Il pensiero filosofico e scientifico del IV secolo a.C. in area mediterranea si misura, come accennato nell’articolo precedente, con quei grandi temi che ancora oggi sono fonte di discussione, ricerca ed interesse: il principio (archè) di ogni cosa, la natura e l’origine dello spazio e del tempo, la struttura dell’universo, nelle sue componenti sia visibili che invisibili, le leggi che regolano i fenomeni naturali, l’origine dell’uomo e del cosmo che lo circonda.
Cercare di ordinare la Realtà, ovvero procedere secondo un metodo che preveda l’uso del principio mentale secondo i suoi aspetti analitico e sintetico, condusse la ricerca filosofica a delineare un “cosmo” intessuto di relazioni tra i fenomeni (gli effetti) e i noumeni (le cause); un mondo reale visibile e tangibile al quale era sotteso un “altro mondo” invisibile ed intangibile che ne era però il Principio regolatore.
Ciò che muove la ricerca scientifica nella civiltà ellenica è soprattutto il desiderio di conoscere, il desiderio di dare una forma coerente agli eventi e ai fenomeni che circondano e influenzano la vita dell’uomo, cercando non solo di descriverli ma di comprenderli, ovvero analizzarli e poi ricondurli ad una teoria o legge che li inquadri e li spieghi nella loro genericità e ripetibilità, ad un “conoscere” (logos) non effimero e occasionale, ma duraturo e generale.
I Numeri quali principi essenziali del Reale, secondo l’intendimento pitagorico, sono tra i primi esempi di Idee causanti, immateriali e a‑formali, capaci di “informare” i fenomeni secondo un ordine, un ritmo e una logica intrinseca.
Accanto a questa intuizione in quel periodo troviamo anche altre modalità di “ricostruire” ed interpretare l’esperienza in un modello coerente (logos) che ne potesse dare ragione, ma ciò che conta è che in quest’ottica la Scienza appare davvero come uno dei molteplici aspetti della Cultura umana, fondato sulla possibilità di connettere gli elementi della realtà in una sintesi mentale di ordine superiore (ovvero una connessione tra mentale inferiore, concreto, e mentale superiore, astratto) in grado di tener conto, anche solo come ipotesi, di molteplici livelli di Realtà.
Tale sintesi si rivela ben più elevata e onnicomprensiva di quella che si ottiene, con la sola mente concreta, basando i propri ragionamenti sulla sola apparenza fenomenica e sulle relazioni visibili e misurabili tra aspetti del reale.
L’ammettere la possibilità dell’esistenza di livelli non visibili e non tangibili del reale, che pure ne intessono la struttura e ne sono i principi regolatori, è forse la frontiera attuale della Scienza: i filosofi greci del V e IV secolo a.C. non vissero questa scissura logica e metodologica, ma si posero di fronte al cosmo come di fronte ad un Essere vivente, unico ed unitario, le cui componenti, manifeste o meno, formavano un organismo.
La ricerca filosofica e scientifica dell’epoca classica si muoveva, e di questo era consapevole, tra i due versanti dell’apparenza sensibile e della Realtà, tra quelle sponde, apparentemente opposte ed inconciliabili, che Parmenide ed Eraclito avevano definito come Essere e Divenire.
Ciò che emerge quindi tra le maglie dei fenomeni indagati è da una parte la problematica del vero e del falso, dell’assoluto e del relativo (questioni che avranno sviluppi fecondi soprattutto nel dibattito scientifico moderno) e dall’altra parte l’insieme delle problematiche legate alle prime indagini speculative sulla natura dello spazio e del moto, sul concetto di infinito, sulla sua divisibilità e sulla sua continuità (indagini condotte soprattutto da Zenone).
Ma cos’è veramente lo Spazio?
Un vuoto o un pieno? Un fenomeno o un’idea a priori? Un elemento matematico-geometrico, una costruzione del pensiero o un aspetto del divino?
Siamo ben consapevoli della difficoltà di questa speculazione giacché ancor oggi la questione è viva e fonte di dibattito: a fronte di posizioni nettamente scientifiche, come quella di Democrito che vede lo spazio come un vuoto privo di qualità e contraddistinto solo da proprietà matematico-geometriche, troviamo posizioni che temperano la nascente visione scientifica con cause mitiche e rappresentazioni religiose o magiche.
La speculazione filosofica e scientifica che si è articolata nei secoli ha sviluppato svariate ipotesi che oscillano tra la considerazione dello spazio come attributo della sostanza, o come qualcosa inerente i corpi e da essi inseparabile, o come una struttura originaria “dell’essere nel mondo“, oppure ancora come continuum spazio-temporale ove le ricerche della fisica si confrontano con le intuizioni della filosofia. Lo spazio non sembra più essere un semplice “contenitore vuoto”, passivo ed inerte, ma diventa, soprattutto con le recenti intuizioni della meccanica quantistica, un elemento essenziale ed integrante dell’universo.
Anche noi, come già si diceva nel precedente articolo, continuiamo ad interrogarci in merito a queste problematiche e andiamo talora “vagando” tra le innumerevoli rappresentazioni del Reale a cui la scienza, la filosofia e la cultura in generale ci hanno abituato.
L’Insegnamento esoterico in merito al concetto di Spazio offre un’ipotesi netta e ben delineata: lo Spazio è un’entità viva, cosciente e onnipervadente, garante della connessione e dell’interdipendenza di ogni coscienza che in esso vive e respira.
Lo Spazio è un aspetto dell’Assoluto, quell’aspetto che pervade la realtà sia essa manifesta o meno, quell’aspetto che consente alla Vita Una di palesarsi come Reale e Molteplice.
Vita e Spazio sono i due elementi base di tutto ciò che esiste, sono l’Essere e il Divenire nel loro eterno, eppur ciclico, manifestarsi.
Una manifestazione che trova, di volta in volta, cicli e date particolari per esprimere appieno la sua potenza: a questo proposito ricordiamo che in questo momento del ciclo annuale il Sole/Vulcano si trova a transitare nel quinto settore di Aquarius, irradiando nello spazio tutta la purezza del 5° Raggio di cui il Segno zodiacale è veicolo.
La Regola Aurea di cui Aquarius si fa trasmettitore è strettamente connessa con il desiderio di conoscere e, in virtù di questa conoscenza, di costruire nel mondo manifesto il risultato di quanto appreso, dando origine ad una Nuova Cultura.
Tutte le manifestazioni umane erette secondo questa Via aurea, ovvero seguendo il Fuoco della conoscenza superiore e la Bellezza che ne è la regola intrinseca, divengono segni destinati a nutrire le coscienze e, a loro volta, a generare l’impulso a procedere verso una conoscenza maggiore.
“La scienza non andrà oltre il muro dei suoi limiti meccanicistici
finché non si avrà comprensione del Mondo sottile”(1)
Note:
1- Collezione Agni Yoga. Fratellanza, § 10, ed. Nuova era, 1989