Glossario – Politica
Etimo secondo TPS
Dal greco politikè, aggettivo che significa “che riguarda la vita della comunità (polis)”, sottintendendo il sostantivo reggente techne, arte: l’arte dell’organizzare la comunità. In latino lo stesso concetto è espresso con res publica, “la cosa pubblica”.
Secondo la quasi totalità dei linguisti, polis deriva dalla radice indoeuropea *PAR-, che esprimerebbe l’idea di moltitudine: sanscrito pūr-nas. pieno; greco polùs, molto, latino plus, più, italiano “pieno”, “plurale”, “plebe” ecc. Secondo F. Rendich, polis deriverebbe dalla radice pṝ/pur/pra, che esprimerebbe l’idea del “far giungere [ṝ] ciò che è puro [p]” (Dizionario etimologico comparato delle lingue classiche indoeuropee, Roma 2010, Palombi Editore, p. 247): sanscrito pūra, rocca.
Il termine indica l’impegno nella vita della collettività
Treccani
polìtica s. f. [femm. sostantivato dell’agg. politico (sottint. arte); cfr. gr. πολιτική (τέχνη)]. –
1.a. La scienza e l’arte di governare, cioè la teoria e la pratica che hanno per oggetto la costituzione, l’organizzazione, l’amministrazione dello stato e la direzione della vita pubblica; le norme, i principî, le regole della p.; scrivere, trattare, discutere di politica.
1.c. Modo particolare con cui uno stato, un governo, un capo di governo imposta e cerca di risolvere l’insieme dei problemi politici di varia natura, spec. quelli di maggior portata e gravità
1.d. L’attività di chi partecipa direttamente alla vita pubblica, come membro del governo, del parlamento, di un partito, di un sindacato, di un movimento, ecc.:
1.e. Qualsiasi argomento, fatto, questione che riguardi, più o meno direttamente, il governo e l’amministrazione di uno stato, le relazioni internazionali, l’operato dei partiti e sim., soprattutto in quanto se ne faccia oggetto di discussione e di conversazione:
2. estens. Particolare modo di agire, di procedere, di comportarsi in vista del raggiungimento di un determinato fine, sia nell’ambito pubblico sia in quello privato.
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Il termine politica viene utilizzato in riferimento all’attività ed alle modalità di governo, o anche nel lessico politico alla cosiddetta attività di opposizione. Può riferirsi a stati, confederazioni ed organizzazioni intergovernative, oppure a entità locali e territoriali più circoscritte, come regioni e comuni: in questi ultimi casi l’azione di governo è detta più propriamente amministrazione locale.
Etimologia del termine
Dal greco antico politikḗ (“che attiene alla pόlis”, la città-stato), con sottinteso téchnē (“arte” o “tecnica”); per estensione: “arte che attiene alla città-stato”, talvolta parafrasato in “tecnica di governo (della società)”. Dalla stessa radice (πόλις, pόlis, “città-stato”) derivano anche il sostantivo polī́tēs (πολίτης, “cittadino”) e l’aggettivo polītikós (πολιτικός, “politico”).
Storia
Mondo antico
Secondo un’antica definizione scolastica è l’arte di governare le società. Lo stesso Aristotele nella “Politica”, identificò per primo tre forme di governo con le relative degenerazioni:
- Politeia – simile alla democrazia del linguaggio attuale (la sua corruzione: Democrazia – nel linguaggio corrente demagogia): il governo in cui a comandare è la massa.
- Aristocrazia (Oligarchia): Dal greco Aristoi (i migliori) si intende il governo dei più adatti a governare in contrapposizione alla sua corruzione Oligarchia (Da Oligoi pochi) ovvero il governo di alcuni, non necessariamente i migliori. Il termine aristocrazia è passato a indicare il ceto dei nobili anziché la forma di governo. C’è inoltre da notare come un’ulteriore degenerazione possa essere l’Oclocrazia cioè il “governo della feccia del popolo”.
- Monarchia (Tirannide): da Monos (solo) indica il governo di un sol uomo. Il termine Tiranno indicava colui che si impossessava illegalmente del potere. Nell’antica Grecia non aveva il significato spregiativo attuale, ma indicava solamente l'”illegalità” del potere.
Da notare che nel mondo ellenico era conosciuta anche la Diarchia ovvero il governo di due uomini come accadeva a Sparta.
Età moderna
Nel 1500 il termine politica viene rivisto anche da Machiavelli che con il suo trattato Il principe, la analizza e ne identifica una nuova formulazione, distinguendo da un’etica civile un’etica statuale, in quanto tale più alta e differente, un’etica del governo di un’entità territoriale e di una comunità umana, quale superiore attore distinto dalle esigenze di ogni singolo uomo o gruppo di uomini della comunità stessa. Egli inventa così il termine “Ragion di stato”, che però manterrà sempre ben separato dal termine politica, la cui accezione per Machiavelli rimarrà in totale positiva, (la frase “il fine giustifica i mezzi” è stata falsamente attribuita al Machiavelli). Machiavelli intendeva dare alla politica un’autonomia che il Clero dell’epoca non era disposto a concedere. Verrà censurato dai suoi contemporanei e criticato in tutta Europa per le sue dichiarazioni.
Stessa sorte toccherà un secolo dopo a Thomas Hobbes che pur avendo riconosciuto la migliore forma di governo nel Sovrano assoluto considerava la sua funzione derivante non dalla volontà divina (come stabiliva la tradizione) ma da un patto originario tra uomini liberi. Al contrario di Hobbes, John Locke non solo non vedeva nell’attribuzione al sovrano di tutti i poteri la soluzione alla conflittualità della società ma anzi formulò l’idea che il sovrano doveva rispettare i diritti fondamentali come la proprietà privata. Fondamentale è nella storia del pensiero politico l’opera di Montesquieu “L’ésprit des lois” (Lo spirito delle leggi) dove viene formulata la distinzione dei poteri come principio base per evitare la tirannide. Anche Montesquieu esamina i vari tipi di governo, per concludere che la monarchia costituzionale resta la forma migliore, perché la classe nobiliare in generale è meno corruttibile, in quanto vincolata al principio dell’onore.
Età contemporanea
Nel XIX secolo Karl Marx formulò la critica scientifica al sistema capitalista borghese e la filosofia, in contrapposizione all’idealismo e allo spiritualismo, del materialismo storico, e poi dialettico: la storia dei sistemi sociali e istituzionali è determinata da una struttura che deriva la sua “sostanza” dai rapporti economici in essere. L’economia rappresenta la base fondamentale ed essenziale della società, che viene ad essere modellata e influenzata dai rapporti economici (la struttura), la quale, proprio perché alla base dell’organizzazione sociale, concorre in maniera basilare a determinarne i vari assetti sociali, culturali ed ideologici del sistema capitalista borghese (sovrastruttura) o “forma”. Marx sottolineò che tuttavia il rapporto non è da considerarsi in maniera semplicemente deterministica.
Nel XX secolo, l’arte della politica è diventata anche laboratorio pratico delle teorie politiche. Si sono sviluppati, infatti, una moltitudine di sistemi diversi di gestire la cosa pubblica. Accanto alle monarchie di inizio secolo si svilupparono le prime democrazie borghesi, e contemporaneamente i primi esperimenti di applicazione pratica del socialismo, la maggior parte dei quali sfociati in sistemi oppressivi. Nella prima metà del secolo a queste forme si affiancarono i totalitarismi ed autoritarismi di destra, derivanti dalla crisi delle fragili democrazie.
«In democrazia nessun fatto di vita si sottrae alla politica» (Mahatma Gandhi, Politica)
Negli ultimi anni la politica è andata via via trasformandosi, includendo come soggetto la cosiddetta società civile, fatta di movimenti di opinione che cercano di sottrarla all’astrazione in cui è stata sempre confinata: la politica si fa globale e nella coscienza di molti si delinea come stato in costante divenire delle relazioni sociali ed economiche.
Uno degli strumenti di intervento della società civile nell’azione politica istituzionale sono apparsi sempre più spesso i referendum di iniziativa popolare, sia in ambito nazionale, sia sempre più spesso in ambito regionale o locale.
Descrizione
«L’uomo è per natura un animale politico» (Aristotele, Politica)
La prima definizione di “politica” risale ad Aristotele ed è legata all’etimologia del termine; secondo il filosofo, “politica” significava l’amministrazione della “polis” per il bene di tutti, la determinazione di uno spazio pubblico al quale tutti i cittadini partecipano. Altre definizioni, che si basano su aspetti peculiari della politica, sono state date da numerosi teorici: per Max Weber la politica non è che aspirazione al potere e monopolio legittimo dell’uso della forza e, per questo, richiede l’operato di appositi professionisti; per David Easton essa è la allocazione di valori imperativi (cioè di decisioni) nell’ambito di una comunità; per Giovanni Sartori la politica è la sfera delle decisioni collettive sovrane.
Al di là delle definizioni, la politica in senso generale – riguardante “tutti” i soggetti facenti parte di una società, e non esclusivamente chi fa politica attiva, ovvero opera nelle strutture deputate a determinarla – è l’occuparsi in qualche modo di come viene gestito lo stato o sue substrutture territoriali. In tal senso “fa politica” anche chi, subendone effetti negativi ad opera di coloro che ne sono istituzionalmente investiti, scende in piazza per protestare; quest’accezione del termine si spinge fino a sostenere che – se la politica in senso generale è l’occuparsi del bene pubblico – allora anche prendere una carta da terra e metterla nel cestino è azione lato sensu politica. Per converso, la regola della temporaneità degli incarichi pubblici elettivi aiuta ad evitare che la politica non resti “il mestiere di chi non ha mestiere, come denunziò Max Weber (La politica come professione, 1919)”.
Branche della politica
La politica si può suddividere in tre branche in base all’aspetto della società e dei suoi rapporti in cui viene analizzata: politics, policy e polity.
Per politics si intendono le dinamiche attuate dai vari partiti o gruppi di pressione per riuscire a conquistare il potere politico; le dinamiche sono ovviamente differenti in base al sistema di riferimento, che può essere democratico o meno.
Per policy si intendono le leggi o altri atti giuridici attuati dal potere politico per gestire la cosa pubblica.
Per polity si intende il problema dell’identità e dei confini della comunità politica.
Questi tre aspetti si intrecciano e influenzano tra di loro, attuando più complesse dinamiche e aspetti socio-politici.
Dal punto di vista statale un’altra classificazione attuale della politica vuole la distinzione tra:
- politica interna: riguarda l’amministrazione interna dello Stato in tutti i suoi aspetti (pubblica amministrazione, sanità pubblica, trasporti, pubblica istruzione ecc…);
- politica economica: riguarda le scelte in materia economica da parte dello Stato con effetto sul sistema economico del paese;
- politica estera: riguarda le relazioni politiche internazionali con gli Stati esteri.
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