Glossario – Lavoro
Etimo secondo TPS
Dal sostantivo latino labor, lavoro, sforzo, fatica, operosità, zelo.
Labor deriva dalla radice indoeuropea *LABH-/*RABH-, che esprime l’idea di afferrare e di volgere l’intento a uno scopo: sanscrito labhate, prendere, ottenere, rabhas, movimento violento dell’animo o del corpo; greco lambano, prendere; tedesco arbeit, lavoro, per trasposizione della radice da rab(h) ad arbh; francese labour, aratura; inglese labour, lavoro faticoso, doglie del parto.
Secondo F. Rendich nella radice indoeuropea di riferimento “labh” si individuano le componenti [l] “ottenere liberamente”, [bh] “agendo con energia”: “acquisire”, “prendere”, “ottenere con fatica (Dizionario etimologico comparato delle lingue classiche indoeuropee. Indoeuropeo-Sanscrito-Greco-Latino, Palombi Editori, 2010, p. 373).
E’ infatti insita in questo temine proprio l’idea del lavoro quale sforzo. Già Cicerone, nelle Tusculanae disputationes, 2, 35, scriveva: “[…] Interest aliquid inter laborem et dolorem. Sunt finitima omnino sed tamen differt aliquid. Labor est functio quaedam vel animi vel corporis gravioris operis et numeris; dolor autem motus asper in corporis alienus a sensibus. […]” (C’è una differenza tra labor e dolor, sono due parole molto vicine come significato, tuttavia, però, una differenza c’è: labor indica l’esecuzione di un compito e di un incarico gravoso attuato sia mentalmente sia fisicamente, dolor, invece, una sensazione penosa di sofferenza, estranea ai modi di sentire.). Il poeta Virgilio, nelle Georgiche, I, 145-146 in modo lapidario così esaltava il lavoro: “[…] labor omnia vicit improbus […]” (Tutto vince il lavoro faticoso).
Lavorare significa adoprarsi con il massimo impegno per il raggiungimento di uno scopo
Treccani
lavóro s. m. [der. di lavorare]. –
1. a. In senso lato, qualsiasi esplicazione di energia (umana, animale, meccanica) volta a un fine determinato: il l. dell’uomo, dei buoi, di un cavallo, di una macchina, del computer; l. muscolare, quello compiuto dai muscoli dell’organismo umano e animale nell’esplicazione delle funzioni loro proprie.
1.b. Più comunem., l’applicazione delle facoltà fisiche e intellettuali dell’uomo rivolta direttamente e coscientemente alla produzione di un bene, di una ricchezza, o comunque a ottenere un prodotto di utilità individuale o generale: il l. manuale, il l. intellettuale; i frutti del l.; la gioia, la soddisfazione del l.; essere abile, inabile al l.; amare il l. per sé stesso; l’Italia è una Repubblica democratica, fondata sul l. (art. I della Costituzione).
1.c. In senso più concr., l’attività stessa applicata praticamente a un oggetto determinato: incominciare, intraprendere, abbandonare, smettere, riprendere, terminare un l.; assumersi un l., dei l.; mettersi, essere al l. (mi alzo ogni mattina alle 6, e alle 7 sono già al l.); dedicarsi, consacrarsi al l., a un l.; essere attaccato al proprio l.; essere avanti, indietro, a buon punto col l., rispetto alle previsioni, al programma, o all’impegno assunto; avere un monte (o un mare) di l. arretrato; opera, ricostruzione che richiede molti anni di l.; è un’invenzione che è costata lunghissimi anni di l.; essere pieno, carico, sovraccarico di l.; avere poco, molto l., essere poco o molto impegnato (ma, riferito a imprese industriali, commerciali, artigiane, a esercizî pubblici, a studî professionistici, ecc., essere poco o molto attivi, in relazione alle vendite, alle richieste, alla clientela e sim.). Con riguardo alla qualità, alla difficoltà, al genere: un l. piacevole, ingrato, facile, difficile, faticoso, pesante; l. continuo (v. continuo1); un l. di pazienza, di precisione, di responsabilità; l. di mano, di braccia, di forza, e l. di mente, d’intelligenza, di concetto; l. meccanico, che impiega solo in piccola parte la mente, o monotono; l. umile, servile; l. di scalpello, di muratura; il l. dei campi, la coltivazione della terra; il l. delle fabbriche, delle officine, delle ditte, delle aziende; l. femminili (in cui si comprendono tradizionalmente i l. d’ago, di cucito, di ricamo, a maglia, e i l. domestici, cioè in genere le faccende di casa); e con riguardo al modo di lavorare o all’organizzazione dell’attività lavorativa: l. individuale, collettivo; l. di squadra e più com. d’équipe (in partic., lavoro a squadre o di gruppo, metodo didattico che si propone di sviluppare il senso di solidarietà sociale e di responsabilità individuale, attraverso la libera formazione di gruppi di alunni che scelgono insieme una parte del programma scolastico, e si distribuiscono il lavoro secondo le attitudini di ciascuno); con riguardo al rendimento, ai risultati ottenuti o da ottenere: l. utile, inutile; e con sign. più specifico, in economia, l. produttivo, improduttivo, secondo che si traduca o no in accrescimento di ricchezza. Al plur., complesso di opere tecniche: l. idraulici, di arginatura, di bonifica, di difesa; i l. del porto; l. pubblici, destinati alla creazione, sistemazione e manutenzione delle opere pubbliche; l. di mina, per la demolizione di strutture edilizie; l. in terra, per la realizzazione di opere provvisorie di fortificazione nei campi di battaglia; dare inizio ai l. per l’apertura di una galleria; strada chiusa al traffico per lavori in corso; genericam., sospendere, abbandonare i lavori. Anche (al sing.) il tempo in cui si è occupati in un’attività: durante il l. non voglio essere disturbato; e per metonimia, il luogo dove si lavora, soprattutto quando si tratti di lavoro subordinato e da compiersi in sede diversa dalla propria abitazione: andare al l., essere al l., uscire dal l., tornare, venire via dal l., abbandonare il l., essere assente dal lavoro. Con accezione specifica, ipotesi di lavoro, espressione (che traduce l’ingl. working hypothesis, o anche working idea, propr. «ipotesi, idea operante, che serve quale strumento di lavoro») con cui si designano le idee e le ipotesi che, anche se non rispecchiano la realtà delle cose, sono utili per operare su di questa, o per proseguire nell’indagine di essa.
1.d. Occupazione retribuita e considerata come mezzo di sostentamento, e quindi esercizio di un mestiere, di un’arte, di una professione (sempre e soltanto al sing.): vivere del, o con il, proprio l.; non ha altra fonte di reddito che il proprio l.; chiedere, cercare, trovare l.; avere, non avere lavoro, o un l.; incidente, infortunio sul l.; essere, restare senza l.; perdere il l.; procurare, promettere, offrire un l.; dare l. a qualcuno; domanda di l., quella che fa un datore di l. quando cerca lavoratori; offerta di l., quella fatta dal prestatore di l. (il significato delle due espressioni viene talvolta erroneamente invertito, intendendo per domanda di l. quella del lavoratore disoccupato, e per offerta quella fatta da un datore); mercato del l., l’insieme della domanda e dell’offerta, specificando il genere, i modi del lavoro, cioè della prestazione: l. autonomo, in contrapp. a l. subordinato o dipendente; l. parasubordinato, quello regolato da contratti di collaborazione coordinata e continuativa; l. a giornata, a cottimo, a ore; l. a tempo pieno, a tempo parziale (o a mezzo-tempo), o anche l. full time, part time; l. fisso o continuativo, in contrapp. a l. temporaneo, occasionale, a termine, saltuario, precario; l. atipico, a progetto, socialmente utile o di pubblica utilità (v. lavoratore, n. 1 b); l. a distanza, quello che viene svolto, mediante Internet e le moderne tecnologie informatiche, lontano da un posto di lavoro fisso; l. interinale, o in affitto, quello svolto da dipendenti di agenzie specializzate per conto di enti o imprese che ne abbiano fatto esplicita richiesta per fronteggiare determinate situazioni; l. a chiamata (o intermittente), quello, regolato da un’apposita incentivazione contrattuale, che prevede l’utilizzazione di un lavoratore, e l’immediata disponibilità di quest’ultimo a recarsi al lavoro, qualora un’impresa abbia particolari necessità o urgenze; l. a domicilio, che il lavoratore svolge nella propria abitazione; l. notturno, che si effettua nelle ore della notte; l. straordinario (anche sostantivato, lo straordinario), quello che si fa in più, oltre le ore normali; secondo l., quello (di natura e con rapporto diversi) svolto a integrazione di un altro, considerato principale; avere un doppio l.; l. minorile, quello svolto da fanciulli e ragazzi (v. minorile); l. nero (espressione ricalcata sul fr. travail noir e sul ted. Schwarzarbeit), o anche, sempre con connotazione negativa, l. sommerso, nel linguaggio sindacale e giornalistico, quello che viene mascherato sotto altre forme (a domicilio, mediante interposta persona, con apprendistato ripetuto o prolungato oltre i limiti stabiliti dalla legge, ecc.) che, mentre sfuggono alle garanzie sindacali e legislative per il lavoratore, consentono al datore di lavoro di evitare gli oneri relativi; l. alienato, espressione usata da K. Marx per indicare il processo per cui nella società capitalistica l’operaio non si riconosce nei prodotti della sua attività, che gli diventano estranei e opprimono la sua umanità. Considerato come attività sociale, e quindi sotto l’aspetto economico-giuridico: l’organizzazione del l.; divisione del l. (v. divisione); il fattore l., in quanto il lavoro viene considerato uno dei fattori che, insieme con il capitale, la terra e la capacità organizzativa, concorre alla produzione e viene remunerato col salario (l. salariato); il costo del l., nel processo produttivo; contratto di l., quello che regola il rapporto di l. tra datore e prestatore di lavoro (per il contratto collettivo di l., v. contratto2, n. 2); mobilità del l. (v. mobilità); controversie (individuali e collettive) del l.; diritto del l., la parte dell’ordinamento giuridico che disciplina la prestazione d’opera, comprendente il complesso delle norme attinenti al rapporto di lavoro subordinato, i diritti e doveri tra lavoratori e datori di lavoro, gli istituti previdenziali e assicurativi a favore dei lavoratori, l’organizzazione e l’attività sindacale; legislazione, codice, magistratura del l.; giudice del l., il giudice competente nelle controversie individuali e in materia di previdenza e assistenza obbligatoria; Camera del l. (v. camera, n. 6 c); medicina del l., ramo della medicina che ha per oggetto lo studio dei problemi di ordine fisiologico, psicologico e patologico relativi al lavoro umano, agli effetti nocivi che un determinato genere di lavoro, o il ritmo, l’ambiente di lavoro possono avere sull’organismo, e quindi la prevenzione e la cura delle malattie professionali. Cavaliere del l., chi è stato insignito dell’ordine cavalleresco al merito del lavoro, onorificenza concessa ai cittadini italiani che si siano resi benemeriti segnalandosi nell’agricoltura, nell’industria, nel commercio, nell’artigianato, nell’attività creditizia e assicurativa. Carta del l., sorta di contratto collettivo nazionale, elaborato e adottato dal regime fascista nel 1927, consistente all’inizio nella formulazione di norme nazionali unitarie valevoli per ogni caso e tipo di rapporto di lavoro, e divenuto poi un vero e proprio statuto politico e giuridico comprendente ogni attività produttiva nel quadro del già delineato ordinamento corporativo.
1.e. Per metonimia, e con valore collettivo, la classe dei lavoratori, considerati nei loro rapporti con i datori di lavoro: la lotta tra capitale e lavoro; festa del l., celebrata il 1° di maggio. Per il concetto di forza–lavoro nella teoria economica marxiana, v. forza (n. 1 c).
1.f. Attività in genere, rivolta a un determinato fine; per lo più al plur., e con riferimento a un organo collegiale: prendere parte ai l. della giuria; l’inizio dei l. della Commissione; la Camera ha ripreso i suoi l. (e analogam., la ripresa dei l. parlamentari); i l. preparatorî nell’elaborazione di una legge. In aeronautica, l. aereo, ogni attività di volo a fine industriale diverso dal trasporto di passeggeri, posta e merci.
1.g. L. forzati: pena esistente presso i popoli antichi e conservata in alcune legislazioni moderne, in cui il lavoro (pesante) è imposto come una forma di restrizione della libertà del condannato. Per le case di l., v. casa (n. 2); per i campi di l., v. campo (n. 3 c).
1.h. Locuzioni (con lavoro al sing.): giorno di l., giorno feriale; stanza, tavolo e tavolino da l., dove si lavora; posto o luogo di l., dove si svolge la propria attività lavorativa; legname da l., che si presta alla fabbricazione di mobili (contrapp. al legname da costruzione e al legname da ardere); ferri da l., quelli occorrenti ai varî mestieri; bestie da l., che sono d’aiuto all’opera dell’uomo nei campi (in contrapp. alle bestie da ingrasso, da riproduzione, da latte); fig., essere una bestia o un animale, e più spesso un bue, da l., essere un lavoratore instancabile, accanito.
2. concr.
2.a. L’opera cui si attende, la cosa intorno a cui si lavora: riprendere in mano, posare il l.; alzare la testa dal l.; portare a termine il l.; lasciare il l. incompiuto, a metà; è così stanco che s’addormenta spesso sul l.; consegnare il l.; a l. finito, locuz. commerciale che equivale a «non si fanno anticipazioni (sul compenso pattuito)». L. pubblici, le attività destinate alla creazione, sistemazione e mantenimento delle opere di pubblica utilità (strade statali; costruzioni e strutture ferroviarie, marittime, idrauliche; risanamento urbanistico; edilizia statale, ecc.), la cui progettazione e sovrintendenza all’esecuzione spettano ad appositi organismi statali e locali (ministero dei Lavori Pubblici, provveditorati regionali e assessorati comunali dei Lavori Pubblici, uffici provinciali del Genio civile).
2.b. Il risultato del lavoro, l’opera compiuta (anche di opere dell’ingegno): la sarta ha riportato il l.; consegnare, ritirare un l.; esposizione degli ultimi l. (di un pittore, scultore); un pregevole autore di l. drammatici; un l. in legno, in pietra, in muratura; un l. d’intarsio, di mosaico; l. di cesello, anche in senso fig. (v. cesello); un bel l.; hai fatto un ottimo l. (anche in senso più astratto); un l. perfetto, di squisita fattura, mediocre, rozzo, grossolano, tirato via; l. resistente, di lunga durata; è un l. originale, d’ispirazione, di erudizione, di compilazione.
2.c. Per estens., e per lo più iron., qualsiasi imbroglio, maneggio, o guaio combinato: sono l. che non mi piacciono troppo; m’hai fatto davvero un bel lavoro!
3. L’azione che svolgono, nel tempo, gli agenti naturali sulla superficie della crosta terrestre, e in generale sulla materia: il l. delle acque, dei venti; il lento l. dei secoli.
4. Nel linguaggio scient., e in partic. in fisica, l. di una forza, grandezza associata a una forza quando il punto di applicazione di questa si sposta: se lo spostamento avviene lungo una retta e la forza si mantiene costante in direzione e intensità durante lo spostamento, il lavoro è misurato dal prodotto della componente della forza, nella direzione dello spostamento, per lo spostamento; se tali condizioni non si verificano, il lavoro è dato dall’integrale, calcolato lungo la traiettoria, del cosiddetto l. elementare, che è il prodotto scalare della forza per uno spostamento infinitesimo; il lavoro si misura in erg (nel sistema CGS), in joule (nel sistema internazionale SI), oppure in chilogrammetri (nel sistema pratico). Per un campo gravitazionale, elettrico o magnetico, si parla di l. della forza (o delle forze) del campo, essendo tali forze prodotte dall’azione del campo su una massa, una carica elettrica, un polo magnetico: così con l. elettrico (o l. delle forze del campo elettrico) si indica il lavoro effettuato dalle forze agenti sulle cariche elettriche che si spostano in un campo elettrico. L. motore, l. resistente, qualifiche che si danno a un lavoro che risulti, rispettivam., positivo oppure negativo, dal momento che la forza, nel primo caso, determina o quanto meno agevola lo spostamento, mentre nel secondo lo ostacola, si oppone ad esso; l. di attrito, quello compiuto dalle forze di attrito e che viene dissipato in calore. In termodinamica, il lavoro è, insieme alla quantità di calore, una delle due modalità equivalenti, ma operanti in maniera distinta, con cui è trasferita energia interna a o da un sistema; in partic., per un fluido termodinamico, il l. elementare è il prodotto della variazione infinitesima di volume del fluido per la pressione a cui avviene la variazione. Per il l. virtuale, v. virtuale.
5. In marina, con sign. concreto, l’insieme dei sistemi funicolari, costituiti da cavi e bozzelli, approntato per una determinata manovra.
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Lavoro
Il lavoro, categoria importante di molti ambiti specialistici, dall’antropologia alla teologia passando per la fisica e la sociologia, è un’attività produttiva che implica il dispendio di energie fisiche e intellettuali per raggiungere uno scopo prefissato, e in generale per procurare beni essenziali per vivere o altri tipi di beni, non solo attraverso un valore monetario acquisito da terzi quale compenso.
Nel mondo moderno l’attività lavorativa viene esplicata con l’esercizio di un mestiere o di una professione e ha come scopo la soddisfazione dei bisogni individuali e collettivi. Sul piano giuridico si distingue il lavoro subordinato da quello autonomo[1] e parasubordinato con caratteristiche intermedie tra i primi due.
Etimologia
Il termine lavoro deriva dal latino labor con il significato di fatica. Sono noti i detti della letteratura classica durar fatica e operar faticando. Altro termine di parlate italiane per “lavoro” è travaglio, che deriva dal latino tripalium (strumento di tortura), ad esempio in siciliano “lavorare” si dice travagghiari e in piemontese travajè e così via. Ancora oggi in alcuni dialetti regionali si usano i termini faticare, andare a faticare (per dire lavorare, andare a lavorare).
Ambito spirituale
Il lavoro è quella forza, unita alla consapevolezza di sé, che permette di realizzare la propria natura potenziale, portando a termine compiti etici che possano fornire un beneficio spirituale e morale a se stessi, all’ambiente sociale e naturale. Può anche essere definito come Karma Yoga, ossia essere in connessione o mantenere una determinata consapevolezza, fondata su principi etici, nelle azioni che si stanno facendo. In quest’ambito rientra la teoria del lavoro affettivo sviluppata dal filosofo italiano Toni Negri e dallo statunitense Michael Hardt.
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