In occasione della seconda congiunzione eliocentrica dell’anno fra Mercurio e Urano riflettiamo sul canone che sta alla base della concezione della vita manifesta: il rapporto fra Punto e Infinito. Come riportato dalla Costruzione del Tempio, sotto il segno di Aquarius, al momento di iniziare l’Opera i costruttori si erano chiesti:
Quale sarà il nostro Canone, la misura fondamentale? Quale suprema unità di misura regolerà il nostro lavoro?
E la risposta era stata:
Che questo Canone sia l’Infinito. Che questo Canone sia il Punto.
Si è già detto dell’Infinito, il velo dell’Assoluto, quella sublime entità che rappresenta il Tutto potenziale, lo Spazio non ancora fecondato dalla Vita. Pur se generalmente inteso dal pensiero quantitativo come infinitamente grande, infinito è di fatto tutto ciò che ‘non è finito’, che non ha limiti o confini e può perciò essere anche assimilato al Punto.
Il Punto viene riconosciuto geometricamente come un ente privo di forma e dimensione; è, secondo Euclide, ciò che non ha parte ed è tuttavia la base segreta di ogni geometria, forma e dimensione, di tutto ciò che può essere definito, dei segni che usiamo per scrivere e riconoscere le parole e i concetti, del foglio bianco sul quale li tracciamo, così come del nostro veicolo formale. E’ compreso abitualmente come infinitamente piccolo ma, a ben vedere, non è piccolo né grande poiché sfugge ad ogni misurazione: è infinito.
Il Punto è dunque quell’entità trascendente e aformale che coincide con l’infinità spaziale e nutre il mondo formale cui dona sostanza: è l’Origine femminile, l’Essere che non diviene ma tiene in sé tutto il possibile divenire.
Il Punto infinito è dunque sempre uguale a se stesso, mentre il mondo delle forme continuamente muta, e proprio per questo incessante mutamento si può dire che anch’esso sia sempre uguale a se stesso: ne discende che l’uno e l’altro sono aspetti della Realtà, ovvero di tutto ciò che è ed esiste.
La controparte ‘maschile’, positiva del Punto è il Centro, anch’esso aformale ma carico di potenza qualificante; è l’entità discontinua, irradiante, che governa e orienta gli infiniti punti, dando origine al relativo, ovvero alle innumerevoli rappresentazioni formali, astratte e concrete, dell’Uno, che promuovono gli sviluppi evolutivi. L’Infinito spaziale è una pluralità d’infinità relative: ecco l’Uno e i Molti. (E. S.)
Il rapporto fra Punto e Centro genera il magnetismo che tiene insieme l’universo.
Il mondo sottile ed il concreto sono dunque entrambi figli del Punto e dell’Infinito, del Centro e dello Spazio ed i Costruttori, prima di compiere qualsiasi azione, devono acquisire questa consapevolezza che li rende invincibili, poiché permette loro di operare nei due mondi, che sono inseparati, come entità infinite nell’Infinito.
Da “Principi di Geometria vivente” di E. S.:
Sottile e concreto sono oggetto di studio da molto tempo, e si sono affermate scuole di pensiero contrapposte e persino fra loro ostili. Alcune negano la realtà del sottile, che dicono immaginario o fantastico; altre dicono irreale o illusorio il concreto.
Finora non è emersa una visione d’assieme, che riconosca la presenza sublime del divino sia nell’uno, sia nell’altro.
Perché affermare che i fiori sono incantesimi pericolosi, dai quali guardarsi, poiché distraggono dalla Via? Perché escludere dalla concretezza le emozioni, i sentimenti e i pensieri, quali elementi infidi e contradditori?
Nell’Infinito non esistono confini, e l’Infinito è una realtà innegabile; dunque concreto e sottile sono una sola verità, che l’uomo, per pregiudizio, interpreta come mondi opposti, sì che l’uno nega ed esclude l’altro.
Si afferma, perciò, che concreto e sottile sono una sola entità, dal doppio aspetto, un insieme unico governato dalle medesime leggi in modo diverso e conforme.
Si ricorda quanto scritto in precedenza: la quantità è la qualità del concreto, tiene assieme i due mondi e annulla ciò che sembra distinguerli.
Unirli significa aprire il passaggio consapevole dall’uno all’altro, e non è cosa da poco, perché sconfigge la morte.