In ambito etimosofico, questo è il primo articolo [1] del quinto anno del quinto settennio, anno cruciale della Tavola del Piano, contrassegnato dalla meta “Nuova Cultura/Nuova Civiltà”. Il Vortice manifesta il rapporto 5/5 celebrando il trionfo della Molteplicità, connessa alla qualità costruttiva di Venere e del quinto Raggio della mente. Nondimeno, nel momento in cui, da un punto di vista armonicale, tale rapporto è equivalente all’1/1, all’unisono connesso al Primo Raggio e a Vulcano, esalta nel contempo la potenza dell’Uno, che esprime il fuoco della Volontà. Se è vero infatti che tutte le sette Mete cardinali del Piano scandiscono, secondo l’approccio armonicale, l’intervallo di unisono – dall’1/1 al 7/7 – è solo Vulcano che ci è presentato dal mito quale sposo di Venere. Con qualche licenza imaginifica, potremmo dire che nel tempio/tempo celeste ed umano, si rinnova la festa di matrimonio fra il dio che nella sua mitica fucina forgiava armi per dei ed eroi e la dea che ispirava il desiderio: la radice di Vulcano è l’indoeuropea *BHRAG-, che esprime l’idea del fare faville, la stessa di “fiamma”; quella di Venere è *VAN-, che esprime l’idea di amare, la stessa di “venerare”. Sintetizzando in termini simbolici, questo ciclo annuale ci offre l’opportunità di partecipare a quel processo della Manifestazione attraverso il quale infinite Faville creative scaturiscono dall’unica Fiamma.
Nel primo articolo etimosofico di ogni anno siamo soliti analizzare i vari termini con cui si designa il titolo della Meta corrispondente, quali magneti concettuali che orientano il pensiero. Poiché in precedenti articoli abbiamo già visto che l’etimo di “cultura”, lo stesso di “culto”, fa riferimento al cielo, ci proponiamo di riflettere ora su alcune parole che indicano, in assonanza con le Energie del primo e quinto Raggio sopra evocate, il primo e il quinto di quei sette Principi fondanti delle attività umane che indirizzano la nuova Cultura nelle corrispondenti direzioni rivolte al Bene comune. [2]
Il Principio n. 1 afferma: Base e scopo del governare è la Libertà.
L’etimo di libertà è già consultabile nel glossario ma il suo approfondimento ci offre una nota possente per comprenderne la natura: la radice indoeuropea di riferimento “rī/lī” – in cui si distinguono le componenti [l] “moto che scioglie e libera”, [ī] “di continuo”, “liquefare” – è la stessa del latino libare, “offrire una libagione alla divinità”, “versare sull’altare” nell’atto del rito sacro. Notiamo ancora che è radice affine a quella di ritmo (sru); “simile [r] ad un forte suono [u]”, “fluire”, “scorrere”. Nel cuore della parola libertà pulsa dunque l’idea dell’offerta all’Alto e del rito sacro che connette Cielo e Terra, l’idea di “libertà guidata” che scaturisce dall’adesione al Volere e al ritmo degli Enti superiori.
Libertà è dunque parola potente, consonante con il valore dell’1 e l’aspetto Volontà [3]. A questo proposito, colpisce la riflessione che le parole “volontà” [4] e “verbo” traggono origine dalla stessa radice indoeuropea *VAR-/*VAL-, la quale esprime l’idea di volere, scegliere. Il Verbum, la Parola per eccellenza, traduzione latina del Logos in lingua greca, è il Principio creativo di tutti i mondi, dall’universale al microscopico: riconoscere il Principio logoico in tutto quanto esiste, con le dovute corrispondenze analogiche, dal Cosmo all’atomo, significa risalire alla primarietà dello Spirito. Notiamo che ha lo stesso etimo la parola “Verità”!
Il Principio n. 5 afferma: Base del Lavorare è la Gioia
La parola “gioia” contraddistingue il Vortice 6.7 nel Lambdoma Luce, ed è definita “il canto della Luce”: deriva infatti dal latino gaudia, plurale di gaudium, “gioia”, “ornamento”, giunta a noi nella forma attuale tramite il francese joie. Il sostantivo derivava dal verbo gaudere, gioire, originando dalla radice indoeuropea *GAUD-, che esprime l’idea di “cantare [gā] alto [ud]”, “esprimere gioia”. Ne troviamo testimonianza nei termini sanscriti gai, gāyati, cantare, gāyatrī, verso sacro. Quest’ultimo indica in particolare un antico metro poetico composto da ventiquattro sillabe, con cui furono composti numerosi inni (gāyatrá) vedici, fra i quali il più sacro e diffusamente intonato come mantra è indicato proprio con lo stesso nome, gāyatrī. È denominato anche Savitr, Sole, perché si rivolge all’astro quale supremo donatore di vita, ed è recitato al suo sorgere e tramontare e durante libagioni e riti sacerdotali. [6]
La relazione tra la libazione e il canto nell’atto del rito sacro ci fa riscoprire in modo immediato la parola responsabilità, composta dalla particella re, ”di nuovo”, e da spondere, “promettere solennemente davanti alla divinità”, dalla radice indoeuropea *SPEND- che esprime l’idea di libare in onore degli dei e di voto solenne. Hanno lo stesso etimo il termine “sposo/a” e “spondeo”, che nell’antica Grecia era proprio il verso usato nelle melodie componenti essenziali del rito.
Considerando l’intima relazione tra i concetti espressi dalle parole sopra analizzate, sentiamo che essa profuma di offerta all’Alto, di canto ritmico, di rito, di impegno solenne, mentre diventiamo sempre più consapevoli che è nostro compito tendere ad operare nel mondo delle cause, collaborando in formazione di gruppo ordinata che intende riflettere e costruire sulla terra il Modello celeste.
In sintesi, stiamo imparando a emettere, nella comune Officina, la nostra nota, alimentando la gioia di un pensiero che risponde all’appello dell’anima e degli Enti superiori, e dunque sempre più creativo e fraterno, collaborando alla costruzione di una nuova Cultura in Terra che abbraccia l’idea del Cosmo.
Facciamo risuonare, in conclusione, alcuni passi che hanno un tono davvero molto diverso fra loro, ma che un po’ c’incantano.
Il primo è tratto dal testo dell’Inno alla Gioia, di F. Schiller, che esprime in modo romantico l’anelito umano alla fratellanza universale: […] Gioia, bella scintilla divina/figlia dell’Elisio/noi entriamo ebbri e frementi/o celeste, nel tuo tempio […]Lieti, come i suoi astri volano/ attraverso la volta splendida del cielo/percorrete, fratelli, la vostra strada/gioiosi, come un eroe verso la vittoria./Abbracciatevi, moltitudini./Questo bacio vada al mondo intero!/ […][6]
Gli altri due passi sono tratti dall’Agni Yoga, e affermano in modo solenne e lapidario l’essenza della gioia, della costruzione e dell’unità:
[…] Invio Gioia e Benevolenza e Verità,
Poiché tutto sta in ciò. [7]
È necessario opporre ai distruttori
il potere della costruzione.
Imparate a chiamare altri, nuovi, che costruiscano.
Compite così il vostro lavoro di unificazione. [8]
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[1] Oggi, come succede ad intervalli di circa tre mesi, avviene la congiunzione eliocentrica tra Mercurio e Nettuno, associata all’armonia del linguaggio.
[2] I sette Principi, desunti dalla raccolta inedita di Enzio Savoini, Semi 1994 e approfonditi nelle sezioni di questo blog, sono:
- Base e scopo del governare è la Libertà
- Base dell’educare è l’Amore
- Base del progettare è la Luce
- Scopo dell’esprimere è la Bellezza
- Base del Lavorare è la Gioia
- Scopo e oggetto del comunicare è la Verità
- Base e scopo dell’Organizzare è l’Unità
[3] Si nota che nel Lambdoma, con qualsiasi indice, si ottiene il medesimo intervallo 1/1, ponendo in rapporto due termini simmetrici dell’insieme, per quanto remoti possano essere i relativi Vortici.
[4] La Volontà nella Genesi delle Idee/Lambdoma Generatore s’identifica con il Vortice 7.1 ed è definita “l’Agente della Vita”. V. nel documento qui citato l’etimologia completa.
[5] Il mantra recita così: Aum Bhur Bhuvah Svah/Tat Savitur Varenyam/Bhargo Devasya Dhimahi/
Dhiyo Yo Nah Prachodayat (Il Signore dei tre mondi/quel Sole invochiamo/divino vivificatore, che illumina gli astri e gli dei/perché illumini la nostra mente) (Rg Veda 111,62,10).
[6] pubblicato sulla rivista Thalia nel 1786, modificato dall’Autore nel 1808, musicato da Beethoven nel 1823; il brano musicale, privo di testo, per esprimere il linguaggio universale della musica, è stato adottato dall’Unione Europea quale suo Inno ufficiale nel 1985.
[7] Collezione Agni Yoga. Foglie del Giardino di Morya, Appello, § 357
[8] Op. cit., § 358
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[1] Oggi, come succede ad intervalli di circa tre mesi, avviene la congiunzione eliocentrica tra Mercurio e Nettuno, associata all’armonia del linguaggio.
[2] I sette Principi, desunti dalla raccolta inedita di Enzio Savoini, Semi 1994 e approfonditi nelle sezioni di questo blog, sono:
-
Base e scopo del governare è la Libertà
- Base dell’educare è l’Amore
-
Base del progettare è la Luce
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Scopo dell’esprimere è la Bellezza
-
Base del Lavorare è la Gioia
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Scopo e oggetto del comunicare è la Verità
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Base e scopo dell’Organizzare è l’Unità