Nello sviluppo dell’ottava l’intervallo di Sesta è complementare alla Terza: la Sesta maggiore scaturisce dalla Terza minore, la minore dalla Terza maggiore. Già una volta abbiamo incontrato una simile proprietà; quella della Quarta (complementare alla Quinta) che comunque è figlia del potere creativo del suono essendo un’armonica superiore. Le Seste invece scaturiscono solo da questa funzione complementare, sono generate nel grembo dell’intervallo d’Ottava che ormai si è organizzato nell’ottava musicale, quindi sono il frutto della forma sonora, che anch’essa, come le forme biologiche, possiede un suo potere creativo, derivato da quello, di rango superiore, delle armoniche.
Praticando le Seste, ed anche il prossimo intervallo che esamineremo, può accadere di perdere di vista le cause meta-fisiche originarie, scambiando le armoniche per la loro immagine, riflessa nelle note musicali, ma non cadendo in quest’incantesimo la forma si svela per ciò che è: messaggera in terra dei decreti maggiori.
La progressione delle armoniche superiori non ci consente, quindi, di ascoltare la Sesta, come invece è avvenuto, sino ad ora, per tutti gli altri intervalli, per farlo dovremo scendere di un livello ed eseguirla al monocordo nell’ottava di base. Prima, uscendo dalla metafora sonora, riflettiamo ancora su alcuni elementi della cultura umana che ricordano come la realtà sensibile sia un “apparire” piuttosto che un “essere” quindi, percorrendo il sentiero che si snoda attraverso tali apparenze, è necessario adottare alcune cautele come quella predisposta da Arianna in favore di Teseo per permettergli di inoltrarsi nel labirinto di Cnosso, uccidere il mostruoso Minotauro ed uscirne. Siamo nella tradizione mitologica della civiltà greca, che, come abbiamo già ricordato, fu l’avamposto verso occidente dei retaggi di quell’egizia e vide Pitagora porre le basi della sua peculiare “religione scientifica”. Questo mito contiene numerose suggestioni, che parlano al cuore umano per intercessione della sfera emotiva di cui le seste sono l’analogia sonora.
Il Minotauro, nato dall’uso perverso della forma fisica, è rinchiuso dal re cretese Minosse nel labirinto costruito da Dedalo. Ogni nove anni al mostro sono dati in pasto sette fanciulli e sette fanciulle provenienti da Atene, in quel tempo sottomessa a Creta. Teseo, eroe ateniese, si fa inerire nel gruppo dei sette giovani destinati al sacrificio per potersi inoltrare nel labirinto ed uccidere il Minotauro. Arianna, innamoratasi di Teseo, gli dona un gomitolo di filo rosso da usare come segnavia, Teseo vince il mostro e riesce ad uscire dal labirinto, ma dopo essere fuggito con Arianna l’abbandona spinto dalla ragion di stato ateniese, Arianna sposerà infine Dioniso, da lui ricevendo in dono una splendida corona d’oro forgiata da Efesto (Vulcano nella mitologia romana). Alla morte d’Arianna quest’oggetto prezioso sarà scagliato nel firmamento e diventerà la costellazione della “Corona boreale”, dunque la storia che inizia negli oscuri meandri del labirinto, finisce in cielo.
Vediamo un altro esempio, tratto dal mondo favolistico, oggi purtroppo poco frequentato dagli adulti prima ancora che dai bambini che amerebbero continuare a prendere le misure del mondo per mezzo di questo strumento narrativo, promotore di risonanza con i temi fondamentali della vita… e della morte.
Pollicino è protagonista di una favola tremenda e meravigliosa. Condannato dagli stessi genitori ad essere disperso nella selva insieme ai suoi sette fratelli, traccia il cammino con dei sassolini per poter ritornare a casa, ma il secondo giorno, nel medesimo frangente, usa briciole di pane che ben presto saranno spazzate dal vento e mangiate dagli uccelli; questa leggerezza gli farà perdere la via del ritorno e lo consegnerà al potere malefico dell’orco a cui sfuggirà, infine, insieme ai fratelli, a prezzo di sanguinose peripezie. La suggestiva incisione di Gustave Doré lo coglie nell’atto di segnare la via, mentre l’oscurità del bosco lo attende
Il mito d’Arianna e la favola di Pollicino raccontano i misteri del reale, velati e rivelati dalla forma che pur bisogna percorrere dall’inizio alla fine e viceversa senza perdersi in essa; se vogliamo questi due esempi suonano rispettivamente come una Sesta maggiore ed una minore che adesso possiamo ascoltare eseguite sul monocordo virtuale.
Come affermato nel documento “Il suono creatore” le seste ereditano, dunque, la dualità delle Terze e la ripropongono invertita, aggravando così la complessità delle prospettive, i margini d’errore delle misure, la “relatività” d’ogni osservazione possibile. Vediamole, questa volta non ricondotte ma create nell’ottava di base, senza collegamenti con la serie delle armoniche superiori; sono evidenziate in verde per distinguerle, appunto, dagli intervalli precedenti che discendono, come sappiamo, dalla prima riga del Lambdoma:
Ma anche le Seste e l’analogo piano di coscienza cosmico, quello della sensibilità emotiva, fanno parte del “Progetto”. Qui, a pieno titolo, si realizza la possibilità e la responsabilità prettamente umana dell’unione, la pratica del sentimento d’unità che scaturisce dalla nostalgia per la sfera ideale simboleggiata dalla Quarta a cui rimettere i conflitti formali, le armi e le bandiere delle fazioni.
Il filo d’Arianna, non è soltanto un gomitolo tratto per necessità di soccorso e d’amore dal cestino del cucito, ma anche, secondo il mito, un dispositivo forgiato da Efesto, lo stesso dio artefice della corona nuziale, ed a lei affidato per introdurlo nel mondo dei mortali ed aiutare Teseo. Anche il tracciato di Pollicino necessita, per rimanere efficace, di essere realizzato con frammenti di pietra. L’impresa richiede mezzi solidi: è quella, dissipando le nebbie dell’incantesimo, di ritrovare le ragioni della comunione tra le infinite parti dell’Uno.