In queste pagine abbiamo da sempre sostenuto che l’attività di Governo, energeticamente collegata al primo Raggio della Volontà/Potere, per assolvere al suo compito deve produrre Libertà. La mente concreta tuttavia stenta ad accogliere questo pensiero: siamo infatti abituati a percepire la volontà come un’imposizione che proviene dall’alto e che dunque sostanzialmente si sovrappone ai voleri minori, a discapito della libertà di ciascuno. Questo ‘sentimento’ si prova generalmente sia nei confronti dei nostri governi locali, nazionali o sovranazionali, sia quando pensiamo alla Volontà divina, cui tutti inevitabilmente sottostanno.
Occorre allora innanzi tutto chiarire quale sia la natura dell’energia del primo Raggio creativo di Volontà o Potere da cui il Governo trae vita. Lo facciamo riportando un brano sull’argomento tratto da “Astrologia Esoterica” di A.A. Bailey – pag. 597 ed. ingl. Ed. Nuova Era:
“Primo Raggio – Energia di Volere o Potere. E’ soprattutto connesso a quella volontà che vince la morte. Nondimeno è il Raggio del Distruttore. A questo riguardo vi ricordo che l’assunzione umana secondo cui il distruttore è la morte è un’opinione limitata ed erronea. Il primo Raggio distrugge la morte poiché questa non esiste in realtà; fa parte della grande Illusione; è una limitazione della coscienza umana soprattutto dovuta al cervello e non al cuore, per quanto vi sembri strano. In senso esattissimo è “una finzione dell’immaginazione”. Pensateci. L’eliminazione della morte e la distruzione della forma sono opera del primo Raggio, poiché invero elimina la negazione e inaugura la vera attività. E’ quell’energia che si può chiamare “incentivo divino”; è la vita nel seme che successivamente distrugge tutte le forme per consentire la realtà del frutto. Tale è la chiave del primo Raggio. E’ la Volontà che inizia. Per quanto concerne l’umanità, la sua massima realizzazione è l’iniziazione”.
Il retto governare non può dunque che favorire, ad ogni livello, l’inizio del processo di liberazione delle coscienze, ovvero l’iniziazione, che produce libertà distruggendo la grande Illusione.
Chi si candida al Governo deve perciò essere sufficientemente libero da non aver nulla da difendere perché interiormente non possiede nulla, e quindi ha tutto. Deve avere sempre le mani vuote, che gli vengono costantemente riempite; dona la propria libertà per servire: così si rende sempre più libero, liberando le coscienze.
L’autorità e l’autorevolezza di chi governa è commensurata al grado di adesione responsabile al Governo reale, a quel Centro ove il Volere di Dio è conosciuto preposto ad accogliere ed elaborare il Proposito planetario al fine di guidare i piccoli voleri degli uomini.
E’ chiaro che questi pensieri sono così estranei alla situazione odierna che coltivarli può sembrare sterile o di scarsa utilità. Eppure, se anche l’effettiva realizzazione di un cambio di orientamento di tale portata potesse manifestarsi in seno all’umanità soltanto fra centinaia o addirittura migliaia di anni, per chi costruisce il futuro ciò è irrilevante poiché quello che conta non è confrontarsi col tempo o la distanza (che non sono reali) ma fissare la direzione, che li trascende ed unisce all’infinito l’inizio alla fine. E questo è proprio il compito precipuo del governare.
E’ importante inoltre cominciare a seminare ora tali principi nello spazio mentale umano perché è adesso che si sono imposti alle nostre coscienze e perciò non può che essere questo il momento giusto.
Guardando per contro alla situazione dei governi attuali – e riferendoci a quelli democratici, che sono oggi i più diffusi e costituiscono un modello rispetto a quelli autoritari – essendo questi eletti ‘dal basso’, non possono che rappresentare la coscienza media degli elettori, ai quali gli aspiranti governanti si rivolgono, per lo più con slogan o informazioni parziali se non addirittura distorte, sollecitandone essenzialmente gli aspetti emotivi, denigrando gli avversari, promettendo ciò che non possono mantenere ed in particolare facendo leva sulle paure legate alla necessità di affrontare le situazioni nuove che si presentano a seguito del variare delle vicende locali e mondiali ed al conseguente timore di dover rinunciare a qualcosa rispetto a quanto acquisito.
La paura del nuovo è caratteristica peculiare delle personalità poco evolute, che sentono di dover difendere prima di tutto la propria posizione al centro del loro piccolo mondo: la loro identità, le loro conquiste, le prerogative o i possessi, e che eventualmente sono disposte a cambiare tutto per non cambiare nulla. Gli elettori medi quindi non cercano di eleggere i migliori ma coloro che promettono più vantaggi nell’immediato.
Il servizio di un governo elettivo inoltre, viene oggi generalmente svolto avendo come primo obiettivo la necessità di garantirsi la rielezione; di conseguenza, i governanti non hanno interesse a prospettare visioni o progettazioni di ampio respiro, che magari comporterebbero sacrifici nell’immediato, ma preferiscono semplicemente far fronte ai problemi più urgenti che via via si presentano e la cui soluzione (secondo gli onnipresenti sondaggi d’opinione) dia un maggior ritorno d’immagine.
Stando così le cose, è evidente che pensieri relativi alla possibilità di elevare la coscienza dei governati non possono trovare spazio. Questi peraltro, non avendo esempi luminosi in coloro che li governano e non abituati ad assumersi le proprie responsabilità, ovvero a collaborare al bene comune in conformità a chiare direttive, si aspettano sempre che qualcun altro risolva i loro problemi. Di conseguenza, quando ciò non avviene (il che è molto frequente), inveiscono contro coloro che essi stessi hanno eletto o si illudono di trovare soluzioni migliori seguendo altri richiami apparentemente più promettenti ma che sono dello stesso livello qualitativo.
Come se ne esce allora? Intanto teniamo conto del fatto che si sta formando nel mondo una base, ridotta ma crescente, di persone pensanti ed interiormente impegnate, non legate a partiti o movimenti ma che guardano al futuro e che sono disposte a consacrarsi al Servizio non solo sulla spinta di buoni sentimenti o idealismi, ma per Volontà di Bene. Dovranno poco alla volta riconoscersi, organizzarsi e pianificare l’azione comune, imparando l’arte del governare.
Il mondo nuovo comunque si costruisce a piccoli passi. E poiché un viaggio, per quanto lungo, inizia appunto dal primo passo, possiamo subito mettere in pratica un precetto operativo semplice : in ogni circostanza, anche quando non abbiamo le idee chiare su ciò che ci sta dinanzi, scegliamo sempre la via più alta, quella della liberazione e della Libertà. Da tale posizione elevata impariamo a governare noi stessi e di conseguenza il nostro ambiente, nonché a valutare le proposte di coloro che si presentano per essere eletti.
Ogni passo che compiamo verso l’alto è motivato dalla Volontà, che estrae dalle nebbie dell’illusione e distrugge la morte. Ad ogni passo l’orizzonte si amplia e la separatività si dissolve nell’unità universale. Il cammino verso l’alto conduce inevitabilmente alla vetta di Capricornus, che rappresenta quell’unico punto ove potenze solari e umane possono incontrarsi per collaborare a piani di sviluppo planetari.
Giunti in cima alla montagna ed appresa la lezione del governare, si apre dinanzi a noi la porta del grande Servizio e non si può che ridiscendere a valle, sospinti dalla Volontà, portando nel cuore la luce superna.
Allora crescono nuove ali e l’aria intorno, a notte, canta.
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