Glossario – Intelligenza
Etimo secondo TPS
Dal latino intelligentia, derivato da intelligere, intendere, composto da inter, fra, e da legere, raccogliere, scegliere, leggere. Dalla radice indoeuropea *LAG-, che esprime l’idea di adunare, raccogliere scegliendo. Il greco lego significa riunire, adunare i suoni, dire; logos è la parola.
F. Rendich nella radice indoeuropea “lag” individua le componenti [l] “moto che trattiene”, [ag] “in ogni direzione”: “legare”, “collegare”, “raccogliere”, “parlare a voce alta”: sanscrito lag, aderire, legarsi a, seguire (DEC, p. 371).
Intelligenza significa facoltà di collegare, di attivare rapporti
Nel Lambdoma Generatore la definizione è: L’intelligenza è Luce attiva (7.3)
Treccani
intelligènza (ant. intelligènzia) s. f. [dal lat. intelligentia, der. di intelligĕre «intendere»]. –
1. a. Complesso di facoltà psichiche e mentali che consentono all’uomo di pensare, comprendere o spiegare i fatti o le azioni, elaborare modelli astratti della realtà, intendere e farsi intendere dagli altri, giudicare, e lo rendono insieme capace di adattarsi a situazioni nuove e di modificare la situazione stessa quando questa presenta ostacoli all’adattamento; propria dell’uomo, in cui si sviluppa gradualmente a partire dall’infanzia e in cui è accompagnata dalla consapevolezza e dall’autoconsapevolezza, è riconosciuta anche, entro certi limiti (memoria associativa, capacità di reagire a stimoli interni ed esterni, di comunicare in modo anche complesso, ecc.), agli animali, spec. mammiferi (per es., scimmie antropomorfe, cetacei, canidi): uomo d’i. normale, media, grande, straordinaria, o di poca, scarsa, mediocre i.; i. acuta, pronta, viva, debole, tarda, ottusa; educare, coltivare l’i.; l’acuirsi, l’affievolirsi dell’i.; l’abuso degli alcolici offusca l’i.; per il quoziente d’i., v. quoziente, n. 2 d. Nella terminologia filosofica, il termine equivale sostanzialmente a intelletto.
1.b. Con uso assol., attitudine a intendere bene, con facilità e prontezza (cfr. l’agg. intelligente): dare prova d’i.; si fida troppo della sua i.; vantarsi della propria intelligenza. Per estens., il modo intelligente, la perizia, l’ingegnosità con cui si svolge una mansione o si compie un lavoro: è un articolo scritto con i., con molta i.; l’impianto è fatto con i.; condurre con i. le trattative; ha sempre eseguito con i. tutti gli incarichi affidatigli.
1.c. Lo spirito stesso, o l’uomo, in quanto intende: verità, nozioni, concetti accessibili a tutte le intelligenze. Più concretam., persona di grande capacità, prontezza e vivacità intellettiva: è una bella i.; era una delle migliori i. del suo tempo. Nel linguaggio della teologia scolastica: la prima I., Dio; le i. celesti, o assol. le I., gli angeli: sustanze separate da materia, cioè Intelligenze, le quali la vulgare gente chiamano Angeli (Dante).
1.d. In cibernetica, i. artificiale (traduz. dell’ingl. artificial intelligence), riproduzione parziale dell’attività intellettuale propria dell’uomo (con partic. riguardo ai processi di apprendimento, di riconoscimento, di scelta) realizzata o attraverso l’elaborazione di modelli ideali, o, concretamente, con la messa a punto di macchine che utilizzano per lo più a tale fine elaboratori elettronici (per questo detti cervelli elettronici). V. anche intelligente, n. 3, e esperto2, n. 3.
2. letter. a. Il fatto o la possibilità d’intendere qualche cosa o d’essere inteso, comprensione, retto intendimento: versi di facile i.; concetti astrusi e di difficile i.; brevi note aiutano l’i. del testo; l’i. dell’arte e della musica moderna esige una certa iniziazione; avere i. d’una lingua, capirla, saperla parlare.
2.b. non com. Competenza, esperienza in qualche campo del sapere o anche nella professione o in cose pratiche: avere, acquistare i. di una scienza, di un’arte; ha una discreta i. dell’ebanisteria, di meccanica.
3. a. ant. Comprensione reciproca, concordia nel modo di pensare e di sentire: tra’ signori suoi fratelli e me è passata sempre una sincerissima i. (Redi).
3.b. letter. Accordo, intesa: non gli parendo poter far fondamento o i. stabile con quella città (Guicciardini); Agnese, con un’aria d’i., partì in fretta (Manzoni); operare d’i. con qualcuno; essere, rimanere d’i., d’accordo circa qualche cosa da fare: restammo d’i. che il primo a giungere avrebbe atteso l’altro; senza nessuna i. tra loro, senza che si fossero prima accordati. In partic., intesa segreta, soprattutto inerente ad attività che contravvengono alla legge, ai doveri morali o sociali; con questa accezione, il termine è usato nel linguaggio giur. (al plur., nel codice di diritto penale): intelligenze con lo straniero, accordo con lo straniero, diretto a favorire, per il caso di guerra con lo stato italiano, le operazioni militari di uno stato estero; intelligenze con il nemico, accordo con il nemico per favorirlo.
4. Nel linguaggio marin., la piccola bandiera triangolare (quella usata internazionalmente è a cinque strisce verticali alternate, tre rosse e due bianche) o il gruppo di luci che, nelle segnalazioni navali ottiche, significano «ho capito il segnale ricevuto»
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Wikipedia
Benché i ricercatori nel campo non ne abbiano ancora dato una definizione ufficiale (considerabile come universalmente condivisa dalla comunità scientifica), si può generalmente identificare l’intelligenza come la capacità di un agente di affrontare e risolvere con successo situazioni e problemi nuovi o sconosciuti; nel caso dell’uomo e degli animali l’intelligenza pare inoltre identificabile anche come il complesso di tutte quelle facoltà di tipo cognitivo o emotivo che concorrono o concorrerebbero a tale capacità.
Tradizionalmente attribuita alle sole specie animali, oggi l’intelligenza viene da alcuni attribuita, in misura minore, anche alle piante, mentre il campo di ricerca dell’intelligenza artificiale tenta di creare delle macchine che siano in grado di riprodurre o di simulare l’intelligenza umana.
Etimologia
La parola intelligènza (s. f.) deriva dal sostantivo latino intelligentĭa, a sua volta proveniente dal verbo intelligĕre, “capire”.
Secondo alcuni, il vocabolo intelligĕre sarebbe una contrazione del verbo legĕre, “leggere”, con l’avverbio intŭs, “dentro”; chi aveva intelligentĭa era dunque qualcuno che sapeva “leggere-dentro”, ovvero “leggere oltre la superficie”, comprendere davvero, comprendere le reali intenzioni. Secondo altri, intelligĕre sarebbe invece una contrazione di legĕre con la preposizione ĭnter, “tra”; in tal caso esso avrebbe indicato una capacità di “leggere tra le righe” o di stabilire delle correlazioni tra elementi.
Definizioni scientifiche
Come accennato, sebbene abbia sviluppato dei modelli per la valutazione dell’intelligenza, la comunità scientifica ancora non concorda universalmente su una definizione unica di cosa essa sia.
Una dichiarazione editoriale del 1994 firmata da cinquantadue ricercatori, Mainstream Science on Intelligence, descrive l’intelligenza come:
« Una generale funzione mentale che, tra l’altro, comporta la capacità di ragionare, pianificare, risolvere problemi, pensare in maniera astratta, comprendere idee complesse, apprendere rapidamente e apprendere dall’esperienza. Non riguarda solo l’apprendimento dai libri, un’abilità accademica limitata, o l’astuzia nei test. Piuttosto, riflette una capacità più ampia e profonda di capire ciò che ci circonda – “afferrare” le cose, attribuirgli un significato, o “scoprire” il da farsi. » (Mainstream Science on Intelligence, 1994)
Tra le altre definizioni si riportano:
- La capacità generale di adattare il proprio pensiero e condotta di fronte a condizioni e situazioni nuove. – William L. Stern;
- La misura della capacità di un agente di raggiungere obiettivi in una varietà ampia di ambienti. – S. Legg e M. Hutter (quest’ultima definizione è stata formulata nel tentativo di sintetizzare una varietà di settanta altre definizioni diverse).
Lo psicologo Édouard Claparède vedeva l’intelligenza come la capacità o disposizione ad utilizzare in modo adeguato allo scopo tutti gli elementi del pensiero necessari per riconoscere, impostare e risolvere nuovi problemi.
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