Canone e commensura

Il canone è stato definito “ il principio armonizzante” che, applicato a diverse istanze o opere, le rende adeguate alla loro funzione. Seguendo un dato canone, si creano azioni armoniche l’un l’altra, sintoniche e proporzionate ad un unico criterio di valore.

Ad esempio i canoni della bellezza fisica si fondano soprattutto su criteri di proporzioni che vengono percepite come armoniche. E’ vero che possono variare secondo la sensibilità e la coscienza di un dato periodo, tuttavia ci sono opere in cui la Bellezza è riconoscibile e percepibile da tutti e in tutte le epoche, e abbiamo visto come la sezione aurea costituisca un canone la cui applicazione – nelle costruzioni come nelle relazioni umane – riempie sempre di meraviglia e dilata il cuore. Si basa in effetti su un sistema proporzionato di ripartizioni, che è sotto i nostri occhi continuamente. Applicarlo significa allinearsi al criterio utilizzato dalla Vita per esprimersi in opere di natura, e questa Bellezza viene percepita istintivamente, per via della sua struttura riconoscibile intuitivamente dall’intelligenza cardiaca. Noi stessi siamo opere di natura, costruiti con lo stesso schema aureo.

C’è quindi un parametro interpretativo  iscritto in noi che ci fa riconoscere la Bellezza assoluta, al di là di ogni gusto estetico relativo e temporaneo. Forse proprio perché il riconoscimento del simile, inscritto in molteplici forme ma sempre uguale, com-muove l’animo e ci fa vibrare per legge di risonanza.

Il canone è quindi un modello costruito da norme a cui riferirsi, ed è legato a un suo preciso paradigma, cioè a un  esempio emblematico a cui è necessario commensurarsi per rendere coerente l’interazione tra gli elementi in gioco:  il canone in musica è uno schema determinato di rapporti tra alcune frasi ricorrenti;  nella poesia liturgica è uno schema o modulo metrico cui deve attenersi il compositore; il canone da pagare è una cifra proporzionata all’utilizzo di qualcosa e da versarsi ritmicamente;  e così via. Non sempre i canoni umani corrispondono a un criterio di giustizia, tuttavia il loro principio strutturale è armonico per definizione.

Sul piano fisico tutto questo è facilmente riconoscibile a un osservatore attento. Ma prendiamo invece un esempio più sfumato che può sembrare sfuggente: i canoni da utilizzare per percorrere la giusta via e compiere le giuste scelte. Non è un esempio preso a caso, poiché in questo tempo di Sagittarius tutte le energie dell’anno che termina  muovono a cercare le giuste direzioni per le mete future, e spontaneamente ciascuno è portato ai bilanci consuntivi e preventivi, proprio come in ogni azienda.

Innanzi tutto bisogna chiarire cosa significa “giusto”. Ad esempio un certo comportamento  è giusto secondo i canoni (ovvero le regole) seguiti: se quelli della  morale corrente, giusto è quanto si allinea con i valori che la informano, ma se seguiamo altri canoni ecco che tutto muta e “giusto” diventa qualcosa che secondo altri canoni è sbagliato.

Il canone è la misura, e la sua scelta influenza completamente il risultato, perchè agisce sulla visione e,  determinando i significati, condiziona ogni pensiero e ogni azione conseguente.

Quindi possiamo dire che i canoni inscrivono in sé gli scopi e i principi che si sono scelti; vi sono strettamente connessi, sono precisamente lo strumento attraverso cui si possono ottenere determinati risultati e non altri. Proprio come il sistema metrico decimale (Il canone/misura che si basa sul 10) produce risultati di calcolo molto differenti dall’uso di un sistema diverso, al punto da non essere comparabili se non approssimativamente.

Non è cosa così ovvia come pare. Nella nostra mente concreta e nella mentalità corrente (e di conseguenza nelle nostre azioni più umane),  si sovrappongono opinioni e consuetudini, obiettivi e desideri, giudizi e finalità di cui si è perso lo scopo o addirittura non lo si condivide più, ma rimangono vivi per inerzia o per interessi non sempre ammirevoli. E soprattutto appaiono spesso confusi e disordinati i termini di paragone, la consapevolezza di cosa è causa e cosa è effetto, la visione generale dei quadri di riferimento di ogni pensiero e azione. Per esempio, chiudiamo le frontiere ai rifugiati stranieri: a causa di cosa e con quali effetti? Con quale impatto culturale, sociale ed economico? Secondo quale canone di riferimento compiamo questa azione? (Ovviamente la stessa domanda si può fare per l’azione contraria).

E quindi, in questo tempo in cui, sulla base delle mete raggiunte si guarda alle prossime, diventa particolarmente rilevante la scelta del canone fondamentale, del parametro sostanziale a cui commensurare  le valutazioni e le prossime azioni. La scelta del canone è quindi una questione di coscienza e di visione.

Parallelamente è bene comprendere a quale livello si sta eseguendo questo compito valutativo e progettuale, ed anche qual è il campo a cui ci si vuole riferire, in breve di quali questioni ci si sta occupando e in base a che cosa le si vuole valutare. Penso al mio lavoro umano, oppure alla mia famiglia, o ai differenti progetti che avevo in cantiere? Penso al mio gruppo sociale e alla sua vita, o alla mia nazione, o al mondo  intero? E così via. Come mutano i canoni secondo l’ambito di applicazione? Ma ancor più interessante è notare come secondo il canone agito, vengono a definirsi i piani e i livelli dell’azione: se il canone è l’Infinito(1), non mi trovo ad occuparmi di cose piccole.

Tutti i campi hanno esistenza e dignità, ma ciascuno ha bisogno di individuare il suo proprio canone di riferimento, e qui sta la meraviglia: se usiamo un canone relativo e chiuso in sè, spesso non ne ricaviamo utilità e progresso. Se invece scegliamo il canone dell’insieme immediatamente superiore, ecco che la visione diviene dinamica, prospettica e automaticamente spinta in avanti, come le frecce di Sagittarius.

In questa operazione, che evidenzia il valore proprio di ogni canone/parametro di riferimento, si scopre che “il canone con cui scegliere i canoni”,  è sempre la sezione aurea, la divina proporzione: commensurarsi  al “subito superiore” (un po’ più avanti ma non troppo) segna i passi armonici e fruttuosi dell’ascesa.

Come salendo la scala delle innumerabili esistenze di vita, un “piede” poggia sul gradino dell’oggi e l’altro preme  su quello del domani; e il baricentro che consente equilibrio e movimento, si situa nel loro punto medio, luogo a-formale e quindi intangibile, eppure centro di ogni possibilità.

Se la nostra coscienza viene mantenuta nel baricentro immobile del movimento costante, quel luogo divino – che è senza tempo in mezzo a tutti i tempi, che è senza luogo tra tutti i luoghi – ecco che abbiamo trovato e viviamo il Canone, il risolutore, lo strumento perfetto, modo di ogni misura commensurata al divino.

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L’intero potere dello spirito sta nella comprensione cosmica. Tutte le formule applicate vi si devono conformare. Essa sola dona capacità creativa allo spirito. La commensura fra azione e bellezza è l’unica formula di vita. Le fasi migliori del processo evolutivo si potranno realizzare solo se in commensura con la bellezza. Lo spirito deve aspirare a questo grande principio. “

(Infinito II §368 , ediz. Agni Yoga)

 

 

 

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(1) “Scegliete nel luogo ove lavorate la linea verticale più lunga, quale scala dimensionale del Piano. Applicatele mentalmente ogni scontento, irritazione e fatica e, così paragonando, non troverete il minimo posto per gli umori illusori.” Foglie del Giardino di Morya II – Illuminazione, § 235, collana. Agni Yoga

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