Glossario – Ideale
Etimo secondo TPS
Dal latino tardo idealis, col significato di “essere proprio dell’idea”, derivato dal greco idea, Idea, dal verbo idein, vedere.
Dalla radice indoeuropea *VID-, che esprime l’idea di vedere, sia con gli occhi fisici sia con gli occhi della mente, per cui anche l’idea di sapere.
Sanscrito vedmi, distinguo, so; veda, conoscenza sacra.
Ideale significa pertanto visione spirituale.
Treccani
ideale agg. e s. m. [dal lat. tardo idealis, der. del gr. ἰδέα: v. idea]. –
1. agg. :
1.a. Che appartiene o è proprio dell’idea, intesa come entità essenzialmente mentale e spirituale contrapposta alla realtà esterna; quindi, in genere, che non ha esistenza se non nella mente, irreale, astratto: tipi i., un modello ideale. Nel linguaggio scientifico e tecnico si contrappone a reale, effettivo, e simili; in fisica, gas i. (o gas perfetto), espressione con cui si indica l’idealizzazione di un gas reale in cui si trascurino le interazioni tra le particelle (considerate puntiformi) del gas stesso. In economia, moneta i., la moneta di conto, che non è cioè effettivamente coniata pur servendo da misura dei valori e come unità contabile (è stato tale, per es., l’ECU nel sistema monetario europeo).
1.b. Prodotto dalla fantasia, dall’immaginazione, che non ha rispondenza nella realtà o modello nella natura: personaggi i. e personaggi storici di un romanzo; l’ippogrifo e la chimera sono esseri ideali.
1.c. Che appartiene all’idea, come perfetto modello verso cui si tende nell’azione o nella conoscenza: i supremi valori i.; essere spinto da motivi i.; quindi, più genericam., che risponde all’idea che noi ci formiamo del perfetto: sognare la pace i., la donna ideale. Per estens., riferito a oggetto reale, perfetto da ogni punto di vista, conforme in tutto ai nostri desiderî: conduce una vita i.; ho trovato una sistemazione i.; ha un marito ideale.
1.d. In contrapp. a ciò che è particolare, esterno, contingente, si parla di linea i., o di svolgimento i., della storia, di una serie di avvenimenti, dell’opera e dell’attività di uno scrittore o artista, ecc., intendendo riferirsi al significato profondo dei fatti, alla dialettica interiore dell’artista, e sim.
2. s. m.
2.a. Quanto esiste soltanto nello spirito, nel pensiero: la sfera dell’ideale.
2.b. Più particolarmente, ciò che è concepito dallo spirito e dall’intelletto come bello e perfetto, oggetto quindi delle più alte aspirazioni, a cui ci si propone di avvicinare la realtà esistente: i. politici, religiosi; gli i. di Dante, di Mazzini; gli i. del Risorgimento; lottare, morire per i proprî i., per un grande ideale.
2.c. Per estens., aspirazione nobile, fine lodevole: gente priva di ideali, che pensa solo a far quattrini; più genericam., desiderio, sogno, suprema aspirazione: una casetta propria è stato sempre il suo ideale. In psicanalisi, ideale dell’I0, immagine che il soggetto ha di come vorrebbe o dovrebbe essere, anche sotto l’influsso del narcisismo infantile e dell’identificazione coi genitori; tale concetto è distinto da quello di Super-Io soprattutto con riferimento alle situazioni conflittuali, in quanto il conflitto col Super-Io suscita colpa, mentre quello con l’ideale dell’Io suscita vergogna.
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Ideale (etica)
Un ideale è generalmente un modello di perfezione appartenente a una dimensione astratta o avulsa dalla realtà, che funge tuttavia da sprone all’agire pratico al fine di concretizzarlo in una manifestazione tangibile, o per conformare ad esso la propria condotta.
Si tratta pertanto di un concetto ricorrente nell’etica, nella filosofia pratica, oltre che nell’estetica.
Gli ideali in filosofia
Come suggerisce l’etimologia, tra i significati che Platone assegnava alle idee dell’iperuranio vi era anche quello corrispondente alla nozione odierna di ideale o valore: le idee platoniche sono infatti dei principi trascendenti, che rappresentano il modello assoluto di riferimento per una vita giusta e saggia, in ambito scientifico, morale ed estetico, poiché esse rappresentano la qualità somma di ogni oggetto terreno.
Mentre nel mondo sensibile queste qualità sussistono solo come predicati o attributi delle singole realtà, per cui ad esempio si considera «bello» un quadro, «vero» un enunciato, «buona» una condotta, nel mondo iperuranio le idee costituiscono il Vero in sé, il Buono in sé, il Bello in sé, di cui quelle realtà sono semplici partecipazioni.
Le idee sono cioè il fine e la destinazione di ogni entità empirica, dotate inoltre di pienezza ontologica, nel senso che la realtà ideale era per Platone più vera e autentica di quella che appare ai sensi, sicché più si sale nella gerarchia dei valori, maggiore è il progressivo incremento dell’essere. Da qui nacque il problema, variamente risolto lungo la storia della filosofia, di giustificare la tensione ideale verso delle forme supreme già realizzate e compiute in sè, che dunque non hanno bisogno di ulteriore attuazione.
Presso il neoplatonismo, ad esempio, la dimensione ideale verrà concepita non più come un Essere statico e immutabile, ma come un continuo divenire, un perenne attuarsi e prodursi da sé con cui al contempo esso produce anche il mondo, oscillando tra i due poli opposti ma complementari della realtà sovrasensibile e di quella terrena.
Per Kant e Schiller un ideale è un’idea individuale, priva però di valore ontologico, che ha il compito di guidare in senso puramente regolativo la condotta della ragion pratica e il sentire estetico. In età romantica la tensione verso gli ideali connotò fin nel nome la corrente filosofica conosciuta come «idealismo» tedesco: questa, connotata da un vivo senso etico, con Fichte e Schelling tornò a dare forza costitutiva all’ideale, concependo l’Idea universale come un porre se stessa su un piano individuale, con cui per un verso si auto-limita, ma che dall’altro essa cerca di superare per affermare la sua libertà in un processo pratico infinito.
Hegel, ancorato a una visione immanente dello Spirito, restrinse invece il termine ideale all’ambito dell’arte: il suo compito è la rappresentazione sensuale dell’Idea assoluta appunto come ideale.
Ideale come utopia
Diversamente dall’accezione platonica, il termine ideale può essere oggi utilizzato come sinonimo di «teorico» contrapposto a «reale», per fare riferimento a principi privi di consistenza, immaginari, o attinenti al sogno e alla fantasia.
Nel caso in cui un ideale così inteso si dimostri del tutto irrealizzabile, o tenda a una meta irraggiungibile, si parla più comunemente di utopia, dal nome dell’isola immaginaria teorizzata da Tommaso Moro nel Cinquecento. Un’utopia assomma in sé una forte critica dell’esistente, protesa tenacemente verso un nuovo sistema politico-sociale vagheggiato come modello, all’impossibilità di darvi attuazione, consapevole della sua natura fittizia e illusoria.
Varie forme di utopie connotate da una forte carica ideale sono state formulate nel corso della storia umana, nell’ambito della filosofia politica come pure della pedagogia e dell’estetica, a cominciare dallo Stato ideale descritto da Platone nella sua Repubblica. Anche il Rinascimento fu contraddistinto da numerose tensioni ideali che miravano a rinnovare la società e a formare un nuovo modello di umanità. Fra la letteratura utopica di quest’epoca, oltre all’opera già ricordata di Tommaso Moro, ne furono esempi La nuova Atlantide di Francesco Bacone, o la Città del Sole di Tommaso Campanella.
L’ideale in politica
Gli ideali hanno svolto un ruolo fondamentale anche in politica, soprattutto a partire dalla Rivoluzione francese, basata sui principi di «Libertà, Uguaglianza, Fratellanza», e poi lungo il corso dell’Ottocento, dando luogo ai vari movimenti di liberazione per l’indipendenza nazionale dei popoli.
Connotati da forti tensioni spirituali, tradotte sul piano filosofico nelle correnti romantiche dell’idealismo e dello spiritualismo, gli ideali politici di quest’epoca miravano alla libertà dall’oppressione e alla rivendicazione dell’identità storica delle nazioni.
Il significato politico di ideale può essere accostato in quest’ambito a quello di ideologia: mentre tuttavia il primo riguarda più che altro i valori ambìti e fatti propri da un individuo, la seconda rappresenta la loro traduzione in un impianto dottrinale, con cui orientare un determinato gruppo sociale. A differenza degli ideali, infatti, che possono venire intesi come tendenze utopiche rivolte al trascendente, l’ideologia suole proporsi come immanenza della teoria nella storia.
L’ideale in psicologia
Secondo la psicologia di orientamento freudiano, un ideale agisce sia come introiezione di un modello, che diventa parte dell’identità personale, sia come imitazione di esso, al quale conformare la propria condotta.
L’idealizzazione rivolta dall’Io del bambino alle figure dei genitori, dei maestri, o in generale di personaggi elevati al rango di eroi, va a formare la struttura psichica del super-io, responsabile della sua coscienza morale da adulto.
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