In tale Data* è propizio seminare idee, formule e forme-pensiero attorno al tema della Guarigione.
“Perché seguire la via del silenzio?
Nella vita impregnatevi vivendo di suono e colore, e così rafforzate la mente.”
(Foglie del Giardino di Morya – vol. I – Appello, 7)
Nel precedente articolo abbiamo iniziato a esaminare come il suono agisce sul corpo umano. In particolare si è approfondito il primo livello di risonanza che avviene a livello cellulare, quindi fisico.
Il secondo livello di risonanza si ha a livello mentale, cioè del pensiero.
L’associazione suono-psiche è talmente articolata da essere oggetto di un’apposita disciplina, detta psicoacustica1, una branca della psicologia che studia la percezione soggettiva dei suoni negli esseri umani.
Non è una novità che i suoni e la musica possano influenzare le nostre azioni in modo immediato: un rumore forte e improvviso ci blocca e ci fa allontanare, il canto degli uccelli ci rasserena; ognuno di noi ha una serie di “canzoni del cuore”, che hanno il potere di evocare il passato e di richiamare alla mente sensazioni e ricordi anche lontanissimi. I brani musicali basati su tonalità “maggiori” stimolano in noi energia o allegria, mentre brani in tonalità minori ci rendono più riflessivi.
A livello cognitivo, suoni e musica sono in grado di migliorare le capacità attentive e la concentrazione, stimolare l’attenzione e favorire la creatività. Questi effetti positivi, dovuti al rilascio di dopamina, si verificano se la nostra mente riceve uno stimolo sonoro alla volta. Se, invece, gli stimoli sonori sono troppi, il nostro sistema cognitivo deve estrapolare dall’insieme quello di suo interesse e le prestazioni in termini di attenzione e concentrazione calano inevitabilmente. Infatti facciamo fatica a studiare in ambienti caotici o abbiamo difficoltà ad ascoltare due persone che parlano contemporaneamente.
A seconda dell’intensità, della frequenza, del tipo di musica e dello stato interiore al momento dell’ascolto, l’energia accumulata potrà essere di tipo “nutritivo” o meno.
Ci sono alcuni elementi musicali che incrementano le abilità cognitive ed altri che tendono ad inibirle. Infatti il suono viene espresso sia dall’emisfero sinistro che da quello destro e rispettivamente i due emisferi cerebrali preferiscono naturalmente quelle sinergie che hanno sonorità ritmiche ed armoniche coerenti con il proprio sviluppo fisiologico.
Nel 1993 alcuni ricercatori hanno messo in evidenza il così detto “effetto Mozart”: secondo tali studiosi l’ascolto delle Musiche del Compositore Austriaco è capace di influenzare l’organismo modificando lo stato emotivo, fisico e mentale in modo da rafforzare i processi creativi dell’emisfero destro. Certamente saper ascoltare buona musica influisce sul modo in cui percepiamo lo spazio-tempo e ciò conduce ragionevolmente a favorire le capacità di apprendimento; le alte sonorità martellanti delle moderne discoteche, al limite dell’udibilità e prive di sinergie tra ritmi ed armonie, tendono inesorabilmente a favorire l’eccitazione della mente dei giovani che purtroppo inconsciamente ne subiscono la innaturale pressione.
Nel mondo emozionale, infine, la risonanza comporta dei cambiamenti più sottili anche se meno consapevoli rispetto agli altri livelli, i quali però subiscono la sua influenza in modo più diretto e immediato. L’immediatezza è proprio una delle caratteristiche peculiari della risonanza a livello emozionale: ascoltare un brano musicale o un suono in generale, implica come risposta subitanea, la modificazione dello stato interno e quindi una manifestazione fisica conseguente (commozione, fastidio, ansia, ecc).
Più in dettaglio, il principale effetto del suono e della musica (su chiunque) è rappresentato proprio dall’emozione; ecco entrare in gioco il potere del suono di suscitare sensazioni più o meno intense, in funzione della propria storia, del proprio vissuto.
Non è quindi difficile rendersi conto del potenziale benefico della musica, tenendo presente che gli accumuli emotivi sono spesso causati da blocchi e sono la principale causa di disturbi a sfondo psicosomatico; il suono suscita sensazioni che, se correttamente indirizzate, possono rimuovere o trasformare le tensioni che rallentano o distorcono il funzionamento dell’intera struttura psicofisica.
Secondo l’antica disciplina indiana del Nada Yoga, disciplina che utilizza la vibrazione del suono per aiutare l’uomo a migliorarsi, potremmo scoprire chi siamo veramente attraverso l’analisi del tono della propria voce e liberare, con il canto e con la musica, le emozioni represse.
I Veda, le antiche scritture indiane, ci hanno trasmesso molte informazioni sulla natura di Nāda (il Suono) e anche diversi strumenti per farne esperienza a fini evolutivi. In tempi recenti il maestro indiano Vemu Mukunda, fisico nucleare e famoso musicista indiano, coniugando i suoi studi scientifici con la tradizione millenaria del suo paese ha elaborato una lunga indagine sul corpo umano e le sue risposte fisiche e psichiche al suono, arrivando alla conclusione che ogni essere vivente è un suono.
Ogni essere umano, dice Mukunda, raggiunta l’età adulta assume una vibrazione che lo distingue e lo rende nota unica e caratteristica del grande concerto cosmico. Scoprire quale è la propria nota personale (Tonica o Ground Tone) e come vibra dentro il corpo che fa da cassa armonica, aiuta a riarmonizzare le energie per stare meglio nel proprio corpo, nei luoghi e con le persone con cui si vive in tutti gli ambiti. Scoprire la propria nota personale o fondamentale vuol dire anche andare alla radice della personalità, scoprirne lati oscuri e sorprendenti. Oltre alle parole infatti la voce nasconde in sé risonanze profonde di ciò che siamo quando siamo realmente noi stessi. Come il corpo, anche la voce invia messaggi che vanno al di là delle parole. Studiando i dati relativi alle frequenze percorse dalla voce di una persona mentre parla, è possibile osservare che tende sempre a parlare attorno ad una determinata frequenza. Si osserva che il tono della voce forma una sorta di melodia, attraversando ripetutamente determinate note, e che ogni individuo tende a ripetere un certo percorso melodico e ad attraversare ripetutamente determinate frequenze.
Si nota, infine, che una particolare nota emerge e spicca come elemento centrale. Quindi una persona parla e canta fondandosi su una determinata frequenza che tende a rimanere costante. Un mutamento di questa nota fondamentale si ha quando siamo in presenza di forti emozioni o di agitazione mentale. La nota fondamentale corrisponde al chakra dell’ombelico ed esprime i caratteri generali della persona.
Il sistema musicale indiano, grazie ad una specializzazione che si è andata sviluppando attraverso numerosi secoli, ha raggiunto una padronanza pressoché totale del rapporto tra suono ed emozione; all’interno dell’esecuzione di un raga (la composizione per eccellenza nel sistema indiano) ogni singola nota (o, per meglio dire, ogni intervallo) produce un preciso e determinato effetto emotivo. In questo modo l’ascoltatore viene trasportato (spesso in modo non esplicito) in una sorta di viaggio interiore che sblocca e trasforma le energie cristallizzate nel corpo sottile, riportando armonia ed equilibrio all’interno del sistema psicofisico.
Partendo da questi principi teorico/pratici Mukunda (che era non solo un ricercatore ma anche un eccellente musicista) elaborò un processo di autoguarigione basato principalmente sul canto delle stesse scale musicali da cui nascono i raga. Il suo metodo terapeutico prevede l’utilizzo del suono come fenomeno vibratorio che può agire direttamente su specifici punti del corpo. Questi punti sono collegati a stati emozionali, quindi il suono – utilizzato con attenzione – può indurre modificazioni sia psichiche che fisiche nella direzione desiderata.
Quando è in salute e bilanciato, ognuno dei sette chakra maggiori umani ruota ad una costante e predeterminata frequenza o vibrazione. Il chakra della radice ha una frequenza risonante normale di 256 cicli a secondo, o 256 Hz (il Do centrale del pianoforte). Il chakra seguente per altezza, il Sacrale, risuona a 288 Hz, che è la nota Re. E ogni chakra via via più alto, nel corpo fisico, ha una nota via via più alta della scala, fino al Si. Questi sette toni o note sono chiamati “Ottava 0”.
Se un chakra è un po’ “scordato” e non vibra in armonia, esso può essere ri-accordato attraverso un processo di vibrazione simpatetica. Questo è un concetto base della terapia. Il principio della “Risonanza Simpatica” è usato nella terapia del suono per riempire ogni chakra con le vibrazioni sonore della frequenza propria. Per introdurre il suono della frequenza propria del chakra si possono usare sia la voce umana che degli accordatori (coristi), queste vibrazioni armoniose entrano direttamente nel campo di rotazione del chakra e il suo livello di vibrazione inizia a riequilibrarsi ed armonizzarsi alla sua frequenza. In questo modo il chakra potrà tornare a funzionare efficientemente come un trasduttore di energie provenienti dal campo di energia universale richiesto dagli organi e ghiandole associati al chakra stesso.
Inoltre utilizzando un’altra caratteristica della Risonanza e lavorando con i toni di un’ottava possiamo produrre vibrazioni nelle ottave superiori, in modo da interessare corpi di energia più alta del campo di energia umano. Questi corpi di energia secondari (eterico, emozionale, mentale e spirituale) possono essere pensati come delle ottave superiori al corpo fisico. Così, quando lavoriamo coi chakra del livello fisico, i sopratoni prodotti hanno lo stesso effetto, attraverso la risonanza simpatica, sulla sequenza di energia di vibrazione dei chakra nei corpi superiori. Tutto questo con una profonda sensazione di benessere, serenità, pace, e connessione attraverso i livelli di energia del soggetto.
Alcuni esempi di noti strumenti dalla potente vibrazione che vengono utilizzati nella “terapia del suono” sono le campane tibetane, i didgeridoo australiani, il Gong, i diapason e così via.
Negli ultimi anni l’uso terapeutico delle campane tibetane è diventato sempre più popolare in Occidente, grazie anche alla medicina convenzionale, che ne ha riconosciuto il valore in situazioni di disagio psichico. Se vengono fatte vibrare in un determinato modo, le campane tibetane producono infatti un profondo rilassamento che permette di ritrovare la sintonia con il naturale stato di salute e benessere.
La loro azione si esplica a livello sottile e attiva il processo di guarigione nelle cellule del corpo. Gli effetti prodotti dal suono delle campane tibetane sono molteplici e vanno dal sollievo in condizioni di stress all’attenuazione degli effetti collaterali della chemioterapia, come pure la riduzione del dolore, della stanchezza e della depressione. È stato infatti provato che l’uso di questi strumenti permette di migliorare la memoria e la chiarezza mentale, accrescere energia e vitalità, dormire meglio, trovare sollievo dal dolore, raggiungere un più profondo stato di rilassamento, attivare la guarigione a livello cellulare.
Il suono del Gong e il “Bagno Armonico” nelle sue straordinarie vibrazioni sono un’esperienza intensa e avvolgente, dal sorprendente potere curativo.
Il Gong, molto più di un semplice strumento musicale, è utilizzato con grande efficacia anche nella pratica dello yoga e a fini terapeutici, è uno strumento molto antico, la sua origine è incerta, ma la sua presenza è rintracciata in numerose culture. Il Gong è uno strumento musicale idiofono, ovvero il suo suono è prodotto dalla vibrazione del corpo stesso dello strumento e di certo il suo suono è estremamente potente, molto particolare ed unico. Come strumento musicale è conosciuto e molto utilizzato sia nella musica orientale che in quella occidentale. Tuttavia il suo significato più profondo, il suo uso più straordinario, risiede nel grande potere della sua vibrazione: un potere trasformativo, di guarigione.
La particolarissima vibrazione del Gong aiuta lo yogi a entrare in uno stato spontaneo di meditazione profonda e ha un profondo effetto sia sul corpo fisico che sulle energie del corpo sottile. Può liberare le nadi, i canali energetici in cui scorre il prana, rimuovendone i blocchi e permettendo così al prana di scorrere liberamente, aumentando l’energia vitale e stimolando i processi di auto guarigione. In particolare, il Gong agisce con grande efficacia sul sesto e sul settimo chakra, sulle ghiandole pituitaria e pineale a essi collegate, e sul sistema parasimpatico, una parte del sistema nervoso che presiede alle funzioni corporee involontarie e stimola la quiete, il rilassamento, il riposo, la digestione e l’immagazzinamento di energia. Inoltre, ricerche, seminari e sessioni di terapia con il Gong hanno rilevato, sul piano fisico, un’efficacia nell’alleviare dolori al collo, emicrania, mal di testa, problemi mestruali, distorsioni della caviglia. L’onda sonora di bassa frequenza del gong avvolge l’ascoltatore in un vero e proprio “massaggio sonoro” dai molteplici benefici.
Ogni strumento fra quelli citati (e fra i molti altri esistenti) ha proprie, peculiari caratteristiche che se utilizzate in modo corretto e consapevole possono favorire grandemente il processo di “guarigione”.
“La musica pura aiuta a trasmettere la corrente.
Noi preghiamo con suoni e simboli di Bellezza.”
(Foglie del Giardino di Morya – vol. I – Appello, 181)