A conclusione di questi articoli dedicati a celebrare gli allineamenti della Terra con i Centri stellari o cosmici, sfolgora nel Cielo del Cuore (visione del Sole o eliocentrica), illuminando la vigilia solstiziale, una doppia congiunzione: il 20 dicembre la nostra amata Terra è unita all’Osiride celeste, in particolare alla supergigante rossa Betelgeuse (α Orionis)(1), ed anche alla proiezione sull’eclittica della Stella polare, bersaglio del nostro asse polare e lucida del Carro/Orsa Minore.
Stella polaris o Cynosura è per questi secoli quel punto relativamente fisso e stabile del Cielo a cui è rivolto il polo nord dell’asse di rotazione planetario, mentre il punto sud è presso la costellazione dell’Ottante (lo strumento misuratore degli angoli, al quale punta anche il polo australe di Saturno): Fuochi spaziali che traggono l’Uomo al Cielo, in contatto con altri Centri celesti, rappresentando una vera e propria antenna cosmica, una ‘spina dorsale’. Secondo l’intendimento esoterico, attraverso di essa la Terra riceve e trasmette energia o messaggi cosmici in relazione allo Scopo di tutti i suoi processi e sviluppi.(2)
La supergigante gialla, α Ursae Minoris, è il punto più lontano della coda dell’Orsa Minore: tale costellazione, che presiede la Dimora celeste dei Poli, traina e dirige l’aratro della Vita congiunta alla superiore Orsa Maggiore, il Grande Carro o Ruota della vetta del Nord; ed al Drago, il Serpente alato che detiene tra le sue spire il Polo Nord delle eclittiche planetarie del sistema solare nonché del Sole stesso e di Luminari quali Giove, Venere e Mercurio.
Rispetto a tale Vetta comune, le stelle dell’Orsa minore sono simmetriche alla stella Vega, l’alfa della Lira (futura Stella polare terrestre, tra 12000 anni).(3)
Rivelatore e degno di nota è inoltre il fatto che le due Orse tracciano nello Spazio il simbolo della svastica, l’elica polare della Vita, nei 4 cieli delle 4 discontinuità del Ciclo terrestre (solstizi ed equinozi): i due Carri, come pale della Ruota della Vita, sommuovono lo Spazio distribuendo ai 4 angoli del mondo l’energia vitale della Vetta solare – il Polo Nord dell’eclittica nel Drago. Il simbolo del Carro vela sia la funzione di trazione cosmica che quella di trasporto e distribuzione di beni.
Le energie dell’Orsa Maggiore sono, per le Fonti della Tradizione esoterica, in relazione alla Volontà e al Proposito del nostro Logos solare, il cui corpo di manifestazione è il Sistema solare, e specialmente la stella Merak, che con l’altra stella Dubhe ‘indica’ proprio la Polare dell’Orsa minore, vicario dell’Orsa Maggiore e costellazione sacra al Volere amorevole. Queste tre Stelle di Vetta manifestano insieme i tre aspetti della volontà divina e dell’uomo: spirito, anima e corpo.
La stella Polare viene indicata quale stella direttiva e di ri-orientamento, “per mezzo della quale si impara l’arte di ‘rivolgersi e ritrovare ciò che si è perduto’. Ciò finisce per ricondurre l’uomo alla fonte che l’ha emanato […] Essa è una ‘grande stella di direzione’ poiché (in questo ciclo) per essa fluisce la volontà d’unione e di sintesi. È la forza che produce l’integrarsi della personalità, il congiungersi di questa all’anima, e l’unificarsi dell’umanità, cioè il grande Approccio fra questa e la Gerarchia.”(4)
Il simbolismo della stella del nord è chiaro e il potere che emana è penetrante. Sembra suggerire l’idea di una stella conduttrice, un grande magnete e faro che guida i ‘pellegrini’ sul sentiero del mondo, quello della Giusta Direzione, del ritorno alla casa del Padre-Sole e di qui alle sfere cosmiche:
“La concentrazione sulla Stella Polare fa conoscere le orbite dei pianeti e delle stelle […] questo sutra è la chiave per intendere lo scopo del sette e del dodici, su cui basa qualsiasi processo creativo.”(5)
Si legge nell’Insegnamento che ‘entrare nei cieli è entrare nell’Era dell’Acquario’:
“Questo ingresso è cominciato negli ultimi duecento anni. Ci viene detto che intorno all’anno duemila la nostra stella polare e un’altra stella (Vega) entreranno in congiunzione nei cieli e l’Era dell’Acquario sarà per noi pienamente attiva. Ciò è da intendere nel senso che vi entreremo pienamente e che le forze dei Pesci retrocederanno rapidamente. Tutto quello che appare nelle espressioni del piano fisico è dovuto a forze soggettive.” “…durante il grande ciclo vitale della Terra varie stelle si sono succedute come ‘polare’, e l’attuale non ha sempre occupato quella posizione. È un fatto astronomico che la scienza riconosce. Ogni volta che l’asse terrestre ha subito grandi spostamenti, si sono registrati capovolgimenti, confusione e cataclismi, seguiti da ricostruzione, stabilità e relativa quiete.”
“L’influsso che emana dalla stella Polare, e che è un fattore così potente nel nostro sistema solare, raggiunge il nostro pianeta attraverso il segno dell’Acquario. Lo studioso ne troverà la ragione tenendo presente il significato dell’acqua come simbolo delle emozioni, le quali non sono che la manifestazione inferiore dell’amore-desiderio. L’Acquario è un centro di forza dal quale l’adepto attinge ‘l’acqua di vita’ e la porta alle moltitudini. Questa forza proveniente dalla Stella Polare attraverso l’Acquario è particolarmente potente in questo momento, e perciò grande è il giorno dell’opportunità. È uno degli agenti che rendono possibile la venuta del Grande Signore”.
La stella Polare, tramite l’Acquario, sembra quindi dare il senso della giusta direzione al Nuovo, garantendo stabilità cosmica ed equilibrio magnetico: “la depressione nel punto settentrionale consente l’ingresso di ciò che stabilizza, ed agisce da fattore di resistenza verso ciò che cerca di deviare o distrarre.”(6)
Dopo averne attestato le funzioni, i valori e qualità, facciamo infine echeggiare il suono del Suo nome: nell’antica Cina la Stella polare era conosciuta con nomi diversi, come Pih Keih, Ta Shin e Tien Hwang Ta ti, ‘il gran governante del cielo’; nel nord dell’India era nota invece come Grāh-Adhār (dal sanscrito graha=pianeta, dhara=che tiene, che porta), ossia ‘il cardine dei pianeti’ e Dhruva era il nome dell’allora stella polare,(7) mentre a Damasco la si conosceva come Mismar, ‘l’ago’ o ‘il chiodo’.
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In tale Data, 20 dicembre, il Discepolo solare (la Terra) guarda con sapienza alla sua Stella Polare, solo punto immobile del Cielo, attira e respira il Fuoco della Vita per assimilare una dose di ‘proposito diretto e inevitabile’, un tanto della Volontà suprema che regge l’Universo. Parimenti l’Uomo, il Discepolo terrestre, stabile come Ulisse sulla verticale che trae al Cielo (zenit-nadir), si identifica con quel Faro lungo il cerchio verticale del meridiano (che congiunge il suo zenit alla Stella polare); avendo come modello il comandante delle schiere celesti, l’arcangelo Michele (Orione-Betelgeuse), con tale lancia regge, sopporta e domina il drago dell’incessante divenire e i fremiti del mondo che pulsano e scorrono lungo i cerchi orizzontali della Vita (orizzonte, parallelo, equatore celeste, eclittica, Via Lattea…).
Ai solstizi attuali i Fuochi maggiori dello zenit e dell’orizzonte della Coscienza sono dunque uno:
In alto la lanterna delle Orse e del Drago,
al centro l’altare del Sole tra le torri frontali di Orione e Sirio,
simmetrici lungo la navata della Via Lattea all’abside del Cuore galattico.
Aldebaran il rosone, Antares il tabernacolo, Regolo e Fomalhaut a sostenere il transetto.
Ecco la Croce dei cieli, il sacro Tempio dell’Uomo cosmico:
la croce del Cuore risuona con la Croce planetaria, solare e cosmica.
Tutto è Uno e Infinito.
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