Come abbiamo visto, a proposito delle due precedenti congiunzioni tra la Terra e i centri stellari Fomalhaut e Deneb, il nostro amato Pianeta azzurro è in transito, secondo la prospettiva del Sole (eliocentrica), tra le Acque siderali dell’Acquario; ed in tale data, 8 settembre, intercetta l’energia cosmica della Stella Achernar, la bianco-azzurra che identifica il portale o foce dell’Eridano, il fiume spaziale che “congiunge tra loro i mondi”, gli emisferi terrestri e celesti, ed immette nella sfera dell’esperienza.
Achernar, la nona stella più luminosa nel nostro cielo, è il fuoco centrale dell’impetuoso e tortuoso Eridano1, il Grande Fiume di stelle (la più lunga delle costellazioni) che riversa le sue acque in quella regione celeste dell’emisfero meridionale conosciuta anticamente come il Mare, che per gli egizi lambiva un’ipotetica spiaggia celeste su cui Sirio, la stella-cane, preannunciava l’inondazione del Nilo.
La costellazione dell’Eridano, chiamata dall’Insegnamento esoterico il “Fiume del Giudice”, sgorga dalla stella Rigel, che segna il piede sinistro dell’Orione (il Cacciatore di Luce fonte di resurrezione) e si snoda sotto il Toro (il Divino Incentivo fonte di illuminazione e, più a nord, l’Auriga, il Cocchiere che conduce verso nuove terre) e la Balena-Cetus (il Divoratore dei piccoli pesci), formando con le sue volute due ferri di cavallo. Manilio, poeta latino del I secolo a.C., lo aveva prolungato lungo l’orizzonte celeste sino a farlo incontrare nel Pesce Australe con l’altro fiume che fuoriusciva dalla situla dell’Acquario.2
Achernar (il nome deriva dall’arabo آخر النهر ākhir an-nahr) è dunque la “fine del fiume” Eridano che, secondo la Tradizione esoterica, “è un simbolo del fiume della vita che porta le anime in incarnazione, ove imparano il significato delle parole ‘come un uomo semina, così raccoglierà’ e dove intraprendono il lavoro di elaborare la propria salvezza. Come Orione simboleggia l’aspetto dello spirito, così Eridano è connesso con l’aspetto del prendere forma, presentandoci il pensiero dell’incarnazione.” (A.A.Bailey, Le Fatiche di Ercole, Collezione Lucis, pag. 23).
Molte ipotesi sono state fatte sulla corrispondente identità terrestre di questo fiume; i più sono concordi nel dire che esso è la rappresentazione celeste del Nilo3, mentre altri lo identificano con il Po, ed altri ancora sostengono che il fiume sia la proiezione dell’Eufrate4. L’associazione con Padus, il Po, apre ad alcune corrispondenze degne di nota: il fiume sgorga dalla cima piramidale del Monviso, che sarebbe dunque corrispondente alla stella Rigel, con le tre cime del Monte Rosa quali Cintura di Orione, il Monte Bianco quale Betelgeuse e Ginevra come Sirio/Iside:
Le Vette dell’Orione alpestre attestano e liberano la potenza del Cielo in Terra.
Come in alto, così in basso.
Vediamo ora, attraverso il più celebre mito connesso all’ardente Eridano, le dinamiche celesti intessute nel Cielo astronomico con le vicine costellazioni: è il fiume “combusto dal fuoco” in cui cadde l’Auriga o Carro del Sole per mano dell’inesperto Fetonte, il figlio di Apollo che non seppe governare il Cocchio radioso del cieli per cui incendiò una parte di Cielo – antica allusione alla creazione della Via Lattea o all’arrivo di un asteroide – e di Terra – il deserto libico. Cadde così, per intervento di un fulmine di Zeus, nel fiume celeste incendiandolo – alle foci del Po, l’Eridano terrestre5:
“La Galassia era ed è tuttora la fascia che collega il nord e il sud, il ‘sopra’ e il ‘sotto’. Ma nell’Età dell’Oro, quando l’equinozio di primavera si trovava nei Gemelli e quello autunnale nel Sagittario, la Via Lattea rappresentava un coluro equinoziale visibile, un po’ sfuocato per la verità ma pur sempre un coluro che col suo ampio arco ininterrotto collegava il nord e il sud celesti e intersecava l’eclittica nei punti in cui questa incrociava l’equatore [ossia l’asse degli equinozi univa allora i 3 ‘cerchi’ o mondi; ora invece, perpendicolarmente, l’asse Gemini-Sagittarius tra eclittica ed equatore celeste intercetta l’asse solstiziale]. I tre grandi assi erano uniti e il viale galattico abbracciava i ‘tre mondi’: quello degli dei, quello dei vivi e dei morti. Ma quando questa situazione ‘aurea’ venne meno, fu Eridano a ricevere in eredità la funzione galattica di collegare il ‘mondo abitato’ con la dimora dei morti situata nel Sud, (parzialmente) invisibile. All’Auriga toccò la funzione di rilevare i doveri settentrionali della Galassia e collegare alla meglio il mondo abitato con la regione degli dei.”6
Potremmo insomma dire che “a fondo cielo” scorre la sorgente della discesa Eridano, un fiume di energia incessante, simbolo della Materia-matrice, dell’acqua di vita madre di tutte le forme; la fulgida Achernar può così essere assimilata alla Porta cosmica della Forma, dove per Forma s’intende ‘il modello secondo il quale la natura fa il suo lavoro esterno’: Achernar è la foce delle acque, necessarie per i travagli del parto della “Forma che combina tutte le forme”.
A tal proposito, ricordiamo una curiosa coincidenza di valore o qualità: l’8 settembre, astrologicamente nel Segno di Virgo7, è dedicato nei rituali cattolici alla Natività della Vergine Maria, simbolo appunto della Materia-Madre, data allorché il Sole comincia a sorgere sullo sfondo delle stelle della Vergine.8
In sintesi, tale Data è connessa alla verità trasmessa dalla parola ‘incarnazione’ implicata nel ‘prendere un corpo fisico denso’, una forma: è dunque ‘un tempo propizio’ per accogliere nel cuore la scintilla cosmica liberata dall’unità triadica Materia, Madre, Matrice, quella sostanza o acqua di vita che è la base di ogni nuova nascita e manifestazione.
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