Glossario – Raggio
Etimo secondo TPS
Dal latino radius, che significa verga, quindi raggio di ruota e, traslato, raggio di un oggetto luminoso. Anche la bacchetta aguzza che serviva ai matematici per tracciare sull’abbaco le figure geometriche. Il latino radius assunse anche il significato secondario del bastoncello col quale, passando al sommo di una misura colma di grano o d’altro, se ne toglie il soverchio; da cui “radiare” ha assunto il significato di “togliere”, “cancellare”. L’etimo di radius è incerto:
– secondo alcuni studiosi, origina dalla stessa radice del latino rudis, verga, del greco rabdos, con identico significato, dalla radice indoeuropea *RAD-, derivata da *VRAD-, che esprime l’idea del diramarsi attraverso la flessibilità;
– secondo altri, invece, il termine si ricollega alla radice sanscrita VARDH, con l’idea di crescere, elevarsi. A questa seconda corrente interpretativa si collega F. Rendich, per il quale la radice indoeuropea di riferimento sarebbe “vṛdh”, in cui individua le componenti [v]”si stacca”, [ṛdh] per crescere: “crescere”, “aumentare” (DEC, p. 416).Poiché in ogni caso il latino radius deriva dallo stesso etimo del termine “ramo” (da *rad-mus/ramus), e “radice” (da radix), il “raggio” esprime l’espansione della potenza vitale.
Raggio indica l’agente dell’espansione vitale
Nel Lambdoma Generatore la definizione è: Il Raggio è la direzione vitale del Centro (4.3)
Treccani
ràggio s. m. [lat. radius, in origine «bacchetta appuntita», poi «raggio luminoso; raggio d’una ruota (perché irradia dal centro come i raggi dalla sorgente di luce); raggio d’una circonferenza», ecc.]. –
1.a. Emanazione di luce da una fonte luminosa; o, più particolarm., ciascuna delle direzioni lungo le quali si propaga la luce e che nell’immaginazione comune si configurano come linee che partono da una sorgente luminosa, soprattutto da un corpo celeste: i r. del sole, della luna, delle stelle, dei pianeti; un fascio di raggi; i r. ardenti, infuocati, cocenti, abbaglianti, splendenti del sole; scaldarsi, abbronzarsi ai r. del sole. Anche al sing., con valore collettivo, luce, fascio di luce: il mite r. del sole al tramonto; l’argenteo r. della luna; il tenue r. delle stelle si rifletteva sulla quieta superficie del lago; si nascose Dentro al suo r. la figura santa (Dante), l’anima di Giustiniano nella luce del cielo di Mercurio in Paradiso; Placida notte, e verecondo raggio Della cadente luna (Leopardi); ognuno sta solo sul cuor della terra, Trafitto da un r. di sole: Ed è subito sera (Quasimodo). Usato assol., s’intende il raggio, i raggi del sole, o più spesso la luce del sole, il sole stesso, o anche, più generalmente, la luce del giorno: si svegliò ai primi r.; gli ultimi r. si spegnevano all’orizzonte; Come un poco di raggio si fu messo Nel doloroso carcere (Dante); Quindi parte all’uscir del nuovo r. (Ariosto); Torna al celeste raggio Dopo l’antica obblivïon l’estinta Pompei (Leopardi); escono errando Fra l’ombre e i r. fuor d’un mirteo bosco Due tortorelle (Foscolo), qui con senso anche più generico, luce, chiarore. R. verde, raggio luminoso di una bella tinta smeraldo che, in favorevoli condizioni, si vede per la durata di uno o due secondi al sorgere o al tramontare del Sole; il fenomeno, piuttosto raro, dipende dalla dispersione atmosferica per cui la luce sparisce (o compare) seguendo in un senso o nell’altro l’ordine di rifrangibilità dei varî colori dello spettro.
1.b. Meno frequente, riferito a luce artificiale: i r. della lampada; o a luce, naturale o artificiale, riflessa: il brillante mandava vividi raggi.
1.c. Con riferimento alla luce che irradia da visioni, apparizioni, immagini soprannaturali, soprattutto sacre e alle relative raffigurazioni nell’arte: vide la Madonna (o la Madonna gli apparve) circonfusa di r. splendenti; il dipinto rappresentava Cristo in una nicchia di r. lucenti; con sign. più concr., i r. dell’aureola, dell’ostensorio, gli elementi che costituiscono la raggiera.
2. fig. a. poet. La luce che sembra irradiare dal sorriso o dallo sguardo: [Venere] spargea co’ raggi De le pupille sue sopra le figlie Eterno il lume della fresca aurora (Foscolo); oppure il fuoco irraggiato dallo sguardo: i grandi occhi ridenti Arsero d’immortal r. il mio core (Foscolo); assol., i r., gli occhi stessi. In questi sign., è assai frequente in poesia la forma plur. rai (v. la voce).
2.b. Con valore più astratto e metaforico, ogni manifestazione spirituale o affettiva che si concepisca come un’emanazione quasi luminosa in sé e nei suoi effetti: un r. di speranza brillò finalmente per quegli sventurati; Deh, bella donna, che a’ raggi d’amore Ti scaldi (Dante); altrove un raggio Non veggio di vertù (Petrarca). Con senso più vicino a quello proprio: la sua presenza era per lui un r. di luce nelle tenebre.
3. In fisica, la parola ha assunto particolare ampiezza d’uso nell’àmbito dei fenomeni inerenti all’irraggiamento e alla propagazione di corpuscoli e di onde, ove per raggio s’intende sia, in senso geometrico, la generica direzione di propagazione, rettilinea o no (v. anche onda), sia, da un punto di vista più strettamente fisico, un fascio di particelle o di onde che convogliano una certa quantità di energia; accezione quest’ultima nella quale il termine è talvolta sostituito da radiazione (raggi X o radiazione X, raggi α o radiazione α, ecc.). Le varie qualificazioni sono anzitutto in relazione alla natura generica o specifica dei raggi: r. corpuscolari, radiazioni costituite genericamente da particelle materiali; r. elettronici, radiazione corpuscolare costituita da elettroni (qual è, per es., la radiazione β emessa dalle sostanze radioattive); r. catodici; r. luminosi; raggi γ; altre volte la qualificazione si riferisce a particolari proprietà o trasformazioni dei raggi in esame: r. penetranti; r. incidenti; r. riflessi, rifratti, diffratti, raggi che abbiano subìto riflessione o rifrazione o diffrazione; r. restanti, o residui, quelli, infrarossi e sensibilmente puri, dai quali è costituito un raggio di luce solare, e quindi policromatico, al quale siano state fatte subire più riflessioni successive sulla superficie di determinate sostanze (per es., il salgemma o l’olivina). Sign. generico di radiazione ha anche in biologia, nell’espressione r. mitogenetici (v. mitogenetico).
4. In geometria, il segmento che congiunge il centro di un cerchio o di una sfera con un punto qualsiasi della circonferenza o della superficie sferica; in un poligono regolare, il segmento che unisce un qualsiasi vertice con il centro del poligono (e che è perciò il raggio del cerchio circoscritto al poligono). Con sign. particolare: r. di curvatura di una curva in un suo punto, il raggio del cerchio osculatore alla curva nel punto; r. vettore, in un riferimento di coordinate polari, il segmento che unisce un punto generico con l’origine del riferimento. Talora raggio è anche usato come sinon. di semiretta.
5. estens.
5.a.Distanza tutt’intorno a un punto, nelle locuz. in un r. di …, entro un r. di …, per uno spazio determinato tutt’in giro: in un r. di 300 metri non rimaneva in piedi neppure una casa; entro un r. di 6 chilometri, la zona è inquinata dagli scarichi; più indeterminatamente: il bosco è stato perlustrato per un vasto raggio.
5.b. Con sign. analogo, raggio d’azione, la distanza massima che un mezzo di trasporto (aereo, navale, terrestre) a propulsione meccanica può percorrere, con la condizione di ritorno al punto di partenza, senza rifornimento di combustibile o carburante; r. d’azione di un’arma, di un proietto, di una mina, la massima distanza alla quale è ancora efficace l’azione dell’esplosivo o delle schegge derivanti dall’esplosione; fig., l’àmbito entro cui si risentono gli effetti di qualche cosa, a cui si estende l’attività, l’autorità, ecc., di una persona, di un ufficio, di un istituto: avere un ampio o vasto r. d’azione, un r. d’azione assai limitato (con altro senso fig., azione a largo r., di vasta portata, estesa in un campo assai ampio).
5.c. In fisica, con riferimento a un campo di forza che per una causa qualsiasi si produca intorno a un punto, r. d’azione è la massima distanza alla quale il campo risulta ancora sensibile (e quindi si parla di forze a corto r., a medio r., a lungo r.); in partic., r. d’azione (o di attività) molecolare, il raggio d’azione delle forze che si destano fra le molecole di uno stesso corpo (forze di coesione) o di due corpi contigui (forze di adesione). Per raggio d’inerzia o di girazione, in meccanica, v. giratore.
6. Qualunque elemento che, come i raggi della circonferenza, muova da un centro e vada divergendo verso una linea periferica (anticam. si chiamavano raggi, per es., le lancette dell’orologio). In partic.:
6.a. Elemento delle ruote, delle pulegge, dei volani e sim. che collega il mozzo alla corona; in genere forma un tutto unico, ottenuto per fusione, col mozzo e con la corona (in questo senso è più com., nel linguaggio tecn., razza: v. rażża2); in alcuni casi (ruote per velocipedi), i raggi sono costituiti da un tondino metallico, e, fissati tangenzialmente al mozzo, sono avvitati sul nipplo in modo da poterne regolare la tensione per ottenere la centratura della ruota.
6.b. Nei fabbricati a sistema panottico (o a raggiera), usati spec. per le costruzioni carcerarie, ciascuno dei settori o bracci disposti radialmente intorno al corpo centrale.
6.c. Elemento portante delle armature provvisorie in legname, usate nello scavo delle gallerie.
7. In zoologia:
7.a. Negli animali a simmetria raggiata, ciascuno degli assi perpendicolari all’asse principale bipolare.
7.b. Altro nome della barbula delle penne degli uccelli.
7.c. Nei pesci, raggi delle pinne, le strutture scheletriche che servono di sostegno alla membrana della pinna; r. branchiali, pezzi scheletrici che si originano dagli archi branchiali dei pesci e servono di rinforzo per la struttura delle branchie; r. branchiostegi, pezzi scheletrici dell’opercolo dei pesci che si originano ventralmente dall’osso ioide e sono riuniti dalla membrana branchiostega.
8. In botanica:
8.a. Nell’infiorescenza ombrelliforme, ognuno dei pedicelli fiorali; nelle ombrelle composte, anche ogni asse che porta un’ombrella semplice.
8.b. Raggi midollari, l’insieme di elementi, per lo più parenchimatici, con tipica disposizione radiale, che nella struttura primaria del fusto e della radice (r. midollari primarî) sono interposti tra i fasci conduttori, collegando il midollo con la corteccia, e che, nelle piante con accrescimento diametrico secondario, si allungano attraverso tutta la parte legnosa; sono invece r. midollari secondarî quelli che si formano negli anni successivi al primo e sono in genere meno sviluppati. La loro funzione è quella di condurre dal centro alla periferia le sostanze elaborate dalla pianta.
8.c. Fiori del r., quelli che nel capolino delle composite sono disposti lungo la circonferenza (quindi all’estremità dei raggi che li collegano al centro dell’infiorescenza) e che nelle composite tubuliflore sono tipicamente ligulati, con aspetto simile ai petali di un fiore
Leggi la definizione direttamente sul dizionario
Wikipedia
Raggio (geometria)
Secondo la definizione classica della geometria, il raggio di un cerchio o di una sfera è un segmento di retta avente un estremo sulla circonferenza o superficie sferica e l’altro estremo nel centro della figura. Per estensione si definisce raggio di un cerchio o di una sfera anche la lunghezza di un tale segmento. Il raggio misura la metà del diametro.
Più generalmente — in geometria, ingegneria, teoria dei grafi, e in molti altri settori — il raggio di qualcosa (per esempio di un cilindro, di un grafo, o di un componente meccanico) è la distanza dei suoi punti più esterni dal centro o asse.
La definizione di raggio data per i cerchi e per le sfere si lascia estendere naturalmente al caso di iperspazi con più di tre dimensioni. Generalmente, un segmento che congiunge un punto di un’ipersfera al suo centro è un raggio dell’ipersfera.
In una spirale il raggio è una funzione dell’angolo. Tutte le circonferenze sono assimilabili a spirali con raggio costante.
Leggi la definizione direttamente su Wikipedia