Il Principio del Logos e l’uomo

 

Sta volgendo al termine l’anno 5.3 dedicato alla Semina dei Principi della nuova Cultura. È tempo di bilancio, e sentiamo ineludibile, in un contesto etimosofico, l’opportunità di cogliere l’ultimo appuntamento annuale[1] per riflettere insieme sull’idea di Logos: infatti questo termine unisce in sé il concetto di “principio” e di “parola”.

II vocabolo proviene dalla lingua greca e, come ogni termine “straniero”, ci trasmette un sottilissimo senso di inquietudine – seppure siamo avvertiti che le lingue moderne talora non esprimono la densità concettuale di quelle antiche – poiché ci sembra di non poterlo comprendere appieno; inoltre, in questo caso, il suo altissimo registro quasi ci disarma. Proviamo dunque a cimentarci nell’affrontarlo, nel modo più semplice e sintetico che ci è possibile, senza alcuna pretesa di trattarlo in maniera esaustiva.

Prima di tutto viene in mente l’esordio del Vangelo di Giovanni: In principio era il Logos, e il Logos era presso Dio, e Dio era il Logos. Egli era, in principio, presso Dio. Tutto per mezzo di lui fu fatto … in lui era la vita, e la vita era la luce degli uomini.

Il valore assolutamente primigenio del Logos è esaltato dal fatto che il suo essere “in principio” (en arché) è posto proprio all’inizio della narrazione, per essere ancora ribadito poco oltre; immediatamente dopo viene espressa la sua natura divina, creatrice, vitale, e la sua identità con la luce – fos – per gli uomini.

È per coglierne il suono in modo rinnovato che abbiamo citato il termine originario greco del Vangelo, poiché se anche viene di solito, e giustamente, tradotto con “Verbo”, è davvero arduo esprimerne le molteplici iridescenze nella lingua greca: parola; discorso; facoltà di parlare; facoltà di pensare, ragione; numero.

Vediamone l’etimo: logos deriva dalla radice indoeuropea *LAG-, che esprime l’idea di adunare, raccogliere scegliendo. Il verbo greco lego, dire, significa propriamente “adunare e riunire i suoni”. Il lituano, che è lingua arcaica, conserva il termine lesti, raccogliere; il tedesco antico lechenon/rechenon e il moderno rechnen traggono dalla radice il concetto di “contare” (adunare i numeri); il latino lego significa leggere (cogliere con gli occhi).

Franco Rendich nella radice indoeuropea “lag” individua le componenti [l] “moto che trattiene”, [ag] “in ogni direzione”: “legare”, “collegare”, “raccogliere”, “parlare a voce alta”: sanscrito lag, aderire, legarsi a.[2] È importante notare il valore dei due elementi sonori:  [l] è una variante fonetica della consonante [r] che esprime l’idea di “muovere verso” e che ha acquisito anche l’accezione di “congiungere per trattenere[3];  [ag] esprime l’idea del moto a zig zag proprio del lampo, dando origine al sanscrito Agni e al latino ignis che significano “fuoco”.[4]

È bello scoprire che l’etimo di logos svela dunque un nucleo sonoro infuocato! Esprime l’idea di un Principio che effonde il Suono creatore, l’impulso igneo della Vita e, nell’adunare, pone in essere anche il dia-logo tra le creature.

Il rapporto tra Fuoco e Logos fu intuito da uno dei primi filosofi della tradizione greca, Eraclito di Efeso, vissuto tra il VI e il V sec. a. C., che pose queste essenze al centro della sua interpretazione del mondo: il Principio, l’elemento originario, l’arché, è il Fuoco, simbolo del divenire eterno – panta rei, “tutto scorre” – ma è anche il Logos, il quale stabilisce la legge universale, alla quale risponde ogni Ente, dal più complesso dei mondi al più piccolo dei semi. In questa visione è il Logos a connettere le creature in un cosmo armonico e pienamente accessibile agli uomini che, secondo il filosofo, usualmente preferiscono invece vivere addormentati, sognando in modo individualistico e isolato, senza porsi all’ascolto della Parola, o Racconto, o Discorso universale, un immenso oceano sonoro che è comune e tutto relaziona.

L’ambito semantico che fa riferimento alla radice lag è ampissimo, con vocaboli caratterizzati spesso da un alto registro: legge, logica, leggenda, lezione …; il suffisso -logia caratterizza le scienze; insieme a prefissi, che ne modificano il significato, designa ad es.: religione, intelligenza, dialogo, elezione… L’etimo è individuabile anche in nomi più umili, a cominciare da “legna”, che forse più dei suoi fratelli maggiori custodisce il segreto del fuoco connaturato all’essenza sonora.

Richiamiamo un attimo anche la definizione del termine nella dottrina teosofica, contenuta nel Glossario Teosofico di H. P. Blavatsky alla relativa voce: ‘LOGOS (Gr.) – Per tutte le nazioni e tutti i popoli, il Logos è la divinità manifesta, espressione esteriore od effetto della causa che rimane sempre celata. Così, la parola è il Logos del pensiero; per cui “Logos” è opportunamente tradotto con “Verbo” e “Parola” nei loro significati metafisici.’ (Collana Cintamani, 1998).

Ci preme ora considerare la sua accezione nei testi del Maestro Tibetano, una delle nostre fonti primarie di riferimento, citando, per necessità di precisione, i primi passi del Trattato del Fuoco Cosmico di A. A. Bailey, in cui si afferma: [5][…] Vi è un Principio Illimitato ed Immutabile, una sola Realtà Assoluta antecedente ogni Essere manifesto […] L’Universo manifesto è contenuto in questa Realtà assoluta […] Nella totalità di questo Universo si devono concepire tre aspetti […] Il Primo Logos Cosmico […] Il Secondo […] Il Terzo […] Da questi tre principi creativi fondamentali, in gradazione successiva, derivano in ordinata sequenza gli innumerevoli universi che contengono un numero incalcolabile di stelle e sistemi solari manifestati. Ogni sistema solare è la manifestazione della Vita e dell’Energia di una grande Esistenza Cosmica che, in mancanza di un termine migliore, chiamiamo Logos Solare.

L’essenza stessa dell’Insegnamento pone in relazione analogica il Logos Solare, Il Logos Planetario e il Logos Umano: il Logos è il Principio creativo di tutti i mondi, dall’universale al microcosmico. Lo stesso testo più avanti recita: [6][…] Nel suo lavoro di costruttore di pensiero, l’uomo deve manifestare le caratteristiche del Logos, il Grande Architetto e costruttore dell’universo.

Nel nostro intento di costruire un Ordine Planetario, ci impegniamo ad adunare le scintille di fuoco individuali in un Sistema creativo, governato dalla legge della libertà regolare: in modo sorridente, possiamo dire che a ciascuno non è chiesto altro che di alimentare il fuoco comune con il suo legnetto…

Concludiamo con un pensiero tratto dall’Agni Yoga: [7] […]. È necessario preservare e moltiplicare i semi della coscienza, il cui potere sostiene il mondo intero. Non c’è forza che possa opporsi ad una coscienza priva di egoismo. Ci si può approntare a passare tutti i ponti, se la coscienza è accesa e freme assieme al Cosmo, e nel seme dello spirito risponde a tutti i tremiti della Terra e conosce la verità dei popoli. Si possono impiegare tutti i sacri poteri del cuore e farsi capaci di creare assieme ai Logos fiammeggianti, vincendo la morte. Ma finché una simile audacia non sia instillata nel cuore la coscienza non può crescere indefinitamente in questa direzione. Noi la chiamiamo Via Reale. Pertanto, dove lo spirito osa, e venera la Gerarchia, Fiat Rex!

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[1]Oggi, come succede ad intervalli di circa tre mesi, avviene la congiunzione eliocentrica tra Mercurio e Nettuno,  associata all’armonia del linguaggio
[2] Dizionario etimologico comparato delle lingue classiche indoeuropee, Indoeuropeo-Sanscrito-Greco-Latino, Palombi Editori, 2010, p. 371
[3] Op. cit. p. 369
[4] Op. cit. p. 62
[5] Ed. Nuova Era 1980, p. ingl. 3
[6] p. ingl. 956
[7] Gerarchia, § 203
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