo; non è intellettuale ma cardiaco, il cuore essendo l’organo sensibile allo Spazio e al Fuoco della Vita.

Pertanto solo il Centro dei centri di un Sistema solare conosce compiutamente lo Zodiaco come unità, nelle sue infinite ripartizioni vettoriali. I centri minori vi riconoscono divisioni sempre più numerose, secondo il livello evolutivo crescente, mentre avanzano a riconoscere l’Uno. Ciò descrive l’intero sviluppo di coscienza universale, lanciato verso la meta ultima della manifestazione, che ne è anche la posizione di partenza: l’unità centrale assoluta.

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È ora possibile riprendere il tema dei Segni (o costellazioni) dello Zodiaco. Il passaggio all’Infinito, come sempre, ha aperto l’accesso a una soluzione, certamente partecipe di quella unica e totale. È legittimo continuare l’uso delle dodici ripartizioni anche dalla posizione eliocentrica, e dunque rispettarne i nomi, i simboli e i significati riconosciuti e studiati da moltissimi popoli d’ogni epoca. Si ricordi però che si tratta di un’interpretazione passeggera, tipica di un dato livello di coscienza, maturato su questo pianeta, e che la sensibilità allo Spazio non si può arrestare.

Un esempio di tale maturazione può vedersi nelle pagine che seguono, dedicate a un primo studio delle sette qualità divine espresse da ogni Segno.** Esse propongono una lettura più differenziata dei dodici settori celesti. Da tentativi come questo, nonostante la loro fragilità, possono nascere sviluppi inattesi ma proficui. Nell’albeggiare ancora incerto di un nuovo giorno, sono simili a primizie. La luce piena ne mostrerà difetti e incongruenze, ma ciò nulla toglie al loro valore di esordio introduttivo.

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Il grande tema dello Zodiaco suscita un’altra domanda, di natura forse più profonda, che attende risposta:

Lo Zodiaco è un’Entità, o una semplice, arbitraria figurazione convenzionale?

È un quesito che riguarda le basi stesse del creato. L’astronomo moderno, senza l’ipotesi dello Spazio vivente, risponderebbe in senso negativo; e farebbe forse altrettanto anche un buon numero d’astrologi. Per costoro lo Zodiaco, con i suoi animali, è un relitto di tempi passati, una superstiziosa reminiscenza di miti oggi ridicoli. Il cuore umano invece, per poco che sia educato, esita prima di acconsentire.

Gli Insegnamenti affermano che lo Spazio (a differenza del tempo) è un’Entità reale. Perché allora non dovrebbe esserlo anche una sua regione, seppure inseparata? L’intelletto, se non vede confini e distinzioni, è incapace di valutare e capire: e nello Spazio non ne trova la presenza. In tale situazione si astiene dall’emettere un verdetto, se non forzato da un preconcetto. Il cuore, invece, che vede subito l’unità anche fra i confini, è sempre in grado di riconoscere la vita intelligente e autonoma ovunque.

Domande come questa sono preziose per educare il cuore e collocare la ragione intellettuale al posto subordinato, ma non vile, che le spetta.

Per formulare dunque una risposta, sintetica fra testa e cuore, si parta dal riconoscere che lo Zodiaco è in nessun luogo. È un valore spaziale, perciò non ha sede definita. Proprio in questo sta il suo potere supremo. Lo Zodiaco è “passivamente” creativo, perché per produrre forme deve essere stimolato dalla Voce o dal Fuoco del Centro. Esso però reagisce (come tutto lo Spazio), se da questo promana energia: risponde allora con perfetta comprensione amorevole, intelligente e conscia. Da ogni sua regione risponde in misura commensurata al seme o al comando ricevuto.

Inteso come mera regione spaziale, come cintura fittizia, e dunque senza tenere conto della vita e della coscienza, lo Zodiaco è una menzogna fra le tante. L’inganno nasce da un tale assunto, abietto e falso. Chi aderisce a una visione tanto limitata, per nutrita che sia la sua erudizione, si condanna all’ignoranza. Allo Zodiaco va restituita la sua integrità, da cui zampillano cause, verità, energie, correnti e soprattutto soluzioni e risposte.

Ciò premesso, sulla base dell’ipotesi iniziale si può dare una prima risposta al quesito:

Lo Zodiaco è un’Entità vivente, da considerare nel suo insieme inseparabile:

a) il suo centro è dovunque.
b) La sua periferia è in nessun luogo.
c) Fra l’uno e l’altra pulsa un campo infinito di scambi reciproci.

È un ternario organico, coordinato, indipendente: un’Entità autonoma e dunque reagente alle sette qualità della Vita, infinitamente capace di generare apparenze. L’uomo è una di esse, e lo testimonia: è figlio del Fuoco centrale e dello Spazio solare, ossia ha un Padre e una Madre.

LA DUPLICE NATURA DELLA LUCE

Si sono compiute sinora alcune operazioni preliminari, in vista della prossima avanzata. Bisogna però porre in rilievo un concetto che deriva dalla risposta appena formulata:

Dal Centro partono impulsi (Raggi);
dalla periferia tornano correnti, ossia treni di Onde.

La Luce solare scaturisce come irradiazione e si precipita nello Spazio. Lo Zodiaco la riflette (dall’Infinito) come insieme cosmico di Onde.

Ciò spiega, con semplicità geometrica, il mistero della duplice natura della Luce, che da secoli sconcerta i fisici: essa, infatti, si dimostra granulare per certi fenomeni e ondulatoria per altri. È, insomma, “discreta” o continua?

È un grave dilemma, ma tipico dell’approccio intellettuale. Il raziocinio non riesce a contenere due verità opposte, e si ostina a cercare la soluzione o nell’una o nell’altra – ma invano. Il cuore invece suggerisce, con semplicità, che se la natura irradiante, propria del Centro del Sistema, è positiva, è sicuramente granulare: i suoi Raggi sono cariche di energia che volano come proiettili nello Spazio. La natura oscillatoria, propria del campo, è invece negativa, ed è certamente continua: lo Spazio non è mai granulare. La sintesi fra queste due realtà produce coscienza, sviluppo, crescita, ossia la gloria luminosa dello spirito. Vedere chiaro è prerogativa del pensiero sintetico, ossia cardiaco. La Luce, figlia della Vita e dello Spazio, non può che condividere le due nature.

È bene riflettere su quest’affermazione, che toglie di mezzo l’incertezza sull’essenza della Luce, e pertanto condurrà su altre posizioni. Il dialogo fra cuore e Spazio produce doni inestimabili, che appartengono a tutta l’umanità e si diffondono in modo inarrestabile.

La Luce che parte dal Sole è dunque corpuscolare e centrifuga; quella che torna riflessa dallo Zodiaco è ondulatoria, continua e centripeta. Dove si compie la trasformazione? Nel segreto dell’Infinito, che è il Luogo senza Luogo. La trasformazione avviene, è reale, e dimostra che l’Infinito è reale. L’Infinito esiste, ha le sue leggi e bisogna tenerne conto.

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La duplice natura della Luce si spiega più precisamente con questo processo:

a)  La carica elementare d’energia (il fotone) parte dal Centro (il Sole) e ha natura di primo Raggio: come volontà si proietta sul bersaglio, che è ovunque, ed è isolata come una freccia in volo, o una scintilla.

b)  Quel proiettile “commuove” lo Spazio che attraversa, proprio come un battello nel mare, e lo Spazio reagisce con una sequenza ordinata di onde di data frequenza.

c)  Lo Spazio è coscienza ricettiva, e risponde ai granuli di luce con ondulazioni luminose. Ne segue che la Luce che vibra nello Spazio è sia centrale, e pertanto discontinua, sia spaziale, e dunque ondulatoria.”

 

La fisica moderna, per la quale lo Spazio è un vuoto inerte, ossia nulla, non può capire lo strano comportamento della luce, e le sue teorie in merito si fanno sempre più cerebrali e confuse. Ha scelto la via della complicazione (il semplice non è “scientifico”), ma questa allontana dalla verità mentre sembra condurvi.”

 

LA DUPLICE NATURA DEI SETTE RAGGI: LE SETTE ONDE

Quanto ora scritto circa la dualità della Luce deve valere anche per le sette emanazioni divine, note ormai anche in Occidente come i sette Raggi.

Si propone pertanto di chiamare sette Onde le reazioni dello Spazio stimolato dai sette Raggi. Se ne riconosce il dualismo, fedele e inevitabile specchio di quello esistente fra Essere e Sostanza, fra Vita e Spazio. Le Origini sono due.

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È un concetto totalmente nuovo, nel senso che l’Insegnamento non ne tratta. Non lo contrasta però, ma semplicemente lo prosegue, nel senso implicito della sua applicazione. Ciò consentirà di usare termini più corretti per indicare sviluppi e fenomeni. La grande Madre accoglie in sé gli impulsi del Fuoco e si adegua alle loro direttive: genera così le sette Onde, che ne riproducono la natura.

Raggi e Onde si accompagnano e sintetizzano, ma non sono la stessa cosa: è bene averlo capito, a maggior gloria dell’Uno. Lo studio del Sistema solare rivela aspetti inattesi eppure “inconsciamente risaputi”. Le sette Onde, appena nominate, si presentano come conseguenza naturale dell’irradiazione spirituale. La manifestazione è sempre duale, e i Raggi non sfuggono alla legge.”


* Estratti da: E. Savoini,“Il Sistema solare nello Spazio”, Casa Ed. Nuova Era (le immagini sono a cura della redazione di TPS)
** Vedi i Sette aspetti di ogni Segno nei relativi articoli nella categoria Astrosofia.
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